Posts written by Leggende Miti Misteri

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    IL MISTERIOSO MESSAGGIO DI VOYAGER 2



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    «Questo è un regalo di un piccolo e distante pianeta, un frammento dei nostri suoni, della nostra scienza, delle nostre immagini, della nostra musica, dei nostri pensieri e sentimenti. Stiamo cercando di sopravvivere ai nostri tempi, così da poter vivere fino ai vostri.»
    (Jimmy Carter, Presidente degli Stati Uniti d'America)

    Il Voyager Golden Record è un disco per grammofono inserito nelle due sonde spaziali del programma Voyager lanciato nel 1977 contenente informazioni sul genere umano con lo scopo di informare possibili civiltà extraterrestri della varietà di vita e cultura della Terra.
    Le sonde Voyager impiegheranno circa 40.000 anni per arrivare nelle vicinanze di un'altra stella e a quel tempo saranno già inattive da moltissimo tempo: oggi non è più possibile comunicare comandi alle due sonde e si può solo ricevere messaggi periodici da parte loro (e con enorme dispendio di denaro e tecnologia). Voyager 2 venne lanciata il 20 agosto 1977 da Cape Canaveral ed è stata l'unica navicella ad aver transitato vicino Giove,Saturno, Urano e Nettuno. Oggi è al limite del sistema solare conosciuto e il suo segnale è sempre più debole.
    Ma perché tanto interesse per delle sonde abbandonate a se stesse nel vastissimo universo? Beh, dobbiamo tornare alla fatidica domanda che l'uomo si pone da secoli: gli alieni esistono?
    Oggi abbiamo la tecnologia, seppure ancora molto rudimentale, per scandagliare l'universo più vicino a noi nel tentativo di intercettare segnali provenienti dallo spazio profondo e di tanto in tanto qualcosa è giunto ai ricercatori. Molti dei segnali sono giustificabili con interferenze, campi magnetici, errori di localizzazione, riflessione delle onde nell'atmosfera terrestre, ecc., ma alcuni sembrano non aver origine terrestre ed essere comunque generati da una forma di vita senziente. L'esempio più eclatante fu il famoso “Segnale Wow!”, mai ripetuto, ma che fece sobbalzare dalla sedia i ricercatori della NASA.
    Le due sonde Voyager, essendo ormai al limite del nostro sistema solare, sono anche quelle che più si sono allontanate da noi e quindi le più indicate a intercettare una segnale di civiltà aliene. Ebbene, dopo 33 anni che la sonda Voyager 2 ha lasciato la Terra ha trasmesso un messaggio in una lingua sconosciuta.
    L’anomalia è iniziata il giorno 22 aprile 2010 e si è ripetuta diverse volte nell'arco di questi anni, l'ultima all'inizio del 2017: il segnale che inviò quel giorno era molto diverso dai soliti dati e ha portato alcuni scienziati dalla NASA all'ipotesi che sia stata hackerata da una civiltà extraterrestre. Prima di mettere in giro un'affermazione del genere sono stati eseguite delle scansioni del segnale e tutti i controlli necessari per stabilire se ci fossero guasti a bordo, qualche interferenza o anomali nelle antenne ricevitrici, ma l'anomalia incredibilmente sembra sia proprio nel segnale in se che, pur avendo una sequenza binaria come da progetto (un linguaggio di 1 e 0), forniva informazioni non chiare, seppure con una certa logica.
    Trovandosi attualmente ad oltre 15 miliardi di km da noi è del tutto impossibile che qualcuno abbia avuto accesso alla sonda e pertanto la modifica del segnale è da attribuire a qualcos'altro. Certo, la NASA non si sognerebbe mai di annunciare che gli alieni hanno preso possesso di Voyager 2 per comunicare con noi; per questo motivo nel 2010 ha sminuito la cosa dicendo che erano necessari ulteriori riscontri, riscontri che sono effettivamente avvenuti negli anni a seguire con altri messaggi incomprensibili
    Secondo lo scienziato tedesco Hartwig Hausdorf, autore del libro “UFOs – They Are Still Flying”, sembra quasi come se qualcuno dirotti o riprogrammi la sonda.
    Sul portale Physics Astronomy la NASA si è espressa tramite Kevin Baines, un suo operatore che studia proprio il fenomeno dei messaggi registrati di Voyager 2. Tornando sull'argomento del primo messaggio del 2010 ha detto:
    «A circa 15 miliardi di chilometri dalla Terra la sonda improvvisamente ha iniziato ad inviare dati in una lingua che non comprendiamo. Qualcosa o qualcuno ha cambiato il sistema di comunicazione della sonda spaziale Voyager 2 e alcuni componenti della trasmissione binaria sarebbero stati cambiati da 0 a 1. I sistemi della sonda sono stati attentamente analizzati e non c’erano difetti. Nulla di questo era mai accaduto e sospettiamo che il sistema di Voyager 2 possa essere stato hackerato.»
    La NASA ha affermato che, data la distanza della sonda, non è possibile fare verifiche su ciò che succede a bordo (hanno parlato di possibile influenza del materiale radioattivo presente a bordo) e che quindi tutti i risultati, per il momento, sono inconcludenti.
    Voyager 2 ora viaggia a 56.000 km/h allontanandosi sempre più da noi e, altra cosa strana, sopravvive nonostante venne stimata una durata del segnale di non oltre 10 anni. È plausibile che ET stia cercando di usarla per farci sapere che ha recepito i messaggi sul Voyager Golden Record?

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    KLAUS SCHREIBER E LA TRANSCOMUNICAZIONE



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    È uno dei sogni più reconditi di chi si interessa del paranormale e il desiderio di tutti coloro che hanno perso un loro caro: poter comunicare, anche solo ancora una volta, con un defunto o il suo fantasma. Ma è possibile?
    Molti scienziati del passato erano convinti di sì, al punto da spendere gran parte della loro vita alla ricerca di un modo per farlo o un mezzo con cui mettersi in contatto con le entità ultraterrene. Ancora oggi succede, ma il fenomeno mediatico dei "ghost hunters" ha dato un'immagine distorta degli obiettivi e del fine di molti studi effettuati in tal senso.
    Mi spiego meglio: quante volte vediamo in TV gruppi di ghost hunters che ogni volta "dimostrano" di aver parlato con fantasmi? Beh, perdonate il mio pensiero polemico, ma secondo me almeno il 90% dei casi sono truffe organizzate per ottenere fama e denaro. Ci sono però casi documentati, dimostrati e ampiamente discussi dalla scienza che effettivamente hanno destato quanto meno il sospetto che si possa creare un contatto con l'Aldilà.
    Uno dei metodi più controversi e che oggi è ancora motivo di discussione è la transcomunicazione strumentale video (TSV), conosciuta in passato come "psicovisione".
    Qualcuno non ha mai sentito una cosa del genere, ma per chi ha superato la 40ina sarà familiare il fenomeno secondo cui negli anni '80 alcuni scienziati affermavano che è possibile ricevere su schermi televisivi volti ed altre immagini provenienti da altri piani dimensionali, compreso quello dei defunti. Uno degli maggiori esponenti di questa teoria è stato Klaus Schreiber, un ex ispettore tedesco di dispositivi antincendio, che un giorno scoprì la capacità comunicare con i defunto attraverso il suo televisore.
    Nel 1982 ad Aquisgrana, mentre guardava la TV con alcuni suoi amici, si accorse che di tanto in tanto il segnale se ne andava per trasmettere, seppur per decimi di secondo, delle immagini di una persona che lui conosceva bene, ma che era morta in un incidente poco tempo prima. Per gioco prese un registratore dal suo sgabuzzino e lo accese poi chiamò attraverso il microfono il suo amico Peter (il volto che gli pareva di aver intravisto) e ridendo lo invitò a bersi una birra assieme ai vecchi amici.
    Dopo molti secondi di perfetto silenzio riavvolse il nastro e lo ascoltò. Alla fine della registrazione incredibilmente si udì una voce che apparteneva proprio al defunto Peter. Schreiber a quel punto trasformò la sua cantina in un piccolo laboratorio da esperimenti e cominciò a cercare di perfezionare il modo per comunicare con i defunti.
    Due anni dopo quella prima registrazione paranormale, l'uomo registrò un altro audio proveniente dalla TV, questa volta da Karin, la sua figlia defunta diversi anni prima: in quell'occasione la voce scandì bene le parole "veniamo in TV". Schreiber. Quel "veniamo" gli fece capire che più di un'entità avrebbe interagito con lui così sintonizzò il suo televisore in bianco e nero su una frequenza libera e lo tenne acceso giorno e notte, registrando centinai di nastri. Prese anche un telecamera e la puntò contro lo schermo nella speranza di riuscire a catturare qualche immagine, ma per moltissimi giorni non ottenne assolutamente nulla.
    Poi ebbe un'illuminazione: orientò la telecamera dal basso verso l'alto, in modo da acquisire anche la luminosità di altre fonti di luce che lui aveva posizionato: la luce del giorno proveniente dalla finestra, la luce di tubi fluorescenti accesi posti sul soffitto e la luce di due lampade a raggi ultravioletti posti ai lati della TV; tutti questi segnali luminosi avevano lo scopo di creare un'instabilità luminosa, una sorta di gioco di luci e ombre in continua modificazione. Ogni 3 minuti Schreiber visionava il materiale registrato e quando comparivano delle modificazioni sullo schermo ne ripuliva la qualità fino a definire dettagli che in maniera normale non comparivano.
    Con quel sistema Schreiber ottenne un gran numero di immagini in cui riconobbe molti suoi parenti defunti: i propri genitori, la figlia Karin, il figlio Robert, il cognato e molti altri. Ottenne anche immagini di personaggi famosi, come Kieling, Curd Jurgens, Romy Schneider e re Luigi di Baviera. Iniziò anche a ricavare immagini su TV di altre persone che nutrivano al speranza di rivedere o riascoltare i propri cari defunti e tra il 1985 e il 1988 Schreiber ottenne più di 100 transimmagini di persone conosciute.
    La durata media era di circa 4 centesimi di secondo, ma fu abbastanza per interessare tuta la comunità scientifica, Dopo Schreiber anche gli studiosi Harsch e Fischbach iniziarono a studiare la TSV e anche loro ottennero ottimi risultati, addirittura una sorta di contatto video paranormale.
    A loro si presentarono delle entità che si definirono "zeitstrom" (letteralmente vuol dire "flusso del tempo") e che dissero che dalla loro dimensione si stavano specializzando per migliorare i contatti con la nostra dimensione. In seguito le entità spiegarono che per poter inserirsi nella nostra dimensione dovevano adeguarsi al fluire del nostro tempo poiché dalla loro parte il tempo scorreva in maniera diversa.
    I risultati ottenuti da Schreiber, Harsch e Fischbach sono ancora oggetto di curiosità da parte degli scienziati e hanno alimentato l'interesse nella psicovisione, oltre che alla segreta speranza di tutti noi di poter un giorno metterci in contatto con i nostri cari.

