La Vera storia della strega di Hansel e Gretel

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  1. Katharina Siegel
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    Molti di noi sanno che la maggior parte delle donne processate in passato e torturate e uccise con l'accusa di stregoneria, altro non erano che erbane, levatrici e guaritrici di vario genere.
    Oppure donne che non avevano fatto nulla di speciale ma che erano state coinvolte in qualche litigio fra vicini, o che avevano rifiutato qualche spasimante e che erano state denunciate al tribunale secolare per vendetta.
    O addirittura, donne che vivevano un'esistenza un po' eccentrica e fuori dalle righe rispetto agli abitanti nel resto del villaggio, e che per questo suscitavano molti sospetti in un' epoca in cui il timore nei confronti della "progenie del maligno" aveva ormai sfondato la soglia della paranoia.

    La storia che vi racconterò oggi riguarda una donna che è passata alla storia con la nota fiaba dei fratelli Grimm "Hansel e Gretel".
    Nella fiaba il personaggio è, come tutti sanno, una vecchia sgradevole e malvagia che attira i bambini nella sua casetta di pan pepato, per poi farli ingrassare rinchiusi in una gabbia, cuocerli in un forno e divorarli.
    Nella realtà pare che fosse una donna giovane e forse anche avvenente (ti pareva), oltre che un'abilissima... pasticcera di professione!

    Ma andiamo con ordine.
    Leggendo un interessantissimo libro intitolato "Il posto delle favole. Un viaggio nella narrativa popolare europea" di Alberto Mari (edizione Grande Fiabesca, Stampa Alternativa), mi sono imbattuta in questa interessante teoria nel capitolo sulle fiabe provenienti dalla Germania.
    Secondo l'autore la Foresta dello Spessart , anche se non menzionata dai fratelli Grimm, fa da sfondo sia alla fiaba "Hansel e Gretel" sia alla vicenda realmente accaduta, che in realtà si trattò di un vero e proprio omicidio ai danni della cosiddetta "strega".
    Alberto Mari menziona un'opera intitolata "La strega e il panpepato", dove Hans Traxler (illustratore, caricaturista, amante della letteratura di genere) ricostruisce la drammatica storia basandosi sulle intuizioni, sulle indagini e sulle scoperte di George Osseg, un archeologo della fiaba che andò direttamente sul posto ad analizzare la zona dove avvenne il macabro assassinio e a ricercarne tutti i riscontri all'interno del famoso racconto.
    Secondo quanto scrive Mari, a condurre Osseg sulla pista giusta sarebbe stata un'incisione in un'edizione delle fiabe dei fratelli Grimm del 1818: quando questi andò per la prima volta nella foresta dello Spessart riconobbe subito il luogo raffigurato nell'incisione, la cui somiglianza era impressionante.
    Se guardate qua di fianco, l'incisione è quella a sinistra, mentre a destra c'è una foto che mostra come la foresta si presentava nel momento in cui vi giunse Osseg. Anche le due immagini qui sotto sono di una somiglianza incredibile: l'incisione, a sinistra, tratta dall'edizione Dorfeldt delle "Fiabe del Focolare"(1818) aiutò Osseg a rintracciare il posto preciso dove sorgeva il rifugio della "strega", mentre a destra c'è una foto (scattata prima degli scavi il 10/7/72) del luogo dove furono rinvenuti i resti del muro maestro della casa. Il muricciolo in primo piano a sinistra è un resto
    dell'imboccatura del pozzo (queste immagini sono tratte dal libro di Alberto Mari precedentemente menzionato).
    Analizzando il testo della fiaba, il ricercatore fu inoltre in grado di riconoscere il luogo preciso dove sorgeva la casetta della donna misteriosa.

    A questo proposito, è interessante analizzare il dialogo che avviene fra Hansel e il padre mentre i bambini, di primissimo mattino, vengono condotti nella foresta.
    Quando il padre chiede a Hansel il motivo per cui lui si sofferma a guardare indietro verso la loro casa, il bambino si giustifica dicendo: "Stavo guardando il mio gattino bianco, seduto sopra il tetto, che mi vuole dire addio." E il padre: "Folle, non vedi che non è il tuo gatto, ma il primo sole che brilla sui comignoli?".
    Da questa frase Osseg riuscì a capire che i comignoli erano controluce, e che quindi la famiglia si stava dirigendo nella direzione opposta a quella del sole che sorge: il sentiero da ricercare era un tratto di strada che si addentrasse nella foresta dello Spessart in direzione ovest.
    Da diversi altri elementi all'interno della narrazione (che qui sarebbe troppo complesso analizzare) Osseg intuì che il luogo dove più probabilmente sorgeva la casa della strega era un poggio presso una radura dove scorre un corso d'acqua proveniente dal fiume Aschaff, che attraversava "il bosco della strega" (definizione ricavata da un'espressione contadina).

