Posts written by Leggende Miti Misteri

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    PONTIANAK, IL FANTASMA VAMPIRO



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    Forse per via delle mie carenze in geografia, Pontianak è una città a me sconosciuta; al contrario ho sentito spesso parlare del Borneo. Pontianak è la capitale della provincia indonesiana della Kalimantan Occidentale, una delle quattro province indonesiane del Borneo. Pontianak ha anche la particolarità di essere posizionata proprio sulla linea dell'equatore. Pur avendo oltre 550.000 abitanti, sinceramente non credo di averne mai sentito parlare prima di essermi interessato ai miti malesi.
    È proprio grazie a quella che molti considerano una perdita di tempo che ho allargato le mie conoscenze, ma io qui non voglio certo parlarvi di geografia: la città di Pontianak è chiamata così perché le è stato dato il nome di una creatura malvagia che si dice abbia perseguitato il primo sultano che vi si stabilì.
    Il pontianak è una creatura che noi conosciamo poco, ma è al centro del folclore di Malesia, Indonesia, Bangladesh, India e Pakistan; ha diversi nomi a seconda delle zone, ma normalmente gli altri che assume sono "matianak", "kuntilanak", "churel", o "churayl".
    Secondo le leggende il pontianak è un fantasma-vampiro femminile generato da una donna che partorisce un figlio morto; molti lo confondono con il "lang suir", che sarebbe un altro spirito, generato da una donna morta di parto. Oggi comunque gli stessi malesi e indonesiani tendono a confondere le due figure.
    Il pontianak è solitamente raffigurato come una donna di carnagione scura con lunghi capelli neri, occhi rossi e un lungo abito bianco macchiato di sangue; si crede però che possa assumere l'apparenza di una bellissima ragazza per attirare gli uomini, o di una bestia mostruosa per spaventare cani e altri animali domestici.
    Qual è lo scopo del pontianak? Terrorizzare la gente dei villaggi, aggredire uomini e donne che danno poca importanza alla vita, soprattutto a quella dei bambini, e addirittura uccidere coloro che trattano in maniera superficiale le persone bisognose in strada. Non a caso questo spettro-vampiro apparirebbe di notte lungo strade di periferia, dove spesso bambine e bambini si prostituiscono per pochi spiccioli o addirittura vengono abbandonati a sé stessi.
    Assumendo l'aspetto di una giovane ragazza dalle forme generose e dallo sguardo provocante attirerebbe gli sventurati a lato delle strade, spesso ai margini di piccoli boschi, dove si trasformerebbe in una brutta e terrificante megera con denti affilati e li aggredirebbe con i suoi artigli affilati uccidendoli e mutilandoli.
    Nel folclore malese il pontianak solitamente apparirebbe nelle notti di luna piena e si avvertirebbe la sua presenza perché da bordo strada si sentirebbe il pianto sommesso di un bambino. Se il grido è mesto significa che il pontianak è vicino, e se è forte allora lo spirito lontano; analogamente nei pressi dei centri abitati se si sente un cane che abbaia vivacemente di notte senza apparente motivo significa che il pontianak è molto lontano, ma se un cane guaisce spaventato allora il pontianak è nelle vicinanze. La sua presenza sarebbe anche svelata a volte da una fragranza floreale subito seguita da un terribile tanfo di morte.
    Le vittime del fantasma-vampiro verrebbero uccise in maniera atroce: il pontianak perforerebbe il loro stomaco con le sue unghie affilate e divorerebbe i loro organi strappandoli con le mani. Si dice che non uccida a caso, ma che segua le sue vittime fino a casa e le riconoscerebbe annusando la biancheria stesa fuori durante la notte. Per questo motivo alcuni malesi rifiutano di lasciare qualsiasi vestito fuori casa durante la notte.
    Si crede anche che nutra una certa invidia per le donne incinte o che hanno appena partorito: per la rabbia non aver potuto crescere il proprio figlio, il pontianak aggredirebbe le donne prossime al parto che si attardano per strada dopo il tramonto e si infiltrerebbe nelle case dalle finestre aperte per succhiare il sangue dei neonati.
    Il pontianak, non si sa per quale motivo, è associato agli alberi di banane, tanto che si pensa che l'entità durante il giorno risieda nel loro tronco. Ancora oggi questa credenza porta molti bambini e giovani madri ad allontanarsi dagli alberi di banane o ad avvicinarsi solamente se armati di un machete con cui incidere i tronchi e scongiurare l'uscita dello spirito.
    Da queste terribili creature comunque ci si può anche difendere. Si crede ad esempio che odino le spine in generale e per questo i malesi spesso mettono delle rose o rami spinosi attorno alle culle dei neonati; un altro metodo per renderle inoffensive è piantare un chiodo nella loro nuca se si incontrano per strada: in questo modo il pontianak si trasformerebbe in una bella donna e una buona moglie finché il chiodo non verrà rimosso.
    Alcune leggende affermano anche che se si legasse un filo rosso dall'albero di banana dove risiede il pontianak e un altro filo preso dalla stessa matassa ad un piede del proprio letto, il pontianak sarebbe legato alla volontà di quella persona fino a che uno dei due fili non si sleghi o venga rimosso.
    Ancora oggi ci sarebbero numerosi avvistamenti del pontianak in tutto il sud-est asiatico, di cui addirittura un video girato dalla polizia malese nella città di Bentong; io però mi fermo qui perché come al solito prendo le distanze dalle più recenti "prove schiaccianti" messe in rete da persone in cerca di un po' di fama.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    L'ESORCISMO DI ANNA ECKLUND



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    Quand'è che una persone è posseduta? Ma poi, è davvero posseduta oppure ha una patologia psichiatrica? Qui la risposta non è semplice perché scienza e religione in passato hanno quasi sempre preso posizioni opposte; tuttavia nell'ultimo secolo pare che perfino gli ecclesiastici preferiscano cedere il passo ai medici, forse per il fatto che alcuni riti di esorcismo hanno portato alla morte del soggetto, scatenando anche grandi "polveroni".
    Quando sentiamo parlare di esorcismi solitamente pensiamo a due famosissimi casi: quello di Anneliese Michel, che portò alla morte della ragazza, e quello di Roland Doe (nome inventato per tutela del ragazzo), che ha ispirato il famosissimo film "L'esorcista". In realtà in passato di esorcismi ne sono avvenuti moltissimi, ma parecchi sono stati tenuti nascosti oppure non hanno raggiunto la popolarità se non a livello regionale. Qui vi parlerò di un caso semi-sconosciuto: a questa vicenda si è ispirato il film "L’Esorcismo di Anna Ecklund" del 2016, ma si sa, i film tendono a distorcere i fatti e ad enfatizzare la storia con scene esageratamente violente. Vediamo di ripercorrere la vicenda di questa sfortunata ragazza.
    Ciò che ci è giunto a riguardo lo si deve all'opuscolo scritto in tedesco dal reverendo Carl Vogl, poi tradotto nel 1935 in inglese. Per intenderci chiamerò la ragazza come la protagonista del film, Anna Ecklund: in realtà il nome della protagonista della vicenda non è noto perché per volere dei familiari non fu mai reso pubblico.
    Anna nacque nell'Iowa nel 1882 in una famiglia cattolica molto osservante. Pur non essendo di ceto alto, i genitori le fecero frequentare le scuole elementari e le insegnarono un rigore religioso piuttosto marcato: lei stessa sin da bambina era molto religiosa e non perdeva mai una messa al di fuori di quando era ammalata.
    Purtroppo gli insegnamenti base della religione, almeno da parte del padre, erano tutt'altro che seguiti e l'uomo era solito avere fugaci relazioni con altre donne, alcune anche di dubbia moralità. Se la madre di Anna si affannava a tenere unito il nucleo familiare, il padre ben presto diede sfogo alla sua depravazione e quando Anna divenne adolescente e iniziò a mostrare le prime curve femminili, il padre iniziò a molestarla e più volte tentò un rapporto incestuoso. Anna aveva solo 14 anni.
    Viene da pensare che in qualche modo riuscì ad abusare di lei perché la ragazzina pian piano iniziò a cambiare atteggiamenti in casa e a diventare sempre più aggressiva. I primi sintomi li mostrò in chiesa adottando azioni impulsive come rovesciare le acquasantiere e far cadere i candelieri e i simboli sacri; continuò poi con atteggiamenti sessuali espliciti e proseguì con chiari sintomi di pazzia e violenza incontrollata.
    In quel periodo l'approccio dei genitori fu completamente diverso: il padre si allontanò ancora di più da casa, intrecciando una relazione con una strana donna che chiameremo Mina, la madre si accollò il problema della figlia portandola in giro per il paese per farla visitare da medici e psichiatri.
    I dottori affermavano tutti che Anna non avere problemi rilevanti e che i suoi comportamenti erano dovuti solo da un approccio sbagliato con la sessualità e i primi cicli mestruali; poiché Anna continuava a comportarsi in maniera sconsiderata, la madre decise allora di rivolgersi alla Chiesa.
    Del caso se ne occupò il reverendo Theophilus Riesinger, un frate cappuccino di origini tedesche ed esperto esorcista, che arrivò presto alla conclusione che Anna fosse posseduta. Nel 1912 effettuò un esorcismo che sembrò liberare la ragazzina dai suoi mali e per un breve periodo Anna tornò alla vita spensierata di prima.
    Nella Bibbia però ci sono scritte queste parole:
    «Ora, quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, vaga per luoghi aridi, cercando riposo e non lo trova. Allora dice: "Ritornerò nella mia casa da dove sono uscito", ma quando giunge, la trova vuota, spazzata e adorna; va allora a prendere con sé altri sette spiriti peggiori di lui, i quali entrano e vi prendono dimora; e l'ultima condizione di quell'uomo diventa peggiore della prima. Cosí avverrà anche a questa generazione malvagia». [Matteo 12:43-45]
    Mina, l'amante del padre di Anna, era considerata una sorta di fattucchiera e fu additata come causa del malessere della ragazzina. Anna andò a vivere con il padre (non si sa se la madre morì o si separò) e poco tempo dopo l'esorcismo la ragazzina iniziò di nuovo a comportarsi in modo strano. Si pensa che la donna fosse gelosa di Anna e l'abbia maledetta con gesti rituali di cui, tra l'altro, alcuni vennero scoperti perché furono riportate erbe nel cibo, tabacco e intrugli strani nelle bevande; sta di fatto che Anna fu vittima di una seconda possessione, ancora peggiore della prima.
    Riesinger venne chiamato di nuovo a visitare Anna e, forse saggiamente, decise di trasferirla ad Earling in un convento isolato di suore francescane sia per non attirare sguardi indiscreti, sia per allontanarla dal genitore e la sua concubina.
    Una volta giunta in convento, Anna dimostrò avversione per gli oggetti sacri e benedetti, riuscendo persino a distinguere quelli benedetti da quelli normali. Iniziò nuovamente a mostrare una violenza incontrollata e per questo fu legata in un letto per impedire che facesse del male a sé stessa e ad altri.
    Il 18 agosto 1928 iniziò un secondo esorcismo di Padre Theophilus, che dovette essere interrotto e ripreso più volte per lasciar riprendere le suore e la ragazzina. Terminò nel dicembre dello stesso anni e in totale contò 23 giorni di rituale, durante i quali Anna mostrò stati di incoscienza alternati a fasi acute di possessione durante le quali urinava talmente tanto da riempire secchi interi, oltre a vomitare anche oggetti strani, tra i quali foglie di tabacco che si pensò avesse ingerito per opera della matrigna.
    Una delle scene ampiamente illustrate sull'opuscolo di Carl Vogl fu quella che ancora oggi vediamo in alcuni video caricati in rete per spaventare i soggetti più sensibili: Anna in qualche modo si liberò dalla stretta delle suore e dalle corde che la legavano, spiccò un salto e rimase diversi secondi appesa un muro sopra alla porta della stanza, sostenuta da una forza sovrannaturale.
    Durante quel lungo periodo di prigionia e riti purificatori Anna emise versi bestiali talmente forti che perfino i contadini nei campi vicini sentirono.
    Durante l’esorcismo il prete parlò con i demoni presenti all’interno di Anna; tra loro c’era Giuda Iscariota, che voleva spingerla alla pazzia e al suicidio, ma la "verità" si seppe quando il prete affermò di aver parlato con le anime dannate di suo padre e della sua concubina, che dichiararono di averla maledetta.
    Pare che alla fine, dopo estenuanti sedute di preghiere, Anna fu liberata dai demoni che la tormentavano e lentamente tornò alla normalità.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    I FANTASMI DEL BANFF SPRINGS HOTEL