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    I FANTASMI DELLA MINIERA DI ARGENTIERA



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    Per chi non ci vive la Sardegna è una splendida isola dalle bellissime spiagge su cui affollarsi ogni estate; chi ha la passione per la storia e le tradizioni ci vede anche un luogo di antichi riti e si interessa ai famosi menhir e dolmen disseminati in tutta l'isola. Il vero spirito della Sardegna però lo percepisce solo chi ci vive: una regione piena di segreti, misteri, leggende e luoghi che sembrano intrisi di potere e magia.
    Tra questi uno dei più caratteristici è il villaggio dell’Argentiera, nato come borgo di minatori tra Alghero e Stintino, in provincia di Sassari.
    Fino al 1963 l'attività estrattiva ha permesso il fiorire di una cospicua comunità: nei primi anni del 1900 la miniera contava oltre 300 minatori e le loro famiglie ad Argentiera erano piuttosto attive nel commercio. La miniera era già utilizzata in epoca romana e medievale, ma riprese l’attività di estrazione nel 1867 come produttrice di galena argentifera e blenda (più calcare e carbonato di piombo).
    Nella storia mineraria dell’Argentiera accaddero diversi incidenti e qualcuno finì nel peggiore dei modi: il problema principale fu che essendo il giacimento molto vicino al mare era in atto una continua erosione delle rocce che provocò numerosi crolli. Se poi a questi aggiungiamo anche che la sicurezza era l'ultimo dei problemi per i gestori possiamo anche immaginare le morti sul lavoro nei pozzi e nelle gallerie che arrivarono alla profondità di oltre 700 m.
    Oggi tutta la zona è sottoposta ad un'opera di riqualifica ambientale e oggi si fa molta più attenzione quando ci si avventura in quella che oggi è solo una meta turistica e Argentiera è meta di passeggiate e incontri guidati. Ciò comunque non intacca la tranquillità del luogo e anche la cittadina oggi non brulica mai di turisti, nemmeno nel periodo estivo.
    Danni '80 in poi sono nate diverse leggende riguardo la miniera abbandonata di Argentiera: si dice che in certe notti, soprattutto quelle estive, si possano sentire rumori di picconi e suoni metallici provenienti dalle profondità; si dice che molte volte a chi si inoltra nelle gallerie appaia una strana nebbiolina grigiastra che sale dai pozzi; c'è poi chi afferma di aver intravisto ombre umane lungo i cunicoli o addirittura di aver visto apparire figure umane evanescenti.
    Monti sono convinti che le anime dei minatori che persero la vita all'interno della miniera o per colpa di incidenti durante il lavoro, ancora adesso si aggirino in quelle grotte.

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    FLORENCE NEWTON E IL BACIO DELLA MORTE



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    Ogni volta che qualcuno parla della caccia alle streghe o di processi alle streghe, quella persona (ma credo che in molti la pensiamo così) afferma che "quasi tutti" quelli che vennero uccisi dalla Chiesa perché streghe o stregoni erano innocenti. Quasi tutti… perché non diciamo tutti?
    La caccia alle streghe, come sappiamo, fu usata come pretesto da persone influenti, persone avide, vicini invidiosi o consorti gelosi per liberarsi di persone scomode e al tempo bastava l'accusa di due persone (facili da trovare o da pagare) per fare iniziare un processo che finiva quasi sempre nella condanna di un innocente. Allora perché non diciamo che tutti erano innocenti? Crediamo in fondo che la stregoneria sia esistita (ed esista)?
    Alcuni diranno che sì, la magia nera ancora oggi influisce su luoghi e persone; altri sono più scettici, ma nonostante questo sospettano che ci sia qualcosa di sconosciuto e misterioso che avvolge le nostre vite. Per quanto riguarda le vicende di stregoneria che io ho trattato finora ho sempre lasciato intendere che la morte dell'accusato o degli accusati avvenne per errore o per ignoranza, ma per questo caso non posso elargire giudizio così a cuor leggero. Certo, sto per parlarvi di fatti avvenuti oltre 350 anni fa, quindi la storia può benissimo essere stata modificata, traviata o aggiustata ad arte nei secoli, ma così come oggi vieni scritta nei libri in effetti fa riflettere e quanto meno il dubbio lo instaura.
    Secondo gli archivi storici la vicenda ebbe inizio nel 1661 quando a Youghal, una città portuale nella contea di Cork (Irlanda), scoppiò un focolaio di febbre che colpì quasi metà degli abitanti. In un periodo già critico per la dura oppressione della Chiesa, per le epidemie che mietevano vittime continuamente, per le carestie e la paura degli invasori è facile immagine come il minimo evento anomalo causasse un'isteria di massa.
    La mattina di Natale di quell'anno una vecchia accattona si presentò alla porta di John Pyne, un uomo d'affari che tutti sapevano essere molto ricco, per chiedere un tozzo di pane. L'anziana donna era anch'ella conosciuta da tutti: si chiamava Florence Newton e, al contrario di Pyne, se la cavava piuttosto male e da parecchio tempo.
    Ad aprire la porta di casa fu Mary Longdon, la cameriera dei Pyne, una donna piuttosto burbere e risoluta che cacciò in malo modo l'accattona per tornare a pulire casa. Qualche giorno dopo Mary andò al pozzo a lavare i panni per il suo padrone e lì incontrò nuovamente Florence, che come a solito mendicava un po' di cibo per strada. Mentre la cameriera lavava la biancheria Florence le si avvicinò, la baciò su una guancia, e con il sorriso sulle labbra le disse che non mangiava da molto tempo, ma che non le serbava rancore e che voleva che Mary fosse sua amica. Nuovamente Mary Longdon, vedendo che la altre lavandaie la guardavano schifate, prese le distanze e con un gesto burbero la scacciò. L'anziana la fissò con rabbia e poi se ne andò borbottando parole incomprensibili.
    La cosa sarebbe finita lì se non fosse che quel "bacio rubato" iniziò ad avere strani effetti su Mary. Il suo primo risveglio, la mattina dopo, fu a dir poco scioccante: la donna durante il processo alla strega disse di aver aperto gli occhi e aver visto un vecchio vestito di seta rossa (che ella identificò come il maligno) e accanto a lui una donna coperta da un velo bianco, che disse essere Goody Newton (comare Newton). La donna si sentì impossibilitata nel muoversi, come se fosse paralizzata, e il vecchio sorridendo le disse che se avesse seguito i suoi consigli lui le avrebbe dato tutto ciò che desiderava. Mary rifiutò dicendo che riponeva la sua fede in Dio e le due figure sparirono nel nulla, lasciandola libera di di muoversi nuovamente.
    Non c'è male come inizio, non trovate? Sì, ma parliamo di dichiarazioni di una donna che aveva avuto un diverbio con un'altra, che era scomoda, che era noiosa e che soprattutto le aveva fatto fare una brutta figura con le amiche… Torniamo al discorso iniziale: un modo efficace per liberarsi di una persona scomoda era accusarla di stregoneria… Il fatto è che la storia continua e da allora i testimoni di ciò che accadde furono parecchi.
    Qui vi riporto in sintesi i documenti scritti al tempo e ancora custoditi nel museo storico di Kinsale.
    Il tribunale che si occupò del caso di Florence Newton ascoltò diversi testimoni, amici di Mary Longdon, ma anche medici, luminari, studiosi e persone dell'aristocrazia della città: vennero riportati strani fenomeni di poltergeist in casa della donna, un episodio di levitazione e diversi atti di violenza nei suoi confronti da parte di un'entità maligna. Il primo caso di interesse avvenne il giorno stesso in cui la donna si svegliò ed ebbe quella visione: verso metà mattinata iniziò a vomitare, spilli, chiodi, pezzi di lana e paglia; il medico che venne chiamato a controllare la donna affermò che la trovò in stato di delirio e con una segno viola sulla guancia simile ad un morso, proprio dove era stata baciata da Florence.
    Alcuni giorni dopo la donna, sempre nei pressi del pozzo dove andava a lavare i panni, fu colpita da diverse pietre piovute dal cielo e riportò lesioni su testa, braccia e schiena. Pare circa tre mesi la donna, anche davanti agli occhi dei cittadini, veniva strattonata da una forza invisibile, graffiata e colpita. Sentendo nominare troppo spesso il suo nome Florece decise bene di rifugiarsi in una zona periferica del paese, in una vecchia casa abbandonata nei pressi di un bosco nel quale poteva scappare facilmente in caso di pericolo.
    Gli anziani della comunità si precipitarono a casa Pyne per apporre sigilli alle porte e sprangare le finestre ed impedire all'influsso maligno di penetrare in casa: la gente si era già convinta che quegli eventi erano imputabili da una strega e un gruppo di ben pensanti iniziò una vera e propria battuta di caccia per acciuffare Florence Newton e portarla davanti ad un tribunale.
    Mentre la gente cercava l'anziana senzatetto nei boschi e nei vicoli della cittadina, Mary fu vista levitare fino al soffitto, al punto che il prete ordinò che fosse legata con catene al letto e sottoposta ad un rito di benedizione.
    Il 24 marzo 1661 Lord Myre, il sindaco di Youghal, fece imprigionare in via preliminare la Newton. Oltre a Florence Newton vennero accusate altre due donne del posto, Goody Halfpenny e Goody Dod. La notizia si diffuse a macchia d'olio e si iniziò a parlare di una congrega di streghe, di sabba nei boschi e riti malvagi al chiaro di luna.
    Il caso fu ritenuto talmente importante che a presiederlo intervenne addirittura il procuratore generale, Sir William Ashton, che prima ancora di interrogare l'accusata sentì decine di versioni dei cittadini che avevano assistito al patire di Mary Longdon.
    Fuori dal palazzo di giustizia si affollò gran parte del paese e ognuno aveva qualcosa da dire a riguardo della "strega" Florence. La prova più evidente comunque l'aveva Mary in volto: la sua guancia si era infettata e si era lacerata mostrando la carne e l'interno della bocca. Ma per dimostrare che Florence e le sue discepole erano streghe bisognava procedere secondo i dettami dell'inquisizione, con test e verifiche approfondite.
    In realtà basto solo la minaccia di attuare l'orribile prova dell'acqua che Florence si prese tutta la colpa e scagionò le altre due donne (la prova dell'acqua consisteva nell'appendere al collo dell'accusato una tavola con inciso il suo nome e poi legarlo e immergerlo nell'acqua di un lago per diversi minuti: se affondava era dimostrata la sua innocenza, se l'acqua lo respingeva e galleggiava da solo era colpevole): di fronte al sindaco e di fronte alla minaccia di annegare, Florence Newton disse che era l'unica strega di Youghal.
    La prova decisiva fu ritenuta l'incapacità della donna di recitare correttamente il Padre Nostro: davanti al tribunale di Cork fu chiesto a Florence Newton di recitare la preghiera e la donna tralasciò le parole “e rimetti a noi i nostri debiti“.
    Quella mancanza convinse i giudici a farle incarcerare in attesa della decisione della pena di morte. Forse il suo patire e i trattamenti disumani davanti a tutti gli abitanti della cittadina commossero il carceriere che cercò di insegnarle la formula corretta della preghiera nella speranza che la donna riuscisse a ribaltare la sentenza di condanna. in segno di gratitudine Florence attraverso le sbarre della sua cella gli baciò la mano e dopo pochi giorni l'uomo morì di polmonite, a quanto pare maledicendo la Newton sul letto di morte.
    Gli altri carcerieri affermarono di aver sentito rumori spettrali provenire dalla cella di Florence ed ella, quando le fu comunicata la sentenza di morte, volle forse spaventare giudici e astanti confessando che il demonio era venuto a farle visita sotto forma di levriero nella sua cella. Ammise davanti a tutti anche di aver gettato il malocchio su Mary Longdon, ma negò di essere una strega.
    I documenti giunti al giorno d'oggi non ci dicono come si concluse il processo, ma è praticamente certo che Florence Newton fu giustiziata. Ad ogni modo viene riportato che tempo dopo Mary Longdon sembrò guarì dalla malattia che aveva sfigurato il suo viso e non fu più al centro di nessun fenomeno strano.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    LE COGAS, STREGHE-VAMPIRO SARDE



