LO STRANO CASO DELLA DONNA DI ISDAL

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    LO STRANO CASO DELLA DONNA DI ISDAL



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    Ogni giorno in tutto il mondo scompaiono centinaia di persone e molte di loro non vengono ritrovate o vengono trovate morte tempo dopo. Partendo da questo presupposto questo articolo non sarebbe poi così interessante come invece ancora lo è per tutti i criminologi del mondo; ma allora cosa fa del caso della "donna di Isdal" uno dei misteri più grandi della criminologia moderna?
    Beh, ciò che affascina gli studiosi del caso è che dopo oltre 45 anni non si sa praticamente nulla di chi fosse la vittima, perché è stata ritrovata in quel luogo, perché sia stata uccisa, chi l'abbia uccisa e soprattutto perché si fatto tutto il possibile per cancellare ogni traccia di tutta la vicenda.
    Cercherò di fare un po' di chiarezza partendo da quel poco che si sa.
    Il 29 novembre del 1970 nella Valle Isdalen nei pressi della città di Bergen, in Norvegia, venne trovato il corpo di una donna morta. Un professore universitario era impegnato in un'escursione Sul versante settentrionale del Monte Ulriken assieme alle sue figlie quando nei pressi di alcuni masi a lato del sentiero che stavano seguendo vide a terra una donna nuda e con il corpo parzialmente carbonizzato. Nei pressi del corpo c'erano uno zainetto con dentro un pranzo al sacco, una dozzina di pillole rosa che si riveleranno essere barbiturici, una bottiglia di liquore vuota e due bottigliette di plastica che emanavano un forte odore di benzina. Pochi passi più avanti a terra c'erano alcuni rametti e foglie bruciati tra le cui ceneri riconobbe un passaporto.
    L'uomo chiamò immediatamente la polizia di Bergen, dando inizio ad uno dei casi criminali più misteriosi della storia della Norvegia.
    L'autopsia iniziale stabilì che la donna misteriosa era morta per una combinazione di avvelenamento da monossido di carbonio e ustioni, ma su suo corpo vennero trovati numerosi lividi e l'analisi del sangue confermò che aveva assunto una grande quantità di sonniferi poco prima della morte ( oltre 50 pillole). Sul collo fu riscontrato un livido molto profondo, conseguenza di un grave trauma operato con una pietra. Poi iniziò il vero grande mistero: le impronte digitali della donna erano state completamente abrase e cancellate.
    La polizia iniziò subito a fare ricerche approfondite e risalì in breve tempo a due valige abbandonate alla stazione ferroviaria, ricollegabili alla donna. All'interno tutti i vestiti erano senza le etichette e non vi era traccia di impronte digitali. In una tasca c'era la ricetta di una lozione, ma sia il nome del medico che la data di emissione erano stati rimossi. Nascosti tra indumenti c'erano 500 marchi tedeschi e degli occhiali rotti sui quali venne riscontrata un'impronta parziale, purtroppo insufficiente per un confronto nei database. I vestiti, esaminati da un sarto esperto, sembravano studiati apposta per esaltare le forme della donna e farla apparire provocante, al contrario con il basso profilo che secondo i testimoni manteneva nei suoi lunghi viaggi.
    Gli agenti crearono un identikit della donna che fu inviato all'Interpol e dopo alcuni giorni si scoprì che centinaia di persone in tutto il mondo avevano incrociato la donna negli ultimi mesi, ma la donna aveva sempre acconciature e parrucche diverse.
    Nel doppiofondo delle valigie furono ritrovate pagine strappate di un diario scritto in codice, che poi vennero decifrate e si rivelarono un'agenda dei luoghi e delle date dei viaggi fatti negli anni. C'era anche una cartolina con l'immagine di un famoso fotografo italiano.
    L'Interpol risalì alle tappe e ai documenti esposti nei viaggi della donna e scoprì che aveva viaggiato con nove pseudonimi diversi: Jenevive Lancia, Claudia Tjelt, Vera Schlosseneck, Claudia Nielsen, Alexia Zarna-Merchez, Vera Jarle, Finella Lorck ed Elizabeth Leen Hoywfer, ognuno dei quali si rivelò essere falso.
    Per quanto riguarda la sua permanenza a Bergen, si scoprì che la donna aveva soggiornato in diversi alberghi della zona e aveva mostrato un comportamento piuttosto strano. Molti albergatori lamentarono il fatto che lei chiedesse di cambiare la sua camera diverse volte ogni volta che gliene veniva mostrata una, e che insisteva sempre per avere una camera con il balcone.
    Dai registri degli alberghi appariva spesso che la donna si identificava come una commerciante di reliquie e oggetti antichi, che ordinava spesso porridge con il latte, e che, almeno all'intero degli alberghi, non frequentava mai altre persone e non parlava con nessuno se non per lo stretto necessario.
    L'ultimo avvistamento della donna viva fu il 23 novembre fuori dalla stanza 407 dell'Hotel Marlin, quando pagò in contanti il suo soggiorno e chiese che le venisse chiamato un taxi.
    Il caso sprofondò ancora più nel mistero quando un ragazzo 26enne del luogo si presentò alla polizia affermando di aver visto la donna il 24 novembre, 5 giorni prima del ritrovamento del corpo. Il ragazzo sostenne di essere uscito in gita con gli amici nella Valle Isdalen e nel primo pomeriggio il gruppo aveva incrociato una donna misteriosa che sembrava vagare nella foresta. La descrisse turbata, come se fosse in preda al panico, e soprattutto fece notare che aveva abiti troppo eleganti ed inappropriati per la una giornata all'aria aperta.
    Quando la donna raggiunse il gruppo di escursionisti, il ragazzo ebbe l'impressione che lei fosse sul punto di dir loro qualcosa, ma improvvisamente ci ripensò e continuò per la sua strada. Subito dopo quell'incontro il ragazzo e i suoi amici videro sopraggiungere un gruppo di uomini vestiti in cappotti neri, che sembravano cercare qualcosa o qualcuno, ma che, come la donna, passarono senza proferire parola.
    Una strana confessione è giunta 32 anni dopo l'omicidio della donna: nel 2002 lo stesso ragazzo che si era presentato per la sua testimonianza sugli uomini vestiti di nero rivelò che alcuni giorni dopo la sua segnalazione venne contattato da un agente della polizia che gli consigliò di dimenticarsi di tutta la vicenda e gli disse queste parole:
    « Dimenticati di lei, è stata liquidata. Il caso non verrà mai risolto! »
    Il caso della "donna di Isdal" in effetti non è mai stato risolto e la sua identità resta un mistero ancora oggi. Nonostante le numerose ricerche effettuate non è mai esistita in nessun registro di nascita, non c'è nessun sospettato della sua morte, nessuno si è mai fatto avanti per riconoscere il suo corpo e nessuno si preso la briga di andate più a fondo nella vicenda.
    La teoria più popolare è che probabilmente la donna fosse una spia italiana, tedesca o francese e che venne uccisa dopo essere entrata in possesso di informazioni pericolose, forse di tipo politico o sul commercio di materiale radioattivo. Fino ad oggi però questa è solo una delle ipotesi…
    Qualunque sia la verità il suo corpo oggi riposa nel cimitero di Møllendal.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
     
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