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    Di hotel ritenuti infestati dai fantasmi ve ne ho presentati parecchi, ma mai di alto rango come questo. Perché un albergo che può vantare di ospitare i vip più famosi del mondo e addirittura in passato dei sovrani dovrebbe mettersi in ridicolo spargendo la voce che ci sono dei fantasmi? Sarebbe controproducente, non credete?
    Beh, probabilmente sì: molti degli edifici infestati "lo sono" solo per raggiungere una certa fama e guadagnarci con visite di curiosi; al contrario lo Springs Hotel è un hotel di gran lusso e si rivolge ad una clientela di un certo rango. Ecco perché, almeno secondo il mio modesto parere, le storie che si raccontano e che lo stesso personale afferma di aver vissuto mi sembrano più credibili di molte altre che ho trattato.
    Situato nel cuore del Parco Nazionale di Banff (tra l'altro patrimonio mondiale dell'UNESCO), il famoso hotel Fairmont Banff Springs è da oltre 125 anni uno dei migliori hotel del Canada, tant'è vero che ha ricevuto moltissimi premi per la sua leggendaria ospitalità.
    Inizialmente costruito nel 1888 come hotel di stile in stile francese, Le Springs (così viene chiamato in gergo) ha ospitato ospiti illustri del calibro di Marilyn Monroe, la regina Elisabetta II e re Edoardo VIII. Dopo un misterioso incendio che ne distrusse un'intera ala nel 1928 parte dell'hotel è stata ricostruita ricalcando l'estetica di un castello baronale scozzese.
    Oggi chi giunge nella città di Banff resta affascinato dalla lussuosa struttura che sembra un castello delle fiabe, ma oltre ai magnifici impianti sportivi, le terme e gli stupendi panorami lo Springs Hotel cela un lato oscuro: pare che al suo interno si stia talmente bene che la gente desideri rimanerci per sempre, perfino una volta morta.
    L'hotel Banff Springs ospita non uno, ma diversi fantasmi e tutti sono stati ampiamente testimoniati da centinaia di ospiti e membri del personale; oltre a questo ci sono almeno due stanze "segrete" che non vengono concesse a nessuno e attorno alle quali girano voci sinistre. Ma andiamo con ordine.
    La stanza 692 dell'hotel non è facile da ottenere, anche per persone molto importanti: perfino quando la struttura è piena si preferisce rinunciare a qualche ospite pur di non concederla. Tuttavia secondo il personale in alcune occasioni è stata prenotata e alcuni ospiti hanno potuto pernottarvi. Pare che nella stanza 692 si permetta l'ingresso solo a pochi membri del personale e il soggiorno per una sola notte a ospiti molto particolari, probabilmente poco impressionabili. È difficile carpire i motivi di questa bizzarra scelta, ma pare che al suo interno succedano cose molto strane e che in passato alcuni ospiti abbiano rischiato la loro stessa vita.
    Si dice che negli anni '90 una coppia fu ospitata al suo interno per una notte e che abbia riferito di aver visto i cuscini sprofondare sotto il materasso; subito dopo i due malcapitati sono stati scaraventati sul letto da una forza invisibile che ha ribaltato il letto sopra i loro corpi. Altri hanno detto che di notte è impossibile riposare per continui sbalzi di temperatura, sussurri provenienti dai muri e rumori di graffi su pavimento e soffitto. Sembra inoltre che la stanza, le poche volte che è stata concessa ad ospiti, non sia mai stata affittata a persone sole, ma solo a coppie.
    La seconda camera misteriosa, la numero 873, non esiste. Beh, forse è meglio dire che non esiste una porta di accesso e lungo il corridoio del piano dopo la camera 872 si percorre un lungo spazio prima di giungere alle scale. Ogni paino ha una camera numero 73, ma la 873 non esiste nemmeno sui registri. La stanza mancante 873 si trova all'ottavo piano e a tutti gli effetti è una camera nascosta, murata per volere del proprietario per non permettere più a nessuno di entravi. Non ho trovato la data certa, ma pare che nel 1926, prima dell'incendio e della successiva ristrutturazione in cui sarebbe stata sigillata la camera, un uomo che ci pernottò uccise la moglie e la figlia e poi si suicidò al suo interno. Dopo quella tragedia ogni volta che si provava ad affittare la camera la gente scappava in preda al terrore nel giro di pochi minuti affermando di aver visto il fantasma di una giovane ragazza con la veste insanguinata. Il personale era solito raccontare di violenti urti e di ritrovare macchie di sangue e impronte digitali sullo specchio del bagno che non riuscivano a togliere.
    Ci sarebbe una terza stanza misteriosa nell'hotel, ma oggi verrebbe utilizzata esclusivamente dal personale e per questo bisogna basarci su quello che dicono le cameriere. Questa stanza fu scoperta proprio dal personale perché anch'essa era murata, ma battendo contro il muro si sentiva un rumore diverso dal resto del corridoio; sarebbe grande poco più di uno sgabuzzino ma nessuno era a conoscenza della sua esistenza fino a quando non venne aperto un varco. È diventata nota per strani rumori che si sentirebbero al suo interno e per delle ombre che sembrano muoversi lungo il corridoio da quando è stata aperta. Le ombre si interromperebbero proprio una volta giunte alla porta, un po' come se la stanza le liberasse e richiamasse al suo interno.
    E ora passiamo ai fantasmi. Una delle entità positive dell'hotel pare sia "Sam the bellman": è stato chiamato così perché sarebbe l'anima vagante di un certo Sam McCauley (o McAuley), un facchino scozzese che lavorò tutta la vita nell'albergo e che morì nel 1975. Si dice che l'uomo fosse talmente attaccato al suo lavoro che prima di spirare disse che il suo unico cruccio era di non poter continuare a svolgerlo. Pare proprio che il suo fantasma continui a lavorare nell'hotel e si mostrerebbe come luci fantasma galleggianti nei corridoi di notte; sia dice che sia la causa dell'apertura e chiusura delle porte degli ascensori senza che siano chiamati e che a volte sbloccherebbe le porte degli ospiti, che troverebbero le chiavi a terra quando le lasciano nella toppa prima di andare a dormire.
    Secondo alcuni testimoni ci sarebbe anche un barista fantasma al piano terra, che di notte incoraggerebbe i clienti un po' alticci ad andare a letto e che addirittura accompagnerebbe sotto braccio quelli talmente ebbri da non riuscire a trovare la propria camera.
    Ma di tutte le storie di fantasmi associate all'Hotel Banff Springs forse la più famosa è quella della sposa fantasma. Si dice che una coppia di sposi nel 1932 volle dare il ricevimento in hotel, ma durante il banchetto la sposa volle delle foto mentre saliva la scalinata che porta alla Cascade Ballroom, dove si sarebbe riunita con suo marito che aspettava in cima. Mentre saliva gli scalini, l'abito si impigliò nella ringhiera e sfiorò una delle candele a lato della scala, prendendo immediatamente fuoco. La ragazza si fece prendere dal panico e scivolò cadendo rovinosamente lungo le scale; quando raggiunse il fondo era già morta: il suo collo si era spezzato.
    Si dice che da allora il suo fantasma dimori nell'albergo e nel corso degli anni il personale e moltissimi ospiti abbiano visto una sposa fantasma che balla da sola nella sala da ballo. Altri hanno sentito strani rumori provenire dalla suite dove solitamente vengono alloggiate le coppie di sposi novelli, altri ancora di averla vista salire quelle scale che hanno decretato la sua morte.
    Come avete letto il Fairmont Banff Springs Hotel sembra proprio essere infestato da diverse entità; non a caso è considerato l'edificio più infestato del Canada.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    IL FANTASMA DI CHARLES DICKENS



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    Anche a chi ci crede fermamente non è ben chiaro cosa siano i fantasmi. Anime dei defunti? Residui spirituali? Proiezioni del nostro inconscio? Perfino la forma, le modalità di apparizione, la durata e la nitidezza con cui i fantasmi appaiono è davvero misteriosa: si va dagli orbs a nebbioline inconsistenti, fino al classico spettro dei film che appare a figura intera e quasi tangibile.

