Posts written by Selene_Moon

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    CASE INFESTATE: WHALEY HOUSE



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    A San Diego, in California, tra le molte costruzioni storiche quella ritenuta più sfarzosa e importante è sicuramente Whaley House. La Whaley House è una residenza in stile revival greco costruita nel 1857, ma negli anni è divenuta un punto di riferimento per l'intera California e ancora oggi il museo sorto a preservarne l'integrità è visitato da migliaia di persone all'anno.
    Oltre ad essere stata la residenza della famiglia Whaley, ha ospitato uno dei più grandi granai dello stato, il primo teatro commerciale di San Diego, varie aziende, una sala da ballo, una scuola e i seggi elettorali.
    La casa è a due piani e venne progettata da Thomas Whaley stesso, il richiedente, nel 1856. Venne completata nel 1857 e il suo costo fu di più di 10.000 $, che al tempo erano davvero molti soldi. Fu costruita esclusivamente con materiali del luogo, come i mattoni che vennero creati nella fornace di Conde Street. Tutto era stato pensato per far entrare l'edificio nella storia.
    "My new house, when completed, will be the handsomest, most comfortable and convenient place in town or within 150 miles of here." Thomas Whaley, San Diego Coast Life.
    ("Quando la mia nuova casa sarà completata sarà la più bella, confortevole e conveniente di tutta la città e nel raggio di 150 miglia")
    Casa Whaley in effetti divenne conosciuta come la più bella nel sud della California. Arredata con mobili in mogano e palissandro, tappeti di Bruxelles, e tende damascate divenne il luogo di ritrovo per tutta la gente di alto rango San Diego.
    Ma la storia di Whaley House ha alcuni punti oscuri segnati da morti cruente e misteriose. Uno dei figli di Thomas ed Anna Whaley morì l'anno dopo il loro insediamento, nel 1858: si chiamava Thomas Whaley Jr. e ad appena 18 mesi morì di scarlattina.
    Pochi giorni dopo al famiglia fu colpita da un'altra disgrazia: inspiegabilmente, davanti agli occhi del proprietario, l'emporio prese fuoco e non ci fu nulla da fare per spegnere l'incendio, causando la morte di un inserviente e gravi ustioni ad altri due che non recuperarono mai completamente.
    Thomas e Anna, convinti che la casa fosse maledetta, decisero allora di trasferirsi a San Francisco.
    Nell'estate del 1868 Thomas però ebbe un ripensamento, anche perchè il denaro investito nella casa era stato davvero molto. Decise allora di far compiere alcuni lavori nella casa e di trasformare il piano superiore della casa in un teatro. Ne approfittò per affittarlo al Tanner Troupe, una compagnia teatrale locale che viaggiava attraverso San Diego in quel periodo, e ricavare un po' di soldi per rientrare delle spese.
    La sala ospitava un palco, alcune panchine e un sorprendente numero di 150 ospiti, anche se erano per lo più posti in piedi e alle signore era stato consigliato di non indossare le gonne a cerchio o con sottovesti per creare meno intralcio.
    L'operatore del teatro, Thomas Tanner, morì cadendo da una balaustra montata per uno spettacolo appena 17 giorni dopo l'apertura e la sua troupe si sciolse nel gennaio 1869, lasciando Whaley House nuovamente disabitata.
    Allora Whaley optò per affittare la costruzione al tribunale della contea per 65 dollari al mese, concedendo alla contea di San Diego il piano terra e tre delle camere al primo piano.
    I figli di Whaley iniziarono a d interessarsi della casa verso il 1880 e di tanto in tanto la usarono per passare le festività o per ritrovi di famiglia.
    Nel 1884 però una dei figli di Thomas, Violet, sprofondò in una profonda depressione dovuta al fallimento del suo matrimonio: il marito George un giorno riempì un sacco con i gioielli della donna, alcuni quadri e l'argenteria e l'abbandonò per seguire una ragazza più giovane che faceva la ballerina. Il divorzio avvenne circa un anno più tardi, ma Violet non si riprese mai dalla pubblica umiliazione e dal tradimento. Violet, che in quel periodo era a Whaley House,
    Violet il 18 agosto 1885 si suicidò sparandosi al petto con la pistola calibro 32 calibro del padre. Aveva solo 22 anni. Prima dell'estremo gesto scrisse una lettera ai familiari e in un nota si legge questo:
    "Mad from life's history,
    Swift to death's mystery;
    Glad to be hurled,
    Anywhere, anywhere, out of this world.
    Violet Whaley"
    (Stanca della storia della vita, orientata al mistero della morte, sono felice di essere scagliata
    ovunque, ovunque fuori da questo mondo.)
    Dopo questi tragici eventi Thomas Whaley non veolle più saperne di quella casa e costruì una casa di un solo piano per la sua famiglia al 933 State Street nel centro di San Diego e la famiglia si trasferì nella nuova residenza, lasciando Casa Whaley vacante per oltre 20 anni.
    Il 14 Dicembre 1890 Thomas Whaley morì a causa di cattiva salute nella sua nuova casa.
    Casa Whaley rimase vacante e cadde in rovina, ma alla fine del 1909 Francis Whaley intraprese il restauro dell'edificio e trasformò la casa in un' attrazione turistica, dove promuoveva sua storicità ed intratteneva i visitatori con la sua chitarra.
    In quella casa morirono altre persone della famiglia, ma pare in condizioni "normali": il 24 febbraio, 1913 Anna Whaley, vedova di Thomas, morì ad ottant'anni. Un anno dopo, il 19 novembre 1914, fu il turno di Francis Whaley. George Whaley morì il 5 gennaio 1928 e Corinne Lillian Whaley continuò la sua residenza nella casa fino alla sua morte nel 1953.
    Dopo tutte queste morti la Casa Whaley divenne n nota come una casa stregata. Si dice che ospiti e il personale abbiano più volte intravisto i fantasmi dei membri della famiglia Whaley morto all'interno della casa, come il bambino Thomas Jr., Viola, Anna, Francis, George e Corinne Lillian Whaley .
    La storica casa ha aperto come museo il 25 maggio 1960, gestito dalla San Diego Historical Shrine Foundation e da allora moltissimi visitatori l'hanno citata come infestata affermando di rumori strani o avvistamenti di nebbioline vaganti o figure eteree. Nel 2005 la rivista Life ha descritto la Whaley House come "la casa più infestata d'America".

    Fonte facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    LA TERRIBILE TRAVERSATA DELLA NAVE RODEUR



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    Oggi i racconti horror e le leggende metropolitane sono sempre più sofisticate per dare un senso sempre più realistico di ciò che si racconta. Ma per quanto a molti la storia insegnata a scuola non piaceva proprio, c'è da dire che in passato alcuni avvenimenti vanno al di là della nostra fantasia e non è raro leggere di episodi talmente inquietanti da sembrare pura invenzione.
    In questo articolo voglio presentarvi una storia tutt'altro unica nel suo genere: di queste morti assurde ne sono capitante tantissime nel periodo del colonialismo e nessuno ci badava più di tanto perchè l'importante non erano gli uomini che giungevano vivi nelle colonie, ma i carichi di risorse trasportate.
    Eh sì, la vita umana a cui oggi diamo poca importanza una volta valeva addirittura nulla o quasi: dopo la scoperta delle Americhe le navi partivano con un carico di schiavi verso le colonie e tornavano con oro, minerali, spezie, nuove colture e sopratutto con il vanto di aver sterminato e conquistato i popoli indigeni. Non stupisce quindi che la corsa alla conquista americana abbia causato, già al tempo, milioni di morti.
    La nave Rodeur era una delle tanti navi schiaviste francesi che caricavano schiavi in Africa per condurli nelle colonie e tornare in Francia piene fino all'orlo di beni preziosi. Nell'aprile del 1819, dopo aver fatto rifornimento di forzuti lavoratori, partì dal golfo del Biafra diretta all’isola di Guadalupa: l'ordine, come al solito, era di accelerare quanto più possibile la traversata e di riportare quante più risorse possibile; il viaggio di andata non importava perchè era "a vuoto" e gli schiavi non valevano nulla, quindi non importava quanti sarebbero arrivati vivi perchè altre navi avrebbero approvigionato le colonie con "carne fresca".
    L'imbarcazione schiavista partì dalle coste africane con a bordo 22 uomini dell’equipaggio e 162 schiavi. Credo di aver chiarito la situazione degli schiavi, ma per completare il quadro posso dirvi che per tutta la traversata furono obbligati a restare nel buio della stiva in condizioni igieniche orribili e venivano nutriti poco e con cibo spesso avariato per il caldo e danneggiato dal sale e i topi, loro compagni di viaggio. Era concesso loro solo mezzo bicchiere d’acqua al giorno e per evitare ribellioni o ammutinamenti ognuno di loro era legato con una catena a dei ganci a terra.
    In condizioni del genere era nomale che si sviluppasse qualche morbo e che qualche schiavo morisse, ma era tutto calcolato e l'equipaggio era pronto a gettare in mare quelli più gravi e destinati a morire.
    Dopo circa due settimane di viaggio alcuni degli schiavi cominciarono a diventare ciechi, ma alla cosa non venne data molta importanza alla cosa, anche perchè l'unica luce che gli schiavi vedevano proveniva da raggi infiltrati in buchi e fessure del ponte. Dopo alcuni giorni però alcuni membri dell'equipaggio si resero conto che si trattava di una malattia infettiva e che l’epidemia aveva iniziato a dilagare fra i prigionieri.
    Il medico di bordo disse che la causa era l’aria insalubre e impura che si respirava nella stiva e così ordinò che agli schiavi fosse di tanto in tanto permesso di prendere una boccata d’aria. Quando per la prima volta gli schiavi vennero portati sul ponte, di fronte agli attoniti marinai, molti di loro si presero per mano e si gettarono fuori bordo, impedendosi vicendevolmente di nuotare così da annegare più velocemente.
    Uno di loro, che qualcosa parlava di francese, disse che lo facevano nella speranza che i loro spiriti sarebbero stati velocemente trasportati indietro alle loro case in Africa, mentre se fossero andati avanti sarebbero morti lontano dalla loro terra in preda alla malattia e le loro anime non avrebbero potuto tornare dai loro cari.
    Al capitano della Rodeur non piaceva affatto perdere il suo carico in quel modo, non tanto per la perdita di braccia per la colonia, ma per la figura che avrebbe fatto di fronte ai suoi superiori una volta giunti a Guadalupa. Così decise di salvare il " carico" spaventando i restanti schiavi e ordinò che quelli che tentavano il suicidio venissero legati all'albero maestro e fucilati di fronte ai loro compagni.
    Passarono altri giorni e l’epidemia non si arrestava: in breve tutti i prigionieri persero la vista e a quel punto fu lo stesso capitano a cominciare a gettare gli schiavi fuori bordo, nel tentativo di arginare l’avanzare della malattia. Non cambiò nulla e a poco a poco anche l’equipaggio cominciò ad essere inesorabilmente infettato dall’oftalmia, finché rimase soltanto un uomo ancora capace di vedere. Il capitano si affidò completamente a quell'uomo, un mozzo, affinchè stesse al timone e conducesse il Rodeur verso la salvezza a Guadalupa.
    A tentoni nelle tenebre della cecità i marinai si diedero il cambio per giorni alle corde, mentre il timoniere sperava ( lo speravano tutti a dire il vero) di non contrarre quella malattia e porre fine alle speranze della Rodeur.
    Ma quando al sfortuna colpisce le persone lo fa nella maniera peggiore e a volte sembra addirittura prendersi beffe dei malcapitati. Un mattino, mentre cercava disperatamente di tenere la rotta impostata sulle carte, il solitario timoniere del Rodeur avvistò una nave che avanzava a vele spiegate: era la goletta schiavista spagnola Leon. La gioia esplose fra la ciurma: finalmente qualcuno avrebbe portato dei soccorsi perchè anche se rivali, in mari si aiuta sempre una nave in difficoltà.
    Mentre la nave spagnola si avvicinava, però, gli occhi affaticati del timoniere misero a fuoco una realtà ben più triste: le gomene erano lente e sfatte, il ponte completamente deserto e la Leon sembrava un relitto galleggiante abbandonato al mare. Quando le due barche si incrociarono i marinai francesi si misero a gridare verso la nave e finalmente alcuni uomini cominciarono ad apparire sul ponte della Leon. I passeggeri della nave straniera erano stanchi e terrorizzati quanto quelli della Rodeur e gli spagnoli risposero urlando che tutto il loro equipaggio era divenuto cieco a causa di una malattia sviluppatasi fra gli schiavi.
    Quell' attimo la speranza si trasformò in orrore perché proprio dalla nave che avrebbe dovuto portare il Rodeur fuori dall’incubo arrivava ora una preghiera di salvezza: colpite dallo stesso morbo e incapaci di darsi aiuto, le due navi si separarono.
    Il 21 Giugno il Rodeur raggiunse Guadalupa e secondo la Bibliothèque Ophthalmologique l’unico uomo che era scampato all’oftalmia divenne cieco tre giorni dopo essere riuscito a ricondurre in porto la nave. Il Leon invece si perse nell’Atlantico e non se ne seppe più nulla.