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    Nel folclore italiano sono molto presenti le streghe, accuratamente rivisitate da ogni regione e spesso diverse da zona a zona; un po' meno presente è il mito dei vampiri, tipico più che altro dell'est Europa. Ciò non toglie che nei secoli passati si sono sviluppate figure leggendarie molto simili ai vampiri e che in alcune regioni le tradizioni ne tramandano ancora la presenza tra gli uomini.
    In quasi tutta la Sardegna si tramanda la presenza delle "cogas" (in alcune zone sono conosciute come "surbiles" o "surtoras"), ovvero creature simili a streghe e stregoni (a volte addirittura confusi con essi) che tormentavano la brava gente di città e villaggi. Si poteva riconoscere una cogas sin dalla nascita perché aveva una piccola coda pelosa sulla schiena.
    Secondo le credenze sarde queste creature vivono in mezzo alla gente comune e durante il giorno hanno l’aspetto di persone normali; conducono anche una vita apparentemente normale e per nascondere coda e gambe (spesso ritenute molto pelose) indossano vestiti molto lunghi.
    Di notte invece in gran segreto escono dalle case per radunarsi nella campagne o nei boschi e lì compiere strani riti, prima di andare a caccia del loro cibo, cioè di sangue umano. Le cogas di notte si possono trasformare in diversi animali: il barbagianni, il gatto e la mosca sono le trasformazioni più comuni, ma anche cani, serpenti e qualsiasi animale di campagna.
    Proprio in forma animale, con il favore del buio, le cogas entrano nella case delle persone per aggredirle durante il sonno e succhiare loro il sangue. In passato si diceva che erano attratta irresistibilmente dal sangue dei neonati non ancora battezzati, che soffocavano dopo aver succhiato loro il sangue: le morti nella culla erano quasi tutte causate dalle cogas. Si diceva anche che le streghe-vampiro lasciassero segni distintivi su quelle persone che invece lasciavano in vita per cibarsi continuamente del loro sangue: se una persona mostrava lividi o graffi sul corpo e non ricordava come se li fosse fatti allora era opera di una coga e infatti i sardi dicevano che quel segno era un mossigu ‘e coga", ovvero il morso della strega.
    Fino a metà del secolo scorso la gente era molto suscettibile e scaramantica e si adoperava per scongiurare l'intrusione delle cogas nella propria casa. Oltre a rivolgendosi a Dio con le preghiere, prima di andare a letto si era soliti mettere un treppiede per il fuoco, una sedia o una scopa rivolti verso l’alto: quel gesto creava una protezione contro il male e difendeva la casa dalle streghe. Si era anche molto scaramantici quando in casa c'era una donna in gravidanza e per impedire che il nascituro nascesse sotto l'influsso delle cogas si metteva un treppiede sotto il letto della partoriente e lì rimaneva fino al termine dello svezzamento.
    Era tradizione anche mettere una falce dentata appesa alla porta di ingresso: la coga, se avesse tentato di entrare in casa, avrebbe passato tutta la notte a contare i denti della falce, poiché era incapace di contare oltre il numero 7.
    C'era anche chi ammirava e agognava i magici poteri delle cogas e per questo cercava di diventare come loro. Esisteva quindi anche un metodo per trasformarsi in coga e consisteva nell'andare al cimitero di notte, scoperchiare una lapide di un defunto morto da poco e asportare il grasso dal cadavere. Il grasso doveva essere impastato con il sangue di una fanciulla vergine e con dell’olio santo e spalmato spalmato sotto le ascelle e sotto le piante dei piedi. Al calare della notte era certo che la persona si sarebbe tramutata nella spaventosa creatura.
    Concludo l'articolo con due leggende che hanno come protagoniste le cogas.
    1- Un giovane panettiere di un piccolo borgo si innamorò di una bellissima ragazza giunta da poco. La ragazza, pur ricambiando le sue attenzioni, gli disse che non poteva essere baciata perché era una coga: era la settima figlia femmina consecutiva della sua famiglia e per questo destinata a trasformasi nella strega-vampiro. Il giovane allora si adoperò per convertire la sua anima e trovare un processo inverso alla trasformazione in coga. Attese la notte in cui sua sorella partorì e davanti alla porta della sua casa appese ad un albero la camicetta del nascituro girata al contrario; poi sistemò per terra un treppiede rovesciato e attese l’arrivo delle streghe. La notte stessa un gruppo di cogas giunse davanti casa e tra loro c'era anche la sua amata A questo punto lui la afferrò e la trascinò nella cantina, quindi chiuse a chiave la porta e corse a chiamare il parroco per far benedire la donna. Quando il giovane aprì la porta della cantina non trovò nessuno, eccezion fatta per una mosca che cercava la via d’uscita. Il parroco fece accendere una candela benedetta e iniziò a recitare le preghiere: la mosca crebbe di dimensioni e si tramutò nella ragazza. Da allora la ragazza non si trasformò più e i due vissero felici e contenti.
    2- Una giovane coppia di sposini aveva appena coronato il sogno di avere un bambino, ma a pochi giorni dalla nascita del figlio la donna iniziò a mostrare problemi di salute, inappetenza e forti dolori al petto. Il maritò notò che la maggior parte dei problemi e dei dolori li manifestava di notte e spesso durante il sonno, così decise di vegliare una notte su di lei. Quando sua moglie iniziò nuovamente a respirare a fatica notò qualcosa sotto le coperte che si muoveva di fianco a lei, così allungò la mano e con sorpresa toccò un gatto nero che se ne stava avvinghiato al suo petto. Era una coga che le stava rubando il respiro. L'uomo lo afferrò e andò alla stufa dove tentò di gettarlo dentro, ma il gatto si divincolò e scappò via, non prima però di ustionarsi il muso con la cenere calda. Il giorno dopo l'uomo venne a sapere che una vicina di casa aveva una terribile scottatura sulle guance e sulla bocca.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    L’anima vagante di Mary Deubler



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    I cimiteri sono senza dubbio luoghi di dolore, nei quali ci si reca per pensare solo ai defunti nostri cari. Di tanto in tanto però, l’occhio non può non cadere su alcune lapidi, cappelle o mausolei davvero sontuosi. A New Orleans, nel cimitero di Metairie, c’è una tomba che proprio non può passare inosservata. Apparteneva a Mary Deubler che è stata la donna più conosciuta di New Orleans. Tuttavia oggi è stata rilevata e accoglie i defunti delle famiglia Morales.

    Mary Deubler

    Mary Deubler nacque nel 1864 da una coppia tedesca. Crescendo divenne bellissima, intelligente e ambiziosa. La sua famiglia non era affatto ricca, ma lei intendeva godersi tutto ciò che il mondo aveva da offrire e così a 17 anni iniziò a lavorare come prostituta in un bordello di New Orleans.

    Assunse il nome di Josie Alton e in breve tempo riuscì a guadagnare a sufficienza per mantenere la sua famiglia e quella del suo fidanzato Philip Lobrano. L’omo aveva fiutato l’affare e pesava sulle spalle di Mary bighellonando tutto il giorno.