    Possiamo affermare (ammesso che ci si creda ovviamente) che di fantasmi talmente nitidi da essere riconosciuti ce ne siano davvero pochissimi; immaginate quindi quanti pochi siano i casi in cui si possa affermare che un luogo sia infestato dallo spettro di un personaggio famoso. Questo caso però sembra raggruppare una serie di indizi che portano ad un'unica conclusione: la presenza del fantasma di Charles Dickens.

    Charles Dickens è stato uno scrittore di fama mondiale e quasi tutti noi conosciamo, anche solo per sentito dire, alcune sue opere (Le avventure di Oliver Twist, David Copperfield, A Christmas Carol, ecc…); l'uomo era solito spostarsi e soggiornare in diversi hotel e lì scrivere e rileggere ad alta voce le bozze dei suoi racconti.

    Uno dei luoghi a lui più cari era l'Omni Parker House Hotel di Boston, dove l'autore spesso organizzava serate con letture pubbliche delle sue opere, in particolare A Christmas Carol.

    L'Omni Parker House è stato spesso al centro di un di attività paranormale nel corso dell'ultimo secolo: se qualcuno afferma che i fantasmi siano molti al suo interno, la maggior parte del personale si è convinto da anni che i principali fenomeni anomali siano dovuti al fantasma di Dickens.

    Così come spesso accadeva nel 1867 e nel 1868, quando Dickens camminava avanti e indietro rileggendo i suoi scritti, anche oggi pare che nella sua stanza si odano rumori di passi, sussurri e una voce lontana maschile, anche quando la camera è vuota.

    Uno dei fenomeni più frequenti che si attribuiscono al fantasma di Charles Dickens coinvolge l'ascensore, che di notte si attiva da solo e si ferma sempre al terzo piano, là dove c'era la stanza dello scrittore.

    Il personale e molti ospiti hanno testimoniato che l'ascensore misteriosamente si arresta al terzo piano dell'albergo, attivandosi da qualunque piano venga lasciato vuoto anche se nessuno prema il pulsante. Le cameriere sono solite dire che si tratta del fantasma di Dickens che sta semplicemente tornando alla sua stanza.

    Gli ospiti che hanno pernottato nella suite di Dickens spesso riferirono di vedere il corpo traslucido di un vecchio che passeggia avanti e indietro per la stanza con un libro in mano, a volte leggendo le parole di A Christmas Carol ad alta voce. Al loro primo movimento Dickens scomparirebbe nel nulla.

    Ma il centro dell'attività legata a Dickens sembrerebbe l'antico specchio che lo scrittore aveva nella sua stanza. Oggi quello specchio è stato donato al tempio di Tremont, che da anni accoglie gli amanti dei libri antichi. Lo strano specchio sembra essere un portale per comunicare con uno dei più grandi scrittori di tutti i tempi: il fantasma di Charles Dickens apparirebbe molto spesso sulla sua superficie e c'è chi è pronto a giurare che ci si possa perfino parlare.

    Oggi coloro che visitano il tempio di Tremont possono visitare la stanza dove è custodito lo specchio; lì di fianco alla superficie riflettente possono leggere il seguente testo:

    "Lo specchio dalla stanza dell'Omni Parker House Hotel occupata da Charles Dickens. Guarda da vicino e vedrai il riflesso di Dickens mentre rileggeva A Christmas Carol".

    Di tanto in tanto ancora oggi qualche visitatore del tempio di Tremont afferma di vedere il fantasma di Charles Dickens nello specchio, come se il famoso scrittore, vissuto in un tempo che fu, non voglia ancora lasciare il nostro piano di esistenza.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    GLI SPIRITI DI SALLIE HOUSE



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    In questi tre anni e mezzo di attività ho scritto articoli su decine di abitazioni infestate, eppure ogni volta trovo edifici che hanno un qualcosa di nuovo e diverso dagli altri. Ci sono tantissime case ritenute infestate nel mondo e molte di loro hanno stimolato e stimolano l'immaginazione assumendo reputazioni terrificanti e dando spunto ad incredibili leggende.

    In Kansas non hanno dubbio: la casa più infestata della nazione e forse del mondo intero è Sallie House. Il fatto è che, pur essendo scettici, molti studiosi hanno effettuato ricerche scientifiche su questo luogo e non è raro che ancora oggi si vedano persone che misurano campi elettromagnetici nel giardino o compiono esami su terreno e pietre. Per forza di cose la Sallie House è diventata una delle attrazioni più importanti di Atchison, nel Kansas appunto, ed è stata oggetto di molti documentari televisivi.

    Il nome dell'abitazione non è certamente "Sallie House", ma dovrò chiamarla così perché ormai è quello il nome attribuitole e perfino nella cittadina di Atchison la si addita in questo modo. Si trova al 508 di Second Street e la maggior parte degli abitanti crede che si abitata da almeno due spiriti maligni; gli sono comunque convinti che sia infestata, ma che le entità all'interno siano semplicemente anime perdute che cercano aiuto.

    Sallie House fu costruita nel 1867 e fu acquistata da un uomo di affari di nome Michael C. Finney, che si è trasferito con sua moglie, due figli e una figlia di 6 anni chiamata Sallie. A quanto pare, poco dopo il loro arrivo, la piccola Sallie iniziò a comportarsi in maniera piuttosto anomala e diceva di avere paura delle "persone nere" che la venivano a trovare in camera di notte.

    A causa dei numerosi avvistamenti della bambina, i genitori iniziarono a pensare che avesse qualche problema neurologico: il padre era un dottore e, contro il volere della moglie, iniziò a pensare ad un luogo di cura dove portarla per non rovinare la sua reputazione.

    Io ora vi riporto uno "strano" commento mandato da un anonimo alla redazione della trasmissione americana "A Haunting" (in realtà alcuni episodi li hanno anche dati su Sky in italiano e si tratta di ricostruzioni di vicende avvenute in presunte case infestate) dopo che fu trasmessa la puntata che parlava della Sallie House. Potrebbe spiegare tutto come nulla (non è possibile verificarne la genuinità), ma ritengo sia molto eloquente.

    «Ho visto l'episodio di The Sallie House ... Sono stato in quella casa da ragazzo quando un mio amico ha vissuto lì. Ho sperimentato sulla mia pelle quello che succede al suo interno, come tende che hanno preso fuoco da sole in camera da letto, graffi che apparivano sul mio corpo senza che toccassi nulla e urla che provenivano dal pavimento.

    La storia che conosco dice che il proprietario era un medico che aveva rapporti con la cameriera afroamericana, che portò alla nascita di una bambina di nome Sallie. Quando aveva circa 6 o 7 anni si ammalò di appendicite, ma poiché la bambina era mulatta il dottore non voleva che nessuno sapesse di Sallie e si rifiutò di portarla in ospedale. Lei morì e sua madre, la cameriera, per la rabbia attaccò il dottore, che però la uccise con il suo bastone.

    Sallie e sua madre rimasero come spiriti in quella casa. La madre prova ancora rancore per la morte della sua bambina ed è colei che attacca i visitatori; Sallie è un fantasma buono e cerca di giocare con i bambini che si avvicinano alla casa... Nessuna famiglia rimane molto a lungo a causa degli attacchi violenti, che avvengono quasi sempre ai maschi adulti. Sospetto che il medico abbia seppellito i corpi di Sallie e sua madre da qualche parte nel locale o nel seminterrato.»

    Come ho detto potrebbe essere un'invenzione, ma ho trovato questo messaggio molto calzante. Ma andiamo avanti.

    La casa rimase in possesso della famiglia fino alla morte di Charles Finney, discendente di Finney, avvenuta nel 1947; poi fu affittata a studenti diverse volte, ma la gente non è mai rimasta a lungo in casa. L'unica persona che sembrava tollerare le attività sovrannaturali nella casa era un uomo di nome Ethel Anderson, che ci visse fino agli inizi degli anni '90. Fino a quel momento non si è mai saputo se effettivamente ci fossero entità nella casa perché non esistono documenti o persone disposte a parlar della loro esperienza nella casa e nel giardino prima di Tony e Debra Pickman, i successivi proprietari della casa di Finney. La reputazione di Sallie House cominciò a diventare popolare proprio dopo il loro insediamento.

    Tony Pickman ha subito diverse ferite sin da quando la sua famiglia si è stabilita nella casa: lui sembrava il bersaglio principale dei fenomeni aggressivi, mentre gli altri membri della famiglia si limitarono a vedere ombre, oggetti cadere dagli armadi o a sentire qualche urlo o rumore inquietante nelle pareti, ma mai aggressioni fisiche come capitavano all'uomo. Graffi, lividi e perfino veri e propri tagli apparivano sul suo corpo quasi ogni settimana e anche durante il giorno; ciò portò l'uomo a chiedere aiuto a gruppi di investigatori del paranormale.

    Oltre a Tony, quando furono condotte le ricerche nella casa, diversi altri individui furono bersaglio di attacchi, ma nuovamente a subirli erano solo maschi e mai le donne. Gli investigatori che hanno visitato la casa hanno riportato lesioni minori, tagli e ustioni durante il loro soggiorno e ciò portò alla conclusione che ci fosse una presenza demoniaca all'interno delle sue mura.

    Oltre agli attacchi, i visitatori e i testimoni hanno anche riportato apparizioni incomplete, oggetti volanti, mobili smossi, versi bestiali, urla femminili umane e oggetti misteriosi che apparivano e scomparivano in punti casuali della casa.

    La prima grande indagine sulla Sallie House è stata condotta nei primi anni '90 dalla trasmissione televisiva, Sightings; successivamente la fama si ingigantì e da quel momento parecchi psichici e ricercatori paranormali hanno tentato di scoprire i segreti della casa.

    Ci fu anche chi provò ad usare, oltre agli strumenti elettronici, tavole Ouija, cristalli e pendoli per contattare le entità, ma tutto ciò che ottennero furono aggressioni da parte di forze invisibili e diversi EVP inquietanti.

    Il Kansas Paranormal Group proprio negli ultimi anni si è interessato del caso è i ricercatori del team oggi afferma che oltre all'anima della piccola Sallie ci sia ma anche una donna di mezza età che sembra essere artefice degli attacchi più spaventosi.