    Fonte facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    LA LEGGENDA DI MELUSINA



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    Oggi tutti sanno cosa sono le sirene, quelle stupende fanciulle metà donna metà pesce che ammaliavano i marinai con la loro bellezza e i loro canti. Il loro mito è oggi vivo più che mai, tanto che c'è ancora oggi una teoria che ne afferma la loro esistenza e non è raro osservare in rete immagini o video di presunte sirene.
    Ci sono poi leggende meno famose, che stanno lentamente svanendo perchè chi le raccontava viveva in luoghi meno popolati, ma non di certo perchè siano meno affascinanti. Eppure quelle leggende faticano a morire e a volte si spostano sul globo, purtroppo venendo modificate per essere ambientate ad oc.
    Una di queste leggende richiama il mito della donna serpente, vivo sopratutto in Giappone dove il folclore è parte della vita quotidiana, ma in realtà quel mito è quasi certamente partito nelle nostra vicinanze, tra il nord Italia e la Francia.
    Melusina è la protagonista di diverse leggende ( non una ) che sin dal tempo dei celti si tramandano di generazione in generazione. La storia poi ci insegna che nel Medioevo e nel Romanticismo ogni leggenda antica è stata amplificata e abbellita di particolari, in modo da allietare i ricchi e le corti.
    Con Melusina diviene tangibile il potere che ogni donna, nel silenzio della sua bellezza, esercita sugli uomini: la donna che consola e inganna, guida alle giuste scelte e ammalia, appare e scompare manifestando la sua libertà, che sa essere mostro soprannaturale e allo stesso tempo una splendida musa.
    Come ho detto la storia di Melusina la si racconta di diverse versioni, ma la più antica parla di Raimondino, un ragazzo francese che durante una battuta di caccia si imbatte in un cervo e inizia a rincorrerlo per i boschi con il suo arco, pronto a scoccare una freccia fatale. Raimondino non è da solo: assieme a lui ci sono altri cacciatori, tra cui lo zio che gli lascia il campo libero per permettergli di imparare al meglio l'arte della caccia.
    La foresta di Colombiers ( un piccolo paesino nel sud della Francia) è fitta e selvaggia e la caccia si prolunga oltre il tramonto, quando il cervo si ferma sopra una roccia. E' ormai buoi quando il ragazzo incocca la sua freccia e la scocca verso il cervo. Un lamento di dolore lo avverte che il proiettile ha fatto centro, ma quando si avvicina alla roccia con orrore scopra che la freccia è infilzata nel petto del suo amato zio, che lentamente spira tra le sue braccia.
    Sconvolto dall'accaduto scappa nel bosco, senza sapere dove andare e cosa fare. Solo all'alba Raimondino si ferma e capisce che il suo errore non può e non deve essere perdonato: decide allora di morire, ma prima di compiere un qualsiasi gesto si reca presso una fonte per poter vedere un'ultima volta il suo volto, il volto del mostro che ha ucciso il suo amato zio.
    Mentre si avvicina all’acqua però vede riflesse tre fanciulle; prova a parlarci, ma non rispondono e quando si specchia nell'acqua non ci sono più. Allora si volta indietro e di fronte a lui ne trova solo una. Lei è Melusina e gli rivela di essere al corrente dell'incidente occorsogli e di poterlo aiutare.
    Sconvolto, ma rincuorato Raimondino è pronto ad accettare ogni cosa pur trovare un po' di pace dal suo dolore. Allora la bellissima fanciulla gli dice che farà sparire dai suoi ricordi e da quelli della gente la figura dello zio, in modo che tutti, lui compreso non soffrano più per tale perdita; ma in cambio lui dovrà sposarla e non dovrà mai cercare di vederla il sabato mentre si fa il bagno.
    La ragazza è talmente bella che Raimondino è lieto di accettare. Il matrimonio è assai felice e prospero: nascono numerosi figli e la prosperità della coppia sembra riversarsi anche sui possedimenti della famiglia, nei quali si accresce la produzione agricola e sorgono nuovi castelli.
    Gli anni passano e la gente invidiosa del loro benessere inizia a spargere false voci sulle misteriose assenze della giovane una volta a settimana, tanto da indurre al sospetto persino Raimondino. La curiosità fino allora repressa non può più essere contenuta e l'uomo, convinto dalle male lingue che la moglie lo tradisca, infrange il tabù nascondendosi nelle stanze in cui ogni sabato Melusina si rifugia.
    Ed ecco che il segreto di Melusina viene svelato ai suoi occhi: il sabato, nel momento in cui si fa il bagno, Melusina si muta in una essere donna per la parte superiore e serpente per quella inferiore ( ci versioni che la descrivono totalmente serpente o addirittura un drago). Melusina non ha solo natura di donna, ma un'identità segreta, che voleva celare a tutti perchè troppo intima per essere condivisa.
    Sconvolto da tanto orrore Raimondino cerca di celare alla moglie la verità che ha appreso, ma i suoi comportamenti lo tradiscono e Melusina, rimasta giovane e bellissima anche dopo aver avuto tantissimi figli, capisce che il suo segreto è stato scoperto. Allora piangendo scappa di casa e torna in quel bosco dove Raimondino l'aveva trovata, per scomparire per sempre nel regno delle acque.
    Ecco che appare evidente la metafora della vita che può essere tranquillamente applicata anche i giorni nostri: in una coppia si l'uomo che la donna hanno i loro segreti, ma nonostante questo il loro rapporto deve essere basato sulla fiducia reciproca: se la fiducia viene a mancare, se il sospetto inizia a farsi strada nel nostro cuore, avviene l'inevitabile rottura.
    Un interessante simbolismo di Melusina è spiegato da Paracelso nelle sue opere: Melusina è simbolo dell’anima che appartiene a quei fenomeni di frontiera che si verificano in particolari condizioni psichiche. Quando c'è un crollo di valori, quando sul futuro si fa il buio, Melusina giunge come presenza reale e soccorrevole: l'inconscio appare come visione mentale, e Melusina emerge dal reame delle acque assumendo sembianze umane, per poi scomparire di nuovo. Essa aiuta, ma anche inganna. E' parente dell'ingannevole Morgana (che significa "nata dal mare"), di Afrodite e di Ishtar.
    Per terminare voglio inserire una poesia di D'Annunzio, ispirate proprio alla leggenda della bellissima, ma misteriosa Melusina.

    <<guarda, assisa, la vaga Melusina,
    Tenendo il capo tra le ceree mani,
    La Luna in arco da' boschi lontani
    Salir vermiglia il ciel di Palestina.
    Da l'alto de la torre saracina,
    Ella sogna il destin de' Lusignani;
    E innanzi al tristo rosseggiar de' piani,
    Sente de 'l suo finir l'ora vicina.
    Già, già, viscida e lunga, ella le braccia
    Vede coprirsi di pallida squama,
    Le braccia che fiorian sì dolcemente.
    Scintilla inrigidita la sua faccia
    E bilingue la sua bocca in van chiama
    Poi che a 'l cuor giunge il freddo de 'l serpente.>>


    Fonte Facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    IL MISTERIOSO REGNO DEI FUNGHI



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    Normalmente siamo abituati a distinguere gli esseri viventi in due grandi categorie: animali e vegetali ( l'uomo fa parte degli animali). In realtà i le specie viventi si suddividono in 5 regni: animali, vegetali, funghi, protisti e cromisti ( questi ultimi due raccolgono organismi unicellulari come protozoi e alghe). Escludendo gli ultimi due, che sono per lo più noti a scienziati e che al nostro occhio sono invisibili, il regno dei funghi è quello che tutti noi tendiamo a credere marginale e trascurabile rispetto ai vegetali e agli animali. Nulla di più sbagliato.
    Sapete qual è l'essere vivente più grande del mondo? Non è un animale (molti risponderebbero la balenottera azzurra) e nemmeno un albero ( qualcuno direbbe Hyperion, che è l'albero più alto del mondo, una "sequoia sempervirens" della California settentrionale la cui altezza è di 115,55 m): non sono che esseri insignificanti rispetto all' Armillaria, un fungo dalle dimensioni mastodontiche. L'esemplare più grande si trova in Oregon e per lui è stata stimata un'età di 2400 anni. Il suo micelio raggiunge un diametro di 4 km ed un’estensione di 8 km2.
    Ad oggi sono state classificate oltre 100.000 specie di funghi, alcuni innocui, ma altri letali per l'uomo. Ad essere precisi ogni fungo è tossico per l'uomo, ma la tossicità di alcuni che noi mangiamo è talmente bassa da essere irrilevante e dipende solo dalla quantità che ne mangiamo.
    Animali e uomini sono preda di alcuni funghi parassiti, ma in realtà chi ci rimette a favore dei funghi è per lo più il regno vegetale. I miceli dei funghi normalmente si sviluppano di pari passo con le radici delle piante: quando la pianta è giovane solo alcuni funghi sono in grado di colonizzare la sua radice e diventarne parassita, ma man mano che la radice cresce altri funghi possono far attecchire spore ai piedi della pianta e svilupparsi lungo le radici e la corteccia. In poche parole i funghi sono organismi parassiti che si evolvono a discapito degli altri esseri viventi e diventano sempre più aggressivi man mano che l'organismo cresce.
    L'uomo ha iniziato a studiare i funghi in tempi relativamente recenti, tra il 1500 e il 1600, ma i funghi sono stati oggetto di interesse fin dalla più lontana preistoria, associati ad eventi magici e soprannaturali o usati durante cerimonie di tipo religioso.
    Ma perchè l'uomo dovrebbe interessarsi così tanto al regno fungino?