    I clienti del bordello facevano la fila per un po’ di compagnia di Josie e la ragazza in breve tempo guadagnò a sufficienza per aprirsi un proprio bordello, che iniziò a gestire assieme al suo compagno.



    Nei quartieri malfamati come quello in cui Josie aprì l’attività erano solite le risse e una scoppiò all’interno del locale gestito dalla donna. Philiph in quell’occasione accoltellò un uomo e venne arrestato per omicidio. Josie si fidanzò con John Brady, ma la scena dell’accoltellamento l’aveva segnata al punto da cacciare fuori dal bordello chiunque mostrasse segni di irritabilità o di violenza.

    Il nuovo nome di Mary Deubler

    Desiderosa di elevare il livello della sua attività, la donna cambiò di nuovo nome e divenne Josie Arlington. Licenziò ogni prostituta e tutto il personale e assunse nuove prostitute, ma questa volta raffinate e istruite all’eleganza e alla discrezione.

    Il suo bordello divenne un club esclusivo in cui erano ammessi solo uomini di un certo rango sociale e in ogni caso venivano bandite le persone violente o pericolose.



    Quella sua scelta le portò ricchezza, fama e rispetto e il suo locale divenne il più frequentato della città. Josie comunque si rivelò essere anche una benefattrice. Molte ragazzine in cerca di un lavoro per sostenersi bussarono al suo bordello, ma la donna, piuttosto che farle finire nelle mani di uomini spesso perversi e senza scrupoli, preferì pagare loro una quota pur di non farle lavorare come prostitute.

    Quel suo gesto nei confronti di ragazza povere come lo era lei aumentarono esponenzialmente il rispetto nei suoi confronti.



    Il suo bordello aveva prezzi da capogiro. Una prostituta costava 5 dollari, quando lo stipendio medio orario di un lavoratore era 20 centesimi. Ciononostante, il locale era sempre pieno e i guadagni arrivarono alle stelle.

    L’incendio

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    Temendo una morte prematura acquistò un lotto nel cimitero di Metairie nel quale fece costruire un mausoleo in marmo rosso con porte decorate in rame e fuori dalla cripta fece mettere la statua di bronzo di una giovane ragazza che bussa alla porta, rappresentazione delle tante ragazzine a cui Josie risparmiò una vita di prostituzione.



    Josie Arlington, ovvero Mary Deubler, morì il 14 febbraio del 1914 a causa di una malattia e furono molti che nei giorni a seguire andarono a porgerle gli omaggi.

    Fin qui vi ho raccontato dei fatti storici, una storia riportata sui documenti ufficiali e sui giornali di New Orleans del tempo. In effetti ci sarebbe anche un altro aspetto, questa volta meno razionale.

    L’anima vagante di Mary

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    Circa un anno dopo la sepoltura di Mary, alcuni visitatori giunti a trovare i propri cari al cimitero, scapparono terrorizzati affermando che la statua si era mossa e che addirittura avesse sceso gli scalini del mausoleo.

    I guardiano andarono a controllare e videro la statua della ragazza con le mani lungo i fianchi (mentre doveva avere un braccio alzato in procinto di bussare alla porta).

    Rimasero tutti sconcertati a quella vista e il cimitero venne chiuso fino a che non giunse la polizia. Al nuovo controllo la statua era nuovamente nella posa originaria.

    Un’allucinazione? Probabile.

    Il fatto è che negli anni a seguire attorno al mausoleo accaddero molti altri fenomeni strani.



    La gente un giorno disse di aver visto la tomba prendere fuoco dopo il tramonto. I becchini più di una volta dissero di aver visto il fantasma di una donna molto simile per l’aspetto alla statua vagare tra le tombe. Molte ragazza adolescenti affermarono che “qualcosa” aveva loro toccato i capelli o la spalla, come se avessero ricevuto una pacca.

    La tomba di Mary divenne un luogo di pellegrinaggio di curiosi e le voci di avvistamenti del fantasma di Mary furono talmente tante da richiedere spesso l’intervento della polizia per cacciare la gente da quella zona del cimitero.

    La famiglia, stanca di quelle voci e dei giornalisti che si presentavano alla loro porta, decisero di rimuovere il cadavere dalla cripta per seppellirlo in un luogo che non rivelarono a nessuno e vendere la tomba infestata a un’altra famiglia.

    Ad ogni modo si pensa che la salma di Mary sia seppellita ancora da qualche parte nel cimitero di Metairie e a dimostrazione di questo si raccontano ancora oggi di episodi in cui la statua si sposta o l’anima di Mary vaga per le tombe del camposanto.

    Fonte: emadion.it
    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    OGGETTI MALEDETTI: LA BAMBOLA CHRISTINA



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    Nella categoria della bambole maledette una buona parte è stata commerciata online, specialmente sul sito di eBay. Proprio questa compra-vendita su un sito così popolare fa pensare che la maggior parte dei fantocci venduti siano in realtà dei clamorosi falsi, o meglio bambole normalissime corredata da una storia inquietante allo scopo di alzare il prezzo.
    Questo caso potrebbe ricadere nell'ampia sezione di oggetti truffaldini, ma a differenza del resto degli oggetti venduti come maledetti o posseduti non è tanto la storia a corredo a parlare di lei quanto delle e-mail che si sono scambiate l'acquirente e la venditrice. Personalmente leggendole ho avuto almeno il dubbio che qualcosa di vero ci sia, ma chissà!
    Prima di tutto faccio un riassunto della storia della bambola. Si tratta di una bambola di porcellana facente parte di una seria inglese della fine del 1800; è stata importata in America all'inizio della seconda guerra mondiale ed è passata in mano a molti antiquari, l'ultimo di Jefferson, in Texas. Nel negozio di antiquariato Red Barn (ancora oggi esistente) è rimasta fino al 1979, quando la signora Dana Croaker l'acquistò per regalarla a sua figlia Jasmine Elisabeth, che al tempo aveva 6 anni.
    La spesa al tempo fu piuttosto ingente (circa 500 $), soprattutto per il fatto che era in condizioni non ottime, ma la bambina se ne innamorò subito e fece i capricci per portarla a casa. Jasmine chiamò la bambola Christina e da allora ha questo nome. Oggi Jasmine è sposata e si è trasferita. così la signora Croakers nel 2009 l'ha messa in vendita su eBay.
    Ora vi propongo le mail tra le due donne, ovviamente tradotte da me e assemblate in modo cha abbiano una logica.

    Da D. Croakers a Shana:
    «Cara Shana,
    Christina è stata acquistata da me in un negozio di antiquariato a Jefferson, Texas. È stata mia figlia a darle il nome perché il suo reale non è mai stato accertato. Mia figlia Jasmine Elisabeth Croaker aveva solo 6 anni al momento dell'acquisto e in cuor mio credevo che mia figlia l'avrebbe rotta nel giro di poco. Tutti mi ha chiesto perché ho fatto alla mia bambina un regalo così costoso e io ho risposto che non è il prezzo a definire un regalo, ma i ricordi felici che è capace di dare e Jasmine si innamorò di lei a prima vista.
    Christina ha vissuto a stretto contatto con Jasmine sin dal primo giorno che è arrivata a casa: doveva stare nel letto con lei quando andava a dormire, sulla vasca quando face va il bagnetto, in giardino quando giocava… Fino a quando dopo i 12 anni Jasmine mi disse che Christina si annoiava di uscire con lei quando giocava con le sue amichette e preferiva restare a casa. Da allora Jasmine si staccò sempre più dalla bambola, fino ad ignorarla completamente.
    C'è una cosa che mi sento di raccontarti, quanto meno per pulirmi la coscienza. Quando Jasmine aveva circa 9 anni un suo amichetto ruppe accidentalmente una gamba di Christina e Jasmine pianse lacrime vere per tutto il giorno per la terribile tragedia e alla fine disse che bisognava fare un funerale alla gamba perché era come se fosse morta una parte di Christina.
    Ero sbalordita, ma ho fatto quello che ha chiesto Jasmine: mio marito ha costruito una piccola bara con una vecchia scatola di sigari e ci abbiamo messo dentro i pezzi in frantumi della bambola. Jasmine disse che doveva essere sepolta subito perché Christina non solo era sconvolta per aver perso una gamba, ma anche le aveva detto che se la gamba fosse stata sepolta di domenica (che era il giorno dopo) la gamba sarebbe andata dritto all'inferno.
    Jasmine prima di allora mi aveva detto diverse volte che parlava alla bambola, ma solo quel giorno iniziai a pensare che ci fosse qualcosa di più che la semplice immaginazione di una bambina. Jasmine la portò in giro Christina come un invalido per molti mesi, chiedendomi spesso di farle un bendaggio alla gamba rotta perché la bambola sentiva dolore. Mi ha anche detto che Christina si svegliava spesso di notte per lamentarsi di dolori dove una volta c'era la gamba. A questo punto sia io che mio marito ci siamo spaventati: sono certa che Jasmine non abbia mai sentito parlare di arti fantasma o visto persone amputate.
    Jasmine, una volta mi ha svegliato gridando che Christina sentiva dolore alla gamba, come se delle formiche di fuoco la stessero divorando. Mio marito ha risolto il problema commissionando un'altra gamba destra su misura ed è questo il motivo per cui la bambola è originale in ogni sua parte tranne per la gamba destra. Ora che ti ho detto questo mi sento molto più sollevata.
    Cordiali saluti,
    D. Croaker»


    Da Shana a D. Croakers:
    «La cose strane come quelle che mi hai raccontato accadono quando si possiede una bambola infestata. Ho letto molte cose sulle bambole infestate o possedute e pare che molti fenomeni accadono mentre la gente dorme. Personalmente posso dirti che fino ad ora Christina non ha mai fatto nulla che possa preoccuparmi.
    L'ho posizionata in una bacheca su sua sedia fatta su misura per lei e a parte qualche volta che è caduta non è mai capitato nulla di strano che la riguardasse.
    Se proprio vogliamo parlare di misteri una cosa che mi fa sorridere è che non riesco a farle una pettinatura permanente: se la lavi i nodi dei capelli tornano il giorno successivo. Questo non credo sia segno di attività paranormali, ma se anche lo fosse posso dirti per il resto deve essere felice qui con me perché lei non mi ha mai parlato come ha fatto con tua figlia.
    Credo che le piaccia vivere qui nello stato di Washington.
    Finora non possiamo lamentarci.»