    Ecco, sebbene quel messaggio che vi ho riportato sopra non trovi risconti documentati, pare che combaci con le conclusioni di molte indagini effettuate dentro e fuori la Sallie House. Stando a quello che sappiamo forse è davvero al casa più infestata del Kansas.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    I MYLING: GLI SPIRITI DEI BAMBINI PERDUTI



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    Finora, quando ho scritto qualcosa sul folclore o sulle leggende scandinave, ho sempre presentato creature bestiali che vivono nelle foreste e proteggono la natura, ma mai di entità malvagie o di fantasmi. Una mia mancanza, lo ammetto, anche perché le credenze e le tradizioni nordiche sui fantasmi e entità rancorose sono parecchie.
    Per introdurre l'argomento in maniera più corretta devo citare Hänsel e Gretel. Cosa c'entrano, chiederete voi. Beh, la fiaba di Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm è ambientata nella Germania settentrionale e, come molti sapranno, racconta di due bambini che vengono abbandonati in un bosco e sono costretti a sopravvivere contando sulle loro forze.
    L'ho sempre trovata un po' macabra come fiaba da raccontare ai bambini, tuttavia rispecchia un qualcosa che in passato era quasi normale. I fratelli Grimm hanno certamente tratto ispirazione dalle vicende del Medioevo, quando la scarsità di cibo e la fame facevano dell'infanticidio una pratica comune. In particolare, in Norvegia questa pratica è stata portata avanti fino all'inizio del XX secolo: quando una coppia aveva dei figli che non poteva mantenere li uccideva o li abbandonava appena nati al freddo dell'inverno o in mezzo ai boschi, dove venivano divorati dai predatori.
    Inevitabilmente è nata la figura del "myling", una figura molto presente in tutto il folclore scandinavo. Il myling è un'entità rancorosa generata proprio dai quei bambini lasciati morire dopo il parto (o anche più grandi quando giungevano periodi difficili); ancora più semplicemente è l'anima dei bambini non battezzati o non seppelliti correttamente in un luogo sacro, che per questo motivo è costretta a vagare sulla terra fino a che non verrà accompagnata in un cimitero.
    In passato, infatti, bambini non battezzati non potevano essere sepolti in terra santa e per questo si credeva che non potessero trovare sollievo nei cieli.
    Un altro nome con cui è conosciuto il myling è "utburd", che significa "colui che è stato lasciato fuori" (dalla terra consacrata ovviamente). A volte i myling sono descritti come fantasmi di bambini che vagano nei boschi alla ricerca di un taglialegna o un cacciatore per costringerlo a portarli in un cimitero; altre volte sono descritti come lupi o animali selvatici ostili; altre ancora come animali grotteschi o ombre grandi come case. Il più delle volte però sarebbero entità invisibili agli esseri umani, ma percepibili dagli animali domestici.
    I fantasmi di quei bambini lasciati morire sarebbero arrabbiati con tutti gli esseri umani che capitano loro a tiro e lungo i sentieri boschivi aggredirebbero i malcapitati graffiandoli, colpendoli, facendoli inciampare o cadere nelle rupi; ad ogni modo si crede che non uccidano quasi mai gli esseri umani perché il loro desiderio è quello di essere accompagnati in un cimitero, dove troverebbero finalmente la pace eterna.
    Per fare questo si dice che salgano sulla schiena di una vittima, che si accorgerebbe delle loro presenza sentendo un peso sulle spalle crescente e opprimente che aumenta ad ogni passo. Alcune leggende raccontano che man mano che la persona si avvicina al cimitero i myling assumano sempre più fattezze umane e diventino visibili, ma che a volte il loro peso diventi tale che lo sfortunato stramazza al suolo senza vita. Alcune versioni affermano che il myling in realtà non aumenterebbe di peso, ma che risucchi la forza vitale delle vittime, rendendole via via più deboli.
    Secondo le credenze scandinave, per dare la giusta pace allo spirito di un bambino non battezzato si dovrebbe recitare una formula tradizionale usando i nomi simbolici Kari (per le femmine) o Jon (per i maschi). Avrebbe più o meno questa forma:

    «Io ti battezzo in nome della mia fede / Kari o Jon»

    Come ho scritto prima, la pratica storica di abbandonare i figli indesiderati nei boschi o in altri luoghi remoti era dovuta o a gravi condizioni economiche che mettevano a rischio la sopravvivenza della famiglia; a volte accadeva per la nascita di un bambino fuori dal matrimonio. Concepire un figlio fuori dal matrimonio è sempre stata considerata una grande vergogna nella vecchia società contadina e in passato le stesse ragazze madri uccidevano il loro neonato alla nascita per poi farlo sparire ai bordi dei boschi o nelle acque dei torrenti e dei laghi.
    Si è dovuto attendere fino al 1687 per far cambiare un po' le cose: il codice norvegese di King Christian V dispose che questo crimine fosse punito con la morte del genitore che uccideva il proprio figlio. Purtroppo nella Norvegia del XIX secolo la maggior parte degli omicidi erano ancora gli infanticidi.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    IL FANTASMA DI FARNHAM WOOD MILL



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    La foto che vi mostro, quella originale almeno, è stata visualizzata da tecnici della fotografia che ne hanno affermato l'autenticità. Fu scattata nel gennaio del 1929 a Farnham.

    Farnham è una cittadina inglese di 38.000 abitanti della contea del Surrey, a circa 50 km da Londra. Farnham però è anche una comunità nella contea di Richmond, nello stato americano della Virginia. Certo, esistono molte città americane con lo stesso nome di quelle nelle nazioni che hanno colonizzato il Nuovo Mondo, ma in questo caso c'è un problema di fondo: dopo tanti anni non si è più sicuri se la foto sia stata scattata in Inghilterra o in Virginia e proprio questo particolare ha fatto perdere l'interesse per quella che sembra una chiara prova dell'esistenza dei fantasmi.

    Di notizie attendibili se ne trovano poche, perciò dovremmo accontentarci di ciò che ho messo insieme sfogliando siti italiani e stranieri.

    Di questa vicenda se ne parla molto di più sui siti americani che quelli inglesi, pertanto mi viene da pensare che la fotografia sia stata scattata nella contea di Richmond; ad ogni modo alla fine del 1928 il costruttore Robert Walsh decise di ristrutturare il vecchio mulino del paese che aveva acquistato ad un prezzo molto conveniente per via del suo stato fatiscente.

    Quel mulino era in disuso da parecchio tempo, ma era molto attivo fino a metà del 1800. Non si riportano episodi spiacevoli che lo coinvolsero in passato, ma è pur vero che se parliamo della Virginia è probabile che le guerre di indipendenza e secessione portarono morte ovunque, anche tra la povera gente.

    Poiché Walsh aveva anche un cantiere suo, era solito prendere le misure di ciò che stava aggiustando al mulino per poi creare le varie parti dove teneva tutti i suoi strumenti; spesso quindi si avvaleva di fotografie in modo da non dover andare avanti e indietro ed avere sempre sott'occhio i particolari.

    La fotografia in questione mostra la parte superiore della scala del Farnham Wood Mill: Walsh al momento della foto non vide o sentì nulla fuori dal comune, sebbene un giorno ammise che quel giorno il suo cane si era mostrato molto inquieto e abbaiava spesso al nulla nel cortile.

    Walsh e il suo cane erano le uniche persone nei pressi del mulino quel pomeriggio, pertanto la storia finisce qui: non ci sono altre informazioni utili o testimonianze di eventi sovrannaturali avvenuti in quei giorni e dopo lo sviluppo della foto, quando l'uomo si accorse di aver ripreso qualcosa di anomalo, la figura non fu più immortalata, sebbene Wlash si appostò per settimane nel fare fotografie all'esterno e all'interno del mulino.

    Robert Walsh morì nel 1943 e al momento la fotografia originale è in possesso della nipote, che però ha dichiarato di essere stata importunata dai media e ad oggi si rifiuta di farsi intervistare.

    Ma cosa ha ripreso Walsh?

    Molte persone credono che la foto mostri il fantasma di una donna sulla scala con la mano sulla ringhiera, altri addirittura un angelo; ovviamente gli scettici, non potendo valutare l'originale, affermano che possa trattarsi di una sovrapposizione di scatti, un problema piuttosto diffuso in passato.
    Il fatto che la proprietaria della foto non voglia consegnarla ad esperti per un riscontro non fa che alimentare il mistero.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    LA LETTERA DEL DIAVOLO



