Posts written by Leggende Miti Misteri

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    RUBY, LA BAMBOLA POSSEDUTA



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    Tempo fa accennai ad una coppia di investigatori del paranormale molto famosa in America che viaggiano in tutti gli stati per compiere studi su fenomeni e oggetti misteriosi. Si chiamano Greg Newkirk e Dana Matthews e negli Stati uniti godono di un'ottima reputazione. I due hanno anche instituito il "Traveling Museum of the Paranormal", un museo nel quale ripongono tutte le reliquie e gli oggetti donati loro o trovati durante le loro investigazioni. Tra le molte centinaia di oggetti c'è anche Ruby, una bambola ritenuta tra le più infestate del pianeta.
    Ruby è stata donata al museo da una donna di nome Meghan che la trovò nel 2010 nella vecchia mansarda della casa ereditata dai genitori. Meghan sapeva dell'esistenza della bambola e le era stato anche detto che per molti anni era stato oggetto di contesa tra i parenti, ma la contrario: ognuno di loro voleva sbarazzarsene e si arrivò anche a litigi e dispute. Perché allora non gettarla o venderla? Perché erano tutti convinti che la bambola fosse posseduta da uno spirito vendicativo legato alla famiglia e che se avessero tentato di liberarsene avrebbero scatenato le sue ire.
    A Meghan sin da piccola venne spiegato che Ruby apparteneva alla famiglia e che era al centro di una storia complicata e scomoda, al punto che nemmeno seppellendola o eseguendo un esorcismo si sarebbero liberati dell'entità che la governa.
    La bambola apparteneva ad una parente paterna di Meghan che morì da bambina di tubercolosi agli inizi del 1900. A Meghan venne detto che la bambina morì tenendo in braccio Ruby, a cui era attaccatissima, e che probabilmente lo spirito della bambina si è trasferito nel fantoccio per continuare a sopravvivere e restare con i familiari. Da piccola Meghan chiese alla madre di vedere la bambola e poter giocarci, ma lei le disse che il suo posto era in soffitta e che non doveva essere disturbata per nessun motivo.
    La madre era solita raccontare che la famiglia aveva scelto di nasconderla in soffitta perché la bambola, oltre ad non essere bella di suo, terrorizzava chiunque le stesse vicino facendo accadere cose molto strane, come mal di testa, stanchezza, nausea e addirittura allergie; non solo: la cosa più spaventosa era che chiunque la toccasse e ci giocasse per qualche minuto finiva per ammalarsi con febbre alta nel giro di qualche giorno.
    La famiglia di Meghan, molto religiosa e superstiziosa, si affidò anche ad un medium negli anni '60 per scacciare l'entità che sembrava infestare la bambola, ma al posto di un miglioramento per un lungo periodo le cose in casa peggiorarono e Ruby, sballottata da casa a casa, portava con sé malesseri, malattie e sfortuna. Nei suoi pressi accadevano anche fenomeni paranormali di levitazione, rumori nelle pareti, strani lamenti nella notte, pianti e sensazioni di essere spiati; si decise così di chiuderla in una scatola e metterla in soffitta lontano dalle persone.
    Quando Meghan ha ritrovato la bambola, conoscendo la fama di Greg Newkirk e Dana Matthews (che hanno anche una rubrica alla radio), ha chiesto ai due di investigare su Ruby e alla fine l'ha donata al museo del paranormale della coppia.
    In un primo momento Ruby nella sua nuova sede non ha mostrato nulla di speciale e si è pensato che attorno a lei fossero stati orditi dei racconti basati su coincidenze o false credenze, ma gli effetti del contatto con la bambola sono venuti a galla man mano che passava il tempo.
    Molti che entrano in contatto con Ruby, pur non manifestando alcun malessere o malattia, iniziano a comportarsi in modo molto strano e sin dai primi minuti: si è notato che quasi la metà delle persone che hanno preso Ruby in braccio sono state sopraffatte da sentimenti materni, iniziando a dondolarla avanti e indietro come se fosse un bambino; alcune addirittura hanno versato lacrime a causa di un "travolgente e improvviso affetto per lei".
    Alcuni visitatori del museo, oltre ad avvertire queste sensazioni materne senza rendersene conto, hanno riportato una sensazione molto strana, come un messaggio telepatico al loro cervello che dice: "Non sono spaventosa, non voglio fare del male".
    Anche Greg e Dana sono convinti che l'entità che risiede dentro Ruby non si malvagia: nonostante i vestiti macchiati e il volto incrinato, Ruby non ha mai fatto nulla di particolarmente spaventoso, al massimo ha fatto provare emozioni di pena o di amore materno.
    Una delle testimonianze più celebri riguardo a Ruby giunge da Lisa Taylor-Horton, autrice e organizzatrice della Haunted America Conference: la donna scattò molte fotografie ad oggetti considerati infestati e tra queste ne fece una a Ruby; quando riguardò la fotografia sul suo telefono la bambola Ruby sorrideva.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    LE ENTITÀ DELL'OSPEDALE CLEMENTE ALVAREZ



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    Molti ricercatori del paranormale sono d'accordo che le entità ultraterrene tendono a restare nei pressi dei luoghi in cui doveva avvenire il trapasso (quindi per una morte improvvisa o una lunga malattia) oppure in un luogo particolarmente caro quando erano creature viventi. C'è poi chi pensa che i classici "fantasmi" siano residui spirituali delle persone e non proprio entità senzienti. Tutto questo ovviamente presuppone che si creda ai fantasmi.
    Tra i luoghi in cui le anime o i residui spirituali sarebbero più frequenti ci sono ovviamente quelli che hanno visto la morte di molte persone, quindi cimiteri, campi di battaglia e ospedali. Questo è uno di quei casi.
    Siamo a Rosario, una piccola città della provincia di Santa Fe (Argentina) e da molti anni nell'Hospital de Emergencias Clemente Álvarez (HECA) si vocifera non di una, ma molte entità nei corridoi, nei sotterranei e nelle camere dei degenti.
    A corredo di questo articolo vi riporto un'immagine scattata nel 2012, ma come di consueto non mi baso solamente su questa, anche perché come scrivo spesso, oggi siamo in grado di creare al computer ottimi falsi e lei potrebbe essere benissimo uno di quei casi. Vi parlo quindi di eventi paranormali testimoniati anche da dottori e infermieri, oltre che da pazienti e familiari.
    L'ospedale di Clemente Alvarez, stando allo staff medico, è teatro di molti fenomeni anomali, come ascensori che si attivano da soli durante la notte, magazzini spesso ritrovati sotto sopra anche se chiusi a chiave, ombre nei corridoi del piano interrato anche di giorno, sussurri e nebbioline vaganti.
    Il personale interno e quello delle pulizie sono talmente abituati a questi fenomeni che ci scherzano sopra: pare che tra i molti spiriti dell'ospedale ci siano quelli di due bambini che si rincorrono al piano terra e che appaiono all'alba nei pressi dell'entrata; ci sarebbe quello di un'infermiera che si suicidò negli anni '70 per pene d'amore e quello di un'anziana donna che negli anni '90 fu dichiarata morta per ben 4 volte prima che fosse giunto veramente il suo momento: la donna due volte si svegliò in obitorio e le altre due dopo che venne steso il lenzuolo bianco sul suo volto.
    Ecco, proprio l'ultimo fantasma sembra essere l'oggetto della foto scattata nel 2012: due infermieri l'8 maggio del 2012 erano in pausa quando ebbero l'impressione che una sedia a rotelle nel corridoio si muovesse, anche se di pochi centimetri. Se al primo movimento si convinsero che fosse suggestione, al secondo dovettero constatare la stranezza. Non era la prima volta che succedeva: tutti gli infermieri sapevano che al secondo piano della struttura c'era una sedia a rotelle che si muoveva da sé in diversi corridoi e in diverse occasioni anche molti parenti dei pazienti si trovarono a segnalare la cosa.
    Uno dei dipendenti, di nome Diego (il cognome non è noto), ha preso lo smartphone e ha deciso di scattare alcune foto alla sedia e una di esse sarebbe quella che metto qui nell'articolo: una forma eterea dall'aspetto chiaramente umano se ne stava placidamente seduta sulla carrozzina. Ovviamente la foto, pubblicata su facebook e su altri social networks, ha causato stupore e controversie tra gli internauti.
    L'infermiere dell'HECA ha assicurato che la foto è reale e che non c'è alcuna manipolazione, ma di lui non si sa praticamente nulla e non e facile risalire ad ulteriori informazioni riguardo lo scatto. Ciò che si sa è che molti medici e infermieri sono certi che l'ospedale accolga non solo malati, ma anche pazienti che probabilmente non sanno di essere morti.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    IL MISTERIOSO CASTELLO VISCONTEO DI TREZZO SULL’ADDA