    I FUNGHI SONO MAGICI: Le leggende sui funghi sono tantissime, una tra tutte è il cerchio fatato, un cerchio nei boschi fatto di funghi che sarebbe un portale usato dal Piccolo Popolo per entrare nel loro mondo. Nell'antica Cina il fungo "ku o chih" ( una varietà è usato nella cucina cinese ancora oggi) era considerato simbolo di lunga vita e, se mangiato nelle giuste quantità, garantiva l'immortalità. Molte storielle e racconti per bambini hanno come protagonisti i funghi, sia come case di gnomi sia come alimento dai poteri magici ( Alice nel paese delle meraviglie, tanto per citarne uno).

    I FUNGHI SONO LA VOCE DELLA NATURA: La micologia ( la scienza che studia i funghi) è un buon metodo per scoprire gli effetti dell'uomo, dell'inquinamento, di catastrofi su una porzione di territorio. La crescita fungina, pur essendo varia e soggetta a al clima, è indicativa dello stato di salute di una foresta e degli animali. Tanto per fare un esempio, dopo la catastrofe di Chernobyl in tutta l'Europa centro-meridionale si registrò una crescita anomala di funghi per circe 3 anni e vennero scoperta varietà mai catalogate prima di allora. Lo studio collegò il fenomeno all'effetto della polvere radioattiva alzatasi dalla centrale, e gli strascichi si protrassero per quasi 5 anni ( il che poi venne rapportato allo stato di salute delle piante e degli animali).

    I FUNGHI SONO SPAZZINI: Oltre agli organismi saprofagi e quelli che decompongono i vegetali, i funghi sono spesso una fonte importantissima di pulizia del nostro terreno. I miceli si sviluppano non solo dalle radici degli alberi, ma anche da tronchi marcescenti, da arbusti caduti o tagliati e aiutano a completare il ciclo della vita biologica distruggendo l'organismo morto o morente.

    I FUNGHI SONO MALVAGI: Eh, sì, se proprio si vuole "umanizzare" i funghi si potrebbe dire che non c'è nulla di più malvagio di un fungo. in Brasile sono state scoperte 4 specie di funghi che trasformano le formiche in zombie. Il più aggressivo si chiama "Ophiocordyceps" ed entra negli insetti per "controllarne” la mente ai propri fini prima di ucciderli; una volta che le sue spore sono mature spunta dalla testa dell'insetto "zombie" e si trasmette dai cadaveri ad altri insetti sani.

    I FUNGHI SONO BUONI: Che buono il porcino! Non c'è dubbio che i funghi siano uno dei piatti prelibati in quasi tutte le culture mondiali. Ce ne sono moltissimi commestibili e i piatti a base di funghi non si contano. C'erto, i gusti sono gusti, ma l'aroma di funghi in un piatto da quel tocco in più! Un po' di funghi che appaiono sulle nostre tavole? Agaricus campestris ( prataiolo), Agrocybe aegerita ( pioppini o chiodini), Amanita caesarea ( ovulo buono), Armillaria mellea ( famigliola), Boletus edulis ( il nostro amato porcino), Cantharellus cibarius ( gallinaccio), Macrolepiota procera (mazza di tamburo), Agaricus bisporus ( il più comune champignon).

    I FUNGHI SONO UN MODO PER COMUNICARE CON GLI DEI: La più antica testimonianza di uso di funghi allucinogeni è documentata nella preistorica arte rupestre del Sahara centrale e risale a circa 9000 anni fa. Nel dipinto è rappresentata una cerimonia rituale in cui ogni individuo tiene in mano un fungo, collegato da una linea interrotta alla testa del soggetto, forse a rappresentazione del fluido che si trasmette dal fungo alla mente umana. Ancora oggi gli usi dei funghi allucinogeni in rituali mistici, sopratutto nei paesi dell'America centro-meridionale e dell'Asia meridionale, è frequentissimo: si crede infatti che in funghi siano un mezzo con il quale la mente umana si mette in contatto con altre dimensioni o con le divinità.

    I FUNGHI SONO DI INFINITI COLORI E FORME: E' proprio vero, ogni anno vengono catalogate centinaia di nuove specie di funghi, alcuni dalle forme bizzarre o colori unici. Cito ad esempio il Neonothopanus gardneri, uno dei più grandi e più brillanti di tutti i funghi, ma che è anche bioluminescente!

    I FUNGHI SONO OVUNQUE: Creature fra le più strane esistenti in natura, i funghi si adattano a quasi tutti gli ambienti terrestri: sui ghiacciai alpini dove si trova un temperatura media costantemente sotto zero esistono varietà di funghi che possono "dormire" per anni, fino a quando la condizioni saranno favorevoli a far maturare il frutto e le spore; lungo le pendici di molti vulcani attivi sono stati trovati dei funghi, addirittura dei porcini; ci sono funghi in grado di resistere alle radiazioni e ne sono stati trovati tra le barre di uranio della centrale di Fukushima dopo il disastro dell'11 marzo 2011.

    I FUNGHI SONO IMMORTALI: Beh, più che immortali sono difficili da estirpare perchè noi siamo abituati a considerare fungo solo il "frutto" del micelio, mentre le radici (un intreccio di filamenti detti "ife") si propagano per metri e metri sotto terra e vivono virtualmente in eterno se non interviene una gente esterno a distruggerle. Come esempio ritorno al fungo più grande del mondo che sopravvive da oltre 2400 anni...

    I FUNGHI CI SALVANO LA VITA: I poteri guaritori dei funghi sono conosciuti da millenni, ma oggi la micoterapia si è talmente evoluta che molti medicinali sono a base di estratti di funghi. I funghi ( non tutti eh, solo quelli medicinali) rinforzano le funzioni vitali e le difese dell’organismo, aumentano le difese immunitarie, la salute dello stomaco, del fegato, dell’apparato digestivo, della pelle; favoriscono il metabolismo del colesterolo, la riduzione della glicemia, e favoriscono l'equilibrio dell’apparato nervoso circolatorio, renale, della pelle e tantissimo altro ancora!

    I FUNGHI CI PARLANO (?): I bravi cercatori di funghi ( io ci ho provato, ma senza successo) sanno che i funghi spesso hanno un comportamento strano, che sembra indicare la posizione dei suoi simili. Certe specie di funghi ( tra cui alche il comune porcino) a volte sviluppa una malformazione in cui parte del gambo si contorce e si piega, quasi a formare una freccia: se seguite quella direzione è sicuro che troverete uno o più funghi di quel tipo. A volte a piegarsi è l'ombrello del fungo e l'effetto è uguale: un metodo infallibile per indicare la posizione dei suoi simili!

    I FUNGHI SONO ANCORA UN PROFONDO MISTERO: Per secoli, l’uomo ha continuato a mangiare funghi senza sapere quasi nulla di loro. Ciò che oggi sappiamo sui funghi, grazie a studi di carattere tossicologico, ecologico, patologico e sistematico, è una recente conquista, ma non ancora sufficiente a svelare tutti i misteri di questo regno vivente. Pur avendo un antenato comune si stimano circa 1,5 milioni di specie, di cui ne conosciamo meno del 10%. Nel bosco questi silenziosi abitanti trovano l’ambiente ideale per sopravvivere, spesso lontano dagli occhi umani. C'è chi pensa che i funghi che raccogliamo "vogliano" farsi trovare, perchè è una cosa certa: si può percorrere un sentiero per 20 volte consecutive e non vederli, anche se sono lì a guardarci...

    Fonte Facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    IL FANTASMA DI VIOLA PETERS



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    La foto che sto per mostrarvi è originale e fu pubblicata sull'Atlanta Constitution, un giornale georgiano, nell'agosto del 1935.
    Iniziamo col dire che ancora oggi gli abusi sulle donne e i femminicidi sono all'ordine del giorno, ma certamente oggi la donna è molto più tutelata che in passato, specialmente nel periodo delle due guerre quando si badava poco alla sparizione o alla morte di una persona sola. In America ( ma anche in tutti gli altri paesi impegnati nelle Gerre Mondiali) era necessario concentrarsi sugli armamenti, sui civili da impiegare in battaglia e sul produrre armi ed equipaggiamenti militari; tutto il resto, anche alcune morti di civili, poteva essere trascurato o liquidato con indagini superficiali.
    Questo caso però avvenne poco prima che Gli Stati Uniti entrassero in guerra e scatenò la furia non di una persona indignata, ma di un intero paese, che vedendo la giustizia amministrata in maniera lenta e poco incisiva, decise di farsi giustizia per conto proprio.
    Viola Peters era una donna di crica 50 anni, zitella e di buona famiglia, che viveva da sola nella piccola cittadina rurale di McCaysville, in Georgia. Era la terza di sette figli e tutto sommato i genitori le lasciarono abbastanza di cui vivere in pace e tranquillità. Conscia del suo benestare la donna aiutava spesso al gente del paese facendo piccoli lavoretti di cucitura, raccolta di frutta e filatura. Non prendeva mai soldi dalla gente di McCaysville perchè erano quasi tutti contadini o persone semplici che vivevano di ciò che producevano e più volte rifiutava i regali dei vicini dicendo loro che aveva avuto una vita fortunata e che preferiva fossero donati ai bambini più poveri della comunità.
    Era molto benvoluta da tutta la cittadina e ognuno aveva qualcosa di cui esserle grato. Parte dei suoi averi la donna li impiegava facendo beneficenza alla chiesa Battista, alla quale era molto devota, oppure comprando libri, banchi e materiale scolastico per l'orfanotrofio locale, che visitava regolarmente. Si dice anche che appena potesse si vestiva un po' meno elegante e si rimboccasse le maniche aiutando nella mensa del paese per servire un piatto caldo a chi ne avesse bisogno.
    In quel periodo c'era molta crisi di denaro (era il periodo della Depressione del 1929-1939) e a McCaysville le istituzioni si sostentarono quasi interamente grazie alla sua generosità e di pochi altri.
    Nell'ottobre del 1934 arrivò in città un vagabondo di nome Tom Cullin, che dopo aver cercato di far fortuna commerciando alcool, cercò un lavoro che potesse sostenere almeno le sue bevute nei bar. Venne assunto nella vicina raffineria di rame, dove il lavoro era pensante e i turni lunghissimi, ma alla fine sembrò mettersi in sesto e cominciare una vita equilibrata, finchè non venne a sapere di Viola Peters.
    Come ho detto la donna era conosciuta da tutti e fino ad allora a McCaysville non era mai successo nulla di spiacevole, tanto che gli abitanti lasciavano perfino al porta aperta nel caso i vicini avessero avuto bisogno di aiuto. Cullin però era forestiero e di certo poco avvezzo ai convenevoli di quella gente ingenua: venuto a sapere dai colleghi della donna cercò di carpire quante più informazioni su di lei ed escogitò un piano in apparenza geniale. Perchè spaccarsi la schiena in una fabbrica respirando le esalazioni dei metalli, quando poteva corteggiare la ricca donna, farla innamorare e vivere di rendita il resto della vita?
    Tom Cullin iniziò a seguire Viola Peters ovunque, anche in chiesa benchè non fosse religioso, ma lei più volte lo respinse dicendogli che non aveva intenzione di maritarsi, ne di avere avventure. L'uomo insistette più volte, ma non c'era nulla da fare: doveva procurarsi il suo denaro in un altro modo.
    Nel Luglio 1935 Cullin entrò in casa della donna durante la notte, la violentò brutalmente violentata e la uccise strangolandola con una corda. Per non destare sospetti nei vicini della donna Cullin rimase nella casa di Viola e a tutti quelli che venivano a trovarla diceva che era andata per qualche giorno ad Atlanta a trovare la sorella malata e che gli aveva chiesto di tenere d'occhio al casa un sua assenza.
    L'uomo per 17 giorni fece scempio del suo cadavere, poi mise ogni avere in grossi sacchi di iuta e si preparò ad andarsene. Si dice che non se ne andò subito perchè era d'accordo con un complice affinchè lo venisse a prendere con un carro perchè la refurtiva era troppa da portar via, ma il complice venne fermato alla frontiera e sbattuto in galera per traffico di alcoolici.
    Cullin, dopo averlo atteso inutilmente prese quanto più riusciva e si incamminò di notte lungo la strada principale che usciva dal paese, ma venne fermato dalla polizia che lo arrestò. Il processo fu immediato e l'uomo venne condannato davanti a tutto il paese a 15 anni di prigione. La folla esplose in un boato di proteste e insulti, chiedendo a gran voce la pena di morte, ma il giudice si defilò abbastanza velocemente temendo una rivolta.
    La rivolta in verità avvenne due giorni dopo la sentenza, quando un drappello di abitanti inferociti prese d'assalto la prigione della contea, catturò Cullin, e lo linciò sul vecchio ponte del fiume Toccoa. Viola Peters era talmente amata dagli abitanti che accorse quasi tutto il paese a presenziare all'esecuzione di Cullin, persino i bambini. Non solo, ma Garrett Killian, un testimone del linciaggio, volle scattare delle foto affinchè tutti venissero messi al corrente di quell'atto in onore della loro benefattrice e della poca obiettività della legge nei confronti della donna.
    La foto che vi mostro suscitò molto scalpore quando venne pubblicata pochi giorni dopo sull'Atlanta Constitution e per due motivi: il primo era la testimonianza evidente di come il popolo aveva scavalcato la legge facendosi giustizia a modo proprio; la seconda è per un piccolo dettaglio della foto che fece rimanere sconvolti tutti coloro che la guardarono.
    Secondo gli abitanti di McCaysville quella a fianco alla costruzione di legno era proprio Viola Peters, o meglio lo spirito di Viola, che aveva raggiunto un certo grado di pace assistendo all'esecuzione del suo assassino. Alcuni dissero invece che la donna fosse in realtà innamorata del suo aguzzino e che il suo spirito era lì per il desiderio di raggiungere con l'ultimo sguardo il suo unico amore.

