IL DISPETTOSO MAZAROL

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Founder

    Group
    Admin Founder
    Posts
    2,223

    Status
    Offline

    IL DISPETTOSO MAZAROL



    il_dispettoso_mazarol_by_lmmphotos-damad31



    Per chi come me ha la testa un po' tra le nuvole e ogni volta che mette piede in un bosco si guarda attorno nella speranza di veder due occhietti fissarlo, uno dei desideri più reconditi è quello di poter vedere, almeno per una volta, una fata o un folletto.
    Ma non è certo necessario andare in Scozia, Irlanda o Inghilterra: a volte ce ne dimentichiamo, ma in Italia il folclore è molto intenso e quasi ogni paesino ha le sue leggende su creature magiche o misteriose.
    In questo articolo voglio parlarvi di una leggenda del bellunese, una delle zone più a nord della nostra penisola.
    Sulle pendici delle Dolomiti, nascosto nei folti boschi che le ricoprono c'è una creatura fatata che da secoli a volte aiuta e a volte si prende beffa dei pastori e dei contadini di quelle zone. Viene chiamato "mazarol" e ha l'aspetto di un piccolo gnomo con una lunga barba e un naso pronunciato.
    Ha un grande cappello e veste con un abito rosso e una giacca color turchese; il tutto è coperto da un lungo mantello nero con il quale, si dice, nasconde i bambini disobbedienti per rapirli e portarli via dalle loro case. Ai piedi ha degli zoccoli di legno, ma invece di camminare saltella e mette i piedi leggermente all'indentro, lasciando al suolo delle impronte inconfondibili.
    Il mazarol non è cattivo, solo un po' rozzo e dispettoso: adora importunare le belle ragazze e fare scherzetti ai pastori e ai contadini che incontra nelle sue lunghe passeggiate: non è raro che i recinti per i greggi vengano trovati aperti o che la merenda sparisce "magicamente" dalle loro borse, così come non è raro che le gonnelle delle pastorelle si alzino anche senza in filo di vento.
    Il mazarol è uno spirito libero, ma comunque legato alla natura e sa diventare vendicativo contro chi lo perseguita, inquina o turba la quiete della montagna. Il nome "mazarol" deriva dal nodoso bastone che tiene sempre in mano per aiutarsi a camminare e che usa per darlo in testa a chi non rispetta Madre Natura.
    Si dice che non sia nemmeno così difficile avvistarlo: a differenza degli altri esserini del Piccolo Popolo, il mazarol non teme gli esseri umani ed è perfettamente in grado di difendersi con il suo bastone o con i suoi incantesimi; uno di questi è lanciato contro chi vuol seguire le sue orme, tipicamente di zoccoli con le punte convergenti. E' infatti noto che chiunque calpesti le sue impronte cada in uno stato di profondo trance dal quale si ridesterà solo quando vorrà il mazarol e ovviamente senza aver alcun ricordo di cosa ha visto, sentito o provato in quel periodo.
    Nel bellunese si tramanda una leggenda molto famosa sul mazarol. Io vi racconto la versione più comune.
    In uno dei paesini della Valbelluna c'era una bellissima ragazza che in un giorno di tarda primavera volle fare una passeggiata per raccogliere i dolcissimi frutti di bosco che ogni anno maturano spontaneamente lungo le pendici. Aveva piovuto il giorno prima e c'erano diverse pozzanghere tra cui destreggiarsi. Con un cesto e molta pazienza iniziò la raccolta, ma non si accorse che nelle vicinanze erano ancora visibili le impronte del mazarol; per errore la splendida fanciulla calpestò l'orma degli zoccoli della creatura fatata e improvvisamente tutto attorno a lei si fermò.
    Dimenticò chi fosse, dimenticò perchè si trovava lì e dimenticò da dove fosse giunta; tutto ciò che provava era un irresistibile desiderio di correre nel bosco e così fece, lasciando a terra il suo cesto colmo di frutta. Corse, corse senza sosta e alla fine giunse all'entrata di una piccola caverna.
    Smarrita e confusa si inoltrò nella grotta e in lontananza vide la fioca luce di alcune torce. All’interno l'attendeva il mazarol che le diede il benvenuto e le si avvicinò: per un attimo la ragazza si ricordò tutto e fece un passo indietro intimorita, ma lui la guardò dritta negli occhi e dolcemente le alitò sul viso: la ragazza allora dimenticò di nuovo tutto ciò che sapeva e si affidò a quel bizzarro ometto.
    Prigioniera di quel mondo sconosciuto e in mancanza della memoria, la ragazza trascorreva le sue giornate pulendo e sistemando la caverna; in cambio il suo ospite le insegnò l'arte casearia e la fanciulla divenne la più abile produttrice di burro, ricotta a formaggio.
    Passò un anno intero e sulle Dolomiti tornò la primavera e la neve si sciolse di nuovo per lasciare spazio ai verdi prati. Il mazarol, convinto che la ragazza fosse ormai pronta per accompagnarlo nel mondo esterno, la invitò a seguirla per aiutarlo nel pascolo. La condusse in una radura inaccessibile agli esseri umani, e certo che nessuno sarebbe giunto a portargliela via, le ordinò di badare agli animali.
    La ragazza era felice e spensierata e stare all’aria aperta la rendeva felice come mai prima di allora. Seguendo la mandria si fermò a raccogliere dei deliziosi frutti di bosco, gli stessi che stava cogliendo l'anno prima. Fu allora che trovò un cestino di vimini riverso. Quel cestino le fece ricordare ogni cosa: il suo nome, la sua famiglia, i suoi amici, la sua casa! La fanciulla corse e si sporse da una roccia dalla quale si vedeva tutta la valle: il suo villaggio era lì, così come lei lo aveva lasciato.
    L'incantesimo de mazarol svanì e lei si mise a correre a perdifiato lungo i sentieri scoscesi della montagna verso la sua casa. Il mazarol si accorse che qualcosa non andava e la inseguì urlando nel tentativo di convincerla a fermarsi. Per far sì che la ragazza restasse con lui e non tornasse alla sua vita di sempre le promise di rivelarle il suo più grande segreto, cioè come estrarre la cera dal siero del latte, ma la ragazza non si fece tentare e corse ancora più forte finchè non fu in salvo al suo villaggio e dai suoi cari.
    In paese la ragazza fu accolta con gioia da tutti gli abitanti e lei raccontò loro la sua incredibile avventura e tutto ciò che il mazarol le aveva insegnato riguardo la caseificazione. Da allora ai piedi delle Dolomiti è possibile gustare tutti i deliziosi prodotti tipici del territorio, che un tempo erano il segreto del mazarol e che oggi sono delizia per il palato di tutti coloro che li vogliano provare.
    Ma come si fa ad estrarre la cera dal siero, vi starete chiedendo?
    Beh, questo nessuno lo sa perchè è l'ultimo grande segreto di un piccolo folletto che non ha mai svelato a nessuno!

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
     
    Top
    .
0 replies since 25/10/2016, 13:43   337 views
  Share  
.
Top