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    A nord-est di Milano, in direzione di Bergamo, si passa sull'altissimo Ponte sull’Adda che separa proprio le due province. Il panorama è davvero stupendo e si intravede la suggestiva Trezzo sull’Adda, una cittadina tranquilla sull'argine del fiume immersa nella natura.
    Sicuramente il monumento più caratteristico è il Castello Visconteo, costruito nel 1370 per volere di Bernabò Visconti accanto ad una rocca voluta dalla regina Teodolinda. La fortezza non ha avuto una storia tranquilla: la regione fu contesa da diverse fazioni, tra cui Federico Barbarossa, i Torriani e i Visconti. Fu più volte distrutto e ricostruito e oggi del castello originario restano la torre a pianta quadrata alta 42 m, il pozzo e i suggestivi sotterranei.
    Come ogni castello che si rispetti anche il Castello Visconteo porta con sé storie di intrighi, dispute, tradimenti e omicidi; per chi crede nel paranormale ancora oggi è popolato da diversi fantasmi che a quanto pare non disdegnano nemmeno di essere fotografati.
    I documenti storici riportano diverse vicende cruente e instaurano negli stessi studiosi una curiosità morbosa per i segreti che la rocca ha nascosto e nasconderebbe ancora oggi. Uno è legato a Federico Barbarossa che qui custodì un enorme tesoro e lo perse quando i milanesi assaltarono il castello trafugando gran parte delle sue ricchezze: si dice che non tutto il tesoro venne ritrovato perchè il Barbarossa si premunì dividendo il tesoro e seppellendo diversi sacchi di monete e preziosi attorno al castello. Tra i suoi ruderi da qualche parte ci sarebbero ancora ingenti ricchezze ad attendere un nuovo proprietario.
    La vicenda più famosa però è quella della congiura contro Bernabò Visconti, proprio colui che fece erigere il fastoso castello di Trezzo. Bernabò era descritto come un sanguinario ed un perverso: era solito gettare i corpi agonizzanti dei nemici e delle giovani fanciulle con cui giaceva nei pozzi delle segrete del castello e a testimonianza di ciò ancora oggi sono visibili delle chiazze rosse di sangue sulle pareti dei sotterranei.
    Giusto per dare un'idea di quanto fosse crudele, Bernabò fece murare viva una delle sue figlie, Bernarda, colpevole di aver tradito il marito Giovanni Suardo impostole dal padre con un giovane cortigiano, Antoniolo Zotto.
    Nel 1385 il nipote Gian Galeazzo, deciso a succedergli al potere, lo fece rinchiudere nelle prigioni del castello con l'accusa di cospirazione. Bernabò Visconti era però una persona di alto rango e la questione sollevata dal nipote non convinse fino in fondo gli alleati; per questo motivo lo zio venne trattato con un certo tatto in attesa di chiarire la sua posizione politica e gli fu concesso addirittura la compagnia dell’amante Donnina de’ Porri. Gian Galeazzo, forse temendo che la congiura venisse smascherata, un giorno fece avvelenare la zuppa di fagioli di cui lo zio andava ghiotto e lo fece morire tra atroci dolori.
    Fino a metà del 1700 la camera i cui fu confinato Bernabò era ancora intatta e su una parete si l'uomo aveva lasciato scritto questa frase:

    "Tal a mi qual a ti"
    che parafrasando vorrebbe dire "Oggi a me, domani a te".

    Ora chiamatela coincidenza, chiamatelo karma, alcuni mesi dopo Gian Galeazzo Visconti affermò che gli era apparso il diavolo e alcuni anni più tardi, nel 1402, morì di peste.
    Questo e altri sotterfugi storici hanno portato a credere che nel Castello Visconteo ci siano ancora entità ultraterrene intrappolate nei sotterranei e tra le mura e che non sia raro incontrarle.
    Il fantasma di Bernabò Visconti sembra andare per la maggiore: nell’agosto del 1973 quattro turisti tedeschi decisero di montare e tende proprio nel cortile della fortezza e di passare lì la notte prima di ripartire per la loro escursione delle vallate della zona. Vennero svegliati in piena notte da rumori di passi e di metallo battuto e quando uscirono dalle tende videro una quindicina di uomini con delle fiaccole in mano. Erano tutti vestiti con un'armatura medievale e uno di loro aveva un mantello regale che lasciava intendere che interpretasse un nobile. Già, loro pensarono che si trattasse di una rappresentazione medievale e quando il nobile fece loro segno con la mano di seguirli decisero di partecipare alla sceneggiata.
    I quattro ragazzi furono condotti all’interno del castello e giunsero in un vasto salone illuminato da candele dove si stava tenendo una festa e c'erano decine di persone tra servi, soldati, nobildonne, e cavalieri. Al centro della sala c'era un lunghissimo tavolo imbandito e i ragazzi parteciparono al sontuoso banchetto, pur non comprendendo la lingua che parlava la gente attorno a loro. Al termine furono condotti in una stanza con un grande letto a baldacchino e lì si addormentarono. La mattina seguente si svegliarono tra i ruderi del castello tra rovi e pietre.
    Se questa può sembrare una bella storiella inventata, nel settembre del 2004 il gruppo di ricercatori del paranormale Crop Circle di Milano immortalò una presenza eterea di quello che sembrava un nobile. Il gruppo sottopose l’immagine all’analisi del Centro di Investigazione Occulta che confermò l'autenticità della foto e trovò somiglianze con la statua di Bernabò conservata nei Musei del Castello Sforzesco di Milano.
    Ma il fantasma di Bernabò non sarebbe l'unico ad apparire nel castello: si dice che quando qualcuno si avventura alla ricerca del tesoro perduto di Federico Barbarossa si possa imbattere nella figura spettrale dell’imperatore, che sarebbe molto presente soprattutto nei sotterranei.
    Si parla anche di lamenti e pianti di fanciulle provenire dal pozzo, dove venivano gettate dal signore del castello dopo una notte focosa; c'è chi afferma di aver visto una dama passeggiare nel giardino tra i ruderi durante le notti estive e chi afferma di aver sentito delle urla provenire dalla "stanza della goccia".
    La tortura della goccia è di origine orientale, ma anche alcuni nobili europei si dilettavano in questa pratica: nelle fondamenta dal castello c'è un antro dove i prigionieri venivano immobilizzati e posti sotto delle fessure del soffitto da cui l'umidità generata dal fiume sottostante faceva cadere delle gocce d'acqua in maniera costante e continuativa sulle loro teste. La vittima moriva per i crampi o impazziva (si dice che il flusso di gocce scavava buchi nel cranio, ma ci vorrebbero anni di gocce cadute nello stesso punto).
    Oggi si cerca di non lasciare che ciò che resta del castello cada in sfacelo e di tener viva la memoria di una fortezza che ha fatto la storia della cittadina. Di vicende in effetti ne ha vissute molte e i suoi fantasmi sembrano volerle ricordare ai curiosi che vi si avvicinano.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    LA MALEDIZIONE DEL CASTELLO DI MIRAMARE