    Fonte Facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    LA BANSHEE DI SUSCON



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    La banshee è uno spirito femminile dai capelli fluttuanti, che spesso le coprono il viso solcato dalle lacrime. Il termine banshee significa "donna delle fate" perchè si ritiene sia una particolare fata legata alla morte. Le banshee non si mostrano mai agli esseri umani, con l'eccezione di coloro che sono prossimi alla morte per far giungere loro un presagio. È probabilmente questa la ragione per cui dopo l'VIII secolo vengono classificate tra gli esseri malvagi.
    La banshee è una figura tipica del folclore scozzese e irlandese, pertanto risulta un po' forzato il mio riferimento a questa creatura perchè la storia di cui sto per parlarvi si svolge in Pennsylvania. Come al solito, non avendo trovato nomi e date certi la prenderemo come una creepypasta.
    La storia riguarda un' apparizione che in tutta la nazione è nota come "Suscon Screamer" ( l'Urlatrice di Suscon) e sarebbe localizzata tra le città di Suscon e Pittston. Ad unire le due città c'è la Suscon Road che per un tratto incrocia la vecchia ferrovia con il ponte chiamato Susquehanna Railroad Bridge. proprio sotto questo ponte si dice ci sia uno spirito inquieto di una ragazza vestita di bianco i cui lamenti si possono udire durante le ore notturne.
    Secondo la leggenda se si parcheggia in prossimità del ponte una donna vestita tutta in bianco apparirà nel vostro specchietto retrovisore sul sedile posteriore ed emetterà un empio grido assordante che terrorizzerà a morte anche i più coraggiosi.
    La gente del luogo racconta che negli anni '70, quando il divorzio era ancora una pratica "tabù", una giovane sposina si accorse dopo pochi giorni di matrimonio che suo marito in realtà la tradiva con un'altra donna, ma che temesse le male lingue del paese. Logorata da quella situazione la ragazza una notte scappò di casa in vestaglia da notte e, presa una corda dal magazzino, giunse al ponte per legarsi il cappio al collo e impiccarsi.
    Il suo corpo venne trovato il mattino seguente con gli occhi sbarrati e una smorfia sul viso come se prima di morire avesse urlato a squarciagola e da allora sotto quel ponte accadrebbero cose molto strane. Tutti nell'area Suscon credono che il suo spirito infesti ancora la strada circostante, la foresta e il ponte. Alcuni testimoni hanno affermato che l'apparizione spettrale si veda spesso fluttuare fuori dal bosco e percorrere la strada per poi sparire sotto il ponte e che tale apparizione sia accompagnata da un gemito o un sospiro sommesso.
    C'è più di una versione della leggenda: alcuni dicono che non fosse una donna piantata all'altare, ma una adolescente uccisa la notte del ballo delle diciottenni da uno squilibrato che la violentò e la impiccò sotto il ponte; un'altra è quella che vuole che fosse una madre che si tolse la vita dopo che il suo bambino morì in un incidente domestico; infine c'è chi dice si tratti del fantasma di una ragazza fuggita da un manicomio che balzò dal ponte schiantandosi sui binari.
    In ogni caso sembra che i residenti siano d'accordo almeno sui tratti del fantasma: una donna con i capelli lungi neri, lunghi artigli e una testa più grande del nomale, con lividi e occhi arrossati; la caratteristica principale è che appare spesso riflessa nello specchietto retrovisore e che emetta urla talmente fastidiose da costringere le persone a tapparsi le orecchie, ma talmente penetranti da insinuarsi lentamente nella testa fino a portare alla follia.
    La leggenda della "Suscon Screamer" va avanti da oltre 40 anni e negli ultimi tempi molti team di cacciatori di fantasmi si apposta lungo la strada e nei pressi del ponte con telecamere e macchine fotografiche nella speranza di riprendere qualcosa di insolito. Probabilmente non da soli, ma sicuramente un salto a curiosare lo si dovrebbe fare.

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    IL POLTERGEIST DI SOUTH SHIELD



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    Il fenomeno del "poltergeist" è un insieme di effetti non razionalmente spiegabili su oggetti, come quadri che cadono, mobili che si spostano, elettrodomestici che si accendono e si spengono, pietre e sassi che volano con traiettorie insolite, ecc.
    Oggi si tende a spiegare la cosa come "psicocinesi spontanea ricorrente": l'attività del poltergeist tenderebbe a manifestarsi infatti nei pressi di una singola persona, spesso adolescente, soprattutto ragazze nel periodo del ciclo mestruale. Sarebbe quindi determinato da conflitti inconsci legati ai primi impulsi sessuali o ad aggressività repressa che si manifestano in maniera violenta su oggetti o persone in modo del tutto inconsapevole.
    Esistono però dei casi anomali in cui il fenomeno del poltergeist non è riconducibili ad adolescenti e che quindi fa cadere quella che è la teoria più accreditata. Uno di questi casi è quello che scoppiò a South Shields nel 2005.
    South Shields è una città di 90.000 abitanti della contea del Tyne and Wear, nel nord-est Inghilterra. Tutto è iniziato nel dicembre 2005 in una villetta a schiera di proprietà di una famiglia come tante, immersa nel lavoro, nei piccoli problemi quotidiani e impegnata nel crescere un bimbo di tre anni. I nomi sono fittizi perchè la coppia non ha mai voluto fornire le proprie generalità temendo che la loro vita fosse invasa da giornalisti e curiosi, tuttavia accettarono di parlare della loro esperienza a Mike Hallowell e Darren Ritson, due investigatori del paranormale che ne trassero anche un libro.
    Le vittime sul libro hanno i nomi di Marc e Marianne, e assieme al loro figlio Robert furono al centro di improvvisi eventi paranormali. Tutto cominciò con piccoli spostamenti di sedie, di porte che si aprivano e si chiudevano e di piccoli oggetti che cadevano a terra inspiegabilmente. Per alcuni giorni la coppia attribuì la cosa a spifferi di aria o alla distrazione, ma pian piano i fenomeni divennero troppo evidenti per essere ignorati.
    Un giorno Marianne, mentre stava facendo le pulizie di casa trovò la sedie del salone impilate una sopra l’altra e subito dopo udì sbattere le porte delle camere da letto. Da quel momento in poi l'attività paranormale iniziò ad aumentare e sembrò concentrarsi soprattutto sulla camera del bambino e sui suoi giochi. Una notte, mentre la coppia era a letto, Marianne sentì qualcosa colpirla sulla nuca. Accese la luce e vide che era il cane giocattolo del figlio. Nemmeno il tempo di chiedersi come potesse essere finito lì e la coppia vide un altro giocattolo volare per aria, cercando di colpirli. I due rimasero talmente scossi dalla scena che il giorno dopo Marianne e il piccolo Robert andarono dalla nonna materna e Marc andò a rivolgersi a Hallowell e Ritson, che decisero di investigare.
    I due investigatori del paranormale non rilevarono nulla di strano così invitarono la famiglia a tornare alla loro casa, ma lo stesso giorno i fenomeni ripresero. Nuovamente allertati da Marc i due tornarono con i loro strumenti e decisero di passare una notte lì per riprendere eventuali anomalie.
    Quel giorno registrarono diversi fenomeni anomali:
    - Ore 21.40. due sedie della sala da pranzo si sollevarono in aria e si impilarono l'una sopra l'altra.
    - Ore 00:40. Il letto della camera di Marc e Marianne iniziò a vibrare; una scatola e tre cassetti della cassettiera sono stati trovati al centro della camera da letto con molti indumenti di Marianne sparsi ovunque.
    - Ore 05:00. La cassettiera nella stanza della coppia si è trascinata con gran rumore fino al pianerottolo in cima alle scale una grande scatola piena di giochi di Robert è stata vista fluttuare spostandosi dalla camera del bambino a quella dei genitori.
    - 05:10. Mentre Marianne e Marc se ne stavano seduti al tavolo con Hallowell e Ritson al piano terra, dalla camera da letto al primo piano giunsero due giocattoli diretti con forza verso la coppia, come se fossero stati lanciati.
    - 05:20. La porta della cucina al piano terra si è aperta e chiusa tre volte di seguito, ovviamente da sola.
    Gli investigatori erano presenti durante i disturbi, hanno fotografato e filmato gli insoliti fenomeni, che anche nei giorni seguenti non si fecero attendere. Uno particolarmente inquietante fu una bottiglia d'acqua di plastica che si piegò in diagonale sul tavolo, assumendo una posizione del tutto innaturale.
    La sensazione che ebbero i due investigatori fu quella di un'entità indipendente che cercava, per un motivo sconosciuto, di spaventare la coppia: sembrò subito evidente che il poltergeist, invece di colpirli con oggetti pericolosi, si limitava a spostare oggetti o a fare scherzi infantili, come ad esempio quando il cavallo a dondolo del loro bambino venne trovato appeso per le redini alla porta della loro camera da letto, oppure quando un grande koala giocattolo venne stato trovato in cima alle scale con un coltello da cucina tra le zampe.
    Una cosa molto curiosa che accadde in quei giorni fu che il poltergeist arrivò addirittura a far apparire messaggi di testo sul telefono cellulare di Marianne, come ad esempio "Vattene cagna!" o "Siete morti!". Tali messaggi non poterono mai essere ricollegati a nessun numero di telefono o indirizzo e-mail.
    Più il tempo passava più i fenomeni si intensificavano. Una notte nel sonno Marc emise un urlo di dolore e Marianne scoprì 13 profondi graffi sulla sua schiena che però, stranamente, scomparirono la mattina seguente.
    I ricercatori furono testimoni di ante che oscillavano, luci che si accendevano e spegnevano in tutte le stanze, coperte sui letti che si scalzavano da sole o che si muovevano. Ma la scena peggiore per al coppia e gli investigatori fu quella che, come nel film "Poltergeist" del 1982, il bambino stesso venne spostato. Dalla culla fluttuò al centro della stanza per finire disteso sul pavimento avvolto nella sua trapunta letto, poi il tavolino di plastica che era in camera si sollevò e si posò sopra di lui. Il bambino si sembrava addormentato, ma i suoi occhi erano spalancati, come se fosse in trance.
    In realtà pare che la famiglia non ebbe nessun danno reale da questi fenomeni, solo una grande paura che ad un certo punto divenne costante. I ricercatori avanzarono l'ipotesi che il poltergeist ce l'avesse con Marianne, molto più spaventata del marito e instabile, mentre Marc, non sembrava particolarmente scosso dagli incidenti e cercava in ogni occasione di mantenere la calma e la razionalità.
    Nel loro libro c'è una descrizione completa e dettagliata di testimonianze oculari, di tutti i fenomeni registrati o a cui hanno assistito. Ci sono 15 dichiarazioni di altri testimoni oculari, tra cui un prete, ed un altro team di investigatori paranormali investigatori.
    Lo spirito distrusse gli strumenti degli investigatori e cominciò a diventare aggressivo nei loro confronti, ma mai in maniera preoccupante. I fenomeni andarono avanti per settimane fin quando iniziarono una serie di esorcismi in diversi e culti. Pare che a porre termine all'attività del poltergeist fu una sensitiva che celebrò un rito pagano di purificazione; Hallowell e Ritson tornarono diverse volte a verificare i fenomeni nella casa, ma da allora il poltergeist sparì lasciando la famiglia in pace.