    Sembra proprio che Christina, ammesso che fosse infestata, abbia trovato la pace con la nuova proprietaria. C'è solo un piccolo appunto che fece Shana (non ho trovato il cognome) tempo dopo quelle mail: pare che a Christina non piacciano le fotografie insistenti perché dopo 3 o 4 consecutive il resto viene fuori sfocato o con strani segni neri.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    LA CHIAMATA DALLA TOMBA DI MARTIN SHEETS



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    Credo di averlo già scritto da qualche parte che una delle mie maggiori paure è quella di essere sepolto vivo. Se a questo aggiungiamo anche una mia lieve (per fortuna) claustrofobia, il solo immaginare che un giorno finirò in un loculo mi mette già l'ansia. Probabilmente non arriverei al punto di Martin Sheets, ma nel caso dovessi affrontare una lunga malattia forse qualche cosa la lascerei scritta nel testamento.
    Martin Sheets era un uomo d'affari piuttosto ricco che nei primi anni del 1900 viveva con sua moglie a Terre Haute, in Indiana. Una delle sue più grandi paure era quella di una sepoltura prematura, ma la peggiore era di non poter far nulla per avvisare qualcuno al suo risveglio.
    Tutto era nato da una caduta da cavallo che da giovane lo aveva lasciato paralizzato e incapace di comunicare per qualche tempo: in quel periodo, pur essendo cosciente, sentì diverse volte parenti e medici fornire diagnosi errate e più volte, anche in sua presenza, fu valutata la possibilità dell'eutanasia.
    Orami sulla 60ina l'uomo era conscio che prima o poi sarebbe giunto il suo momento, ma voleva che fosse una morte naturale e soprattutto vera.
    Spesso sognava di essere sveglio, ma incapace di muoversi, all'interno di una cassa di legno sotto terra e di morire soffocato nel tentativo di liberarsi. Deciso a combattere le sue paure e i suoi timori, Sheets decise di investire un discreto gruzzolo nella prevenzione di morire sepolto vivo. Per prima cosa fece progettare una bara con una serratura all'interno in modo che se fosse stato collocato all'interno prematuramente, avrebbe potuto aprire la bara e fuggire; poi nel cimitero comprò un pezzo di terreno e fece costruire un mausoleo in modo che una volta morto, o ritenuto morto, non sarebbe stato imprigionato sotto due metri di terra ma in una camera da cui era facile uscire. Infine, nell'eventualità che fosse riuscito ad uscire dalla bara, fece istallare uno dei primi telefoni a fili nella tomba in modo da avvertire i guardiani di essere intrappolato all'interno del mausoleo di pietra.
    Studiò tutto nei minimi particolari e fece collegare il telefono all'interno della tomba con una linea diretta all'ufficio principale del cimitero: in quel modo gli sarebbe bastato alzare la cornetta per far accendere una spia nell'ufficio e avvertire di aver bisogno di aiuto.
    La morte per Martin Sheets giunse nel 1910 e, seguendo le sue volontà, fu sepolto nel mausoleo e nella bara fatta costruire apposta. Per diversi giorni i dipendenti del cimitero, pagati profumatamente come da testamento, tennero d'occhio la spia del telefono in ufficio, ma il tempo passò e la cosa venne dimenticata. Dopo 3 mesi dalla morte di Sheets la linea diretta di collegamento con l'ufficio venne rimossa, anche se il telefono nel mausoleo venne lasciato al suo posto.
    Circa 15 anni dopo anche la vedova di Sheets morì: la causa ufficiale fu per un ictus fulminante. La donna venne trovata stesa sul letto con il telefono stretto tra le mani: teneva la cornetta così saldamente che fu necessario romperle le dita per estrarla. Chi abitava enlla casa pensò che la donna, sentendo l'arrivo di un malore, avesse tentato di chiamare un'ambulanza, ma senza successo; la realtà, forse, fu un'altra.
    Dopo un pomposo servizio funebre la bara della donna venne portata al mausoleo di famiglia, dove sarebbe stata sepolta accanto al marito. Quando gli operai del cimitero entrarono nel mausoleo però rimasero scioccati da un particolare inquietante: nulla di strano a prima vista, ma il telefono di Martin Sheets non solo era smosso, ma il ricevitore era inspiegabilmente fuori posto e penzolava come se qualcuno avesse tentato di telefonare.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    Aswang, il terribile mostro delle Filippine



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    Negli ultimi 20 anni, le principali figure dell’orrore diventate cult sono vampiri, licantropi e zombie. Per gli amanti del gotico e dell’horror non splatter esiste una figura che le raggruppa tutte e tre. Viene chiamata Aswang e accomuna tutte le caratteristiche migliori dei tre mostri.

    Starete pensando che si tratta di una qualche figura inventata di recente da qualche amante dell’horror, in una creepypasta. Invece si tratta di un figura delle leggende Filippine e se ne parla da almeno 3 secoli.

    Aswang

    Nella storia ha cambiato diverse volte nome, ma principalmente è conosciuto come Aswang, Tik-Tik o Sok-Sok. In realtà dovremmo parlare di una lei perché è quasi sempre raffigurato in versione femminile, ma esiste anche la versione maschile.

    Così come i vampiri dei film, l’Aswang apparirebbe come un donna dalla carnagione pallida. Sarebbe piuttosto brutta, molto magra e con gli occhi totalmente bianchi.



    Come gli zombie il suo volto non lascerebbe trasparire emozioni, vestirebbe in modo cencioso e camminerebbe barcollando o trascinando i piedi. Si ciberebbe di sangue e carne umana e in particolare quella dei bambini che rapirebbe ogni qual volta vengono lasciati incustoditi.

    Gli Aswang si muoverebbero di notte e abiterebbero vecchie case distrutte in boschi o lungo la costa dove durante il giorno riposerebbero sotto delle pietre o in buche scavate nel terreno. Come i licantropi sarebbero in grado di assumere forma animale come enormi cani neri con gli occhi ardenti, lupi che camminano in posizione eretta o enormi maiali indemoniati.

    Nuovamente, come gli zombie e i vampiri, se dovessero mordere una persone la infetterebbero con una terribile malattia che nei giorni a seguire la murerebbe in un Aswang.

    Con la diffusione dell’infezione la povera vittima svilupperebbe un forte desiderio di sangue e di carne umana. Si potrebbe riconoscere una vittima perché avrebbe violenti sbalzi d’umore e improvvisi attacchi di rabbia.

    Dove si trovano gli Aswang?

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    A noi straneri quella dell’Aswang sembra una pittoresca leggenda, e neppure tento originale. Ma la gente delle Filippine ci crede per davvero. Si crede che queste creature vivrebbero sull’isola Mindanao e sulle isole Visayas, in particolare Bohol e Negros.

    L’unico modo per sfuggire al terribile Aswang sarebbe tenere le orecchie ben aperte. Quando è in procinto di attaccare una preda o un essere umano, l’Aswang emetterebbe una specie di tic-tac e ciò permetterebbe a gran parte della popolazione di evitare di finire sul suo menù.

    Naturalmente, come quasi tutti i mostri delle leggende, anche l’Aswang ha un punto debole. Non sarebbe capace di nuotare e morirebbe annegato se provasse ad immergersi.



    Questo è l’unico motivo per cui è relegato su delle isole, in attesa che qualche incauto miscredente si offra come pietanza.

    Come si uccide un Aswang?

    Il folklore delle Filippine ci fornisce anche gli strumenti per uccidere l’Aswang e alcuni di loro sono gli stessi che servono per i mostri occidentali.

    Ad esempio un buon rimedio per evitare che un Aswang entri in camera tua, è quello di decorare porte e finestre con l’aglio. Ti ricorda qualcuno?

    Come i vampiri, poi, non sopporterebbero la vista di un crocefisso. Un altro punto debole dell’Aswang sarebbe il sale. Versalo sulle ferite che di solito il mostro ha sul ventre e la sua parte superiore cadrà a terra.

    Se invece ti trovi in un bosco, senza aglio, né crocefissi né sale a portata di mano, sappi che un Aswang può essere ferito come qualsiasi essere umano. Quindi via libera a coltelli, bastoni appuntiti, proiettili e, come ultima misura, il fuoco.

    Fonte: emadion.it
    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    QUELLA FOTO SUL CELLULARE…