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    Sono passati due millenni da quando il cristianesimo ha fatto la comparsa nella nostra società e, nonostante la presa della Chiesa sul popolo sia molto diminuita, ancora oggi nella nostra vita quotidiana siamo soliti parlare di Dio e del Diavolo. Oggi la scienza sta prendendo sempre più piede fornendo spiegazioni e dimostrazioni di fenomeni che una volta attribuivamo a "forze sovrannaturali", ma la credenza che "il male" sia originato dal Diavolo è ancora radicata in gran parte della popolazione.
    Ma esiste il Diavolo? Esiste qualcuno o qualcosa che tenta le persone o che influisce sugli eventi quotidiani di ognuno di noi?
    Ognuno di noi ha le sue idee, ma in passato la pressione del Clero era talmente forte sulla gente che il Diavolo era una figura non solo presente nei loro pensieri, ma addirittura presente fisicamente tra il popolo: dire "fisicamente" in effetti è eccessivo, ma si tendeva ad accusare persone, oggetti, animali e eventi atmosferici di essere il Diavolo incarnato e di agire sotto altre forme per tentare o far del male alla brava gente.
    Questo è un esempio italiano di una credenza che nei secoli è giunta fino a noi e che ancora fa discutere gli studiosi: una lettera scritta dal Diavolo per traviare l'anima pura di una suora.
    Per quanto in Sicilia questa storia sia sempre stata viva e chiacchierata, a suscitare l'interesse del resto della nazione furono scrittori illustri come Andrea Camilleri, che negli anni '60 spinsero la Domenica del Corriere a bandire un concorso per tradurre un’epistola datata 1676. Tanti esperti ci hanno provato, ma nessuno è mai riuscito a capire cosa ci fosse scritto perché i caratteri usati non erano in un'unica lingua, ma presentavano simboli di diversi alfabeti di allora.
    A scrivere la lettera fu suor Maria Crocifissa della Concezione (al tempo si chiamava Isabella Tomasi), una suora benedettina del convento di clausura di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento. Prese il nome di "lettera del Diavolo" perché fu lei stessa ad affermare di essere stata tentata dal Maligno, che le aveva chiesto di firmarla.
    Ma andiamo con ordine. Era l'11 agosto 1676 quando suor Maria fu trovata a terra nella sua cella "con mezza faccia sinistra imbrattata di nero inchiostro, il respiro affannoso, il calamaio sulle ginocchia e una lettera in mano scritta con un alfabeto incomprensibile".
    La donna era priva di sensi, ma si riprese poco dopo. Quella lettera però divenne presto il centro di un mistero molto fitto perché era scritta in un linguaggio incomprensibile e conteneva 14 righe scritte in un alfabeto tra il greco classico e il cirillico, ma i cui caratteri, messi in quella sequenza, non creavano nessuna parola conosciuta se non un "ohimé".
    Isabella disse di averla scritta su ordine del Demonio in persona e che solo a lei era permesso comprenderne il testo. Disse che quella parola "ohimè" era l'unica che lei aveva scritto di sua volontà e che per il resto era stata costretta a riportare quello che lui le aveva dettato.
    Al tempo le parole della donna furono prese per verità assoluta e in breve tempo si sparse la voce che quella lettera fosse un messaggio da parte del Demonio per Dio affinché non interferisse nelle vicende degli uomini; quando suor Maria ne intuì lo scopo provò ad opporsi, ma quella sua resistenza fu punita e lei fu tramortita. Non morì grazie all’intercessione di Dio stesso.
    Nei documenti ufficiali del tempo che riconobbero suor Maria "venerabile" c'era infatti scritto che quello era il premio per "l’esito della lotta contro innumerabili spiriti maligni decisi a utilizzare suor Maria Crocifissa come un misero corsiero".
    La donna, che morì a 45 anni nel 1690, era solita affermare che il Diavolo le aveva dettato altri due messaggi, ma che lei si rifiutò di trascrivere e per questo fu colpita. La cosa curiosa è che le informazioni riportate sulla lettera non vennero rese pubbliche (o forse sono andate perdute nel tempo) e che lei stesse era solita dire:

    «Non mi domandate di questo per carità, che non posso in verun modo dirlo, e nemmeno occorre dirlo io, che verrà tempo che il tutto udirete e vedrete»

    Nei secoli successivi gli studiosi si sono impegnati invano nel tentativo di decifrare quelle 14 righe, ma in apparenza la lingua usata non era nessuna di quelle conosciute. La lettera è stata recentemente decifrata da un gruppo di scienziati del Ludum Science Center di Catania tramite un algoritmo scaricato dal deep web che viene utilizzato dall’intelligence turca per decrittare i messaggi segreti dell’Isis.
    Daniele Abate, direttore del Ludum Science Center, ha così commentato:

    «Abbiamo inserito nel programma l’alfabeto greco, quello latino, quello runico e quello degli yazidi, il popolo considerato adoratore del diavolo che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam, tutti alfabeti che suor Maria Crocifissa poteva avere visto o conosciuto. Abbiamo impiegato quattro mesi prima di giungere a quella che sembra una sequenza logiaca, almeno per la maggior parte della lettera.»

    Cosa c'è scritto su questa misteriosa missiva? La traduzione ha portato a questo:

    «Di simboli che io che clausa livegio so fonte una disgrazia forse ormai certo styge xytliyi vuode poiché io cristo zoroastro seguono le vie antiche o sarte cucite dagli uomini ohimè ristorami servire nessuno questo è sistema zavorra sono le tre un dio che sento liberare i mortali xi sono per questo sempre».

    Come vedete, la lettera scritta in questo modo ha poco senso e probabilmente c'è ancora qualcosa di nascosto tra le righe; si riesce comunque a leggere riferimenti alla lotta ancestrale tra il bene e il male, tra Dio e il Diavolo. C'è che afferma che il messaggio principale sia:

    «Dio non esiste, la trinità è un falso, ci sono solo io!»

    Ma è davvero così? È davvero una lettera dettata dal Diavolo in persona ad una suora di clausura?
    Gli studiosi oggi tendono a pensare che Isabella Tomasi soffrisse di un disturbo bipolare dovuto allo stress della vita monastica e alla rigidità delle regole del tempo. Lo dimostrerebbe il fatto che nonostante si sia riusciti a dare un senso al 70% della lettera la restante parte sia ancora incomprensibile.
    Abate ha anche affermato che quando il loro lavoro di traduzione è stato reso pubblico è stato contattato da numerosi leader di sette sataniche convinti che il suo team abbia tenuto nascosto il vero messaggio sotto imposizione della Chiesa che temerebbe la sua pericolosità.
    Per ora la lettera del Diavolo è ancora un mistero, ma si è a buon punto sul svelarlo. Si dice che quella in possesso del monastero sarebbe una copia, mentre l'originale si trova esposta nella torre della Cattedrale di Agrigento. Un’altra copia è presente presso la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento.


    Fonte: misteridalmondo.net
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    LE PIETRE DELLE STREGHE



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    Vi è mai capitato di trovare lungo un sentiero o in riva al mare un sasso bucato? Le pietre forate, quelle naturali, non sono certamente facili da trovare, eppure in riva ai laghi, sulle spiagge e lungo i torrenti di tanto in tanto qualcuna se ne trova.
    Se durante una passeggiata vi dovesse capitare di vedere una strana pietra bucata da parte a parte, raccoglietela perché, almeno secondo le culture nordiche, è un dono per voi dalla natura (alcuni pensano dagli dei). Si crede, infatti, che queste pietre bucate naturalmente siano una sorta di talismano naturale che protegge dalle malattie, dagli spiriti maligni e che portino fortuna e prosperità.
    Ciò di cui sto per parlarvi non è una credenza superficiale di qualche popolo isolato, ma pare essere alla base di moltissime culture di tutto il mondo e l'origine è antichissima, forse addirittura risalente alla nascita dell'uomo.
    Come mio solito parto da lontano, ovvero dal simbolo del buco: praticamente in tutto il mondo questo simbolo antichissimo ricorre in culture diverse e lontane tra di loro; solitamente viene rappresentato come un cerchio con un foro al centro, una specie di disco forato. Non serve essere paleontologi o amanti dell'archeologia per ricordare reperti di questo tipo: basta una semplice visita ad un museo di storia naturale e in qualche modo ci renderemo conto che negli utensili e negli oggetti di culto questa figura, anche solamente disegnata, è davvero molto ricorrente.
    Avete presente l'acchiappasogni dei nativi americani? La forma è esattamente quella di un cerchio con un foro al centro. E alcune monete cinesi? Avete presente la conformazione di Stonehenge? Sapete perché la tavola rotonda di re Artù era fatta proprio così?
    Potrei andare avanti a lungo, ma il concetto è che quasi tutti i popoli, dal nord Europa agli aborigeni australiani, dagli egizi agli gli aztechi, avevano un culto per questo simbolo e quando lo trovavano in natura lo veneravano al pari degli dei.
    Per quanto riguarda la nostra Europa potremmo far risalire il culto ai Celti, per i quali questo simbolo era noto con il nome di "Shahqt-mar": per loro era il Cerchio Sacro al cui interno avveniva l'evoluzione spirituale umana e che portava alla trasformazione da materia a spirito, in perfetta armonia con l'universo.
    Ok, vengo alle nostre pietre bucate. Le pietre forate in maniera naturale sono tali per effetto dell’acqua, dell’aria, a volte degli animali, che scavano nella pietra (l’elemento terra) finché in uno o più punti in essa si apre un passaggio, un buco, forgiando quelle che oggi vengono chiamate "pietre delle streghe".
    Questi ciottoli, che possono avere uno o più fori naturali, fin dai tempi antichi sono considerati dotati di poteri magici: come ho già scritto, si attribuivano loro capacità curative, di protezione dalle maledizioni, dalle streghe e dalle malattie; si diceva che potessero anche conciliare il sonno e scongiurare gli incubi, tant'è che ancora oggi in Norvegia e Svezia alcune famiglie sono solite appendere queste pietre sulle culle dei neonati o sulle pareti dei letti degli ammalati.
    Ma la capacità più sconvolgente delle pietre delle streghe sarebbe quella di aprire finestre attraverso le quali vedere il mondo degli spiriti invisibili. Secondo una leggenda, guardando attraverso il buco della pietra si sarebbe in grado vedere le creature del Piccolo Popolo (fate folletti, gnomi, ecc.) e di entrare in contatto con esse. Per questo motivo queste pietre sono spesso presenti nelle favole e nelle leggende nordiche, soprattutto in quelle legate alle fate.
    Solitamente queste pietre bucate sono dedicate alle divinità femminili: nelle civiltà pre-cristiane si svolgevano riti propiziatori in cui le donne dovevano attraversare dei buchi dentro grandi massi per favorire le nascite, la fertilità e per guarire dai malanni.
    In conclusione queste pietre erano e sono considerate magiche e benedette e la casualità della loro formazione e non fa che rendere queste pietre speciali anche agli occhi di chi in queste cose in ci crede.
    Concludo con una piccola curiosità e una leggenda. In realtà ad essere pignoli bisognerebbe chiamare questi ciottoli "pietre di Odino" perché del loro utilizzo ne parlarono per primi i popoli nordici. Erano soliti giustificare la loro esistenza con questa leggenda:

    «Kvasir, il più saggio dei figli degli Æsir (un gruppo di dei) era solito vagare sulla Terra per rispondere alle domande più difficili degli esseri umani. Un giorno giunse presso la casa di due malvagi nani, Fjalarr e Galarr, che venuti a conoscenza della sua natura semi-divina, con un tranello lo distrassero e lo uccisero, per poi raccogliere il suo sangue in un vaso: lo mescolarono con del miele e ottennero una bevanda, un magico idromele che faceva comporre versi di poesia meravigliosa a chiunque lo bevesse.
    (Questo è il motivo per cui gli antichi poeti islandesi definivano la loro arte "il sangue di Kvasir".)
    I due fratelli però non si fermarono affatto dal compiere crimini e qualche tempo assassinarono il gigante Gillingr e sua moglie, anch'essi fermatisi per la notte a casa loro. Il gigante Suttungr, figlio della coppia, venne per vendicarsi della morte dei genitori; li catturò e li portò in mezzo al mare su una scogliera che sarebbe stata sommersa non appena fosse giunta l'alta marea. I due nani, pur di avere salva la vita, offrirono al gigante tutto il loro prezioso idromele; per loro fortuna Suttungr era geloso di idromele e accettò lo scambio, ma per proteggere la bevanda la mise in una caverna dove mise a guardia sua figlia Gunnlöð.
    Ma gli dei desideravano riportare ad Asgard quello che rimaneva del loro figlio e così chiesero ad Odino quell'idromele in cui era stato disciolto il suo sangue.
    Odino assunse le sembianze umane e si avvicinò ad un campo del fratello di Suttungr, Baugi, dove stavano lavorando nove suoi servitori: a costoro propose di affilare i falcetti, e questi acconsentirono. Odino affilò con tale maestria le roncole che i contadini gli proposero di comprargli quella cote. Egli accettò, e lanciò in aria la pietra: i servitori, desiderosi di averla, si sbracciarono per prenderla e con i falcetti si uccisero a vicenda.
    Baugi era così rimasto senza uomini e Odino si propose per fare il lavoro di tutti e nove in cambio di un sorso dell’idromele: Baugi accettò, ma Suttung rifiutò di dargli anche un solo assaggio della sua bevanda.
    Odino allora si trasformò in un verme, entrò nella caverna dove Gunnlöð custodiva la bevanda, la sedusse e la convinse a dargli il permesso di bere tre sorsi. Il dio però trasse dei sorsi così grandi che non lasciò nulla nel recipiente e così, trasformato in un’aquila, volò via per portare ad Asgard tutto l’idromele.
    Per penetrare nella caverna Odino dovette scavare nella pietra in forma di verme e proprio così diede origine alle pietre forate naturali che portano il suo nome.»


    Fonte: misteridalmondo.net
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    IL FANTASMA DI BETSY AARDSMA



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    Se avete notato la maggior parte dei fantasmi (o meglio presunti fantasmi) sono quelli di persone vissute molto indietro nel passato: non dico che non ci siano fantasmi di persone decedute di recente, ma solitamente, almeno quando sono in parecchi ad affermare di aver visto uno spettro, questo viene ricondotto a uomini e donne vissute più di un secolo fa.
    Questo invece è un caso che riguarda una ragazza morta piuttosto di recente, di cui è possibile rintracciare documenti, fotografie e perfino parlare con la sua famiglia. La ragazza in questione, Betsy Aardsma, purtroppo salì alle cronache per essere stata uccisa da diverse pugnalate nella biblioteca dell'università che frequentava e la cosa più inquietante è che qualcuno, forse l'assassino stesso, si sia burlato di lei in diverse occasioni, anche di recente.
    Questa vicenda inizia nel 1969, quando la 22enne Betsy Aardsma frequentava l'Università del Michigan ad Ann Arbor. Descritta da tutti i compagni di corso come intelligente, benvoluta e solare, aveva un unico difetto: l'essere molto carina…
    Proprio in quel periodo nel Michigan girava un serial killer conosciuto come "The Co-Ed Killer", colpevole di diversi omicidi a scapito di giovani e belle ragazze. Famoso divenne un agguato teso dal killer in un campus proprio nelle vicinanze dell'università, dove morirono in una sola notte sei giovani studentesse. È intuibile la preoccupazione dei genitori di Betsy e il sospiro di sollievo che trassero quando lei decise di proseguire gli studi in un altro college, la Penn State University.
    Lei lo fece perché il suo fidanzato David studiava proprio lì e in quel modo avrebbe potuto starle più vicino. I suoi genitori erano felici perché sentivano che sarebbe stata più al sicuro che all'Università del Michigan, dove temevano si nascondesse il killer.
    Dopo appena due mese dal suo arrivo a Penn State, Betsy andò nella biblioteca per fare alcune ricerche, ma non tornò più a casa. Dalla ricostruzione dei fatti pare che fosse giunta già sul tardi, dopo le 17, e fu vista muoversi tra gli scaffali ancora verso le 18 in una zona della biblioteca piuttosto stretta e isolata che gli studenti hanno soprannominato "The Stacks".
    Mentre sfogliava i libri, Betsy fu improvvisamente attaccata alle spalle da qualcuno, che l'afferrò per il collo e la pugnalò diverse volte al petto uccidendola probabilmente in pochissimi istanti. Alcuni studenti sentirono un urlo e accorsero a controllare, trovando la ragazza distesa al suolo; l'assassino si era dileguato nel nulla e nessuno vide altre persone in quella zona della biblioteca.
    Ironia della sorte Betsy quel giorno aveva un vestito rosso e quando la gente accorse non capì che era stata pugnalata: credendo fosse svenuta, ci vollero diversi minuti prima che fosse chiamata l'ambulanza, ma era già troppo tardi.
    Nessuno aveva assistito all'omicidio e il suo assassino non lasciò alcun indizio: solo uno di decine di studenti presenti in quel momento nella biblioteca disse di aver visto un uomo biondo che correva tra le navate della biblioteca e che quando gli passò di fianco gli disse:

    «È meglio che qualcuno aiuti quella ragazza.»

    L'uomo non fu mai trovato.
    Poco tempo dopo venne catturato il serial killer che tanto spaventava gli studenti dell'Università del Michigan: il suo nome era John Norman Collins, ma la polizia escluse categoricamente che fosse anche colpevole della morte di Betsy Aardsma a Penn State. In poche parole, il suo omicidio rimane un mistero irrisolto ancora oggi.
    Purtroppo la vicenda non finisce qui, ma diventa oltraggiosa e inquietante: verso metà degli anni '70 nel campus della Penn State University, le guardie addette alla sicurezza ricevettero una lettera con sopra scritto:

    «Non siete mai riusciti a prendere il ragazzo che ha ucciso quella ##### nella biblioteca.» (#### era un dispregiativo molto esplicito).

    Il 28 novembre del 1994, nel 25° anniversario dell'omicidio di Betsy, uno degli impiegati della biblioteca trovò una candela accesa nella stanzetta dove la ragazza fu pugnalata. Di fianco c'era un ritaglio di giornale in cui si parlava del suo caso e a terra, scritto con un pennarello rosso, c'era questo messaggio:

    «R.I.P. Betsy Aardsma, nata il 11 luglio 1947, morta il 28 novembre 1969. Sono tornato/a!» (dal messaggio non si capì si intendesse "tornato" o "tornata" perché la lingua inglese va spesso contestualizzata).

    Chi scrisse quelle parole? Fu l'assassino tornato sul luogo del delitto oppure l'anima inquieta di Betsy?
    Perché questa domanda? Beh, oltre alla leggenda metropolitana del killer di studentesse nata nel campus universitario, da quell'episodio in effetti vennero riportati diversi eventi anomali in tutta la biblioteca dell'università. Pare infatti che nelle stanza della biblioteca si aggiri un fantasma e molti giurano si tratti di quello di Betsy Aardsma.
    Molti studenti, anche negli ultimi dieci anni, hanno affermato di aver percepito una presenza inquietante aggirarsi tra i banchi e gli scaffali, spesso intravista come ombra, ma a volte sentita sulla pelle come un forza invisibile che afferra le persone per un braccio o per il collo o che strattona le persone che fanno rumore.
    Pare che a notte tarda a volte si sentano urli lontani provenire dalla zona degli stacks e si veda chiaramente un'ombra dalle sembianze femminili con occhi rossi incandescenti allontanarsi tra le navate della biblioteca.
    Nel 1995, verso mezzanotte, un addetto alla sicurezza fece il suo solito giro di ispezione nella biblioteca e affermò di aver visto il fantasma di una ragazza che indossava un abito rosso. Affermò che il suo corpo era perfettamente delineato e che intravide il suo sguardo triste; quando gli sguardi si incrociarono l'apparizione sparì nel nulla. Alcuni giorni dopo gli fu mostrata una foto di Betsy Aardsma e lui disse che era esattamente la stessa ragazza che aveva visto nella biblioteca quella sera.
    Nel 1998 una studentessa rimase nella biblioteca fino a tardi e sostenne che qualcosa o qualcuno l'avesse afferrata per il collo. Dopo aver lasciato la biblioteca sentì come se qualcosa l'avesse seguita a casa e nella notte fu svegliata nuovamente da quella sensazione di oppressione che l'aveva colpita in biblioteca.
    Questa vicenda è forse poco conosciuta dalle nostre parti, ma è alla base di moltissime leggende metropolitane americane. Certo, affermare che la parte sovrannaturale sia vera è un po'azzardato e ci sono molte ipotesi a riguardo, ma chissà che non si tratti dell'anima di Betsy, ma quella del suo assassino che voglia continuare a tormentare le studentesse della biblioteca.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    LA STRANA MORTE DI NETTA FORNARIO



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    Avete mai sentito parlare di Abdul Alhazred? E del Necronomicon? Sì, almeno del secondo sono sicuro di sì. Il Necronomicon è uno dei libri più controversi della storia e si tende a pensare che sia semplicemente un invenzione dello scrittore Howard Phillips Lovercraft.

    Lovercraft affermò che il Necronomicon in origine era chiamato "Al Azif" ed era un testo di magia nera redatto da Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell'VIII secolo. Proprio sulla morte di Alhazred, avvenuta a Damasco nel 738 d.C., c'è un aneddoto da brividi: Ibn Khallikan, un biografo del XII secolo, scrisse:

    «Venne afferrato in pieno giorno da un mostro invisibile e divorato in maniera agghiacciante di fronte ad un gran numero di testimoni gelati dal terrore.»

    È possibile che qualcuno o qualcosa possa attraversare diverse dimensioni di esistenza per aggredire e uccidere una persona? Questa è una delle ipotesi sulla morte di Netta Fornario.

    Norah Emily Editha Fornario era una ragazza piuttosto inusuale e strana per i suoi tempi: se fosse vissuta negli anni '70 avremmo detto che era una hippie, oggi forse diremmo che era una new ager: nel 1929 era semplicemente molto, molto strana.

    Netta, chiamata anche Mac dai suoi amici, era figlia di un medico italiano e una donna inglese; fino a 31 anni visse a Londra e non perse occasione di mettere in risalto il suo carattere estroverso e le sue bizzarrie.