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    Ogni oscuro castello che si rispetti deve avere un suo fantasma... Beh, non è sempre vero: ci sono moltissimi castelli sui quali non si conoscono leggende su presunti fantasmi, ma che nascondono comunque oscuri segreti.
    In Italia forse il più famoso è il Castello di Miramare, una bellissima fortezza sulla punta del promontorio di Grignano a Trieste. Pur non avendo un fantasma tutto suo, si dice che su di esso gravi una tremenda maledizione secondo cui chiunque vi pernotti è destinato a morire prematuramente in terra straniera.
    Ora voi penserete che si tratti di una o due persone che per chissà quale coincidenza sono morte all'estero dopo aver dormito in questo castello; se credete nelle maledizioni questa sembra essere talmente potente che c'è addirittura chi pensa che sia essere indirettamente responsabile dell'inizio della prima guerra mondiale.
    Ma andiamo con ordine. Il bellissimo Castello di Miramare non è una rocca molto antica: risale a metà del XIX secolo, quando l'arciduca austriaco Ferdinando Massimiliano d’Asburgo giunse a Trieste e rimase talmente affascinato dalla bellezza del promontorio di Grignano che ne acquistò molti appezzamenti e decise di far costruire una residenza degna del suo titolo. I lavori iniziarono il 1° marzo del 1856 e Massimiliano ordinò che fosse la più bella delle rocche perché doveva essere un monumento d'amore alla moglie Charlotte del Belgio.
    La coppia rimase talmente rapita dal panorama e da quello che sarebbe diventato il castello che alla vigilia del Natale del 1860 presero alloggio al piano terra dell’edificio nonostante i lavori fossero tutt'altro che finiti. La coppia voleva godersi la loro idilliaca rocca per il resto della vita, ma in realtà lo fece solo per pochi anni.
    Nel 1864 Napoleone III di Francia fece pressione su Massimiliano affinchè lui e Charlotte andassero in Messico e lui assumesse il ruolo di imperatore: ciò che voleva Napoleone era un alleato nel Nuovo Mondo in modo da poter allargare le influenze anche oltre oceano. L'imperatore Massimiliano I del Messico però non ebbe vita facile in terra straniera e la sua monarchia durò appena 3 anni perchè le sue idee conservatrici si scontrarono con un popolo fortemente liberale. Il problema più grande però era la guerra civile americana, nata delle obiezioni degli americani a qualsiasi interferenza europea negli affari del Nuovo Mondo. Sta di fatto che nel 1866 Massimiliano fu sconfitto e, nonostante gliene venne data la possibilità, rifiutò di lasciare il Messico. Contro i pareri di Charlotte e addirittura di Napoleone III, Massimiliano tentò di resistere all'assedio e finì per essere giustiziato il 19 giugno 1867.
    La povera Charlotte, già in crisi a causa di una mania persecutiva acuta, subì tracollo mentale e quando giunse in Europa trascorse il resto dei suoi giorni in solitudine nel castello di Bouchout in Belgio, dove morì nel 1927.
    Troppo poco per giustificare una maledizione, non credete? Ma proseguiamo.
    Il castello passò nelle mani dell'imperatore Franz Joseph e di sua moglie Elisabetta d'Austria e nuovamente uno dei suoi residenti morì in condizioni misteriose: la mattina del 30 gennaio 1889 il loro unico figlio Rudolf, principe ereditario d'Austria, fu trovato ucciso presso la residenza di Mayerling, nel bosco di Vienna. L'incidente fu etichettato come suicidio, ma sollevò molte teorie di cospirazione.
    La maledizione in questo caso non si fermò ad un unico membro, ma proseguì con la madre di Rudolf, l'imperatrice Elisabetta, che il mondo intero conosce con il soprannome di Sissi. Sissi, al pari di Lady Diana, era un'icona della nobiltà del tempo, era bella, era amata per le sue opere caritative e molto popolare anche tra le caste più basse. Amava viaggiare e nel 1898 andò a Ginevra con la contessa Irma Sztaray de Sztara e Nagymihaly.
    Purtroppo anche un giovane anarchico italiano di nome Luigi Lucheni era anche in città: rivelò successivamente che era venuto a Ginevra "per uccidere un sovrano", non importava quale. Il 10 settembre 1898 pugnalò Sissi al torace e al cuore e l'imperatrice morì meno di un'ora dopo. Lucheni venne condannato alla prigionia di vita, ma si suicidò in carcere con la propria cintura 10 anni dopo.
    Si dice che l'arciduca Francesco Ferdinando, il successivo a dormire nel Castello di Miramare, abbia riso all'idea di una maledizione sul castello quando qualcuno la ipotizzò ad una festa; la sua morte sconvolse il mondo e scatenò la prima guerra mondiale. Il 28 giugno 1914 per le strade di Sarajevo il giovane Gavrilo Princip sparò due colpi di pistola contro l'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono d'Austria-Ungheria, e sua moglie Sofia, duchessa di Hohenberg. Entrambi morirono a distanza di mezz'ora e il gesto fu preso dal governo di Vienna come il "casus belli" che diede formalmente inizio alla prima guerra mondiale.
    Alla fine della prima guerra mondiale Trieste fu consegnata all'Italia e l'occupante successivo divenne principe Amedeo, duca d'Aosta. Durante il suo mandato il duca ha ristrutturato e modernizzato il castello, installando acqua corrente, riscaldamento centralizzato, linee telefoniche e anche un paio di ascensori. Fu sostenitore di Mussolini e diventò governatore generale dell'Etiopia nel 1937. Morì nel 1942, probabilmente a causa della tubercolosi o della malaria, in un campo di prigionieri di guerra britannico a Nairobi, in Kenya.
    Un altro ad abitare il castello è fu il nazista austriaco Fredrich Rainer. Fu condannato a morte per crimini contro l'umanità nel 1947.
    Fino al 1954 il castello venne occupato da militari britannici e poi dagli americani. L'ultimo a morire per quella che pare a tutti gli effetti una maledizione fu un generale americano che vi soggiornò fino al 1951, quando fu inviato nella Guerra di Corea e morì pochi giorni dopo il suo arrivo di attacco cardiaco.
    Nel 1955 la rocca fu consegnata alla città di Trieste che lo restaurò e lo aprì al pubblico. Da allora il Castello di Miramare è diventato un'attrazione turistica popolare e viene visitato da migliaia di persone ogni anno.
    Per chi crede in queste cose, la bellezza mozzafiato di questo castello fa dimenticare ai visitatori le molte celebrità che hanno perso la vita dopo aver soggiornato al suo interno; una maledizione che non è mai stata scongiurata e che attende solo qualcuno dorma tra le mura del castello per riattivarsi.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    CITAZIONE (Lux et tenebrae @ 16/6/2017, 23:12) 
    Sono disperato davvero, credetemi. Questa è l'ultima cosa che mi sarebbe venuta in mente di fare. Non gioco, non sono qui per raccontarvi storie di vampiri, ho sete di sangue e ci sto malissimo.
    È iniziato tutto per uno stupido gioco qualche mese fa, ho accettato la sfida di bere il sangue di una ragazza. Ero ubriaco, non l'ho fatto coscientemente. La mia paura il giorno dopo è stata quella di aver preso qualche malattia. Ho chiamato questa tizia che mi ha rassicurato e fatto vedere degli esami fatti l'anno prima, io poi ho rifatto gli esami e per fortuna non ho nulla. La cosa strana però è che quella ragazza che credevo avesse vent'anni ne ha quasi quaranta e lei sostiene di averne anche di più ma di non aver avuto modo di cambiare la sua carta d'identità.
    Dopo pochi giorni che avevo bevuto il suo sangue mi son sentito irrequieto, nervoso, ho perso il sonno e sono stato per tre giorni ininterrotti senza dormire. Anche volendo venivo svegliato di soprassalto con il desiderio di correre via e di mordere qualcuno.
    Sono tornato da questa ragazza e l'ho quasi obbligata a farmi bere ancora con la minaccia di denunciarla. Lei ora è sparita e non so come fare. Ho bisogno di sangue. Vi prego aiutatemi o uccidetemi.

    Ci dispiace che stai vivendo questa esperienza :( Non sappiamo come aiutarti se non rivolgendoti ad un medico o (ancor meglio) una persona che si occupa di esoterismo che potrebbe individuare se ha (più che altro) contratto un non so che di maligno. Desiderare il sangue di una persona (devi entrare in questo concetto) è come desiderarne la morte...
    Ricorda che il sangue, è fonte di vita (naturalmente anche della tua) e desiderarne quello altrui significa avere un concetto assassino ... Prova come ti ho consigliato, ad ascoltare un esperto, anche in termini teologici se sei credente, e se c'è in te qualcosa di maligno, fattelo portare via. Un consiglio amichevole il mio :) intendiamoci :)
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    L'AUTOSTOPPISTA FANTASMA DI HAYNESVILLE



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    «C'è un tratto di strada nel nord del Maine che non ha mai, mai, mai visto un sorriso.»

    Dick Curless era un cantante country americano che negli ultimi anni della sua vita si stabilì nel Maine. Uno dei suoi successi fu "Tombstone Every Mile" che riportava queste parole per descrivere la Route 2A , una statale che passa vicino Haynesville a attraversa una zona di foresta conosciuta come "Haynesville Woods".
    Molte persone sono morte in quel tratto di strada, e per "molte" intendo che ogni 100 m, anche meno, a lato della strada si intravede un memoriale improvvisato in ricordo delle vittime. I locali ancora oggi ricordano il luogo dove sono morti i loro cari con una croce bianca, un mazzo di fiori, un nome scritto su un pezzo di cartone o un oggetto personale che ricorda l'estinto.
    Oggi per fortuna la Route 2A è una strada secondaria e la maggior parte del traffico percorre la molto più sicura Interstate 95, che collega il nord del Maine con il resto del New England; ma la superstrada è molto recente e prima di essa la Route 2A era una delle poche che permetteva di viaggiare nei lunghi tratti di boscaglia e terre desolate della regione. Il problema è che specialmente in inverno il clima rigido e la neve rendevano (e rendono ancora) l'asfalto ghiacciato, scivoloso e molto pericoloso, anche per il fatto che passando attraverso una fitta boscaglia la patina ghiacciata spesso non ha il tempo di sciogliersi nemmeno quando spunta il sole. Per di più la strada è anche vecchia e tortuosa, con molte curve mal progettate che portano i veicoli verso l'esterno della carreggiata, e quindi in mezzo agli alberi o nei fossi che la costeggiano; insomma, sebbene oggi la strada sia percorsa per lo più da camionisti e automobilisti locali, la Route 2A resta molto pericolosa e di tanto in tanto ci scappa l'ennesima vittima della strada.
    Si contano più di 200 morti lungo questa strada dal 1950 e ciò ha alimentato le credenze che sia maledetta; alcuni però pensano che sia "solo" abitata da fantasmi e tra tutti quello di una giovane ragazza che fa l'autostop.
    Lo so, l'avremo sentita centinaia di volte la leggenda dell'autostoppista fantasma, ma suppongo che in pochi sapranno che molte delle sue versioni si rifanno proprio agli eventi della Route 2A. La versione che si racconta intorno ad un fuoco in campeggio o in una stanza buia per spaventare qualche credulone la conosciamo tutti:
    Una giovane ragazza con una veste bianca di notte spunta dall'oscurità e (a seconda delle versioni) si getta sotto l'auto o chiede un passaggio: in entrambi i casi svanisce nel nulla, o dopo l'impatto con la macchina o poco dopo che l'autista si è rimesso in marcia.
    Nel caso dell'autostoppista Haynesville, molte testimonianze riportano di una giovane donna che fa l'autostoppista a lato della strada. Non sarebbe vestita di bianco, ma con un abito scuro, una pelliccia marrone e una valigia in mano; chi afferma di averla incontrata lungo la Route 2A parla di una ragazza spaventata e infreddolita: il fantasma apparirebbe quasi sempre nelle rigide notti invernali e quasi sempre nello stesso punto nei pressi di un enorme albero le cui radici hanno sollevato la banchina della strada.
    Chi si ferma a darle un passaggio sperimenta un freddo intenso che sembra avvolgerla, ma un'incredibile sensazione di tangibilità. Insisterebbe per sedersi sui sedili posteriori e, come vuole la leggenda, dopo un paio di chilometri sparirebbe nel nulla. A volte lascerebbe però il suo cappotto e al suo interno l'autista troverebbe un biglietto con un indirizzo: seguendo le indicazioni si giungerebbe ad una vecchia casa nella periferia di Haynesville e lì ci sarebbe la madre della ragazza che il cappotto e racconterebbe la triste storia della morte prematura della figlia in uno schianto in auto su quella strada.
    Ho scritto tutto al condizionale perché non posso far altro che relegare questa storia nella leggenda; tuttavia sono moltissimi gli autisti che affermano di una ragazza che cammina di notte ai bordi della Route 2A e pare proprio che le varie leggende dell'autostoppista fantasma qui si raccontino sin del 1950, sicuramente molto prima delle odierne storielle.
    Certo è che la strada è ancora oggi teatro di moltissimi incidenti e può darsi che qualche anima persa ci sia; tutto sta nel capire quanto le testimonianze siano genuine.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    I VAMPIRI DI MEDVEGIA



