I FANTASMI DELLA ROCCA DI GRADARA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    I'm the Legend

    Group
    Admin
    Posts
    628
    Location
    Nibiru

    Status
    Offline

    I FANTASMI DELLA ROCCA DI GRADARA



    i_fantasmi_della_rocca_di_gradara_by_lmmphotos-da22hs6



    "... Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende,
    prese costui de la bella persona che mi fu tolta;
    e ‘l modo ancor m’offende.
    Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
    mi prese del costui piacer sì forte,
    che, come vedi, ancor non m’abbandona.
    Amor condusse noi ad una morte.
    Caina attende chi a vita ci spense"


    Questi versi soavi e tristi sono tratti dal Canto V dell'Inferno della Divina Commedia e anche se non si è letta a scuola sono certo che almeno una o due righe vi dicano qualcosa perchè si sentono spesso citare.
    Nel quinto canto dell'Inferno il Sommo Poeta scende nel girone dei lussuriosi, dove ha un breve colloquio con le anime dannate di Paolo e Francesca, dal cui appunto sono tratti questi versi. Ma che c'entrano Paolo e Francesca con la Rocca di Gradara? C'entrano eccome, e scopriremo che c'entra addirittura il famosissimo fantasma della piccola Azzurrina!
    A questo punto mi immagino la smorfia sul vostro volto: tralasciando gli insulti, probabilmente starete pensando che faccio un po' di confusione perchè il fantasma di Azzurrina, come tutti sanno, infesta un altro castello, quello di Montebello, vicino Ravenna. Vero, ma indirettamente anche la piccola Guendalina è legata alla fortezza di cui sto per parlarvi.
    Ma andiamo con ordine.
    Il castello di Gradara è una fortezza medievale che sorge nel comune di Gradara, in provincia di Pesaro e Urbino ( quindi se avessi confuso la fortezza con quella do Montebello non avrei sbagliato di tantissimo!), ed è stato costruito attorno al 1150 dalla potente famiglia dei De Griffo.
    La famiglia però sperperò gran parte dei loro soldi e presto cadde in disgrazia, così il Papa pensò bene di sottrarre loro l'investitura della Curte Cretarie e affidò la fortezza al condottiero dei Guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio. Malatesta fu capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, i grandi Signori di Rimini, Cesena e Pesaro (mi sto avvicinando ...).
    Secondo le ricostruzioni degli storici qui si consumò la tragica storia d'amore di Paolo e Francesca, che ebbe luogo attorno all'anno 1280. Dai documenti giunti fino a noi Giovanni Malatesta nel 1275 sposò Francesca da Polenta ( nota anche come Francesca da Rimini) e poco tempo dopo venne investito della carica di Podestà a Pesaro, Fu allora che scelse come dimora per la moglie e la figlia appena nata proprio Gradara, che e’ poco distante da Pesaro.
    Giovanni Malatesta era anche detto "Giangiotto" o "Ciotto" ( che significa "zoppo") ed è descritto come uomo di brutto aspetto e sciancato; al contrario Paolo, fratello minore di Giangiotto, che neanche a farlo apposta er soprannominato "il bello" e molto ambito tra le dame dell'alta aristocrazia. Paolo Malatesta aveva avuto in dono diversi possedimenti nella zona e passava spesso dalla rocca dove si soffermava ospitato dal fratello, ma sopratutto dalla cognata...
    Le conseguenze furono inevitabili: i due giovini si innamorarono, ma col tempo divennero sempre meno prudenti, insospettendo la servitù che informò lo stesso Giangiotto. Fu così che il padrone di casa finse di partire per Roma per affari, per tornare a notte fonda e sorprendere moglie e fratello nel suo letto abbracciati. Si avventò a spada tratta contro Paolo, ma Francesca, gli fece da scudo restando trafitta a morte. La sorte di Paolo fu ancora più atroce perchè pare che Giangiotto, in preda alla rabbia, lo fece cadere in uno dei tanto trabocchetti ferrati della rocca. Ancora oggi i "pozzi a rasoio" sono presenti e visibili con le loro lame e spuntoni, dove probabilmente il corpo di Paolo rimase diversi anni.
    Oggi la Rocca di Gradana si dice infestata da diverse entità, due delle quasi sarebbero proprio le anime di paolo e Francesca che non riescono a trovare pace dopo la tragedia che li coinvolse. L'anima inquieta di Francesca da Polenta vagherebbe senza pace tra i ricchi arredamenti e le sontuose sale del castello, incapace di staccarsi da quei luoghi dove visse il suo vero amore e dove lo perse nonostante il suo estremo sacrificio. Allo stesso modo l'anima di Paolo Malatesta cerca invano di trovar pace nei sotterranei della rocca dove apparirebbe come una nebbiolina biancastra che risale i tranelli in cerca di raggiungere il piano terra. Sembra che Francesca appaia di notte sui merli del castello e che si soffermi a scrutare l'orizzonte in attesa di qualcuno, mentre Paolo la chiama e se, con sospiri e lamenti provenienti dalle fondamenta.