    La sua era una famiglia ricca e rispettata e il padre tollerava poco le sue convinzioni mistiche: Netta infatti sosteneva di riuscire a curare le persone semplicemente utilizzando la telepatia, una dichiarazione che mise più volte in imbarazzo il medico di fronte ai suoi colleghi; praticava la magia bianca, creava pozioni con erbe di dubbia conoscenza, vestiva in maniera "artigianale", cioè con abiti fatti a mano, tuniche e capelli poco curati sempre intrecciati in due lunghe trecce.

    Ma la cosa che fa pensare di più è la sua adesione e attività presso il Tempio dell'Alpha Et Omega, il luogo di culto della Golden Dawn (più precisamente Hermetic Order of the Golden Dawn, ovvero Ordine Ermetico dell'Alba Dorata), un ordine nato alla fine del XIX secolo che puntava allo sviluppo spirituale, a pratiche occulte e ai riti magici.

    Giusto per capirci, al culto aderì anche Aleister Crowley e si dice che perfino Bram Stoker in qualche modo vi partecipasse.

    Non se ne conosce il motivo, ma nell'estate del 1929 Netta scappò nel vero senso della parola da Londra e si rifugiò a 33 anni sull'isola di Iona, a largo della costa occidentale della Scozia. La sua morte poco tempo dopo fu uno dei più grandi misteri del tempo e ancora oggi porta a pensare ad ipotesi che potremmo definire fantascientifiche.

    Netta portò con sé abbastanza bagagli per riempire una piccola casa, il che suggerisce che volesse stabilirsi lì o quanto meno starci per parecchio tempo. Ma perché scelse quell'isola sconosciuta?

    Beh, è sconosciuta a noi "profani", ma l'isola di Iona è ricca di folclore e leggende ed è considerata uno dei luoghi in cui si concentrano le forze mistiche del pianeta: non poteva essere che quella la meta di Netta.

    Giunta sull'isola Iona, Netta affittò una stanza a Traymore presso una donna islandese chiamata Mrs MacRae. Le due donne legarono quasi subito, sebbene la signora MacRae era un po' in imbarazzo nel parlare della sua ospite eccentrica. La donna ne parlava con le amiche, a cui spesso confidava che Netta andava in trance, che compiva strani rituali in casa e in giardino e che a volte spariva senza dir nulla per ore intere dicendo che cercava di incanalare le energie dell'isola o che voleva parlare con gli spiriti.

    Nell'ottobre di quell'anno, poco prima della sua morte, Netta inviò a Londra una lettera ai genitori con un messaggio criptico: li informava che non si sarebbe fatta sentire per un po' perché aveva "un terribile caso di guarigione" da affrontare. Non fu mai chiaro che cosa significassero quelle poche righe, ma la governante disse più tardi che Netta più volte aveva detto che "sarebbe andata lontano e che sarebbe tornata in vita dopo aver trascorso qualche tempo in un altro mondo".

    Capirete anche voi che tutto quello che ho scritto finora è un ottimo preludio ad una morte enigmatica, ed infatti di questo si trattò.

    La mattina di domenica 17 novembre Netta si alzò presto, a differenza del solito, e cominciò a confezionare tutti i suoi beni. Alla signora MacRae disse che doveva scappare perché alcune persone la disturbavano telepaticamente e che aveva ricevuto messaggi inquietanti da altri mondi. La signora MacRae disse che tutti i gioielli d'argento di Netta erano di in inquietante colore nero.

    La stessa mattina però, dopo un breve incantesimo nella sua stanza, Netta tornò da lei e disse che aveva cambiato idea e che rimaneva indefinitamente sull'isola. La donna notò in Netta uno strano e improvviso cambiamento di umore, ancora più strano del suo solito comportamento.

    Gli eventi dei due giorni seguenti sono un vero mistero. Netta uscì per la sua passeggiata come di consueto; la donna comunicò la sua scomparsa solo il giorno dopo perché tutti nella zona erano abituati al suo "scomparire" per diverse ore.

    Il suo corpo fu trovato martedì 19 novembre: Netta era sdraiata in cima alla Fairy Mound, una collina vicino su cui sorgeva un antico borgo abbandonato da tempo ad un paio di chilometri da dove alloggiava. Era nuda, se non per un mantello nero che si diceva simboleggiasse qualcuno di alto rango presso il tempio dell'Alpha Et Omega; il suo copro era sotto una grossa croce in pietra e di fianco a lei c'era un pugnale rituale.

    Aveva una catena era intorno al collo con una croce d'argento annerita e i suoi piedi nudi erano feriti e sanguinanti, come se avesse corso a piedi nudi sul terreno accidentato. Infine, cosa molto strana: il suo corpo era coperto da strani segni di artigli e profondi graffi che nessuno riuscì a spiegare.

    Si fecero molte ipotesi, la maggior parte delle quali davvero bizzarre.

    Aleister Crowley, il famoso occultista e satanista, anch'egli membro della confraternita, scrisse nelle sue memorie di essere stato vittima di un attacco da parte di "qualcuno" giunto sul piano astrale da un'altra dimensione: quelle dichiarazioni portarono a pensare che anche Netta Fornario fosse stata vittima di un'entità demoniaca invisibile.

    Di un'altra ipotesi fu Mary Violet Firth, conosciuta come Dion Fortune, che fu espulsa dall'ordine nel 1924 per avere rivelato dei loro segreti e nel suo libro The Mystical Qabalah: lei credeva fermamente che Netta fosse stata vittima di un attacco psichico assassino e disse che Netta "stava per arrivare in acque molto profonde" (parlava delle sue pratiche occulte) e che Moina Mathers, moglie del fondatore del tempio Samuel Maddell Matters, era l'artefice dell'attacco a Netta ... anche se Moina era morta 16 mesi prima! In pratica il suo spirito avrebbe colpito Netta psichicamente portandola alla morte.

    L'investigatore psichico Ron Halliday credeva che Netta fosse veramente in contatto con altri mondi.

    «Penso che abbia stabilito un contatto con un altro mondo e ci sia perfino andata: Netta è mancata per due giorni interi, il che sembra strano su una piccola isola dove tutti si conoscono e ogni luogo è frequentato. La signora MacRae ha più volte detto che Netta era incline a scomparire per ore senza che nessuno la vedesse e io me ne chiedo davvero coma fosse possibile.»

    Halliday evidenziò anche che il giorno del ritrovamento del corpo di Netta nel cielo sopra la collina in molti testimoniarono misteriose luci azzurre mai viste prime di allora e che nei pressi del corpo furono trovate delle lettere scritte in un "carattere strano" che non vennero mai decifrate.

    Quelli più razionali affermano che Netta possa essere stata perseguitata da qualcuno che aveva conosciuto a Londra che l'avrebbe seguita sull'isola per eliminarla temendo che anche lei svelasse i segreti del culto. Nessuno però seppe spiegare le ferite e i segni di artigli sul suo corpo.

    Il verdetto ufficiale fu che era morta da un attacco di cuore e per l'esposizione al freddo di quel periodo (fu trovata nuda), che potrebbe avere un senso. Ma nemmeno i documenti ufficiali riuscirono a spiegare il corpo coperto da graffi e ferite e quel particolare venne commentato come "illogico".

    Fonte: misteridalmondo.net
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    KAIMUKI HOUSE



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    Avete mai sentito parlare di "Amityville Horror"? Sì, sono certo di sì. Amityville Horror sono una pellicola e un libro ispirati a fatti realmente accaduti a Long Island, negli Stati Uniti. Lì, nella casa di 112 Ocean Avenue nel 1975 un ragazzo di nome Ronald DeFeo Jr. sterminò la famiglia a colpi di fucile e da allora pare che all'interno dell'edificio sia in atto un'attività sovrannaturale talmente intensa e malvagia che nessuno riesce a viverci per più di qualche settimana.

    A Honolulu, nelle Hawaii, c'è una casa che ha avuto un destino molto simile, anche se gli orrori sono cominciati molto prima; dopo l'enorme successo del film e della storia della casa di Long Island questa casa ha assunto la fama di essere la "Amityville Horror delle Hawai".

    Il nome vero è Kaimuki House ed è un edificio fatto costruire da una famiglia di immigrati giapponesi agli inizi del 1800 sulla splendida Honolulu; oggi si crede che sia infestata da un "kasha", un demone del folclore giapponese estremamente malvagio che brama il sangue e uccide le persone. Il kasha avrebbe anche come hobby quello di far sparire i cadaveri nel nulla.

    È difficile trovare riscontri sulla storia che vi sto per raccontare e le poche informazioni le ho trovate su siti di leggende o comunque non pienamente attendibili, ma in genere si crede alla versione che sto per scrivere.

    Verso la metà del XIX secolo la famiglia Kaimuki viveva in questa casa e si era integrata con la società del tempo. L'immigrato giapponese, sua moglie e i loro due figli erano apprezzati commercianti e ben voluti da tutti, ma un giorno, senza un motivo apparente, l'uomo impugnò la katana di famiglia e uccise il resto degli occupanti. Non si seppe mai perché, ma non si limitò a questo: infierì a lungo sui corpi martoriati e alla fine li tagliò a pezzi e li seppellì nel giardino sul retro della casa.

    La scomparsa della donna e dei figli non restò a lungo celata e la polizia presto trovò ciò che restava dei cadaveri della moglie e del figlio sepolti in buca; il corpo della figlia però non venne mai trovato e si crede che le sue ossa siano ancora nascoste da qualche parte in casa o nel giardino.

    L'uomo fu arrestato e la casa rimase abbandonata per molti anni.

    All'inizio del 1900 però due donne presero in affitto Casa Kaimuki e per diversi mesi vissero felici e tranquille. Pare però che tra le due iniziò dell'astio quando una di loro si innamorò e iniziò a frequentare un uomo: nacque una specie di triangolo amoroso e la gelosia portò una delle due donne a traviare l'uomo fino a fargli rompere il fidanzamento. La situazione degenerò e l'uomo in un raptus di follia assassinò entrambe le donne e poi si suicidò in quella casa. I corpi delle tre persone vennero trovati dopo parecchi giorni.

    Ecco, questo è il preludio a ciò che sembra accadere ancora oggi nella Kaimuki House.

    Le credenze locali vogliono che la casa sia dimora di un kasha e che abbia un estremo rancore verso coloro che provano ad abitare Casa Kaimuki.

