IL VAMPIRO DI ATLAS

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    IL VAMPIRO DI ATLAS



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    Sui vampiri sono stati scritti molti libri, ma sopratutto sono diventati un vero fenomeno cinematografico. Il primo racconto di una certa influenza fu "Il vampiro" di John Polidori, pubblicato nel 1819 ( Bram Stoker scrisse il famosissimo "Dracula" molto più tardi, nel 1897), mentre il primo film fu "Nosferatu", di Friedrich Wilhelm Murnau nel 1922.
    Da lì in avanti i vampiri sono apparsi in centinaia di pellicole e libri e nel tempo hanno subito anche numerosi cambiamenti e adattamenti alla società. Ora, trascurando i film recenti in cui i vampiri prendono la tintarella al sole o mettono al mondo figli ( lo ammetto, sono tradizionalista e preferisco il folclore originale), c'è una cosa che ancora nelle rappresentazioni odierne caratterizza i vampiri e che non è cambiata: il fatto che si nutrano di sangue.
    Questa caratteristica ha nei secoli scorsi accostato molte persone ai vampiri: l'ematofagia umana oggi è considerata un disturbo psichico caratterizzato da un desiderio compulsivo di bere sangue, il proprio, di animali o di altre persone, dovuto a solitamente a traumi infantili o deviazioni sessuali. A giorno d'oggi ci sono molte persone che provano piacere nel succhiare il sangue del proprio partner ( attenzione, si contraggono malattie gravissime!) e il fenomeno, purtroppo è ormai sdoganato come una tendenza, ma in tempi passati anche solo il sospetto che qualcuno sperimentasse il vampirismo conduceva il malcapitato a morti atroci con tanto di rituali di purificazione.
    Un caso di omicidio molto strano fece pensare che un vampiro si aggirasse per le strade di Stoccolma negli anni '30, scatenando non poca inquietudine tra la gente.
    Nel 1932 nel quartiere Sank Eriksplan di Stoccolma abitava una ragazza di 32 anni di nome Lilly Lindström. Per mantenersi faceva la prostituta e tutti la conoscevano nella zona come una ragazza tutto sommato tranquilla. Era soprannominata "Call Girl" ( ragazza squillo) e non per il mestiere che esercitava, ma per il fatto che la sua stanza, a parte una letto e un tavolino, conteneva solo un telefono (al quale prendeva gli appuntamenti). Non era quindi una ragazza che di notte batteva i marciapiedi, ma una prostituta che riceveva i suoi clienti a casa, in un palazzo con diversi inquilini e quindi più al sicuro rispetto alle sue colleghe.
    Il 4 maggio 1932, dopo due giorni che non aveva notizie di lei e che Lilly non apriva la porta al suo bussare, Minnie Jansson segnalò la cosa alla polizia. Minnie era una prostituta di 35 anni e una delle poche amiche di Lilly; viveva al piano di sotto e per questo era solita intrattenersi con Lilly diverse volte durante la giornata, ma non aveva ricevuto notizie di viaggia da parte dell'amica e nemmeno di spostamenti. Aveva un sospetto a causa di uno strano comportamento dell'amica due notti prima, ma preferì attendere due giorni prima di lanciare l'allarme.
    La polizia, ovviamente con i suoi tempi, rispose alla chiamata e sfondò la porta dell'appartamento di Lilly. La ragazza era sdraiata sul letto, completamente nuda e con la testa fracassata. I suoi vestiti erano accuratamente piegati e sistemati sulla sedia vicino al letto e dalle indagini risultò che prima di morire aveva avuto più rapporti sessuali (venne trovato anche un preservativo nell'ano). Il coroner stabilì che la morte era avvenuta 2 o 3 giorni prima, ma uscì dalla stanza pallido in volto: la ragazza non aveva più una goccia di sangue in corpo, nonostante le lenzuola fossero intonse tranne dove era appoggiata la testa. La stanza era pressochè in ordine e non vi erano tracce di sangue importanti da far pensare ad una perdita così massiccia, ma era solo l'inizio del mistero...
    La morte della ragazza fu imputata a ripetuti colpi alla testa con un oggetto contundente, che tra l'altro non venne mai trovato; le analisi sul corpo rivelarono che quasi tutto il sangue era stato drenato dal collo attraverso un taglio e che il suo assassino lo aveva bevuto ( un po' improbabile secondo me: in una donna mediamente ci sono da 3 ai 5 litri di sangue). Ciò che fece immaginare questa dinamica de fatti furono un mestolo e un bicchieri insanguinati ritrovati nel cucinino dell'appartamento. Venne anche trovata parecchia saliva su tutto il corpo della ragazza e soprattutto sul collo e ciò portò a battezzare il caso come "il vampiro di Atlas".
    Lilly venne vista l'ultima volta in vita da Minnie la sera del 2 maggio. Minnie affermò che Lilly scese due volte da lei per chiederle un preservativo e poi una terza in maniera decisamente strana anche per lei: verso le 9 di sera si presentò alla sua porta completamente nuda, coprendosi solo con le mani e chiedendole nuovamente un preservativo. Aveva l'aria stanca e si comportava in maniera meccanica e quasi come se fosse sotto l'influsso di ordini impartiti a distanza.
    Da quel momento Minnie non le rivide più ed il giorno successivo furono vani i tentativi di incontrarla suonando al suo campanello.
    La polizia perquisì tutto il quartiere di Sank Eriksplan e interrogò persino otto clienti abituali di Lilly. Vennero tutti scagionati. Non rimase che "dimenticare " l'accaduto, dopo tutto Lilly era una prostituta e la polizia non voleva perderci troppo tempo.
    A detta di molti la polizia non trovò indizi schiaccianti e la scena del crimine venne ripulita con cura, troppa cura: un sospetto, solo un'idea maliziosa fu avanzata da alcuni abitanti del quartiere che insinuò che l'assassino potesse essere un ufficiale di polizia, uno di quelli che sapeva come e cosa nascondere.
    Oggi gli investigatori forensi avrebbero catturato probabilmente il "vampiro" in breve tempo con il test del DNA, grazie alla saliva trovata sul corpo di Lilly, ma a quel tempo il succhiasangue fu libero di tornare in strada, magari in cerca di un altro collo da addentare. Il caso del vampiro di Atlas rimane un mistero destinato a non essere mai risolto.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
     
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