    Fonte facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    I FUGATE, LA FAMIGLIA DALLA PELLE BLU



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    Da piccoli alla TV uno dei cartoni più proiettati era i Puffi, dei simpatici nanetti con la pelle blu e il cappello bianco in testa. Queste creature diventavano sempre più irreali man mano che crescevamo e imparavamo che la pelle umana assume tonalità rosate per l'emoglobina e sfumature varie per la melanina.
    Esistono però casi in cui la pelle umana è davvero blu e il caso più eclatante è quello di una famiglia negli Stati Uniti, con precisione in Kentucky. Non si tratta di uno scherzo o di una messa in scena, bensì lo strano colore dell’epidermide è dato da un’anomalia genetica recessiva, venuta in ‘superficie’ dopo una serie di accoppiamenti tra soggetti portatori del ‘gene blu’.
    La famiglia Fugate, i cui discendenti ancora oggi nascono con la pella blu, in realtà all'inizio aveva il colore delle pelle come il nostro e nessuno immaginava che un giorno avrebbe iniziato a generare bambini colore bluastro.
    Il patriarca della famiglia fu Martin Fugate, un cercatore d'oro di origini francesi che si stabilì sulle rive del fiume Troublesome, vicino ad Hazzard, nel Kentucky. Lì agli inizi dell'800 conobbe Elizabeth Smith, una ragazza dalla carnagione molto chiara e dai capelli rossi, che sposò e con cui ebbe 7 figli, quattro dei quali con la pelle blu.
    Si scoprì poi ( molto più tardi) che erano affetti da "methemoglobinemia", una malattia che fa si che il sangue trasporti meno ossigeno rendendo di conseguenza la pelle delle persone bianche di uno strano colore bluastro. Solitamente il gene che provoca questa malattia è recessivo, ma se entrambi i genitori portano tale gene il bambino può diventare portatore e nascere con la pelle blu.
    I Fugate inoltre si imparentarono spesso con gli Smith, e di conseguenza il gene recessivo si allargò su molti individui. Essendo entrambe le famiglie portatrici di metemoglobinemia i vari incroci riportarono alla luce questo gene, dando vita a esseri umani con la pelle bluastra.
    A causa del ristretto numero di appartenenti alla comunità, le due famiglie continuarono a unirsi tra consanguinei e i membri della famiglia continuarono ad avere la caratteristica carnagione blu, fino a giungere ai giorni nostri.
    Esiste però un’altra malattia che può portare ad avere una carnagione bluastra. Questa condizione è causata da quella che viene chiamata "argyria".
    L’argyria si contrae in seguito ad un eccessiva e persistente ingestione di argento colloidale che se utilizzato in dosi eccessive può determinare il cambiamento permanente di carnagione ( Blu,Grigiastra). Questo è il caso di Paul Karson, che usò l’argento colloidale per curare la sua dermatite: il risultato fu che i suoi capelli sbiancarono e la sua pelle prese un bel colorito blu.
    C’è anche da dire che, seppur raramente, chi nasce con la methemoglobinemia perda pian piano il colorito blu e assuma la colorazione normale: Benji Stacy nacque nel 1975 con la pelle blu, ma verso gli 8 anni la sua pelle impallidì fino a diventare indistinguibile rispetto tutti gli altri bambini.

    Fonte Facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    7 RAGAZZE SCOMPARSE NEL NULLA



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    Da una lista stilata nel 1974 si calcola che ogni anno in Italia spariscano circa 200 persone l’anno. Dall'anno della sua costituzione, nel 2007, l'Ufficio del Commissario di Governo per le persone scomparse ha censito oltre 2.500 sparizioni, di cui la metà minorenni. Una percentuale pari al 40% sono donne straniere e/o comunitarie, mentre il 15% sono donne italiane. Le principali cause sono l'allontanamento volontario e i disturbi psicologici,mentre una piccola percentuale riguarda rapimenti o fuga dopo aver commesso un reato. Negli ultimi anni poi si è aggiunta la crisi economica che fa aumentare disturbi e crisi depressive portando i soggetti ad allontanarsi dal proprio ambiente o addirittura al suicidio.
    Sta di fatto che, purtroppo, quasi ogni giorno abbiamo a che fare con sparizioni di persone. Per fortuna la grande maggioranza viene ritrovata, ma ci sono alcuni casi in cui la persona sembra sparire nel nulla e senza riceverne più notizie.
    Chiamiamola pure coincidenza, ma esiste una serie di casi che ha fatto molto discutere e riguarda la sparizione di 7 ragazze dalla città di Torino in tempi piuttosto ravvicinati che ha steso un alone di mistero su tutta la città. Ho scritto coincidenza? Beh, senza prove certe di ciò che è successo ( solo un caso ha portato a qualcosa, ma anche lì c’è ancora molto di incerto) possiamo parlare solo di coincidenze, anche se normalmente due o tre sarebbero una coincidenza, mentre qui sono 7 le donne scomparse.
    Forse per arrivare ad ipotizzare un motivo per queste sparizioni è esaminare l’ambiente in cui sono avvenute: Torino è una città magica, con una parte in superficie che mostra la frenesia di un popolo inconscio e immerso nella routine del business, e una parte al di sotto di essa con chilometri di cunicoli e gallerie, dove secondo gli esoterici si nascondono tre “grotte alchemiche”, ovvero luoghi di massima concentrazione di energia dove i pensieri dell’inconscio possono essere materializzati.
    Torino, oltre ad essere esoterica è anche misteriosa e segreta e negli ultimi decenni ha acquisito la fama di essere il ritrovo di gruppi “satanisti” di tutta Europa: le cronache lasciano pensare effettivamente che sia diventata negli ultimi decenni teatro di strani culti e sette che di tanto in tanto vengono scoperti e sgominati, ma la cosa più inquietante è proprio la sparizione di alcune persone che sarebbero legate a quei gruppi.
    Bene, ora veniamo alle sparizioni.
    La prima della serie a svanire fu Sabina Badani, di 25 anni. Era il 10 settembre del 1986 e la ragazza aveva già preparato le valigie per andare il giorno dopo a Falconara per il giuramento militare di un parente. La sera uscì verso le 22 per andare a gettare la spazzatura, ma non tornò più a casa e nessuno la rivide mai più.
    L’8 agosto 1989 Camilla Bini, di 34 anni, giunse finalmente alle meritare ferie estive e da giorni aveva preparato le valigie per andare in vacanza in Toscana. Parenti e amici si accorsero della sua scomparsa soltanto tre settimane dopo, il 28 agosto, quando non rientrò al lavoro presso la filatelia Bolaffi dove lavorava. Nello stesso negozio lavorava Paolo Stroppiana: questo nome lo riprenderò più avanti perché pare che sia il comune denominatore delle scomparse.
    Erika Pierno, di 21 anni, scomparve da Torino nell’estate del 1993. Aveva da poco iniziato una collezione di francobolli e quel giorno disse ai genitori che sarebbe andata in giro per la città alla ricerca di un negozio dove rivendere i doppioni che aveva accumulato. Anche lei non fece più ritorno a casa e a nulla valsero le ricerche.
    Il 16 febbraio 1994 ful il turno di Paola Tagliatela, di soli 17 anni. Assieme ad una sua amica andarono in giro per il centro e verso sera si salutarono prendendo strade opposte. L’utima volta che fu vista stava prendendo il tram per tornare a casa, ma non ci arrivò mai.
    L’ 11 agosto 1995 da casa sua sparì Mariangela Corradin di 46 anni. Casalinga da sempre aveva come unico hobby quello delle monete straniere e i vecchi modelli di banconote della lira. Quando il figlio Paolo tornò a casa nel pomeriggio e trovò il ferro da stiro acceso e una sigaretta lasciata nel posacenere e consumata da sola, segni che la donna non era intenzionata ad uscire di casa quel giorno. In casa c’era la borsa della mamma con documenti e soldi e ciò fece escludere un rapimento o una rapina.
    Il 30 agosto del 1995 Letizia Teglia, una ragazza di 24 anni, fu vista per l’ultima volta mentre attendeva un taxi nei pressi della stazione centrale. Abitava nel vicino paese di Borgaro Torinese ed aveva un grave problema agli occhi che l’aveva fatta diventare quasi cieca. Quando il taxi arrivò sul posto concordato al telefono la ragazza non c’era e non fu più rivista.
    L’8 maggio del 1996 sparì nel nulla Marina Di Modica, logopedista con lo studio in centro a Torino. Il caso è diventato di notorietà nazionale tanto che oltre alla stampa se ne occupò anche il telegiornale nazionale.
    In tutti queste sparizioni sembra che ci sia una persona in comune, ovvero Paolo Stroppiana. Giovane allegro e stimato, amato da tutti e avviato in politica con incarichi di responsabilità, era un amante dei francobolli e lavorava nella filatelia Bolaffi. Sebbene si scoprì che tute le donne scomparse avessero in comune l’hobby per le monete e i francobolli a Stroppiana fu imputato un solo omicidio, quello di Marina di Monica. Che poi omicidio non fu, o meglio: non fu mai trovato il cadavere della donna e non è certo cosa le sia successo.
    Ciò che si sa è che tra la donna e Stroppiana ci fu un incontro tra amici amanti del collezionismo e che i due si erano dati un appuntamento successivamente. Per quell’incontro Marina aveva comprato della calze e intimo nuovi, ma non tornò mai a casa.
    Poi il fratello trovò l’appunto sull’agenda della donna: Stroppiana negò l’appuntamento davanti agli investigatori, ma ritrattò e ammise che si erano incontrati, ma che aveva liquidato la ragazza dicendo che aveva un terribile mal di schiena. Si dice ( ma sono solo voci) che Stroppiana facesse parte di un gruppo di satanisti che si ritrovava nei sotterranei della città per celebrare culti di notte, ma le indagini effettuate si orientarono più sull’ipotesi di omicidio a scopo sessuale.
    Nonostane i molti indizi a suo carico le indagini non arrivarono a prove definitive e, nonostante i 14 anni di galera inflitti con l’accusa di omicidio, il ragazzo fu scarcerato nel 2011 con piena assoluzione.
    Dopo la vicenda di Marina di Monica a Torino le sparizioni di donne finirono e quelle che avvennero successivamente furono risolte e spiegate con semplici casi di depressione o ragazzine ribelli. Delle 7 donne sparite a Torino non si è più saputo nulla e i pochi che ancora ne parlano ipotizzano che un giorno se ne troveranno i cadaveri sepolti in qualche campo alla periferia della città.
    Il mistero è ben lungi dall’essere risolto, ma a Torino non si ha molta voglia di parlarne, figuriamoci di indagare a fondo.

