# Sapevatelo - E' vero che il cellulare fa male al cervello?

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    E' vero che il cellulare fa male al cervello?



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    I due recenti studi in materia sono molto ottimistici e tranquillizzanti. Lo statunitense John D.Boice dell'International Epidemiology Institute di Rockville (USA) ha condotto una ricerca statistica per evidenziare un eventuale nesso tra uso di cellulari e tumori al cervello in bambini e adolescenti sino ai 20 anni di età. "Se le frequenze radio dei cellulari fossero associate allo sviluppo di tumori al cervello", ha concluso lo studioso, "dovremmo registrare un aumento nell'incidenza di questi tumori nei Paesi occidentali a partire dagli anni 80, quando i telefonini hanno cominciato a diffondersi. In alcuni Paesi come gli Stati Uniti questi tumori non sono aumentati, mentre in altri come la Svezia sono addirittura diminuiti". Inoltre, non c'è alcun dato scientifico che leghi l'uso di cellulari all'insorgenza di tumori cerebrali in bambini e adolescenti. Infine, "non conosciamo alcun meccanismo biologico plausibile grazie al quale le onde radio di bassa energia dei cellulari possano danneggiare il Dna delle cellule e provocarne il cancro". Il recentissimo studio della health Protection Agency britannica (aprile 2012) ha concluso che nulla sino a oggi dimostra che l'esposizione ai campi elettromagnetici (prodotti dai cellulari e dai dispositivi senza fili) possa danneggiare la salute di adulti e bambini. Sembra quindi da ridimensionare l'allarme lanciato nella primavera 2011 da 34 esperti dell'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul cancro, affiliata all'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms): i campi elettromagnetici dei telefonini cellulari "potrebbero essere cancerogeni" e la radiofrequenze di cellulari e altre apparecchi senza fili "potrebbero causare il cancro negli essere umani". Il condizionale è d'obbligo: secondo l'Oms, i dati epidemiologi a disposizione non sono sufficienti per arrivare a solide conclusioni scientifiche, anche il nostro Istituto Superiore della Sanità ritiene che per giungere a una certezza sia necessario sviluppare nuove ricerche.

    Fonte Editoriale: Airone
     
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