    E ora veniamo alla "questione Azzurrina".
    Il vero nome di Azzurrina era Guendalina Della Faggiola, figlia di Uguccione Della Faggiola e di Costanza Malatesta, uniti in matrimonio per volere del Papa Urbano VI affinché terminassero di farsi guerra e ampliare così il potere della chiesa e dei casati.
    Dalle indiscrezioni del tempo pare che Costanza non fosse proprio il simbolo della fedeltà e che più volte la servitù coprì le sue scappatelle di notte con gli ospiti del castello e anche qualche giovane baldanzoso delle campagne ravennati. Approfittando delle numerose uscite del marito che duravano spesso giorni interi, la giovane sposa si diede ad una vita dissoluta costellata di fugaci amori. Pare che nel 1373 fu trovata nel letto a concupire con un mercenario tedesco, tale Ormanno; la scoprì un servitore dello zio, che temendo una rottura tra le due casate e ingenti perdite di potere e influenza politica, ordinò ad un sicario di uccidere la bella Costanza. L'aguzzino però ebbe pietà della bellissima fanciulla, probabilmente anche lui ricompensato al meglio dalla moglie fedifraga.
    Guendalina nacque nel dicembre dell’anno 1375 nel castello di Montebello. Dagli archivi storici per proprio che la piccola non fosse albina come vuole la leggenda: in un manoscritto ritrovato da un frate dimorato alla corte dei Guidi di Bagno, Guendalina era bionda, a dispetto dei suoi famigliari tutti di capelli scuri e carnagione mediterranea. Forse chi la descrisse albina lo fece per coprire quell'anomalia con una spiegazione più "digeribile" dalla gente dell'unica conclusione ovvia, ovvero che la bambina non fosse figlia di Uguccione.
    La bambina era bionda con occhi azzurri e ciò portò ovviamente a dubitare che fosse figlia e discendente di Uguccione; lui stesso per primo aveva insinuato il dubbio e nonostante la madre Costanza replicasse la sua innocenza e fedeltà, non volle riconoscere la piccola come parte del suo sangue. Il capo delle guardie, Hubert, dalle sembianze nordiche, era divenuto il simbolo biondo del tradimento carnale di Costanza.
    Quando Guendalina aveva 6 - 7 anni alcuni sotterfugi riportarono a galla il dubbio tra gli ospiti del castello sull'infedeltà di Costanza così Uguccione ordinò alla bambinaia di tagliare i capelli della bambina e di nasconderli con un copricapo. Secondo le ricerche degli storici i capelli di Guendalina si tinsero di un celeste-verdognolo a causa della tinta bluastra derivata dalla pianta del guado ( ancora oggi usata per tingere i blue jeans) di cui era colorato il copricapo della bambina. I genitori ( per fortuna della tata) gradirono la novità azzurrognola, che avrebbe nascosto la sua “vergognosa differenza”, a ogni occhio estraneo al luogo.
    Ma le malelingue continuavano i sotterfugi e Uguccione, forse aizzato da alcuni suoi consiglieri, decise di porre fine alla questione: nel dicembre del 1383 la piccola Guendalina scomparve dal castello. La leggenda dice che scomparve nei sotterranei, precisamente l'ultima volta fu vista nella ghiacciaia; la storia non porta a fotti plausibili, ma si pensa che lo stesso Uguccione abbia assoldato un sicario per far sparire il frutto dell'adulterio di Costanza.
    Una volta liberatosi dell'improbabile figlia Uguccione ripudiò Costanza e la confinò nel castello di Gradara, dove la donna venne assassinata il 15 ottobre 1378 ( ecco, ci sono arrivato alla fine!), molto probabilmente su ordine del marito.
    Costanza Malatesta sarebbe un'altra delle anime inquiete della rocca di Gradara, che si aggira nei saloni del castello con il cuore spezzato per il suo destino. Si manifesterebbe spesso a figura intera come una donna vestita di grigio che trascina lunghe catene e che emette gemiti, lamenti e pianti sommessi.
    Oggi chi fa visita alla Rocca con lo stato d'animo adatto, magari all'imbrunire, può avvertire un leggero brivido correre lungo la schiena, quasi vivesse di persona le numerose disgrazie avvenute nella fortezza. Il tenue sibilo del vento che penetra dalle fessure delle grandi finestre a volte pare assumere il tono del doloroso lamento della giovane vedova sfortunata e in alcuni momenti può anche sembrare di intravedere l'ombra fugace di Costanza che si allontana nei corridoi.

    Fonte facebook: Misteri dal Mondo - Credere Per Vedere
     
    Top
    .
0 replies since 10/5/2016, 06:51   812 views
  Share  
.
Top