Quello che vogliono i fantasmi...

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    Oggi PensieroSpensierato si butta sul filosofico. No, non ho nessuna intenzione di tediarvi con le mie paranoie o con le mie strane elucubrazioni. Voglio semplicemente proporvi una storia di fantasmi, come faccio solitamente, partendo però da una riflessione, un pensiero che mi son fatta tempo addietro e che continuo a farmi.
    Che cosa vogliono i fantasmi da noi? perchè appaiono gli spiriti delle persone morte? Cosa sono, in definitiva, i fantasmi?
    Tempo fa avevo tentato di darmi una risposta, ipotizzando che i fantasmi altro non fossero che le anime delle persone morte che restano legate a qualcosa, o a qualcuno, quaggiù sulla Terra, e che propro per questo loro "essere legate" non riescono a "passare oltre", per dirla alla Ghost Whisperer.
    Ma la Dottrina cristiana di informa che dopo la morte, le anime si "staccano" dal corpo e vanno nell'Aldilà, che può essere sia il Paradiso che l'Inferno, e la stessa Dottrina cristiana proibisce qualsiasi contatto tra vivi e morti, poichè i due mondi sono separati e tali devono restare. Il Vangelo di Luca dice infatti: Tra noi e voi c'è un grande abisso: se qualcuno di noi vuole venire da voi non può farlo; così pure nessuno di voi può venire da noi (Lc,16,26).
    Ciononostante, la Chiesa Cattolica afferma che le anime dei defunti, per intercessione del Signore, possono intercedere per noi e ricevere i nostri suffragi. L'anima è immortale, quindi i nostri defunti sono vivi, le loro anima vive, poichè come sappiamo la vita continua dopo la morte, che è qualcosa di parziale e temporanea: parziale perchè il corpo va in sfacelo, temporanea perchè con la risurrezione della carne ci sarà di nuovo la completezza della creatura umana, fatta di anima e di corpo.
    Quindi la Sacra Scrittura ci testimonia che i nostri defunti sono vivi e nello stesso tempo ci insegna l'importanza del culto dei defunti, cioè di pregare per loro e di richiederne l'intercessione. (Per maggiori informazioni vi consiglio la consultazione del sito www.verginedegliultimitempi.com/gabriele_amorth.htm).
    Ma allora, perchè mai i fantasmi, cioè gli spiriti delle persone defunte, ogni tanto contattano i vivi? Cosa li tiene legati ancora a questo mondo dopo la morte? Forse hanno subito un trapasso così rapido che non si sono neanche resi conto di esser morti? Oppure, più semplicemente, hanno un "conto in sospeso" che non consente loro di "passare oltre"?
    Lascio aperta la questione, ma ora basta filosofeggiare e procediamo con la consueta storia...

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    La storia di oggi non ha luogo: la tradizione la colloca nel centro della pianura veneta, ma credo che potrebbe benissimo riferirsi a un qualsiasi ambiente, dato che è più una tradizione che una leggenda vera e propria, è più un "si dice che..." che non una storia vera e propria.
    Dunque, don Bartolomeo era appena stato nominato parroco in una piccola parrocchia di campagna, e già dal suo arrivo si era trovato a dover fronteggiare una situazione davvero strana: ogni mattina, appena entrava in chiesa, si trovava di fronte un tal caos nella sacrestia. Paramenti sacri spostati, calici e ampolle fuori posto, lezionari aperti sul leggio. Inizialmente aveva pensato a un furto sacrilego, poi però, fortunatamente, si era accorto che le ostie benedette non erano mai state toccate, e che tutto si concentrava nella sacrestia, che veniva puntualmente messa sottosopra da qualcuno che, forse, era alla ricerca di denaro.
    Don Bartolomeo si trovava un po' a disagio, e spaesato, anche perchè il vecchio parroco, don Giacomo, era morto da pochi giorni. Don Bartolomeo decise di parlarne con il sacrestano, e assieme a lui decise di fermarsi in chiesa, durante la notte, per soprendere il supposto ladruncolo con le mani nel sacco.
    Alle prime luci dell'alba, ecco una figura entrare nella chiesa, attraverso la porta che era stata chiusa perfettamente. Era don Giacomo, il vecchio prete! Sbalorditi, don Bartolomeo e il sacrestano osservarono il vecchio prete dirigersi verso la sacrestia, infilare i paramenti sacri, dirigersi verso l'altare con il calice in mano, e iniziare a dire messa. Da solo.
    Don Bartolomeo non sapeva proprio che fare. Assieme al sacrestano, rimase inebetito a osservare il fantasma di don Giacomo che portava avanti la funzione religiosa come tante volte aveva fatto, mentre era in vita.
    Si arrivò così al punto della celebrazione in cui, secondo la liturgia, l'assemblea avrebbe dovuto rispondere, e così, fattisi coraggio, don Bartolomeo e il sacrestano dissero: "Amen!".
    "Finalmente! - rispose don Giacomo, girandosi e rivolgendo ai due presenti le occhiaie vuote - Era esattamente questo ciò di cui avevo bisogno. Quando morii, mi mancavano da dire sette messe, che mi erano state commissionate per la salvezza delle anime del Purgatorio. Avete risposto alla prima messa, ora vi prego, cortesemente, di venire qui per sette giorni, a rispondermi per sette volte. In questo modo la mia anima sarà salva, e libera".
    Così fu che, per altre sei notti, don Bartolomeo e il sacresano parteciparono alla messa di don Giacomo, e alla fine della settima messa, l'anima del vecchio prete fu finalmente libera, riappacificata con se stessa e con le anime del Purgatorio, e potè riposare in pace.
    Cosa insegna questa storia? Che molte volte sarebbe sufficiente fermarsi ad ascoltare, vincendo la comprensibile paura, e aiutare i fantasmi a trovare se stessi e a risolvere il problema che li tiene ancora legati qui, con noi. Sarebbe davvero semplice da fare, basterebbe volerlo!

    Link: http://it.paperblog.com/quello-che-voglion...antasmi-933551/
     
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