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    Quando ho iniziato ad esplorare il web in cerca di argomenti che ora tratto nei miei articoli ho setacciato centinaia di siti italiani, americani, spagnoli e perfino russi. Ad un certo punto quel piccolo bagaglio di conoscenze che mi ero fatto mi ha dato l'ispirazione per scrivere il mio primo articolo sui misteri. Ricordo molte immagini che ho sfogliato e l'altro giorno una che avevo scartato è "misteriosamente" tornata a farsi vedere.
    Questa foto, che vi riporto in fondo all'articolo, a prima vista non ha nulla di particolare, ma poi ho letto ciò che c'era dietro ed effettivamente merita menzione. Ho cercato riferimenti più specifici a riguardo, ma non se ne trovano; quindi, come mio solito, la tratterò come una creepypasta, sebbene sia decisamente più plausibile di molte leggende metropolitane che normalmente si raccontano.
    La vicenda dovrebbe essere venuta nel Maryland, nei pressi di Brownsville, una piccola comunità quasi del tutto anonima. Prima di iniziare con la storia vi do ancora una piccola informazione, forse creata ad arte, forse una coincidenza… o forse la chiave di tutto: Brownsville è vicinissima ad una altra piccola cittadina di nome Burkittsville. Vi dice qualcosa? Probabilmente no, ma se vi dicessi Blair? Burkittsville è l'attuale nome che aveva Blair, proprio quella cittadina divenuta famosa per la leggenda della strega (che poi è stata resa famosa dai due film a riguardo).
    Ma prendiamo tutto come una storiella. Nell'ottobre del 2008 in una casa fuori dal centro abitato abitava una donna divorziata con suo figlio di 9 anni. Un sabato la donna venne svegliata in piena notte dal figlio terrorizzato che la disse che in camera sua c'era una signora cattiva che gli voleva fare del male.
    La donna si alzò e controllò accuratamente la camera del bambino, ma sin dall'inizio diede poco conto a quelle parole perché il figlio aveva la brutta abitudine di guardare la TV fino a tardi e spesso girava su canali dove davano film horror. In effetti non c'era nessuno: le finestre erano chiuse, la porta di casa chiusa a chiave e non c'era alcun segno di un'altra presenza al di fuori di loro due. La mamma convinse il bambino che aveva semplicemente fatto un brutto sogno, ma lui non ne volle sapere di tornare a dormire in camera sua per quella notte.
    La domenica mattina la donna passò mezza mattinata a cercare il suo cellulare, ma non ci fu modo di trovarlo. Pensò di averlo dimenticato in ufficio, così non ci badò più di tanto quel giorno e non perse altro tempo a cercarlo.
    La sera della domenica suo figlio sembrava nervoso e iniziò a fare capricci dicendo che non voleva dormire da solo, ma dopo una lunga discussione alla fine la madre lo mise a letto in camera sua, a patto che la luce fosse lasciata accesa.
    Durante la notte un urlo terribile svegliò la donna: riconobbe la voce del figlio e corse nella sua camera per controllare cosa fosse successo. Il bambino non rispondeva, ma era semplicemente svenuto dalla paura. La donna, temendo gli fosse capitato qualcosa di brutto, chiamò il 911, ma pochi minuti dopo trovò la causa di tutto: sul letto del bambino, avvolto nelle coperte, c'era lo smartphone che credeva di aver lasciato in ufficio e la fotocamera era ancora attiva.
    La donna aprì le foto e ne trovò due davvero inquietanti (una ve la riporto, l'altra l'ho vista da qualche parte ma non la trovo più ^^').
    Chi è la donna di fianco al bambino che dorme? Nuovamente porte e finestre erano chiuse e non c'era alcun segno di scasso o di forzatura delle serrature
    Certo, il volto nella foto sembra mostrare il volto di una vecchia donna piuttosto grottesca; ma che c'entri qualcosa la leggenda di Blair?

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    L’UOMO LUCERTOLA DI BISHOPVILLE



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    Sin dalla preistoria l'essere umano tramanda di creature umanoidi, ma simili a lucertole bipede. Gli uomini-rettile sono menzionati nella mitologia e nel folclore di varie culture e nel tempo hanno assunto moltissimi nomi: rettiliano, sauriano, uomo lucertola, Homo saurus, popolo lucertola, ecc.
    Il paleontologo Dale Russell del Museo Nazionale del Canada nel 1982 ipotizzò un percorso evolutivo seguito dal Troodon, un dinosauro predatore bipede, le cui tracce scomparvero con l'estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene 65 milioni anni fa: disse che probabilmente quel dinosauro bipede avrebbe potuto evolversi in un essere molto simile all'uomo, più funzionale e più adatto ad un mondo dominato dai mammiferi.
    I nativi americani Hopi ancora oggi raccontano dell'esistenza di una razza di uomini lucertola che vivrebbe sottoterra in molte regioni americane, spesso sotto grandi metropoli. Li chiamano "Sheti" o "Fratelli Serpente".
    Se ora io scrivessi della teoria dei rettiliani l'articolo si dilungherebbe troppo e perderebbe di senso, ma li cito solo per fornirvi questo dato: 12 milioni di americani credono che i rettiliani governino il mondo e più del triplo sono convinti che esista o che sia esistita una civiltà sotterranea di uomini lucertola.
    Tutta questa introduzione mi serve per presentarvi un caso enigmatico che ha attirato l'interesse perfino dell'FBI: tra il 1988 (anno dei maggiori avvistamenti) e il 2005 nella Contea di Lee, in Carolina del Sud, ci sono stati più di un centinaio di avvistamenti di una creatura descritta come un uomo lucertola, principalmente attorno alla palude minerale di Scarpe.
    Il primo avvistamento ufficiale risale al 29 giugno del 1988 nei pressi di Bishopville, un piccolo paesino di circa 3.500 anime: Christopher Davis, un ragazzo del luogo che stava tornando a casa dopo una festa, fu costretto a fermarsi a circa 3 km dal centro abitato perché gli si bucò una ruota; mentre prendeva dal cofano l'occorrente per cambiarla sentì un rumore di cespugli smossi provenire dal campo a bordo strana e voltandosi vide due occhi di colore rosso accesso uscire dall'oscurità.
    La creatura uscì dal campo a circa una trentina di metri di distanza e iniziò subito a correre verso di lui. Era un essere bipede con la pelle verde e la testa di lucertola: aveva lunghi artigli alle mani e ai piedi, ma solo 4 dita alle mani di cui uno molto più piccola delle altre.
    Terrorizzato a morte, Davis si barricò nella sua auto, ma la creatura si avventò su di essa e iniziò a graffiare la fiancata emettendo un verso agghiacciante. quando poi balzò sul tettuccio il ragazzo temette seriamente per la sua vita e decise di mettere in moto e tentare la fuga anche con una ruota bucata: la vettura sbandò diverse volte, ma il ragazzo riuscì a far mollare la presa al mostro che tornò nei campi.
    Arrivato a casa, i genitori chiamarono lo sceriffo, che però pensò ad uno scherzo o ad un possibile stato di ubriachezza. Purtroppo gli avvistamenti nel mese di giugno e luglio si moltiplicarono esponenzialmente e non potevano più essere ignorati. Molte altre persone, soprattutto quando passavano nei pressi della palude di Scarpe, avvistarono una specie di lucertola bipede alta circa 1,90 m dalle intenzioni ostili e che il più delle volte tentava di aggredire le automobili che passavano lungo al strada. Molti chiesero l’intervento degli agenti dicendo di essere stati aggrediti da una strana creatura e lo sceriffo mandò un resoconto ai suoi superiori, con tanto di fotografie di alcune impronte di piedi con tre dita della lunghezza di 36 cm.
    La notizia giunse fino a Washington, ma inizialmente si pensò ad una psicosi collettiva o alla possibilità che si trattasse di un orso di grandi dimensioni, ma quando i biologi ammisero di essere stupefatti dai risultati delle analisi delle impronte, giunsero sul posto addirittura gli agenti dell'FBI.
    Il 5 agosto Kenneth Orr, un aviatore della Shaw Air Force Base, andò alla polizia affermando di avere incontrato l'uomo-lucertola sulla Statale 15 e di essere riuscito a ferirla con al sua pistola. Orr portò alla polizia anche numerose scaglie e una piccola quantità di sangue come prova del suo incontro ravvicinato.
    Il 7 agosto "misteriosamente" Orr ritrattò la dichiarazione: secondo le autorità Orr aveva inventato l'avvistamento e il conseguente attacco per mantenere viva la storia circolante sull'uomo-lucertola
    La vicenda era lungi dall'essere chiusa e i continui avvistamenti portarono una stazione radiofonica locale ad offrire una ricompensa di 1.000.000 $ a chiunque fosse riuscito a catturare il mostro vivo. La notizia portò turisti, curiosi e studiosi di ogni luogo ad affollarsi nei pressi della palude e Bishopville fu assalita da migliaia di persone che si accamparono nei campi, causando anche diversi tumulti difficilmente gestiti dalle autorità.
    Dopo quell'estate gli avvistamenti cessarono improvvisamente, per riprendere la primavera successiva e periodicamente il ciclo si ripetè ogni anno. Nel 1990, una donna e i suoi 5 figli a bordo della loro auto videro sbucare da dietro un cespuglio un uomo lucertola: la donna per evitare di investirlo frenò bruscamente e la creatura attaccò la macchina cercando di aprire le portiere. La donna in preda al panico rimise in moto guidò a tutta velocità fino alla la stazione di polizia per denunciare l’accaduto.
    Di casi del genere ne furono denunciati moltissimi, tutti durante il periodo più caldo dell'anno. Furono molte le strane impronte rinvenute nelle zone vicino a Bishopville e molte le prove a supporto delle testimonianze, ma l'uomo lucertola non venne mai catturato.
    Uno degli ultimi avvistamenti avvenne nell'ottobre 2005, quando una donna di Newberry si presentò alla polizia affermando di aver avvistato due creature somiglianti all'uomo-lucertola fuori da casa sua.
    La polizia ha sempre sminuito ogni testimonianza, spesso addirittura ridicolizzando chi si presentava per segnalare un avvistamento: proprio la donna di Newberry fu liquidata di fronte a i giornalisti con la frase:
    «Di tanto in tanto alla creatura piace dare un'occhiata agli umani. per questo era fuori casa sua. Probabilmente è una guardona!»
    Il caso dell'uomo lucertola di Bishopville non è mai stato chiuso, ma sono anni che su di esso è calato un velo di silenzio.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    L'ALBERO DEL DIAVOLO E LA CULLA DEL BAMBINO