    Nell'estate del 1942, la casa era occupata da una madre e dai suoi tre figli. Erano pochi giorni che si erano trasferiti, ma sin dal loro arrivo avevano percepito una strana sensazione al suo interno, come se qualcuno li stesse spiando. Una sera la donna chiamò la polizia in chiaro stato di agitazione: le uniche parole sensate che riuscì a dire furono:

    «Sta cercando di uccidere i miei figli!»

    Quando gli agenti giunsero trovarono la donna davanti al cancello semiseduta e con diverse escoriazioni su gambe e braccia; al loro ingresso in casa videro i tre bambini letteralmente sparsi per la stanza: due di loro avevano perso i sensi e il terzo urlava dalla paura mentre veniva scaraventato da un angolo all'altro da una forza invisibile.

    Gli ufficiali tentarono di raccogliere i figli della donna, ma per diversi minuti vennero respinti da quello che definirono "un muro di forza" che ad ogni passo li faceva arretrare della stessa distanza. Dinnanzi ai loro occhi i bambini vennero colpiti da diversi oggetti vaganti e quello ancora cosciente venne sollevato a mezz'aria mentre si portava le mani al collo. Quando l'attività paranormale terminò due dei bambini erano morti e il terzo spirò prima dell'arrivo dell'ambulanza.

    L'episodio venne pubblicato sulla prima pagina dei giornali locali e per diversi giorni i media ne parlarono vivacemente.

    Da allora per circa 15 anni la casa rimase in stato di abbandono, ma poi venne data in affitto a tre studentesse. Nuovamente, poco tempo dopo nella casa qualcosa si animò; gli episodi anomali avvenivano quasi sempre di notte e colpivano tutte e tre indistintamente: si sentivano rumori all'interno delle mura, spesso addirittura una voce maschile distorta che parlava in una lingua che loro non conoscevamo ma che credevano fosse asiatica, c'erano spifferi in casa anche con le finestre chiuse e molti oggetti cadevano dai mobili senza essere toccati. Una notte una delle tre ragazze sentì afferrarsi per un braccio e venne gettata a terra da una forza invisibile.

    Le ragazze chiamarono la polizia e aspettarono gli agenti davanti alla porta terrorizzate. Decisero di andare a stare momentaneamente con i loro genitori, ma ancora prima che gli agenti se ne andassero furono testimoni di un'altra morte: una di loro era particolarmente scossa così un agente l'accompagnò alla sua auto, ma non appena lei entrò nell'abitacolo la porta si chiuse da sola e l'agente venne sbalzato in mezzo alla strada. Con orrore vide la ragazza dimenarsi mentre un essere invisibile la stava strangolando; nella concitazione lei ruppe il vetro del finestrino, ma l'agente non riuscì a estrarre il corpo se non quando smise di muoversi. La ragazza morì senza che lui potesse fare nulla.

    Nel 1977 una coppia giapponese si trasferì nella casa infestata di Kaimuki: a loro la presenza si palesò sin dalla prima notte che dormirono lì. La donna si svegliò verso mezzanotte perché la camera da letto era molto fredda e quando si guardò intorno vide una figura spettrale che galleggiava a mezz'aria nella stanza. La descrisse come una donna molto pallida senza braccia e gambe. Quando la moglie scosse suo marito per svegliarlo, la figura scomparve.

    Il giorno dopo la coppia contattò un sacerdote affinchè benedisse la casa, ma la purificazione non ebbe alcuna efficacia. Alcuni giorni dopo contattarono un loro connazionale che si interessava di spiriti e demoni e lui disse loro che avevano a che fare con un kasha che aveva deciso di abitare nella casa; non era possibile liberarsene e se volevano "addolcirlo" dovevano compiere una specie di rituale ogni notte per una settimana. La coppia seguì le istruzioni e ogni notte prima di andare a dormire lasciò un'offerta di pane e acqua allo spirito (i giapponesi credono abbia sembianze umanoidi, ma che sia uno spirito felino). Pare che la cerimonia abbia avuto effetto e fino alla morte dei due i fenomeni paranormali diminuirono considerevolmente.

    Fonte: misteridalmondo.net
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    MANIGUNDA, LA PRINCIPESSA FANTASMA



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    Nelle vicinanze di Varese, la città lombarda famosa tra le altre cose per il bellissimo lago, ci sono molti edifici antichi ricchi di tradizione, leggende e cruente vicende storiche. Tra di loro uno dei più belli è sicuramente il monastero dell'Assunta in Cairate, che risale addirittura alla prima metà dell'VIII secolo.
    Oggi è aperto al pubblico e al suo interno custodisce importanti opere d'arte come gli affreschi di Bernardino Luini. Questo monastero però oggi è anche famoso per un fantasma inquieto che sembra aggirarsi all'interno delle mura e che si pensa sia l'anima della sua fondatrice, la principessa Manigunda (a volte si dice che fosse regina).
    Manigunda in effetti viene definita "principessa dei goti", ma non è chiaro il suo ruolo: la storia non riporta nessuna regina longobarda con tale, quindi se è stata una principessa non è mai salita al potere effettivo. La credenza che sia stata una donna di stirpe reale si deve al fatto che la sua tomba venne rinvenuta durante i restauri del monastero tra il 1545 e il 1563 e oltre alle sue ossa furono riportati oggetti tipici di una donna di stirpe reale.
    Pare che i fenomeni paranormali all'interno del monastro siano iniziati proprio allora e si siano protratti fino al giorno d'oggi.
    Ma andiamo alla vicenda. Qui purtroppo la storia si confonde con la leggenda perché di documenti riguardo la vita di Manigunda ne sono giunti pochi e per lo più riportano gli eventi dopo la fondazione del monastero: in ogni caso quella tracciata degli storici sembra una biografia piuttosto verosimile.
    La principessa Manigunda era figlia del re Longobardo Liutprando e visse nell’VIII secolo. Purtroppo era tanto bella quanto sfortunata: soffriva di una patologia ai reni ed era molto fragile; per questo era solita a lunghi periodi a letto. Il suo stato cagionevole era motivo di timore da parte degli ospiti che si presentavano la padre come pretendenti e per questo la ragazza non ebbe modo di trovare il vero amore, ma solo pena e diffidenza.
    Le sue giornate passavano sempre uguali e le poche passeggiate che poteva permettersi le faceva accompagnata dal suo fedele cane, descritto come di grande stazza e dal pelo bianco. Manigunda era solita soffermarsi ad ammirare le coppie di innamorati e di sposi che passavano nelle vicinanze del castello e sospirare amaramente per la sua fragilità.
    Si crede che in seguito ad un malore la ragazza abbia fatto voto alla Madonna affinchè la guarisse e che un giorno venne condotta a Cairate dove bevve da una sorgente che aveva la fama di essere curativa; secondo la leggenda grazie a quell’acqua miracolosa la principessa non solo guarì dal suo malore momentaneo, ma riacquistò forza e vitalità.
    Per mantenere il suo voto nel 737 d.C. fondò a Cairate un monastero dedicato a Santa Maria Assunta e si fece monaca; lì rimase per tutto il resto della sua vita e sempre lì venne sepolta alla sua morte. Secoli dopo il monastero subì dei massicci restauri e tra il 1545 e il 1563 il suo sarcofago tornò alla luce: i resti della principessa e altri corpi trovato in loco furono sepolti nel cimitero locale e da allora pare che il fantasma della bella Manigunda non riesca più a trovare pace.
    Manigunda si aggirerebbe ancora tra le mura del Monastero sotto forma di fantasma, a volte apparendo a figura intera, a volte sotto forma di nebbiolina indistinta; si dice che spesso si possano udire voci e passi e che di tanto in tanto si intravedano lunghe trecce e svolazzanti scomparire dietro gli angoli.
    Prima ho parlato di un cane bianco che seguiva la principessa quando era in vita: a questa conclusione si è giunti poiché nelle fugaci apparizioni del fantasma di Manigunda spesso sembra esserci un secondo spettro che assomiglierebbe in tutto e per tutto ad un grosso cane bianco. Le apparizioni avverrebbero in particolare nelle ore notturne. o al tramonto, quando un tempo molti contadini si ritiravano dai campi assieme alle loro amate
    Una delle apparizioni più recenti e anche più discusse si è verificata nel 2012, quando durante alcuni lavori di ristrutturazione un operaio ha scattato una fotografia piuttosto misteriosa: la figura che appare è eterea ma piuttosto nitida e ricorderebbe la bella Manigunda, proprio come viene descritta nei documenti storici. Se in un primo momento è sorto il dubbio che si trattasse di un falso, a diffonderla è stato il sindaco Paolo Mazzucchelli, che afferma la sua genuinità.
    Molte persone oggi visitano il monastero dell'Assunta in Cairate nella speranza di intravedere qualcosa che confermi la leggenda e la presenza del fantasma, ma pare che Manigunda non ami mostrarsi ad occhi curiosi e soprattutto apprezzi il silenzio, cosa che è raro ottenere dai turisti, anche quando si tratta di un luogo sacro.

    Font facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    CITAZIONE (S.A.T.O.R. @ 19/9/2017, 22:10) 
    Grazie!

    All'inizio confesso di aver fatto questo sogno strano mentre ero in Australia, ed ho continuato a farlo in modo ripetuto. Ho cercato su internet il significato dell'Isola, e sono finita su una discussione del forum 4chan (ho provato a copiare il link, ma adesso non è più attivo), in cui molte persone raccontavano di aver fatto lo stesso sogno, e da lì avevo anche trovato un vecchio scritto in cui qualche uomo del 1700 aveva avuto la stessa esperienza.

    Poi un utente ha parlato per caso di Hy-Brasil, ed allora mi sono informata per bene.
    E alla fine, essendo un'appassionata di Lovecraft, questa storia mi ha ricordato molto Il Richiamo di Cthulhu.

    Sono contenta ti sia piaciuto :D

    Allora hai avuto un enorme esperienza paranormale di gruppo ?? A dir poco fantastico... come si può definire la tua esperienza? Hai un termine adeguato?? Vorrei approfondire :)
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    Ma è interessantissima questa discussione che hai inserito ... come se venuto a conoscenza di questo luogo?? Mi piace molto :o:
604 replies since 27/5/2014
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