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    L'est Europa è da secoli un territorio di confine, sia geografico con l'Asia, sia culturale e religioso. Anche se noi pare che la Chiesa sia stata rigida nell'affermare il suo potere, in tutti i paesi dell'est Europa in periodo medievale si viveva in un clima di puro terrore psicologico e le superstizioni erano talmente radicate che ancora oggi sono vive più che mai. Iniziando dalla Valacchia e finendo vicini a noi, in Slovenia, ancora oggi ci sono cittadine convinte che i vampiri siano reali e gli abitanti adottano ogni prevenzione per scongiurare che queste creature attacchino le loro famiglie.
    Questo è il motivo per cui a noi giungono notizie sconcertanti, spesso incredibili di fenomeni legati al vampirismo o alle streghe: mentre noi tendiamo a relegare la figura del vampiro nelle leggende, tra la Slovenia e la Russia è quasi una realtà quotidiana, perfino oggi giorno.
    Questa storia proviene dalla Serbia e in particolar modo da un particolar modo da un piccolo villaggio chiamato Medvegia; forse tutto nacque a causa della tubercolosi o della difterite come in altri casi simili avvenuti nel 1800, ma le testimonianze degli abitanti e dei medici del tempo furono talmente inquietanti che ancora oggi fanno sprofondare l'intera questione nel mistero.
    Nel 1725 nel distretto serbo Rahm di Kisilova l'intera comunità medica fu allertata da strane dicerie riguardo un uomo defunto che si sarebbe presentato a diverse persone portandole alla morte nel giro di pochi giorni; le notizie giunsero fino a Belgrado e un gruppo di medici venne mandato nel remoto villaggio di Medvegia per indagare sulla questione.
    Al loro arrivo gli stessi medici si trovarono di fronte ad una comunità in preda all'isteria e alla paura e ci vollero due giorni prima di riuscire a mettere insieme i pezzi del puzzle. Tutti avevano qualcosa da dire e spesso le testimonianze si contraddicevano, ma una cosa era certa: l'artefice delle morti era un uomo di nome Peter Plogojowitz.
    Plogojowitz era morto già da tre mesi, ma gli abitanti del villaggio erano certi che in alcune notti lo si vedeva camminare per le strade e che fosse in grado di sparire e riapparire nelle case dei poveri sventurati che finivano poi per morire. Ovviamente i medici scartarono a priori la possibilità di un morto vivente, ma riscontrarono che a Medvegia le morti erano troppe e troppo sospette da essere attribuite a una coincidenza; la prima cosa a cui pensarono fu un'epidemia mortale che in qualche modo giustificasse la perdita di sangue sulle vittime. In effetti a Medvegia al loro arrivo erano morte da quasi una ventina di abitanti di tutte le età e tutti, secondo i documenti del medico locale, presentavano perdite abbondanti di sangue dalla bocca e dagli occhi.
    Il libro "The Everything Vampire Book", che raccoglie molti casi simili del tempo in tutto l'est Europa, riporta diversi particolari di questa vicenda. Eccone un estratto:

    «Peter Plogojowitz, un uomo medio di poca distinzione, morì e fu sepolto nel distretto Rahm di Kisilova. Poco dopo una settimana una misteriosa malattia ha colpito nove abitanti di diversa età con un decorso di 24 ore e la conseguente morte. La moglie di Plogojowitz ha affermato che il suo caro marito defunto le ha fatto visita chiedendole le sue scarpe. Questo fenomeno sembra avvalorare i rapporti anche di coloro che si sono ammalati: alcuni prima di morire hanno affermato che Plogojowitz non solo ha fatto loro visita, ma che abbia tentato di strangolarli.»

    I medici per risolvere la questione, con la cooperazione delle autorità e del personale militare, fecero riesumare il corpo di Plogojowitz: secondo i racconti riportati nelle cronache del tempo il cadavere portava tutti i segni rivelatori di un vampiro. Alcuni lembi della sua pelle si erano staccati e mostravano una nuova pelle biancastra sottostante, i capelli e le unghie erano cresciute, c'era sangue vicino alla sua bocca, ma soprattutto il corpo appariva ancora relativamente intatto.
    La folla accorsa urlò al vampiro e a gran voce chiese di distruggere la creatura in modo che non facesse altre vittime. Le autorità, per mettere a tacere quelle voci, ordinarono che il cuore di Plogojowitz venisse trafitto da un paletto di legno: quando l'ordine venne eseguito un fiotto di sangue non coagulato fuoriuscì dal petto e dalla bocca. A quel punto fu dato l'ordine di dare fuoco al cadavere e disperdere le sue ceneri. Nonostante quel "trattamento" macabro però gli abitanti non si placarono e chiesero (e ottennero) che tutte le presunte vittime di Plogojowitz subissero lo stesso trattamento in modo che non tornassero come vampiri per uccidere altra gente.
    Il caso volle che dopo quella giornata di follia il villaggio di Medvegia tornasse alla tranquillità per un paio di anni, fin quando un uomo di nome Arnod Paole giunse in paese dopo la guerra in Grecia. Secondo quanto riferito da lui stesso, il soldato era in fuga da un vampiro: disse che era stato morso ad braccio e che per scongiurare la sua trasformazione aveva mangiato la terra della tomba del vampiro e si era imbrattato di sangue del vampiro, ma che ogni scongiuro era stato inutile e che il suo predatore era alle sue calcagna per completare l'opera e trasformarlo in un suo seguace.
    Dopo qualche settimana Paole morì a causa di una caduta da un carro e nuovamente, così come per Plogojowitz, gli abitanti dopo qualche giorno iniziarono a spargere la voce che il morto era tornato dal regno dei morti per uccidere la gente. In quel periodo morirono 4 persone e le accuse insistenti della gente costrinse le autorità a riesumare il cadavere di Paole. Dopo 40 giorni la lapide di Paole venne scoperchiata e anche nel suo caso il cadavere era abbastanza integro e mostrava rivoli di sangue dagli occhi, naso, bocca e orecchie; la camicia e il feretro erano completamente insanguinati e capelli e unghie erano cresciute come se fosse ancora in vita.
    Anche per Paole si profilò lo stesso destino di Plogojowitz: il cuore venne trafitto da un paletto di legno e il cadavere venne bruciato sul rogo.
    La cosa interessante di questo "secondo vampiro" furono le dichiarazioni scritte dei medici che esaminarono le presunte vittime di Paole prima che fossero date anch'elle alle fiamme.
    Nella loro relazione, "Visum et Repertum" gli ufficiali riportarono i dettagli clinici delle esumazioni, affermando che dopo l'apertura del corpo trovarono una notevole quantità di sangue fresco extravascolare. Le arterie cave, come il ventriculis cordis, non erano piene di sangue coagulato come si aspettavano, ma con sangue abbastanza fresco da sembrare quello di una persona sana; lo stesso valeva per polmoni, fegato e intestino.
    I due casi di Medvegia sono diventati molto famosi nei decenni a seguire proprio perché, oltre alle dichiarazioni degli abitanti (che potevano anche essere giustificati come isteria di massa), si unirono quelle dei medici sconcertati per i risultati delle autopsie.
    Cosa successe veramente nel piccolo villaggio di Medvegia? C'erano davvero i vampiri?