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    Molti di luoghi ritenuti infestati (non parlo di edifici, ma proprio di località) hanno a che fare con boschi o foreste poco frequentate, ma che in passato erano abitati o al centro di passaggi obbligati. Forse per il fatto che dopo anni di abbandono la vegetazione si riappropria di quegli spazi che l'uomo si era ritagliato, forse perché le stesse costruzioni umane col tempo assumono un'aria lugubre e spettrale, ci sono dei boschi che sembrano dimore di creature innaturale o addirittura diaboliche.
    Non a caso molti film horror sono ambientati in boschi e non serve esagerare nel macabro o nelle scene violente per incutere nello spettatore un senso di inquietudine. Uno dei film di questo genere è "The Village", diretto nel 2004 dal regista americano M. Night Shyamalan.
    Sebbene abbia fatto il giro del mondo, la pellicola non ha avuto un grande successo, forse anche per il fatto che venne presentato come genere giallo-thriller mentre era chiaramente horror, ma ciò che interessa a noi è il luogo in cui è stato girato.
    Shyamalan abitava nei pressi di Chadds Ford, a 30 km a sud di Philadelphia (Pennsylvania); l'ispirazione per il suo film l'ha trovata lungo la Cossart Road, una strada parallela alla più famosa Route 202 che si snoda tra Wilmington, Philadelphia, e Coatesville. Cossart Road in passato ha goduto di una reputazione molto negativa e ancora oggi ha la fama di essere impregnata da un'aura malvagia: proprio per questo è conosciuta anche come "Devil's Road" (Strada del Diavolo).
    Devil's Road oggi è pattugliata e spesso il traffico viene inibito e dirottato sulla Route 202, questo perché la strada è spesso oggetto di sedute spiritiche, messe sataniche e soprattutto ritrovamenti di animali orribilmente straziati e mutilati; a questo si aggiungono diceria, leggende e storie di presenze inquietanti e demoniache che la infesterebbero e causerebbero incidenti e morti lungo di essa.
    Probabilmente l'albero più famoso in tutta la Pennsylvania è proprio sulla Devil's Road, una formazione deforme che cresce su un terrapieno lungo una delle curve più insidiose della strada. L'erosione ha esposto le radici, che sembrano formare un enorme teschio umano (qualcuno dice delle dita artigliate); la naturale conseguenza è che dagli anni '80 ha assunto il nome di "albero del diavolo".
    Di questo albero ci sono centinai di fotografie in rete: lo stesso Shyamalan lo rpese d'ispirazione per una scena del film dove il personaggio Ivy Walker si imbatte in esso durante il suo viaggio attraverso il bosco. Quel preciso albero ha una fama orribile: molti della zona credono che al suo interno vivano le anime dannate degli inferi e che sia una sorta di porta invisibile attraverso la quale i demoni escano per fare scempi su animali e i pochi che si avventurano di notte lungo la strada.
    Ad alimentare questa credenza c'è un fatto di cronaca piuttosto macabro che lo vide protagonista negli anni '90 (non è ben chiara la data): alcuni ciclisti amatoriali si fermarono nei pressi dell'albero e scoprirono il cadavere di un neonato sotto le radici dell'albero del diavolo: probabilmente la notizia venne arricchita un po', ma il ritrovamento fu agghiacciante anche per il fatto che il corpicino sembrava essere stato prosciugato, come le radici ne avessero assorbito la forza vitale.
    La scena grottesca del bambino racchiuso tra le radici diede un nuovo appellativo a quello strano albero, ovvero "Culla del Bambino". È molto probabile che quella povera creatura fu una delle tante vittime di sacrifici a scopo satanico e a conferma di ciò ancora oggi lungo la strada si possono intravedere cartelli, alberi e perfino le pareti di una chiesetta abbandonata ricoperti da simboli satanici e dal numero 666.
    Come ho già detto, attorno all'albero girano strane voci, alcune delle quali tirano in ballo la stessa anima del neonato trovato tra le sue radici: chi si ferma bei suoi pressi e fa un po' di silenzio può sentire il pianto di un bambino e non è raro intravedere orbs in movimento attorno ad esso.
    Indubbiamente Devil's Road e il bosco che attraversa sono al centro delle leggende della Pennsylvania, ma come sappiamo spesso le leggende affondano le radici (è proprio il caso di dirlo) in un fondo di verità.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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    LA CASA STREGATA DI POMARANCE



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    Tempo fa scrissi la vera storia delle strega di Blair e in quell'articolo parlai di una casa nei boschi nella quale avvennero ben 7 omicidi e che oggi è considerata stregata. In realtà in oltre due anni di articoli ho parlato diverse volte di case stregate, ma questa di cui sto per scrivervi ha molte analogie con quella della famosa strega del Maryland.
    Ovviamente non si tratta di una casa dove avvero omicidi e nemmeno una casa in cui visse una strega: la storia e le leggende che si raccontano su di essere sono conosciute quasi esclusivamente in provincia di Pisa, dove essa si trova, ma attendete la fine dell'articolo per giudicare.
    Tra i paesi di Volterra e Pomarance, in località S. Elisa, c’è una vecchia casa abbandonata dagli anni '50 di cui si raccontano molte cose da brividi; già l'atmosfera in cui è immersa è davvero inquietante: in mezzo ad un fitto bosco, dove la vegetazione sta prendendo possesso di ogni cosa, perfino del sentiero che conduce ad essa; una zona buia per le folte chiome che lasciano trapassare solo una luce fioca; un luogo silenzioso e in stato di completo abbandono, dove gli unici rumori che si sentono è qualche cinguettio e lontani e attutiti segni di civiltà… un'ambientazione più che azzeccata per una creepypasta o un film horror.
    Partiamo da quel poco di storia che si sa della costruzione. La "casa stregata" di Pomarance (la chiamo così giusto per capirci) è una villa in stile liberty ottocentesca che fu dimora di un'influente famiglia di Firenze. Alla fine del 1800 la zona era attraversata da una via molto importante per il commercio e fino al dopoguerra era ricca locande e abitazioni.; oggi è una stradina stretta che serpeggia tra costruzioni rurali abbandonate ed agriturismi, ma fino al paesino più vicino, Sant'Elisa, non si vede molta gente.
    Tutto ciò che si sa di chi visse al suo interno riguarda l'ultima proprietaria, un'anziana signora che poco dopo la seconda guerra mondiale venne trovata impiccata ad una trave del soffitto. La cosa venne archiviata come suicidio per depressione: c'è chi avanzò l'ipotesi di un figlio perduto in guerra, chi per la solitudine, chi ancora per un tracollo finanziario; qualcuno però, abitante di quei luoghi fece nascere il sospetto sul suicidio affermando che la donna era ormai anziana e dolorante e che non sarebbe mai riuscita ad appendere la corda alle travi del soffitto.
    Ad ogni modo da quella tragedia la casa non fu più abitata e negli ultimi tempi è in stato di totale abbandono. Da quelle parti oggi si avventurano solo curiosi e appassionati del mistero, forse attirati lì delle leggende e dalle dicerie sul fatto che la casa sia teatro di fenomeni paranormali.
    Chi è riuscito a raggiungerla (perché anche le mappa a riguardo sono confusionarie e l'esatto punto è di difficile collocazione) ha affermato che ci siano visibili macchie rosse sul pavimento che si dirigono verso i sotterranei. L'ipotesi più razionale è si tratti di sangue di qualche animale ferito, ma sono in molti ad aver testimoniato strane sensazioni, come di una presenza invisibile che accarezza o graffia chi entra in quel luogo.
    Altri, meno avventurosi, hanno affermato che cercando di spiare l'interno attraverso le finestre appaiano spesso un paio di occhi descritti come "non umani", giallastri e dall'aspetto diabolico.
    Una cosa che affermano in parecchi che ci sono stati è un forte odore di zolfo che permea sia l'interno che l'esterno della casa: questa stranezza è però spiegata razionalmente dai soffioni boraciferi di Larderello, non molto distanti dal luogo.
    C'è chi afferma di aver visto un'ombra nera nel cortile, chi addirittura di aver incrociato lungo la stradina o nel bosco lo spettro della sua ultima proprietaria; molti affermano che chi fa visita alla casa stregata ha sempre un piccolo incidente sulla strada del ritorno, come lussazioni, svenimenti, attacchi di panico e perfino strani segni sul corpo, come se qualcuno incidesse la pelle della gente con figure simili a foglie.
    Infine, al pari della strega di Blair, nei boschi ci sarebbe un'entità malvagia e magica che segue le persone per far loro del male, un’orrenda strega dalle sembianze di un rapace notturno chiamata Caragiana, e l'odore di zolfo sarebbe proprio segno che si sta avvicinando. Se, avvicinandovi alla casa, doveste sentire odore di zolfo fuggite! Altrimenti rischiate di sparire per sempre…

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    LA TRADIZIONE DEL LOTO D'ORO