    Grazie agli scavi fu rinvenuto un rudere solitario, una tipica costruzione delle foreste dell'Assia.
    In seguito vennero alla luce quattro forni, e in uno di essi fu trovato sepolto uno scheletro di donna.
    Gli esperti che accompagnavano Osseg appurarono che la morte della donna avvenne prima che questa venisse parzialmente bruciata, e che la "strega" al momento del fattaccio non doveva avere più di trentacinque anni.

    Cosa poteva aver spinto una donna ancora piuttosto giovane (e non certo obbrobriosa come venne poi descritta nella fiaba dei Grimm) ad andare a vivere in un bosco isolato, lontana da ogni contatto umano? Doveva nascondersi da qualcuno?
    Le indagini nel casolare solitario proseguirono, e vennero trovati i resti di una ricetta, degli arnesi da pasticceria e una focaccia bruciacchiata.
    Osseg fece cuocere una focaccia secondo la ricetta rinvenuta, vecchia di trecento anni, e il risultato corrispondeva molto da vicino al panpepato tipico di Norimberga.

    Le indagini sembravano a un punto morto, quando Osseg, analizzando la corrispondenza degli stessi fratelli Grimm, trovò una lettera in cui Jacob scriveva al fratello Wilhelm: "Questa storia dei due fratelli mi pare troppo violenta per trovar posto nella nostra raccolta... Se solo la giovane strega fosse una brutta vecchia con la gobba, su cui magari stesse appollaiato un corvo o un gatto, il tutto potrebbe sortire un effetto altamente istruttivo e denso di significato".

    Osseg dedusse quindi che i fratelli Grimm modificarono la storia per motivi "etici", trasformando la donna solitaria in una megera dagli "occhi rossi e la vista corta, con fiuto finissimo come gli animali, capaci si sentire quando un essere umano si avvicina", ma che si tradirono in alcuni punti del testo, rivelando l'idioma puro dei contadini di Harz parlato nei dintorni di Wernigerode.
    Osseg andò così a fare ricerche in quella località, e trovò un documento di un processo per stregoneria, in cui una donna, certa Katharina Shraderin, fu accusata nel 1647 con l'assurda imputazione di aver confezionato dolci diabolici, in grado di provocare "bestiali concupiscenze", e di attirare gli uomini nel bosco coprendo il tetto della sua casetta con "pastizeria", per ucciderli e divorarli.
    Secondo il verbale la donna resistette alla tortura e non confessò. Venne assolta ma in seguito fece una fine simile a quella della strega nella fiaba: venne strangolata e in seguito mezzo-carbonizzata da Hans Melzler e dalla di questi sorella Greta. I due assassini, ovviamente, non vennero condannati.
    Osseg potè infine ricostruire la storia per intero.

    Hans Melzler era un pasticcere della corte ducale che inizialmente avrebbe corteggiato Katherina per riuscire a carpirle la ricetta segreta della sua focaccia speciale. La giovane, dopo averlo rifiutato più volte, a causa della sua insistenza fu costretta a rifugiarsi nel bosco, nella casa dell'Engelesberg. Qui riuscì a trovare un po' di pace e a vivere sfornando i suoi dolci che erano molto apprezzati nelle corti di Fulda e Magonza. Dopo qualche tempo, però, Melzler per vendetta avrebbe denunciato Katherina, accusandola di stregoneria. In seguito, quando la ragazza fu rilasciata, il pasticcere decise di
    risolvere il problema alla radice: insieme a sua sorella Greta andò a rintracciare di persona Katherina e la uccise.
    A quei tempi la foresta dello Spessart era così fitta e intricata, talmente priva di mappe e indicazioni che persino due persone adulte avrebbero dovuto lasciare delle tracce sul percorso per ritrovare la via del ritorno.
    E forse fu proprio questo che ispirò ai fratelli Grimm la famosissima fiaba "Hansel e Gretel".

    Fonte

    Edited by Leggende Miti Misteri - 29/10/2017, 21:11
     
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