    Fonte: misteridalmondo.net
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    IL TERRIBILE PIRATA BARBANERA



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    Ancor prima che il film "Pirati dei Caraibi - Oltre i confini del mare" lo rendesse celebre ai ragazzi di oggi, Barbanera era un personaggio conosciutissimo e più volte protagonista di rappresentazioni teatrali, cinema e opere di letteratura.
    A differenza di quanto si pensi però non è un personaggio di fantasia, sebbene nei secoli sia stato "abbellito" di poteri sovrannaturali e imprese al di là delle capacità umane; ad ogni modo le leggende e il mito che si è creato attorno a questo pirata sono ampiamente giustificati.
    Su Edward "Blackbeard" Teach le notizie sono sporadiche e spesso frammentarie perché in passato per persone particolarmente malvagi e per i fuorilegge non si era soliti promulgare episodi della loro vita; gran parte di ciò che sappiamo oggi deriva da un enigmatico Charles Johnson, uno scrittore che molti storici dicono fosse Daniel Defoe (quindi Johnson sarebbe uno pseudonimo), che raccontò le imprese di Barbanera e altri terribili pirati in un libro dal titolo "A General History of the Robberies and Murders of the most notorious Pyrates".
    Secondo le ricostruzioni della sua vita Edward Teach nacque nel 1680, qualcuno pensa a Bristol mentre altri a Port Royal. Sulla sua gioventù non si sa praticamente nulla, se non che a 16 anni venne imbarcato su una nave di corsari durante la " Guerra della Regina Anna" (era così conosciuta la guerra di successione spagnola).
    Si stabilì nelle Bahamas, probabilmente sull'isola di New Providence, ma continuò a navigare come corsaro, fino ad unirsi alla ciurma del pirata Benjamin Hornigold, dove si distinse per la sua brutalità negli assalti. La flotta di Hornigold crebbe rapidamente grazie alla cattura delle navi che assaltavano e Teach venne messo a comando di una di loro, continuando a incutere terrore per tutti i Caraibi.
    Quando Hornigold si ritirò dalla pirateria, Edward Teach proseguì le incursioni e quando catturò il mercantile francese "Concorde" che proveniva dalla Guyana francese, lo scelse come su ammiraglia e lo ribattezzò "Queen Anne's Revenge". Equipaggiò la nave con 40 cannoni e con essa divenne il terrore dei Caraibi, assaltando e catturando decine di navi.
    In quel periodo assunse il soprannome di "Barbanera" perché portava una lunga barba nera che intrecciava e spuntava a mo' di diavolo per spaventare i nemici; per incutere maggior terrore nei marinai era solito inserire sotto il cappello delle micce che accendeva ad ogni assalto, facendo credere ai nemici di essere un mostro sovrannaturale da cui era meglio scappare che affrontare.
    Teach si accanì particolarmente sulle navi francesi e assaltò diversi porti tra cui Turkill, Grand Cayman, Bahamas, Carolina; si dice che in soli 18 mesi assaltò, depredò e affondò oltre 20 navi.
    Nella sua carriera da pirata (breve per fortuna) ebbe anche il tempo di sposarsi ben 14 volte; l'ultima moglie, una 16enne di origine hawaiana, si dice che fu spesso concessa come schiava sessuale per la sua ciurma come "premio" per la loro fedeltà.
    Si dice… si dice… Scrivo molti "si dice" in effetti: in realtà di Barbanera si conosce solo ciò che giunge dalle storie tramandate oralmente e perfino il cognome è in dubbio: la maggior parte degli storici concorda che fosse Teach, ma alcuni hanno trovati riscontri nei cognomi Tirsh, Thatch e Dirmmon.
    Una data certa fu marzo del 1728, quando assaltò il porto di Charleston nella Carolina del Sud e prese in ostaggio un funzionario della città assieme al figlio di 4 anni chiedendo come riscatto un baule di medicine: l'equipaggio si stava riducendo a causa di una malattia che portava febbre e allucinazioni, probabilmente un'infezione portata dai feriti e dalla cattive condizioni igieniche in cui viveva la ciurma.
    Barbanera incuteva paura non solo ai nemici, ma anche al suo stesso equipaggio: la leggenda vuole che punisse chi sbagliava o gli disubbidisse in modi atroci, come sparare alle gambe dei suoi uomini o tenerli legati all'albero maestro a testa in giù finchè non svenivano.
    Divenuto ormai una minaccia per tutti i mercantili del Centro America, il governatore di Nassau e delle Bahamas, Woodes Rogers, gli offrì l'amnistia, che però Teach rifiutò pubblicamente il 20 luglio. A quel suo gesto il governatore della Virginia, Alexander Spotswood, emanò un ordine di cattura o esecuzione per Barbanera e affidò il compito al tenete di vascello Robert Maynard.
    Mainard, a bordo della Perla, una delle navi più veloci della marina inglese, incrociò Barbanera il 21 novembre del 1718 nell'insenatura di Ocracoke e ingaggiò una feroce battaglia dalla quale uscì vincitore: Teach diede l’ordine di arrembaggio, ma Maynard fece nascondere i suoi uomini sotto coperta che, superiori in numero, sbaragliarono la ciurma di pirati. Barbanera venne accerchiato e ucciso sul posto dai soldati inglesi.
    Nuovamente qui subentra la leggenda: così come afferma Jack Sparrow nel film Pirati dei Caraibi, si dice che Barbanera sembrava posseduto dal diavolo e che ci vollero 25 ferite, tra cui 5 colpi di arma da fuoco, per farlo cadere; agonizzante e prossimo alla morte, Barbanera si lasciò cadere in acqua e fece tre volte il giro della nave prima di inabissarsi. La sua testa mozzata infissa sulla punta del bompresso della Perla, come monito per le altre navi della flotta del pirata e come prova della sua morte.
    Si crede che Barbanera morì all'età di soli 38 anni e che in così poco tempo riuscì a catturare quasi 140 navi.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    LO SPECCHIO A DUE VIE



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    Tempo fa scrissi un articolo sugli specchi e su cosa effettivamente vediamo all'interno di esso (che non è affatto la nostra immagine, ma semmai un alter ego) e scrissi al termine un pensiero lasciato a metà che accennava alla relazione specchio-Inferno o specchio-Aldilà (le credenze variano a seconda del periodo e del luogo). Qui cercherò di sviluppare l'argomento e di parlarvi di uno specchio in particolare: lo specchio a due vie.
    Oggi lo specchio a due vie ha due significati, ma ci arrivo pian piano, prima raccontandovi delle credenze e poi di cosa sia in realtà (la realtà non è meno inquietante delle credenze, come vedrete).
    Ci specchiamo ogni giorno, ma sono in pochi a sapere come è fatto uno specchio: i primi specchi erano semplici lastre di metallo leggermente curve e che venivano lucidate alla perfezione per renderle riflettenti; con il tempo, verso il 1500, si passò a fabbricare gli specchi utilizzando mercurio o stagno e poi, con il raffinarsi delle tecniche si giunse a veri capolavori (i veneziani erano dei veri maestri in questa arte) associando lastre di cristallo perfettamente piana e lucidate con all'interno un sottile strato di argento. Oggi la maggior parte degli specchi è in vetro con all'interno uno strato di alluminio.
    Bene, dopo le nozioni di rito veniamo all'argomento dell'articolo. Lo specchio è lo strumento riflettente per eccellenza e nei secoli è entrato a far parte di numerose leggende e antichi rituali quale mezzo di collegamento tra la nostra dimensione e la dimensione degli spiriti: alcune culture parlano di specchi usati come passaggi interdimensionali tra la nostra realtà e la dimensione dei morti, altra addirittura con il piano demoniaco.
    Nel voodoo e in alcune religioni animiste si parla di specchi per contattare i cari defunti o per ricevere risposte riguardo l'Aldilà da entità già presenti "oltre". Ovviamente non tutti gli specchi possono canalizzare l'energia necessaria a contattare le entità ultraterrene e di tradizioni a riguardo ce ne sono molte, a seconda del luogo. In generale si parla di specchi dal bordo nero, tradizionalmente lo si faceva fabbricare dagli stregoni (o mistici) con bordi di ossidiana e una tintura nel vetro che ne scurisse la superficie; lo si utilizzava esclusivamente durante il plenilunio perché il ciclo di luna piena era considerato un concentrato di energia naturale necessario ad aprire i portali; infine gli si infondeva parte della propria "anima" (qui dovrei esplicitare il concetto di anima per i vari popoli ma ve lo risparmio) con rituali e preghiere in cui a volte si arrivava perfino a versare sullo specchio il proprio sangue.
    Uno specchio del genere veniva usato solo in occasioni particolari e normalmente serviva per predire il futuro di una persona o di una tribù, per conoscere il destino di un defunto di un alto rango sociale o per verificare l'avvicinarsi di catastrofi o carestie. Come avrete capito lo specchio non poteva essere utilizzato da chiunque, ma solo da uno sciamano o una persona altamente spirituale capace di entrare in contatto con gli spiriti tramite appositi cerimoniali.
    Anche per molte sette sataniche lo specchio è un mezzo per contattare altre dimensioni, in questo caso il piano demoniaco.
    Secondo alcune di esse, sempre con specchi creati apposta per oscuri rituali, non occorrerebbe essere persona speciali per utilizzarli, ma solo conoscere le giuste evocazioni. Da quel che ho trovato documentandomi a riguardo, le leggende sul posizionare una candela accesa davanti ad uno specchio hanno un fondo di verità: secondo le credenze di molti satanisti utilizzando un particolare specchio al buio e mettendo la candela di fronte ad esso si attirerebbe i demoni che nel loro piano di esistenza vedrebbero una luce da seguire e tramite quella una porta aperta per la nostra dimensione.
    Ho trovato anche diversi rituali da recitare, preghiere, gesti che alcuni gruppi satanisti userebbero nelle loro sedute (non chiamiamole messe); ovviamente non posso e non voglio riportarvi nulla del genere, ma giusto per rendere l'idea ho creato un esempio di possibile invocazione a Satana che vi riporto.

    «Ascoltami Satana, Mio Signore, io invoco il Tuo nome affinché
    le forze dell’oscurità possano fluire in questo specchio;
    fa che io possa usare questo mezzo per contattare

    XXX (nome dell'entità demonica) affinchè si rifletta

    per ascoltare le mie parole, rivelarmi i suoi segreti
    e donarmi la sapienza che mi è sconosciuta.

    Nel nome di Satana io chiedo ad XXX
    di concedermi udienza e rendermi partecipe del suo sapere.

    Questo io lo chiedo nel tuo nome, O Satana, Mio Signore.»