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    Per parlare di questo argomento devo fare due introduzioni: una sulle tradizioni e una sul culto del corpo (in questo caso femminile).
    Le tradizioni sono i segni distintivi di un popolo e dimostrano l'evoluzione della cultura e del credo. Quando si parla di tradizioni si intende sempre una cosa positiva, un bagaglio culturale che non deve essere dimenticato, ma che piuttosto vada alimentato e scritto in modo da raggiungere anche le generazioni future, ma in alcuni casi certe tradizioni sono davvero brutali, per non dire disumane.
    Per quanto riguarda il culto del corpo, beh, sin dalla preistoria l'uomo e la donna hanno cercato di abbellire la propria figura con oggetti, modifiche corporali, incisioni e decorazioni che ne cambiassero l'aspetto, sia in maniera temporanea che permanente.
    Un detto che a volte si sente ancora pronunciare afferma che “bisogna soffrire un po’ per apparire belle” perchè la bellezza e l'attrazione sono ancora dei valori importanti che in passato hanno costretto le donne a vere e proprie torture (a volte anche oggi giorno).
    In alcune culture il dolore è un prezzo necessario e (strano a dirsi) accettato di buon grado per diventare donne desiderabili. Tra le modifiche corporali estreme per motivi culturali o religiosi possiamo pensare all’infibulazione, alla deformazione del cranio, alla circoncisione o ai corsetti estremi; a volte viste come obbligo, a volte scelte liberamente pur essere parte di una società.
    Io non dovrei esprimere il mio parere a riguardo, ma credo che la pratica di cui sto per parlarvi sia disumana e che sia un bene che oggi non si pratichi quasi più; ad ogni modo qui vi presento la tradizione del "loto d'oro", una deformazione corporale cinese molto diffusa fino a circa 50 anni fa.
    Il nome "loto d'oro" (a volte "gigli d'oro") è stato dato perché i piedi femminili venivano incisi e piegati in maniera innaturale, causando un'andatura oscillante simile a quella dei fiori mossi dal vento. Io la descrivo da profano, ma è un pratica che è durata più di un millennio e nella società cinese era considerata importantissima per esaltare le virtù di una donna, soprattutto la sopportazione del dolore e la sua docilità. In pratica per essere una "vera donna" bisognava sopportare la deformazione dei piedi e tutto il dolore che ciò comportava negli anni.
    Come avveniva questa pratica? Poiché il loto d'oro era simbolo di femminilità, nelle famiglia più ricche si iniziava a fasciare i piedi delle bambine sin dalla più tenera età ( dai 2 ai 4 anni): in questo modo, essendo le ossa e i tessuti più elastici, il processo poteva avvenire più facilmente e con meno dolore. Per le famiglie più povere le ragazze iniziavano all'età di 14 - 15 anni, quando erano prossime a sposarsi, e si può certamente dire che il dolore era incredibile perché a quell'età le ossa sono perfettamente formate e le fasce muscolari molto meno elastiche.
    Tutto era volto a piegare le 4 dita dei piedi (escluso l'alluce) sotto la pianta del piede e, quando ormai le dita avevano assunto la posizione voluta, si praticava una seconda fasciatura per piegare il piede in modo da avvicinare la punta del piede al tallone, in modo che la pianta si incurvasse inarcando il piede. Spesso, quando la carne eccedeva ai lati del piede, la si eliminava tagliandola con un coltello e la cosa ovviamente causava ferite le cui cicatrici rimanevano per molto, molto tempo.
    Immaginate ora le sofferenze a cui erano costrette le bambine e le donne nel camminare sopra quelle fasciature, e senza considerare che il loto d'oro necessitava di continue attenzioni e fasciature sempre più strette per piegare o addirittura spezzare le ossa in modo che assumessero la forma voluta.
    La completa deformazione avveniva tra i 3 e i 10 anni, ma anche una volta assunta la forma del loto d'oro i piedi dovevano calzare scarpe rigide e molto strette per non far regredire la deformazione: si dice che le donne indossassero speciali calzature anche di notte per mantenere la giusta piega dei piedi.
    Credete che fosse una pratica obbligata dagli uomini alle donne? Forse all'inizio del millennio sì, ma quando nel 1902 un decreto imperiale abolì la pratica della fasciatura del piede, il popolo femminile protestò vibratamente e per oltre 50 anni hanno continuato a imporre il loto d'oro alle proprie figlie.
    Giudicare una tradizione così radicata e antica, soprattutto da parte mia che sono ignorante in materia, non avrebbe senso. Una cosa però voglio aggiungere per teminare questo articolo: per quanto possa sembrare orribile, il loto d'oro ha somiglianze con molte pratiche europee, una tra tante il corsetto che le dame aristocratiche erano costrette (ma volevano anche) ad indossare tra il XVIII e il XIX secolo.
    Il corsetto era composto solitamente da stecche di ossa di balena e costringeva la vita di una donna e le costole a ingenti sofferenze nella speranza di restringere fianchi e raddrizzare la schiena. Il fatto è che oltre a questo spesso gli organi interni venivano oppressi o si spostavano in luoghi del ventre ammassandosi ai lati e spesso portando alla progressiva morte della ragazza.
    Da che mondo è mondo ogni donna vuole apparire bella, ma a volte per raggiungere il fascino desiderato sopporterebbe anche le pene dell'inferno.

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    LETTA ME OUT, LA BAMBOLA GIPSY POSSEDUTA



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    Sicuramente le bambole sono in cima agli oggetti considerati maledetti. Forse per quanto riguarda loro le credenze sono da associare alla paura che nell'ultimo secolo hanno suscitato nella gente gli esemplari sempre più realistici e perfezionati. La pediofobia, associata a leggende o a storie horror hanno portato oggi molte persone (soprattutto donne) ad impressionarsi facilmente quando hanno a che fare con una bambola o un fantoccio diverso dagli standard a cui sono abituate.
    La protagonista di questo articolo non è solo diversa dalle altre, ma addirittura unica nel suo genere e l'aspetto di vecchia megera non aiuta di certo ad attenuare la fama di bambola posseduta.
    Oggi la bambola in questione è di proprietà di Kerry Walton, che vive nel Queensland, Australia. La trovò nel 1970, quando tornò a casa dei genitori a Wagga Wagga, nel Nuovo Galles del Sud, per il funerale di un familiare.
    Al tempo Walton era poco più 20enne e tornare a casa dopo alcuni anni lontano per gli studi gli fece tornare in mente una vecchia casa poco distante dalla sua vecchia casa, una costruzione fatiscente e abbandonata che sin da piccolo gli incuteva una certa paura. Era adulto ora e alcuni giorni di permesso gli permisero di togliersi la soddisfazione di andare per una volta a controllare cose ci fosse al suo interno.
    Essendo in una proprietà privata, Walton decise di esplorarla dopo il tramonto, in modo da non allarmare i proprietari, sebbene questi non si fossero mai pienamente occupati di quei ruderi. La sua intrusione fu piuttosto veloce e un volta data un'occhiata al piano terra scese nella cantina, giusto per esorcizzare quell'inquietudine che lo pervadeva sin da bambino ogni volta che passava davanti quella casa.
    Nulla di che: un sacco di roba vecchia ammucchiata alla rinfusa; nulla di particolarmente spaventoso come si aspettava. Stava per andarsene quando vide un buco nel pavimento in un angolo vicino alla porta, coperto da vecchi stracci; da sotto di essi spuntava una piccola mano di legno e così l'uomo la scoprì. Oramai usurata dalla terra e dalla polvere, giaceva una strana bambola dai lunghi capelli e un volto piuttosto sgraziato, molto simile alle bambole da ventriloquo. I suoi occhi sembravano fissarlo e quella visto lo spaventò a morte. Aveva finalmente trovato qualcosa in quella casa che gli metteva i brividi come faceva la casa stessa quando era bambino.
    La paura però divenne curiosità e Walton decise di prendere quella bambola per farla controllare da qualcuno che si intendesse di paranormale. Portò quindi il fantoccio a casa, lo ripulì come potè della sporcizia che lo ricopriva e lo lasciò su un divano per poi andare a dormire.
    Quella notte non riuscì a dormire perché ogni volta che si addormentava davanti ai suoi occhi appariva il volto del fantoccio, così in piena notte mise la bambola in un sacchetto e la portò in cantina, dove la lasciò finchè non riuscì a contattare un medium affinchè la controllasse.
    E ora veniamo al nome e al perché: la bambola si chiama Ledda, diminutivo di Ledda me out! (la frase corretta sarebbe "Let me out", ovvero "fammi uscire") e Kerry Walton glielo diede perché spesso di notte o quando era solo in casa sentiva la voce di un'anziana signora provenire dalla cantina che urlava appunto "Ledda me out!". L'uomo non la prese molto bene e rischiò un esaurimento nervoso che per fortuna venne prevenuto da chi gli era vicino; tuttavia non volle mettere più piede in cantina fino a che un esperto non avesse dato un'occhiata alla bambola.
    L'uomo che giunse sembrò molto interessato a quella bambola, al punto che gli offrì una cospicua somma di denaro per comprarla e Walton accettò di vendergliela. Quando però scese le scale e prese la bambola vide della gocce sul suo viso, come se fossero lacrime che le rigavano il volto; quella scena lo inquietò a tal punto che ruppe l'accordo e decise da allora di tenersi la bambola.
    Sistemò Ledda su una mensola nel suo salone e da allora iniziò ad occuparsene periodicamente, facendola restaurare e spolverandola quasi in maniera maniacale. Walton apparve anche in alcune trasmissioni locali, nella quali raccontò la sua storia e della convinzione che la bambola fosse posseduta da un qualche spirito. Affermò infatti che la bambola sembra avere uno strano effetto sulle persone e gli animali: scatenano in chi la guarda negli occhi rabbia e reazioni incontrollate; le persone spesso iniziano a gridare senza un motivo e gli animali se ne tengono alla lontana; addirittura in una trasmissione le parole dell'uomo vennero messe alla prova e furono avvicinati due alani alla bambola, ma subito iniziarono a ringhiare e abbaiare in maniera talmente preoccupante che fu necessario allontanarli.
    Walton chiese più volte il parere di esperti e grazie alle sue comparse in TV ottenne le attenzioni di alcuni sensitivi che tentarono di spiegare i fenomeni che avvenivano nei soggetti che avevano a che fare con Ledda. Tramite alcune ricerche si stabilì che la bambola ha almeno 200 anni e proviene dall'est Europa: il modello, pur essendo unico (perché una volta le bambole si facevano a mano) fa parte di una serie di fantocci creati da zingari della Romania, Polonia e Ungheria alla fine del 1800 e l'indagine effettuata sui chiodi nella gambe confermarono l'ipotesi; i capelli sono veri capelli umani e sotto il cuoio capelluto c'era addirittura del tessuto ormai mummificato di quella che pareva pelle. C'era persino un buco nella testa della bambola dove, almeno in teoria, doveva esserci il cervello.
    Alcuni ricercatori storici affermarono che in passato gli zingari credevano che quando un bambino moriva di morte violenta (ad esempio annegato, assalito da animali feroci, ecc.) il suo spirito entrava in ciò a cui più teneva, come ad esempio una bambola per le femminucce; ciò probabilmente diede lo spunto ai sensitivi che intervennero nella varie apparizioni in TV di Walton per affermare che la bambola era effettivamente posseduta dallo spirito di una bambina, che voleva solo un po' di attenzione e non voleva più restare sola come le era successo nella casa abbandonata.
    Ledda quindi conterrebbe un'anima che non è necessariamente malvagia, ma che probabilmente odia gli animali perché furono causa della sua morte. In molti però gli consigliarono di non sbarazzarsi del fantoccio perché l'anima vedrebbe nel gesto un altro abbandono e quel punto potrebbe davvero diventare pericolosa.
    In più di una occasione le donne che si sono avvicinate a Ledda sono scoppiate in lacrime, urla isteriche o hanno manifestato capogiri; sugli uomini sembra avere un effetto molto minore, ma gli animalo domestici, e in particolare i cani, sembrano odiarla fino a compiere gesti violenti nei suoi confronti. Qualcuno ha anche detto di aver visto la bambola muoversi da sola o cambiare posizione, ma sono in pochi ad avvallare queste dicerie.
    Una cosa è certa: Ledda ha un volto malevolo e ghignante, capelli umani e occhi di vetro con i quali sembra fissare le persone che le si parano davanti: è qualcosa che non si dimentica in fretta e che in effetti inquieta e non poco.


    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
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