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    I TERRIBILI SEGRETI DEL CASTELLO DI FRANKLIN



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    Ogni castello che si rispetti deve avere una lunga storia fatta di intrighi, tragedie, sotterfugi e fantasmi. Siamo abituati a pensare che i maggiori castelli infestati siano quelli inglesi e irlandesi, ma anche negli Stati Uniti c'è un gran numero di costruzioni antiche che hanno la fama di essere maledette o sedi di spiriti malvagi.
    Uno di questi è il castello di Franklin, situato al numero 4308 di Franklin Boulevard a Cleveland. Fu costruito nel 1881 per il banchiere Hannes Tiedemann e a partire da lui il filo conduttore tra tutti i successivi abitanti del castello fu la tragedia. Il 15 gennaio 1891 Emma, la figlia di Tiedemann, morì a soli 15 anni a causa di una complicazione dovuta al diabete. La madre, Wiebeka, non riuscì a darsi pace e in pochi mesi si lasciò morire per il dolore. Tiedemann tentò di crescere i suoi altri 4 figli, ma una strana "epidemia" di polmonite ( perchè la polmonite non e contagiosa) li colpì tra il 1993 e il 1894, uccidendone altri 3.
    L’unico che rimase in vita fu August, il quinto figlio. Hannes Convolò di nuovo a nozze e assieme alla sua sposa decise di operare alcune modifiche alla loro abitazione, ma man mano che la casa veniva modificata la moglie Luisa iniziò ad andare in depressione sempre più intensa fino a divenire quasi catatonica. Era come se la casa influisse sulla donna in maniera negativa ogni volta che veniva abbattuto un muro o tolta una porta e la conferma la ebbe l'uomo quando decise di ampliare il castello costruendo un quarto piano: la donna si riprese incredibilmente tra lo stupore dei medici e ogni volta che veniva aggiunto qualcosa al castello faceva dei passi in avanti verso la totale ripresa psicologica.
    La casa in tutto arrivò ad avere trenta stanze, più l’intero 4 piano adibito a sala da ballo; oltre a questo Hannes fece costruire un cunicolo di passaggi sotterranei e di stanze segrete, perchè da lì a poco avrebbe iniziato una strana serie di omicidi.
    Nessuno sa cosa abbia spinto l'uomo a diventare un terribile assassino, anche se molti vicini al tempo affermarono che l'uomo dopo la ristrutturazione del castello era cambiato ed era diventato irritabile, come se qualcosa lo tormentasse. I vicini stentavano a riconoscerlo e alcuni affermarono che l'uomo fosse posseduto.
    Il primo omicidio di Tiedemann fu quello di una sua nipote che fu accolta in casa come serva: si dice che l'uomo si invaghì di lei, ma dopo essere stato respinto, l'abbia uccisa barbaramente strangolandola e facendola a pezzi. La seguì la figlia di primo letto di Luisa, Emma, che una notte venne spinta dalla finestra del quarto piano da Hannes. L'uomo affermò che fu un incidente e che la figlia lo aveva sbagliato in piena notte perchè voleva ballare con lui. La cosa era talmente insensata che la polizia lo accusò di omicidio, ma August non andò mai a processo per una serie di emergenze dovuta alla tubercolosi che colpì la città e spostò le attenzioni delle autorità.
    Nel 1894 uno dei servi della famiglia trovò in una delle stanze segrete i cadaveri di 12 bambini. Non si è mai scoperto chi sia stato l'assassino, ma si suppone che Hannes abbia compiuto gli omicidi appoggiato un medico suo amico che gli avrebbe procurato le piccole vittime. L'avanzato stato di decomposizione non permise di capire se i crimini fossero stati a scopo sessuale o meno, ma la cosa incredibile fu che, nonostante la denuncia del servo, non venne preso alcun provvedimento nei confronti del padrone di casa.
    Luise, la moglie di Hannes, morì nel 1895: il medico che si suppone abbia collaborato con l'uomo imputò la morte della donna ad una improvvisa malattia al fegato, mai accertata, ma alcuni amici di famiglia affermarono che la donna venne strangolata proprio per mano del marito.
    Si racconta che a tutt’oggi nel castello ci sia una donna tutta vestita di nero che passeggia e che si odono le grida di donna che viene soffocata: sarebbe proprio il fantasma di Luisa che non riesce a trovare pace.
    Il figlio August svanì nel nulla e di lui non si ebbe più notizia: si sospetta che Hannes eliminò anche lui dopo una discussione sull'eredità.
    Nel 1896, rimasto completamente solo, Hannes abbandonò il castello, vendendolo ad un fabbricante di birra locale di nome Mullhause; morì 18 giorni dopo improvvisamente e misteriosamente.
    Il birraio lo usò più che altro come depositò di materiali e nel 1913 lo vendette. Delle vicende del castello si sono perse le tracce fino al gennaio del 1968, quando lo acquistò un certo James Romano.
    Quasi immediatamente dopo il trasferimento, la famiglia Romano, iniziò a vivere strane situazioni: i 6 figli dei Romano dicevano di parlare con dei bimbi che vivevano in casa e che erano diventati loro amici. Spesso di notte scendevano dai loro letti e venivano ritrovati a giocare al quarto piano, nella sala da ballo. Arrivarono persino a chiedere alla loro madre regali e giochi per i loro amici misteriosi.
    La signora Romano iniziò anche a sentire una musica di un organo in lontananza, ma che sembrava comunque provenire dall'interno del castello e ben presto avvertì delle presenze in casa, rumori di passi che scendevano o salivano le scale, brividi lungo la schiena, capelli che le si muovevano da soli e ombre anomale in tutta la casa.
    In cerca di spiegazioni la famiglia contattò il Northeast Ohio Psichic Reserch, una squadra di cacciatori di fantasmi. Dopo l'ispezione i cacciatori rifiutarono di tornarci e restituirono i soldi concordati, dicendo che in quel posto c'erano esseri infernali. I Romano allora si rivolsero ad un prete cattolico esorcista che benedì la casa, ma senza evidenti miglioramenti. A quel punto i Romano decisero di vendere la casa e nel 1974 il castello di Franklin passò alla famiglia Muscatello, che decise di sfruttare la storia del castello a fini di lucro.
    Sam Muscatello, preso atto che in effetti accadevano cose strane, invitò alcune emittenti televisive e radiofoniche affinchè riprendessero ciò che accadeva in casa e poter sfruttare tramite la pubblicità il suo investimento nell’acquisto dell’edificio. Durante una diretta radiofonica alla radio di Cleveland all’ operatore John Webster fu strappato il registratore e la telecamera che aveva sulla spalla e l'uomo fu spinto dalle scale. Un’altra volta, durante la registrazione per un pezzo di una televisione locale, il signor Ted Opecec vide una plafoniera posta sul soffitto iniziare a roteare e fermarsi diverse volte.
    Muscatello, assieme ai giornalisti che accorrevano come mosche per i loro servizi sulla casa stregata, cominciò a indire veri e propri giri turistici per tutta la casa, mostrando anche tutti i passaggi segreti da lui trovati; un giorno si accorse assieme a loro di un pannello che conduceva in una stanza che non conosceva. La scoperta che fecero fu scioccante: vi erano nascoste un mucchio di ossa umane. Chiamate subito le autorità, queste sequestrarono tutto il materiale e dopo accurati esami dichiararono che le ossa erano umane e che risalivano a persone decedute intorno alla fine dell’800, probabilmente altre vittime di Hannes.
    Nel 1982 Muscatello vendette il castello e da lì al 1999 passò sotto diversi proprietari, tutti con la strana intenzione di rivenderlo al più presto.
    Nell’aprile del 1999 fu il turno di Michelle Heimburger, che però era intenzionata a viverci per parecchio tempo.
    Un notte del novembre del 1999 all’interno del castello scoppiò un incendio che distrusse la sala da ballo del quarto piano. Quando i vigili del fuoco riuscirono a domare il fuoco trovarono la donna carbonizzata e un uomo privo di sensi proprio all’interno della sala che portarono in salvo. L’uomo fu accusato e condannato per aver appiccato il fuoco e distrutto quasi tutto il quarto piano, ma l’uomo si è sempre dichiarato innocente e ha sempre affermato di non sapere nemmeno perchè si trovasse in quella casa.
    Nel luglio del 2003 il castello venne acquistato da un anonimo, ma a tutt'oggi risulta abbandonato e lasciato all'incuria.
    Di certo la storia del castello di Franklin è lunga e travagliata. C'è chi giura che anche solo passando davanti alla costruzione si può assistere a fenomeni paranormali dentro e fuori le mura. Pare proprio che le molte vittime di Hannes ancora non riescano a trovare pace.