    Anche secondo le credenze dei satanisti lo specchio rituale ha un valore enorme e va trattato con molta cura e riposto in un certo modo: dovrebbe essere avvolto nella seta affinchè l'energia accumulata nei rituali non si disperda, riposto in un posto sicuro dove non venga "disturbato" e di tanto in tanto esposto all’aperto sotto la luce lunare in modo che ne assorba l'energia.
    Bene, prima di concludere l'articolo volevo parlarvi invece dei veri specchi a due vie, non veri perchè gli altri siano falsi, ma "veri" perché effettivamente sono specchi bidirezionali. Avete mai visto una serie crime o un film poliziesco in cui il cattivo viene interrogato? Ecco quello specchio oltre il quale c'è gente che guarda e ascolta è anche detto "specchio a due vie".
    Che ci sarà di misterioso in uno specchio creato apposta per le stanze di una centrale di polizia? Nulla, finchè non diventa un oggetto perverso che molti purtroppo usano per spiare la gente.
    Ci sono e ci sono stati molti casi di persone che hanno installato specchi a due direzioni negli spogliatoi femminili, alcuni anche in spogliatoi di bambini.

    - Nel 2015 in Illinois la comica americana Tamale Rocks scoprì peer caso che dietro allo specchio del bagno del suo camerino che usava da anni c'era una finestra attraverso il quale molti uomini osservavano e registravano tutto ciò che lei e le sue colleghe facevano.

    - Nel 2016 in Alabama in un asilo venne scoperto nei bagni dei bambini (perché si ruppe) uno specchio oltre il quale c'era un piccolo stanzino in cui due bidelli spiavano le piccole creature.

    - Nel gennaio del 2017 a Potenza un farmacista piazzò la telecamera in bagno dietro uno specchio a due vie per spiare le sue clienti: alle ragazze che riteneva più carine con una scusa faceva provare delle pomate in zone erogene e le riprendeva per poi vedere il filmato con comodo. Molte si rivolgevano alla sua farmacia perché temevano di essere rimaste incinta e lui dava loro una pomata spermicida di sua produzione da provare nel bagno di servizio.

    - Diversi filmati amatoriali in rete riprendono donne nei bagni o in locali spiate mentre si spogliano o usano la toilette.

    E voi? Quando andate in un bagno di un locale o fuori casa, sapete riconoscere con certezza uno specchio ordinario appeso da uno specchio a due vie messo lì per spiarvi?
    È meno difficile di quanto si pensi, almeno secondo l'esperimento che in molti propongono di fare.
    Basta mettere la punta dell'unghia sulla superficie riflettente e se c'è dello spazio tra l'unghia e l'immagine riflessa, allora si tratta di uno specchio genuino; se l'unghia tocca direttamente l'immagine riflessa probabilmente siete di fronte ed uno specchio a due vie perché la superficie riflettente non è in fondo allo specchio (come si usa comunemente fare), ma poco sotto la superficie e il resto del vetro è dietro, là dove è forse non c'è un muro ma una camera vuota.


    Fonte: misteridalmondo.net
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    ST. ELMO E IL FANTAMA DI ANNABELLE



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    In Italia non ce ne sono tantissime, ma chi vive in regioni dove una volta si lavorava in miniera sa anche che nei pressi dei siti un tempo si costruiva case che velocemente venivano occupate così come abbandonate quando la miniera cessava di produrre.
    In America, ed in particolare nell'ovest degli Stati Uniti, c'erano centinaia di miniere e cave, oggi in stato di abbandono per esaurimento delle vene produttive, di conseguenza sono anche centinaia le cittadine abbandonate che oggi sono lasciate alle intemperie e allo sfacelo. Una di queste è St. Elmo, una cittadina fantasma del Colorado che ha visto la prosperità a partire dal 1880.
    St. Elmo si trova nel cuore della Sawatch Range, circa 35 km a sud-ovest di Buena Vista e si trova ad un'altitudine di 3.036 m. La scoperta dell'oro e dell'argento nelle montagne nel 1880 portò ad una veloce urbanizzazione e qui si stabilirono quasi 2.000 persone, tutte minatori, familiari o investitori dei giacimenti.
    Una della donne che fece una certa fortuna a St. Elmo fu Anna Stark che ebbe l'idea di aprire in centro un saloon cha ai piani superiori faceva anche da hotel; proprio per questo fu chiamato "Home Comfort Hotel".
    Il marito di Anna morì giovane e la donna dovette crescere i suoi tre figli Annabelle, Roy e Tony da sola e non senza correre pericoli data la sua attività: dove c'è flusso di denaro e di pepite (molti pagavano con oro e argento) per forza di cose giunge anche la criminalità e a St.Elmo le sparatorie in stile Far West furono piuttosto frequenti.
    Ad ogni modo la fortuna di Anna e dei cittadini iniziò a calare all'inizio degli anni '20, quando i filoni di oro e argento iniziarono ad esaurirsi. Lentamente anche la le famiglie dei minatori iniziarono a spostarsi in altre zone più proficue e nel 1930 a St. Elmo rimasero solo più Anna con i suoi figli.
    La miniera continuò a lavorare fino ai primi anni '40, ma nella cittadina giungevano solo pochi viaggiatori e benchè Anna avesse deciso di trasferirsi altrove in cerca di fortuna, suo figlio Roy nel 1934 cadde da cavallo e morì. La donna non si riprese dalla perdita e poche settimane dopo morì anch'ella di crepacuore.
    Gli unici residenti di St.Elmo rimasero Annabelle e Tony che, sono si al motivo, scelsero di restare nella cittadina fantasma e vivere alla giornata di quel poco che essa poteva offrire. St di fatto che vivere in un luogo abbandonato, senza impianti idraulici, senza elettricità e senza le comodità della città iniziò lentamente a minare le loro menti e ben presto i due iniziarono a comportarsi in modi piuttosto bizzarri.
    I gestori degli impianti, qualche timido viaggiatore e alcuni proprietari ancora attaccati alle loro case iniziarono a spargere la voce a valle di "Dirty Annie" (Annie sporca) perche la ragazza iniziò a non lavarsi più e nemmeno a cambiarsi di abito: si diceva che per quasi dieci anni indossò la stessa veste.
    Di Tony si persero notizie verso il 1950 e nessuno sa se morì a St. Elmo o se ne andò altrove; Annabelle invece continuò l'attività della madre, sebbene i clienti fossero pochissimi. Di certo quei pochi non restavano a lungo nel saloon, anche perchè i vestiti sporchi e i capelli scompigliati della donna facevano sorgere il sospetto anche nei più bonaccioni che la donna avesse problemi psichici.
    Annabelle morì nel 1960 e da allora a St. Elmo iniziarono strani fenomeni che fecero gridare al fantasma. Un'ombra spettrale fu più volte vista vagare nel saloon e al primo piano della locanda, ma anche una figura vestita di bianco fu spesso segnalata nelle viuzze del paesino e nei pressi del pozzo.
    Negli anni '80 un gruppo di turisti si fermò a pernottare nell'hotel abbandonato e molti di notte furono testimoni della chiusura a chiave di tutte le porte del primo piano e di un abbassamento delle temperatura drastico che perdurò diversi minuti.
    Tempo dopo alcuni operai mandati da valle per la manutenzione ordinaria del paesino (che intanto era diventata metà turistica a tutti gli effetti) videro i loro attrezzi ammassarsi al centro del pavimento del saloon e per quanto tentarono di riprenderli ogni volta venivano trascinati da una forza invisibile al centro delle stanza.
    Verso la fine degli anni '90 un visitatore vide una donna in un vestita bianca affacciata alla finestra del secondo piano del vecchio hotel. La donna lo fissò, annuì e scomparve. L'uomo entrò nell'edificio, ma lo trovò completamente vuoto e solo quando tornò a valle e vide un quadro che raffigurava Annabelle si rese conto di aver visto il suo fantasma.
    Negli ultimi anni la vicenda di Annabelle e del suo fantasma sta cadendo nel dimenticatoio, ma tutti quelli che scelgono St. Elmo come meta turistica vengono sempre avvertiti preventivamente che lassù potrebbero non essere soli e che qualcuno potrebbe spiarli dal fondo di un vicolo o da una finestra accostata.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    LE INDEMONIATE DI VERZEGNIS



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    «… perdono i sentimenti, si abbandonano a certi ululati, vomitano ingiurie contro Dio e contro le persone che le assistono. Quando partecipano alla Messa al Prefazio o all'Elevazione cadono supine al suolo esternando singhiozzi congiunti a furiose smanie; se si accostano alla Comunione, ricevuta la particola, spiegato un riso straordinario, danno nelle furie e nei gemiti commoventi a pietà. Alle volte emettono un guaito forte ripetendolo ogni trenta secondi. L'interrompono talora con il canto del gallo, della cornacchia e d'altro uccello notturno e talora con il grugnito del porco o il belato della pecora. Si divincolano sul letto come bisce, respingono il contatto con qualsiasi persona e cercano di tenersi celata la faccia. A Chiaicis spesso il silenzio della notte è rotto da ululati che durano più di un ora e mettono il terrore e la costernazione in tutta la borgata.»

