MA’NENE, LA PROCESSIONE DEI MORTI CHE CAMMINANO

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    MA’NENE, LA PROCESSIONE DEI MORTI CHE CAMMINANO



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    Tutti i culti al mondo, le religioni e le pseudo sette hanno in comune una cosa: il culto della morte, nel bene o nel male. Come si può facilmente intuire, essendo credo diversi anche il rapporti con i morti può essere molto diverso, ma uno dei più singolari lo si trova in Indonesia, dove i morti sono trattati quasi al apri dei vivi, a volte perfino venerati.
    Nell'isola di Sulawesi vive ancora un folto gruppo di Toraja, una popolazione molto antica animista che, nonostante sia stata influenzata dall'arrivo dei cristiani e musulmani, ha ancora mantenuto gran parte delle proprie tradizioni e soprattutto i riti funebri.
    I Toraja, il cui nome in lingua locale significa “gente dell’altopiano” vivono tra aspre rocce e profonde valli coltivate a riso e non sono stati pressati così tanto fino alla totale conversione dalle due religioni dominanti solo perché hanno vissuto secoli nell’isolamento totale di piccoli villaggi isolati. Per questo motivo sono riusciti a tramandarsi, tra le molte tradizioni, anche il culto animista "Aluk To Dolo", ovvero la venerazione dei propri antenati.
    Semplificando molto il loro credo si può dire che secondo loro l’universo è diviso in tre grandi mondi: il mondo sotterraneo o dei defunti ( non necessariamente malvagio come crediamo noi occidentali), il mondo superiore o paradiso e mondo terrestre, abitato dagli uomini. Secondo i Toraja la morte non è la fine di tutto, ma è solo una tappa del percorso verso la "Terra delle Anime". Proprio per questo motivo la morte di un membro della famiglia è un evento di fondamentale importanza e il funerale è una celebrazione importantissima, tanto che il defunto non viene sepolto se prima non si ha il denaro sufficiente a celebrarne un'esequie come si deve.
    Come fanno le famiglie povere a seppellire i loro morti?
    Il defunto viene imbalsamato e lasciato a "vivere" insieme alla famiglia nella loro casa: non viene considerato morto, ma ci si riferisce a lui come “il malato” o “colui che dorme”; tutta la comunità si adopera per mettere da parte i soldi necessari al funerale e inizia una raccolta collettiva affinchè al morto sia concessa una tumulazione dignitosa. Una volta recuperati i soldi necessari si dà il via a veri e propri festeggiamenti: tutto il villaggio si riunisce e sacrifica dei bufali e dei maiali in onore del defunto e poi la carne viene distribuita ai presenti in ordine di importanza.
    Le corna degli animali sono considerate un simbolo di potere e per questo vengono poste davanti alla casa dei parenti; le case con più corna ammassate sono quelle dei più benestanti.
    I festeggiamenti durano almeno 11 giorni, passati i quali i defunti vengono messi in bare decorate da simboli pagani e messi a riposare nella parete di una montagna. Assieme vengono riposti molti oggetti appartenenti ai morti e una statua di legno che rappresenta il defunto.
    Nel culto Toraja l’anima del defunto deve raggiungere la terra di Puya, una sorta di paradiso dove lo spirito del morto potrà decide se continuare a svolgere varie attività come quando era in vita (grazie agli oggetti e gli strumenti donati da parenti e amici durante il funerale) oppure continuare il suo viaggio spirituale e diventare una divinità.
    I Toraja hanno un particolare attenzione ai bambini, soprattutto quelli in fasce: se muore un bambino che ancora non ha messo i denti, questo viene considerato ancora un embrione troppo debole affinchè la propria anima possa seguire il giusto percorso verso al Terra delle Anime, perciò il suo cadavere viene avvolto in foglie di palma, legato al tronco di un albero malato e protetto da altre foglie di palma. Si cura poi l’albero nel migliore dei modi possibili, investendo energia e denaro come se fosse una persona e se la pianta guarisce allora lo spirito del bambino si è fuso in esso, divenendo forte e capace di compiere il suo cammino.
    Ok, credo di aver chiarito il concetto, ma fatemi aggiungere ancora una postilla su quanto questo popolo veneri i propri morti. Ogni membro della comunità risparmia tutta la vita per poter celebrare i funerali ai propri parenti al meglio delle proprie possibilità e accade spesso che qualche giovane posponga il matrimonio se qualche parente è prossimo alla morte.
    Bene, veniamo al famoso Ma’Nene.
    Finora vi ho parlato di una parte del culto che solo in pochi conoscono, ma ciò di cui vi sto per parlare è "seguito" da tutto il mondo: ogni anno, solitamente verso luglio o agosto ( la data non è mai la stessa) più di 700.000 persone si accalcano per le vie dei villaggi Toraja per assistere alla famosa processione dei morti, una tradizione che ha almeno 700 anni, ma si pensa che questa pratica risalga persino alla preistoria.
    I Toraja riesumano le salme dei loro cari defunti, le puliscono, le lavano e le vestono come se fossero ancora vivi. Gli oggetti personali significativi, come gli occhiali, i bastoni da passeggio, le protesi e i gioielli vengono lucidati e fatti indossare alla mummia. I Toraja credono che i defunti non siano realmente morti ficnhè rimanga traccia del loro corpo sulla Terra, ma si trovino in una sorta di “riposo” e per questo ogni anno decidono di portarli in giro per la strada, sistemati e profumati come se fossero ancora in vita e con tanto di curiosi e parenti che scattano foto per immortalare il momento.
    Per gli abitanti dei villaggi il Ma’Nene è un gesto d'amore da parte dei parenti del defunto che vogliono condividere azioni quotidiane con i loro morti alla presenza di tutti; è un modo di mostrare loro rispetto facendo loro sapere che sono ancora membri attivi della famiglia e che continuano a detenere un ruolo importante nella società locale.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
     
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