    Fonte Facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    I MOSTRI NEGLI OCCHI DI LILY PALMER



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    Questa è un'altra di quelle storie che, per quanto abbia cercato riferimenti esatti su date, luoghi e nomi, non ne ho trovati abbastanza da reputarla realmente accaduta. Prendiamola quindi come una creepypasta dunque, una storiella per andare a dormire con gli incubi.
    La protagonista è la piccola Lily Palmer (non Lilli la famosa attrice), una bambina di quasi 4 anni che viveva a New York assieme alla mamma Annette e alla tata filippina che l'aiutava nelle faccende domestiche. La notte di Halloween del 1952 presumibilmente ebbe il primo episodio di quelle visioni che l'accompagnarono per tutta la vita.
    Sul web gira una foto che riprenderebbe la bambina in questione, ma, come ho detto, non ci sono riscontri effettivi che la colleghino alla storia. Questa foto, che vi ripropongo, venne scattata dalla madre di Lily quella sera e catturerebbe il primo episodio del suo disturbo: Lily e la sua tata filippina stavano per uscire per fare il giro dell'isolato assieme agli altri bambini quando la bambina improvvisamente si mise ad urlare e cominciò ad graffiarsi gli occhi.
    Lily passò tutta la notte a piangere e più volte disse che c'erano "cose che strisciavano nei suoi occhi e le facevano del male". Il giorno dopo Annette, vedendo che la bambina continuava a graffiarsi gli occhi freneticamente la portò in ospedale temendo che davvero avesse qualcosa negli occhi. L'analisi dell'oculista fu negativa, ma l'uomo suggerì alla donna di parlare con un neurologo perchè temeva che la bambina avesse avuto un trauma psicologico.
    Interrogata da uno psichiatra infantile Lily parlò ripetutamente di "cose che strisciavano nei suoi occhi" e le descrisse come creature demoniache dai denti lunghi e occhi rossi.
    I dottori, dopo numerose visite e analisi, diagnosticarono alla bimba una "manifestazione improvvisa di allucinazioni sensoriali", ma non reputarono fosse cos' importante da procedere a cure o a farmaci. decisero di tenerla sotto osservazione qualche giorno, anche perchè non fu facile calmarla.
    Il giorno stesso in cui fu rimandata a casa quelle strani visioni ripresero e la bambina, terrorizzata si chiuse in camera urlando. Quando Annette riuscì ad aprire la porta si trovò davanti ad una scena terrificante: la piccola Lily piangeva sommessamente ma il suo viso era rigato, oltre che dalla lacrime dal rivoli di sangue che sgorgavano dai suoi occhi. La bambina si perforò entrambi gli occhi con i ferri da lana di sua madre.
    Dopo aver ricevuto le cure necessarie, fu visitata e rinchiusa, e rimase internata per il resto della sua vita, prima al Bellevue (nell'East Side di Manhattan), e più tardi al Rockland Psychiatric Center di Orangeburg, dove continuò a stare finché non morì di attacco cardiaco nel Marzo del 2001.
    Grazie ad una telefonata ad uno dei suoi ex badanti del Rockland, venne confermato che gli episodi schizofrenici di Lily si facevano più drammatici nel periodo intorno Halloween e durante la notte stessa del 31 Ottobre, ma per la maggior parte della sua vita la si poté udir pregare e supplicare il personale di aiutarla a "togliersi queste cose dagli occhi".
    Della madre non si hanno notizie da quando al bambina fu ricoverata personale presso l'istituto di salute mentale, mentre di lei si occuparono due badanti che confermarono più volte gli episodi schizofrenici di Lily, che spesso, pur nona vendo più gli occhi, si graffiava il viso dicendo che "quelle cose erano lì davanti a lei e volevano farle del male". Si dice che nei giorni a cavallo di Halloween il comportamento di Lily peggiorava gravemente e che per tutta la vita continuò a supplicare i dottori e il personale dell'istituto di "toglierle quelle cose dagli occhi".
    La storia di Lily Palmer forse è solo una leggenda metropolitana, ma la vicenda ha ispirato gli eventi di molti film horror come "Possessed" del 2000, che contribuiscono a mantenerla viva nella mente delle persone.

    Fonte facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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    LUOGHI INFESTATI: IL DANVERS STATE HOSPITAL



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    Il Danvers State Hospital era un ospedale psichiatrico in stile "kirkbride" edificato nella zona rurale di Danvers con il compito di accogliere malati gravi, che nessuno voleva avere nei pressi dei centri abitati.
    Il piano originale prevedeva posti x 500 pazienti + 100 possibili ospiti da posizionare nell'attico, ma nel tempo al struttura venne più volte ampliata. Nel 1940 c'erano più di 2000 pazienti ricoverati nell'istituto, molti dei quali completamente "dimenticati" dai parenti e destinati a diventare cavie per gli esperimenti medici.
    Come tutti i manicomi kirkbride era famoso per la sua architettura gotica e l'uso di terapie ormai superate per curare le malattie mentali. L'istituto Danvers è spesso citato come il luogo di nascita della lobotomia prefrontale e per l'uso di tale terapia per lunghissimo tempo, si sospetta fino alla sua chiusura nel 1992.
    Nel 1920 l'ospedale divenne clinica scolastica x studiare la deficienza mentale nei bambini, avviando un programma di esperimenti nei laboratori piuttosto intensi che portarono alla morte di moltissimi pazienti.
    Nel dicembre del 2005, la proprietà è stata venduta alla Avalon Bay Development che decise di abbatterlo per costruire appartamenti da rivendere, ma nel 2007 molti uffici e locali vennero distrutti da un incendio enorme che fu visibile perfino da Boston.
    Il Danvers State Hospital è stato di ispirazione per il fantasioso "Arkham Sanatorium" di alcune storie di H.P. Lovecraft e per l'"Arkham Asylum" di Batman. Fu anche il luogo in cui venne girato il film horror cult Session 9.
    Su questo istituto aleggiano diverse leggende e molti di coloro che lo hanno visitato raccontano di aver visto ombre, sentito sussurri, lamenti.. Una delle zone più colpite da eventi paranormali è conosciuta come "WARD A", cioè la sezione dedicata alle donne malate di mente.
    La più famosa è quella dello spirito di Sarah Eustace, una paziente che scappò dal suo padiglione nel 1955 e si intrufolò nella fitta rete di tunnel sotterranei che venivano usati per smaltire i materiali sanitari e spesso i cadaveri.
    Nonostante le numerose ricerche e una settimana di chiusura del manicomio per cercare la donna, Sarah non fu più rivista. Alla fine si ipotizzò che morì da qualche parte là sotto, sperduta, assetata e sola.
    Un'infermiera di Danvers di nome Gail Malloy prese la questione talmente a cuore a avere una vera e propria ossessione la ricerca di Sarah e trascorse molte delle sue ore libere nei tunnel a cercare tracce o indizi su che fine avesse fatto. Sebbene non riuscì mai a trovare un corpo, scattò questa foto alla fine del 1966, che probabilmente mostra Sarah Eustace, il cui spirito cammina nei tunnel di Danvers, e probabilmente lo fa tutt'oggi perchè quei tunnel non vennero mai abbattuti e restano nascosti nel sottosuolo di quella zona.

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    TATZELWURM, IL DRAGO DELLE ALPI



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    Tatzelwurm, ovvero “verme con le zampe”, è il nome dato a uno strano animale che si aggirerebbe sulle Alpi tedesche, svizzere, austriache, italiane e francesi. E' una creatura leggendaria dell'arco alpino descritta come un lucertolone con quattro zampe corte (o due sole a seconda della regione alpina) e la coda tozza. Al tatzelwurm è anche attribuita la capacità di recare danni e persino di uccidere con lo sguardo, il fiato o l'odore.
    Da un confronto tra una quarantina di avvistamenti, si tratterebbe di un lucertolone di circa 3 m di lunghezza, fornito di quattro zampe a tre dita. Avrebbe la pelle squamosa di colore verde o grigio e occhi con il taglio simile a quello dei gatti. Emetterebbe un ruggito terrificante e ricorderebbe il famoso basilisco della mitologia greca.
    Le segnalazioni del tatzelwurm hanno origini antichissime e sono iniziate in Germania agli inizi del XVII secolo. Proprio nelle zone tedesche e austriache la creature ha preso altri nomi come stollwurm (o stollenwurm), spingwurm, ma in tutti , o quasi, gli avvistamenti al creatura ha sempre la stessa descrizione.
    La prima testimonianza scritta risale al 1779 quando a Unken, vicino a Salisburgo, un contadino di nome Hans Fuchs sarebbe morto di paura per aver incontrato un lucertolone di oltre 3 m nel suo campo. La notizia venne comunicata da alcuni altri contadini che videro il mostro allontanarsi nella boscaglia vicina.
    Nei primi anni dell' 800 ci furono diversi avvistamenti in Francia, nei pressi del Colle des Aravis. Alcuni pastori al pascolo nel 1802 dissero che un drago dalla coda lunghissima si avventò sulle loro mucche uccidendone tre e ferendo a morte il cane che era intervenuto per scacciarlo. Due anni più tarsi, nella stessa zona, due cacciatori dissero di aver trovato una carcassa di cinghiale di oltre 70 kg sulla quale c'erano segni di artigli e morti di un grosso predatore e mezzora più tardi un'enorme lucertola all'interno di una fessura in una roccia con in bocca un piccolo capriolo.
    Nel 1908 a Marau, in Austria, una specie di "verme enorme" attaccò e azzannò un cacciatore alla caviglia. Pochi anni dopo sempre in quella zona venne avvistato un altro lucertolone nella boscaglia più lungo di 2 m.
    Dal 1940 al 1990 ci sono stati decine di avvistamenti lungo il versante francese delle Alpi, tutti riguardanti rettiloidi più o meno grandi, aggressivi e dai versi profondi e spaventosi.
    Tracce del tatzelwurm si hanno anche in Italia: nel 1963 a Sacile (Pn) e nel 1975 a Goro (Fe) sarebbero stati avvistati due enormi serpenti con le zampe.
    Le prove a conferma degli avvistamenti sono poche e discutibili, come lo scheletro ritrovato da due escursionisti in Svizzera nel 1924, imputato sì ad un grande rettile, ma andato perduto negli anni e quindi non verificabile con l'odierna tecnologia. Nonostante questo il criptozoologo Ulrich Magin è convinto che il tatzelwurm esista davvero e sarebbe un anfibio simile alla salamandra gigante della Cina o alla salamandra del Giappone, che si è adattato al clima rigido della catena alpina e che nei periodi più caldi uscirebbe dalla sua tana per procurarsi il cibo, talvolta approfittando del bestiame dei pastori di montagna.
    Gli scettici fanno però notare la mancanza di prove materiali per suffragare l'esistenza reale della bestia. Un'ipotesi per spiegare gli avvistamenti del tatzelwurm, quando non siano semplicemente invenzioni, è che siano da attribuirsi a serpenti o mustelidi non riconosciuti dall'osservatore.

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    PRIPYAT, LA CITTA' FANTASMA