    Queste righe sono paese dal diario del sindaco Billiani, che così descriveva il fenomeno che aveva compito alcune donne della cittadina di Verzegnis nell'inverno del 1878. Per certi versi questo fenomeno fu accostato a quello molto più famoso delle "Streghe di Salem" e analogamente anche questo di Verzegnis viene catalogato oggi come un caso di isteria di massa.
    Verzegnis è un comune di poco più di 800 abitanti della provincia di Udine ed è uno dei 28 comuni della Carnia. Al tempo dei fatti contava più di 1.800 persone, ma era comunque un luogo tranquillo dove la vita scorreva lenta e senza episodi eclatanti. Nella piccola frazione di Chiaicis quell'anno però accadde qualcosa che turbò tutta la comunità al punto da richiedere l'intervento della Curia di Udine.
    Tutto iniziò quando una ragazza del posto di nome Margherita Vidusson iniziò a comportarsi in modo totalmente illogico: bestemmiava, mostrava atteggiamenti violenti verso chi le si avvicinava, urlava senza motivo e spesso aveva le convulsioni quando si trovava in mezzo alla gente. Nella piccola località la cosa turbò l'intera comunità, ma era solo l'inizio: nel giro di qualche giorno il fenomeno si allargò ad altre donne, prima due, poi tre, poi sette.
    Sette ragazze, tutte della frazione di Chiaicis e tutte molto giovani (tra i 15 e i 20 anni) costrinsero il parroco Giovanni D'Orlando a contattare l'arcivescovo di Udine per chiedere un intervento. Nella lettera indirizzata ad Udine il parroco riportava la sua stessa testimonianza:

    «… Si contorcono orribilmente, strepitano, perdono i sentimenti ed urlano anche in pari tempo come da voce di cane. Interamente prive di sensi, le ammalate cadono a terra con la bocca stravolta, gridano, urlano, si agitano come forsennate…»


    LE INDEMONIATE DI VERZEGNIS


    «… perdono i sentimenti, si abbandonano a certi ululati, vomitano ingiurie contro Dio e contro le persone che le assistono. Quando partecipano alla Messa al Prefazio o all'Elevazione cadono supine al suolo esternando singhiozzi congiunti a furiose smanie; se si accostano alla Comunione, ricevuta la particola, spiegato un riso straordinario, danno nelle furie e nei gemiti commoventi a pietà. Alle volte emettono un guaito forte ripetendolo ogni trenta secondi. L'interrompono talora con il canto del gallo, della cornacchia e d'altro uccello notturno e talora con il grugnito del porco o il belato della pecora. Si divincolano sul letto come bisce, respingono il contatto con qualsiasi persona e cercano di tenersi celata la faccia. A Chiaicis spesso il silenzio della notte è rotto da ululati che durano più di un ora e mettono il terrore e la costernazione in tutta la borgata.»

    Queste righe sono paese dal diario del sindaco Billiani, che così descriveva il fenomeno che aveva compito alcune donne della cittadina di Verzegnis nell'inverno del 1878. Per certi versi questo fenomeno fu accostato a quello molto più famoso delle "Streghe di Salem" e analogamente anche questo di Verzegnis viene catalogato oggi come un caso di isteria di massa.
    Verzegnis è un comune di poco più di 800 abitanti della provincia di Udine ed è uno dei 28 comuni della Carnia. Al tempo dei fatti contava più di 1.800 persone, ma era comunque un luogo tranquillo dove la vita scorreva lenta e senza episodi eclatanti. Nella piccola frazione di Chiaicis quell'anno però accadde qualcosa che turbò tutta la comunità al punto da richiedere l'intervento della Curia di Udine.
    Tutto iniziò quando una ragazza del posto di nome Margherita Vidusson iniziò a comportarsi in modo totalmente illogico: bestemmiava, mostrava atteggiamenti violenti verso chi le si avvicinava, urlava senza motivo e spesso aveva le convulsioni quando si trovava in mezzo alla gente. Nella piccola località la cosa turbò l'intera comunità, ma era solo l'inizio: nel giro di qualche giorno il fenomeno si allargò ad altre donne, prima due, poi tre, poi sette.
    Sette ragazze, tutte della frazione di Chiaicis e tutte molto giovani (tra i 15 e i 20 anni) costrinsero il parroco Giovanni D'Orlando a contattare l'arcivescovo di Udine per chiedere un intervento. Nella lettera indirizzata ad Udine il parroco riportava la sua stessa testimonianza:

    «… Si contorcono orribilmente, strepitano, perdono i sentimenti ed urlano anche in pari tempo come da voce di cane. Interamente prive di sensi, le ammalate cadono a terra con la bocca stravolta, gridano, urlano, si agitano come forsennate…»

    Il fenomeno si allargò come un epidemia e ogni giorno che passava veniva "infettata" una nuova ragazza; si arrivò al ragguardevole numero di 24 donne e addirittura un carabiniere. A nulla valsero le preghiere degli abitanti e nemmeno il ritrovo dei religiosi dei paesi confinanti: le vittime sembravano preda del demonio.
    A parte alcune ore della notte, quando sembravano tornare ad un'apparente normalità, le ragazze mostravano i tipici segni della possessione demoniaca: diventavano ostili in presenza di oggetti sacri, parlavano in lingue sconosciute, spesso imprecavano, la croce causava on loro istinti aggressivi e lo sviluppo di una forza disumana; i parroci dei paesini della zona decisero allora di organizzare una messa nella chiesa di S. Rocco il 25 novembre 1878, nella speranza che le preghiere dei fedeli mettessero fine a quella diabolica infestazione.
    In quell'occasione, durante la messa, una signora di 64 anni, si lasciò cadere a terra e iniziò a dimenarsi e urlare; pochi istanti dopo altre donne la seguirono e i versi animaleschi sopraffecero le parole del sacerdote. Le donne vennero afferrate dagli uomini più robusti e cosparse di acqua santa, ma nulla sembrava aver effetto su di loro.
    Quel giorno nacque un aspro dibattito sul da farsi: alcuni erano convinti che fosse necessario un esorcismo in piena regola, mentre i medici premevano per il ricovero in istituti di igiene mentale.
    Nonostante il parere del Clero e della maggior parte degli abitanti alla fine vinse l'opinione medica: da Udine giunse il medico Giuseppe Chiappolino che nell'aprile del 1879 fece caricate su un carro dei Carabinieri 24 donne e un carabiniere che mostrava gli stessi comportamenti e li fece portate all'ospedale di Udine.
    Dopo diversi mesi di ricovero forzato 15 delle donne di Verzegnis fecero ritorno in paese, apparentemente guarite e comunque senza nuovi attacchi di isteria. Tre donne furono bandite dalla comunità, mentre il resto nel giro di tre anni tutte le altre vittime della "possessione" tornarono alle loro case nei comuni limitrofi.
    Ma cosa capitò veramente a Verzegnis? Nonostante si sia molto discusso a riguardo le due fazioni (medica e religiosa) non sono mai giunte ad un accordo: mentre i religiosi sono ancora convinti che quello fu un caso di possessione demoniaca dovuto alle sepolture per oltre un anno senza rito religioso nella piccola frazione, gli scettici pensano che sia stato un fenomeno di isteria collettiva dovuto probabilmente ai molti matrimoni tra parenti avvenuti nella comunità (Verzegnis al tempo era un paesino ostile verso gli stranieri e piuttosto chiuso verso le altre comunità).
    Chi ha visto è morto, chi sapeva o sa lo ha appreso quasi esclusivamente oralmente, perciò viene da pensare che il caso delle "indemoniate di Verzegnis" rimarrà per sempre un mistero insoluto.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    La leggenda americana del boggy creek



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    Tra le leggende americane una delle più gettonate è senz’altro quella del bigfoot, nel nostro blog abbiamo riportato alcuni avvistamenti della misteriosa creatura, meno conosciuta almeno in Europa è la leggenda del Boggy Creek.

    Questo mostro, conosciuto anche come il Mostro di Fouke, si aggirerebbe da quelle parti dal 1840, anno in cui sarebbe stato avvistato la prima volta. Il Boggy Creek sarebbe alto più di due metri, sarebbe puzzolente e interamente ricoperto di una folta pelliccia, inoltre come il bigfoot sarebbe un bipede. A questo mostro vengono imputate uccisioni di polli, bestiame e cani della zona, ma mai è stato accusato di aggressioni agli esseri umani.

    Alla fine degli anni 1860 il Boggy Creek avrebbe molestato due famiglie che vivevano al di fuori di Fouke, e per questo la leggenda si diffuse nel resto d’America.

    Nel 1973 su questo mostro leggendario è stato girato un brutto film a basso budget, The Legend of Boggy Creek, girato nello stile di un mockumentary, l’antesignano di film come Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato o del celeberrimo The blair witch project.

    Nel 1997 ci sono stati più di 40 avvistamenti della creatura e nel 1998 alcuni rapporti indicano che la bestia pelosa è stata vista camminare nel letto asciutto di un torrente a circa 5 miglia a sud della città.

    Per alcuni anni la città di Fouke ha cercato di ricavare qualcosa da quella leggenda, con negozi di souvenir e segnali in tutta la città della presenza, ora non è più così però. La gente del posto si è probabilmente stancata del racconto e degli improbabili cacciatori di mostri che andavano a importunarli con le loro domande su avvistamenti.

    L’ultimo avvistamento del Boggy Creek indica una zona a sud della città presso un ponte sul fiume, qui c’è una lapide che cita la presenza del mostro, l’unico segno tangibile della leggenda rimasta a Fouke.

    Fonte: zonamorta.it
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    Paranormale: ripreso il fantasma di un pilota della RAF; ecco il video




    E' stato ripreso da un gruppo di cacciatori di fantasmi, lo spettro di un pilota.

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    Un papà, Steve Wesson, cacciatore di fantasmi, ha filmato in un corridoio di una base aerea abbandonata, il fantasma di un pilota della RAF, Royal Air Force. Il cacciatore di fantasmi ha raccontato, in seguito, che non poteva credere alla fortuna che aveva avuto nel riprendere involontariamente lo spettro del pilota. Tutto questo non può che riportarci alla mente una notizia diventata virale pochi giorni fa, ovvero quella che vede un ragazzo essere aggredito da un fantasma. Ma andiamo a vedere insieme i dettagli della vicenda.

    Steve Wesson, un cacciatore di fantasmi

    Steve Wesson, un uomo di 44 anni, mentre era in visita a Manby Hall, nel Lincolnshire, con la sua squadra di cacciatori di fantasmi, ha girato una clip nella base aerea abbandonata. Nella base aerea abbandonata non c'era nessun altro oltre la sua squadra e la guardia di sicurezza, e solo più tardi rivedendo il filmato si sono accorti dell'inquietante figura che vagava sullo sfondo. Steve però, mentre filmava, aveva notato con la coda dell'occhio un'ombra che si muoveva e immediatamente aveva seguito la misteriosa forma che si dirigeva verso la tromba delle scale che, come mostra il filmato, era deserta. La base di Manby Hall è stata un settore chiave per la RAF durante la seconda guerra mondiale e prima di chiudere definitivamente è stata utilizzata come casa di riposo per anziani. Tutto questo ha qualcosa a che fare con la dichiarazione sugli alieni che arriverà fra 60 giorni?



    Lo spettro dal lungo cappotto

    Steve Wesson era in compagnia di due membri del suo team e di una guardia di sicurezza, mentre effettuava le riprese con la sua telecamera. Wesson è sicuro che nessuno di loro ha sentito passi o rumori nel corridoio. Steve ha notato qualcosa sott'occhio e subito dopo aver fatto la ripresa è tornato dai suoi collaboratori. In ogni caso la base della RAF risultava vuota prima dell'arrivo della squadra di cacciatori di fantasmi, e il video girato è davvero sconcertante. Le ombre proiettate sul muro farebbero pensare che il filmato sia genuino, ma quindi questo vuol dire che i fantasmi esistono davvero? La leggenda vuole che fra le mura della RAF si aggiri lo spettro di un vecchio pilota con un lungo cappotto.

    Fonte: it.blastingnews.com
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    LA GROTTA DELLE STRIARE, L'ANTRO DELLE STREGHE



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    Il potere della Chiesa in Italia ha sicuramente influito sulle credenze, sulle tradizioni e le leggende che tutt'oggi si tramandano di genitori in figlio. Se analizziamo il folclore delle varie regioni una delle figure costanti da nord a sud è la strega, che poi un ogni zona cambia leggermente, viene adattata e personalizzata. Le streghe sono state e sono figure molto presenti nella tradizione italiana e hanno assunto diversi nomi.
    Nel Salento vengono chiamate "macare" o "striare" e ancora oggi si parla di luoghi dove sarebbero solite ritrovarsi. Sulla bellissima falesia che collega il porto di Castro con Porto Miggiano a pochi metri dal mare si apre la Grotta delle Striare. Siamo sulla costa di Santa Cesarea Terme dove si può godere di panorami stupendi, ma anche misteriosi per via dei molti anfratti che creano un gioco di luce e ombre molto suggestivo.
    Questa grotta prende il nome da antiche dicerie secondo cui al suo interno si radunavano le striare per mescere pozioni, danzare con il diavolo e lanciare i loro anatemi sulla brava gente. Ad alimentare questa credenza ci sono delle rocce alla sua entrata che sembrano mani femminili dotate di lunghe unghie che, soprattutto al calare del sole, creavano un senso di inquietudine tale da convincere gli abitanti della zona che questa grotta fosse abitata da streghe.
    Anche i più scettici evitavano di avvicinarsi e chi era talmente coraggioso da voler controllare con i propri occhi tornava in città affermando di aver visto i vapori dei calderoni e aver annusato l'odore pestilenziale delle pozioni venefiche delle striare. Su questa cosa bisogna precisare che non erano invenzioni, ma era tutto vero: probabilmente non c'erano effettivamente le streghe nella grotta, ma ancora oggi si possono vedere dei vapori sprigionarsi dall’acqua, in realtà dovuti alle acque delle sorgenti sulfuree; in quanto all'odore, in certi periodi dell'anno, quando c’era scirocco, nell'aria si mescolavano le esalazioni dell’acqua salata con quelle sulfuree, creando il classico odore di uova marce che si spandeva fino all'entrata della grotta.
    Non dimentichiamo poi che le streghe, come figure negative del folclore italiano, sono giunte fino ad oggi e ancora i nostri nonni erano soliti accusarle ogni qual volta succedevano incidenti nei campi, in casa o fatti difficilmente spiegabili.
    Qui nel Salento poi le streghe (è sbagliato definirle tali, ma le chiamo così per capirci) ancora oggi si radunano per il culto della natura in particolari date e danno luogo a rituali e cerimonie che a qualcuno fanno ancora storcere il naso (il famoso culto wicca). Qui quindi l'ideologia di strega non è mai stato abbandonato pienamente e, sebbene le odierne streghe non danzino assieme al diavolo di notte e non lanciano anatemi agli sfortunati contadini, ancora oggi sono additata come donne da evitare e pericolose.
    Nei paesini sono in molti a sostenere che ancora oggi, in alcune notti di luna piena e fino all’alba si diffondono nell’aria suoni e rumori spaventosi, grida, canti e risate oscene che terrorizzano perfino gli animali domestici nelle fattorie. Si dice che, se aveste la sfortuna di avvicinarci alla grotta di notte, è probabile che veniate coinvolti in un sabba e, se non volete esser costretti a ballare freneticamente per una notte intera e morire stremati, dovete recitare per tre volte consecutive questa filastrocca di scongiuro:

    «Zzumpa e balla, pisara, zzumpa
    e balla forte, se scappi de stu chiacculu
    non essi cchiui de notte…
    Sutta l’acqua e sutta lu jentu
    sutta lu noce de lu mulinu a jentu.»


    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    LA LECHUZA, LA STREGA MUTAFORMA MESSICANA



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    Siamo abituati e pensare che il mito delle streghe sia limitato al Nord America e all'Europa, ma in realtà un po' in tutto il mondo esistono leggende e storie di streghe, sebbene ogni paese tenda a personalizzarle rendendole uniche.
    La lechuza è una dei due tipi streghe messicane (l'altra è la bruja) ed è rappresentata da un volatile mostruoso dal volto umano. Normalmente si parla di grossi gufi o civette, ma in generale secondo le credenze può trasformarsi in qualsiasi uccello rapace. "Lechuza" infatti significa "civetta", ma da chi parla inglese è anche conosciuta come "The Owl Witch".
    Alcuni dicono che il volto della lechuza è di una donna anziana o di qualcosa di "ultraterreno" e spaventoso con grandi occhi scuri a mandorla; in ogni caso la lechuza si manifesta solo dopo il tramonto. È molto conosciuta negli stati messicani di Chihuahua, Coahuila, Durango, Nuevo Leon e Tamaulipas.
    La leggenda vuole che la lechuza faccia del male alla gente per vendicarsi di un torto subito in passato: alcuni pensano che abbia subito ingiurie e che sia stata scacciata dalla sua casa, alcuni credono che da giovane il suo figlio è stato ucciso dagli abitanti del villaggio arrabbiati per un crimine che non ha commesso; altri semplicemente credono che sia una seguace di Satana; sta di fatto che è una creatura maligna che vuol fare del male alle persone e sembra prediligere i bambini, soprattutto quelli che si attardano fuori casa dopo il tramonto.
    Se la lechuza si fissa su una persona la seguirà ovunque e se questa si rifugerà in casa essa si siederà fuori dalla porta di notte ed emetterà dei vagiti come un bambino con lo scopo di attirare la sua vittima fuori casa. Se uscirà fuori ad indagare la lechuza piomberà su di lei e la porterà via. C'è anche chi dice che a volte emetta un fischio o un richiamo con voce sensuale.
    In ogni caso se doveste svegliarvi la mattina e vedere grandi graffi sulla porta, sui montanti delle finestre o sul davanzale significa che la lechuza era lì e stanotte tornerà per voi, quindi è necessario prepararsi di conseguenza.
    Secondo la leggenda si tratta di una creatura magica che ha il potere di infliggere alle persone lo stesso male di cui è afflitta: se le si spara e non muore, basta che lei vi tocchi e vi trasferisce il danno sul vostro corpo, probabilmente uccidendovi sul colpo. Per tenerla lontana bisogna appendere una corda con 7 nodi fuori dalla porta o sotto il portico di casa e lei vi lascerà in pace; se non dovesse essere così bisogna riuscire a cospargerla di sale e di polvere del Cile, cdhe ne inibiranno i poteri; infine ci sarebbe il "Magnificat", una preghiera cattolica tratta dal Vangelo di San Luca , che è il maggiore repellente contro la lechuza.
    Oggi giorno il mito della lechuza sta svanendo e sono quasi solo gli anziani a crederci ancora, ma ad ogni desaparecido, soprattutto nei paesi isolati o dalle case fuori città, c'è sempre chi tira fuori la strega come possibile rapitrice.

    Fonte: misteridalmondo.net
604 replies since 27/5/2014
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