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    Chi non conosce le città di Hiroshima, Nagasaki, Fukushima e Chernobyl? Certo, tutte e quattro sono state all'epicentro di gravissimi disastri nucleari, voluti o causati da incidenti. Ma i disastri nucleari, purtroppo, non sono rimasti circoscritti in quelle città, tutt'altro: si sono propagati a macchia d'olio coinvolgendo tutte le zone limitrofe creando scenari apocalittici e conseguenze che ancora oggi impediscono la vita normale.
    Pripyat oggi é una città fantasma proprio a causa di uno dei peggiori disastri nucleare della storia, ma a molti il suo nome non dice nulla. Siamo in Ucraina, vicino al confine bielorusso e a circa 110 km a nord della capitale Kiev. La cittadina è adiacente alla centrale di Chenobyl, nota per il più grave incidente nucleare della storia umana. Proprio in seguito a questo accadimento, datato 26 aprile 1986, essa è diventata la più grande "ghost town" al mondo. La città fu costruita nel 1970 proprio allo scopo di ospitare i lavoratori, costruttori e relative famiglie della vicina centrale nucleare.
    Oggi le sue strade sono praticabili, ma inutilizzate dal 1986. Per introdursi nell’area sono richiesti dei permessi speciali e per uscirne bisogna sottoporsi ad un controllo che prevede anche una doccia contro le radiazioni. Nella maggior parte della città i livelli di radioattività non sono letali, ma sfido chiunque a trasferirsi lì per tirar su famiglia, anche gratis.
    Una volta dimora dell'uomo oggi è un paradiso terrestre per gli animali che, non dovendo interagire con gli uomini, possono circolare liberamente e hanno come tane abitazioni e strutture abbandonate.
    Negli anni successivi all'arrivo delle famiglie dei lavoratori della centrale vi si insediarono anche molte persone che non avevano nulla a che fare con Chernobyl e la popolazione nel 1986 era arrivata a contare ben circa 47.000 abitanti.
    Pripyat era moderna e funzionale: ospedali, centri commerciali, due grandi alberghi, numerosi caffè, cinema, teatro, centri sportivi. Insomma, era una delle città più avanzate dell’Unione Sovietica. Oggi la popolazione è ridotta a circa 400 abitanti sparsi nelle campagne circostanti e che rifiutano di abbandonare le loro terre e le loro case. Queste persone sono sottoposte a radiazioni continue che, seppure di leive identità, nel tempo possono causare danni irreversibili al genoma; oltre questo si cibano costantemente di alimenti altamente inquinati e tossici.
    L’incidente di Chernobyl liberò una quantità di radiazioni 100 volte superiore a quelle delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki nel 1945. Il rapporto ufficiale parla di 65 morti accertati e altri 4.000 decessi per tumori e leucemie. Le radiazioni rimarranno nell’aria per circa 48.000 anni e gli uomini potranno tornare a vivere a Pripyat soltanto fra circa 600 anni.
    Pripyat fu evacuata solo 36 ore dopo il disastro. Nonostante le resistenze serrate degli abitanti vennero portate via con la forza 45.000 persone e nei giorni successivi dovettero lasciare le proprie case gli abitanti in un raggio di 30 km.
    Nonostante si stili ogni anno un elenco delle persone che si ammalano e le patologie di tutte quelle persone che sono entrate a contatto con la nube radioattiva, non si possono ancora prevedere le mutazioni genetiche che subiranno in futuro uomini e animali. Per il momento è stato accertato soltanto un più rapido processo di invecchiamento e mutazioni a livello del genoma per la maggior parte mortali ancor prima della nascita.
    Si parla anche di stranissimi funghi che comparvero in quella che ora è conosciuta come "Foresta Rossa" ( dove gli alberi sono morti, ma non possono decomporsi perchè non sopravvivono nemmeno i batteri decompositori), ma le ricerche sulla zona sono ancora coperte dalle autorità.
    Pripyat è rimasta esattamente come fu lasciata dagli abitanti, fatta eccezione per i danni causati dallo sciacallaggio e dal tempo. Attualmente molte costruzioni sono pericolanti, oppure hanno subito una dose troppo alta di radiazioni per poter essere praticate. È relativamente sicuro restare all’aria aperta, mentre molto pericoloso addentrarsi all’interno degli edifici.
    La zona più pericolosa e proibita a chiunque è il parco giochi, che destino volle fosse costruito per i festeggiamenti del primo maggio dell'86, festeggiamenti che mai ci furono perchè l'incidente avvenne 5 giorni prima.
    La radioattività all'interno del parco supera di gran lunga i livelli di guardia: il luogo fu uno dei primi ad essere esposto alla nube perchè si affaccia direttamente verso la centrale di Chernobyl. Quel giorno fu qui che il vento portò le prime particelle radioattive, che poi investirono la grande foresta limitrofa uccidendo gli alberi in pochissimi giorni.
    L'accesso a Pripyat è consentito una volta all’anno nell’anniversario della tragedia: i residenti possono tornare a visitare la città in cui vivevano, ma solo scortati dal personale della vigilanza e solo in luoghi aperti.
    Pripyat è un fantasma che ha assistito al disastro nucleare più famoso della storia, una zona contaminata di disperazione ed abbandono che riecheggiano in ogni suo angolo.

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    ANNIE PALMER, LA STREGA BIANCA DI ROSE HALL



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    In Giamaica, e più precisamente a Montego Bay, c'è una villa georgiana chiamata "Rose Hall", divenuta famosa per la strega bianca che ancora oggi la infesterebbe. Rose Hall venne fatta edificare nel 1770, per la "modica somma" di 30.000 dollari e fu costruita in rigoroso stile georgiano per ordine del ricco proprietario terriero John Palmer.
    Il signor Palmer non era di certo uno che badava alle spese, anche perchè con i suoi 650 coltivati a canna da zucchero aveva azzeccato la coltivazione più fruttuosa del mercato di allora.
    Quattro anni dopo, nel 1774, in Francia nacque Annie, figlia di Amos Palmer e Anna Windle. in questo caso il cognome uguale è una coincidenza, come fu una coincidenza che alla fine del secolo al famiglia di Annie si trasferì proprio in Giamaica. Anche lei di famiglia benestante, iniziò a frequentare l'alta società del luogo e presto conobbe John Palmer, con cui strinse subito una relazione.
    John Palmer non era esattamente un bell'uomo, ma nel 1700 l'unico modo che aveva una donna per raggiungere la ricchezza ed il potere era solitamente l'unione con un potente ed Annie Palmer non faceva eccezione.
    Annie era una donna minuta e bassina (si dice fosse alta a mala pena 4 piedi, cioè non arrivasse a un metro e trenta), ma riuscì in ogni caso a diventare la moglie di John che l'accolse a Rose Hall.
    Si sa poco della sua vita prima di giungere Rose Hall, ma ciò che è certo è che la donna passò dal fascino delle luci di Parigi alla semplice vita sull'isola, piena di quotidiane difficoltà e lontano dalle grandi città che era abituata a frequentare. In aggiunta a questo pare che il carattere di Annie fosse tutt'altro che mansueto, al contrario del marito che era considerato un bonaccione, quasi ingenuo.
    Annie era temuta dagli schiavi che vivevano e lavoravano nella piantagione: comandava con pugno di ferro, in casa e fuori, e gli schiavi disubbidienti venivano puniti con frustate pubbliche, torturati nei sotterranei, o persino uccisi dalla donna. Come un generale dell'esercito Annie cominciava la sua giornata dando gli ordini del giorno dal suo balcone agli schiavi, con tanto di punizioni previste per la disubbidienza.
    Forse per noia o per il gusto di evadere da quella vita nel suo scrigno dorato, Annie cominciò ad intrattenersi con alcuni schiavi: per non far spargere la voce o fare in modo che qualcuno facesse la spia a John, le sue relazioni erano fugaci e duravano solo qualche notte, dopo di che lo schiavo "spariva nel nulla": in effetti gli amanti della donna non venivano più rivisti, nemmeno i loro cadaveri, perchè Annie li assassinava pugnalandoli durante l'amplesso e poi, d'accordo con i suoi servitori, li faceva seppellire in una tomba non marcata nel cimitero vicino.
    Il suo primo marito, John Palmer, venne assassinato anche lui, probabilmente quando scoprì la tresca della donna.
    Erano periodi dove la legge latitava e la morte improvvisa del padrone della proprietà era quasi ben accetta, almeno per i proprietari terrieri vicini che erano costantemente in concorrenza l'uno con l'altro. Anche le autorità non andavano mai a fondo nelle indagini e chiudevano spesso i casi di morte come incidente o accidentale.
    Erano però anche periodi difficili in cui essere una donna, specialmente una vedova ricca in un paese frequentato dai pirati e briganti di ogni tipo.
    Forte della sua fama severa, e in seguito alla sua passione Annie per l’arte del voodoo, per qualche tempo la donna riuscì a rimanere indipendente e poco importunata.
    Molti degli schiavi conoscevano molto bene i riti voodoo e per entrare nelle grazie della padrona insegnarono ad Annie tutto quello che sapevano a riguardo: la donna iniziò ad appassionarsi a tal punto da premiare gli schiavi più collaborativi facendoli dormire in casa e facendoli mangiare al suo tavolo ( cosa impensabile ai tempi). Mostrò una perversa curiosità per i sacrifici umani, specialmente degli infanti, di cui le ossa venivano utilizzate per i riti di magia nera.
    Fu inevitabile però che la fama di Annie degenerasse per tutta la Gamaica e per lei fu coniato il titolo di “La strega bianca della Rose Hall".
    La sua reputazione di persona spietata e con poteri magici le servì a mantenere lontana la sua cassaforte da coloro che normalmente l’avrebbe considerata come una facile preda, ma nonostante tutto furono in molti a presentarsi alla sua magione come aspiranti mariti.
    Annie, tra un rito e l'altro, tra uno schiavo "premiato" e l'altro con notti focose, trovò il tempo di sposare altri due nuovi mariti, dai quali cercava più la loro ricchezza che la loro compagnia. I due mariti durarono poco più di un anno a testa, poi morirono "casualmente" in strani incidenti domestici.
    Ma per Annie la punizione per i suoi crimini era in agguato.
    Il più apprezzato insegnante di Annie era uno schiavo conosciuto per essere un potente stregone voodoo; la figlia dell'uomo sposò un bel giovane, anche lui schiavo nella piantagione Palmer e bene presto Annie decise di invitarlo a “rallegrare” la padrona della casa.
    Lo stregone, che prima di allora era anche l'amante di Annie, venuto a sapere della cosa, si sentì due volte tradito e prese a fare riti contro al sua padrona. Ciò purtroppo non impedì ad Annie di far "sparire" il ragazzo, poco più che maggiorenne, scatenando la collera dell'uomo che aveva perso il genero ed aveva una figlia inconsolabile.
    Era giunto il momento in cui Annie doveva morire...
    Fece costruire una bara apposita scavata nel legno e consacrata al voodoo con un lungo rito, poi ne incise i bordi con simboli esoterici e la cosparse di sangue di gallina. Diede ordine agli altri schiavi di innalzare un altare di mattoni e di rinchiudervi la bara con altri mattoni affinchè la cassa di legno fosse completamente coperta, infine andò a prendere il corpo che la bara doveva ospitare.
    L'uomo irruppe nella casa, confrontandosi con la strega bianca e ingaggiando con uno scontro fisico e magico ( se così si può definire). Annie riuscì a colpirlo con una delle spade da cerimonia lasciategli dal primo marito, ma l'uomo riuscì ad uccidere la donna gettandola dalle scale. L'uomo passò alcune ore di agonia e alla fine morì anche lui di emorragia per una ferita profonda al costato.
    Gli schiavi, che erano stati informati delle intenzioni del loro sovrintendente seppellirono il corpo della strega bianca nella tomba speciale, una tomba destinata a contenere il suo spirito in eterno come punizione per la sua malvagità terrena.
    Pare però che gli schiavi non riuscirono a completare correttamente il rituale spiegato loro dallo stregone, perchè secondo molti abitanti di quelle zone la strega bianca vaga ancora oggi per la grande casa di Rose Hall.
    Secondo la leggenda locale lo spirito di Annie Palmer ancora oggi frequenta la casa e ghermirebbe tutti gli intrusi o curiosi che non le vanno a genio. Sempre secondo le storie bisbigliate dai locali la si può ancora vedere di notte nelle proprietà della Rose Hall e di Ironshore, vestita con un vestito bianco di velluto, in groppa di un grande cavallo nero e con la sua frusta stretta tra le mani.
    Ci sono poi le storie legate ai sotterranei della casa, di passi provenire dalle scale che portano nei piani inferiori e dall'interno delle pareti, dove si teme che vennero murati alcuni sfortunati amanti della donna.
    Rose Hall venne acquistata dall’uomo che la trasformò nell'hotel di Ritz-Carlton , ma la sua fama di casa infestata si è preservata nel tempo, fino ad oggi che è diventata un museo.
    E' aperta al pubblico e tantissima gente ha fotografato fenomeni insoliti nelle stanze o ha segnalato apparizioni eteree dalla forma umana. Il fenomeno più comune a Rose Hall è l'apparizione di qualcuno nello specchio, unico cimelio del tempo di Annie Palmer: si dice che sia stato fortemente voluto dalla donna che lo fece arrivare dall'Inghilterra.

    Fonte Facebook: Misteri del Mondo - Credere Per Vedere
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