Abbiamo tutti dei poteri nascosti?

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    Abbiamo tutti dei poteri nascosti?



    Lucy, la protagonista dell'ultimo film di Luc Besson, acquista un'intelligenza straordinaria assumendo una sostanza chimica. potremmo farlo anche noi? No, secondo la scienza, che sfata questo e gli altri più diffusi luoghi comuni sul cervello

    _scarlett_johansson_eyes_by_lmmphotos-d8ay9sq


    Se gli esseri umani utilizzassero la propria mente al 100%, sarebbero capaci di miracoli al di là di ogni immaginazione : così il professor Samuel Morman, alias l'attore Morgan Freeman, spiega le straordinarie capacità sviluppate da Lucy, l'eroina dell'ultimo film del regista francese Luc Besson, interpretata da un'indiavolata Scarlett Johansson. Inesattezze scientifiche a parte, davvero potremmo un giorno essere capaci di prestazioni tanto spettacolari? Secondo gli scienziati, il nostro cervello non è il risultato evolutivo di un semplice aumento della massa o di cambiamenti di struttura, ma piuttosto di un particolare sviluppo della connettività tra le cellule nervose, cioè la quantità di sinapsi che ogni neurone è in grado di generare in risposta a uno stimolo ambientale. Questa selezione, che è ancora in corso, genererebbe quindi cervelli migliori grazie alle spinte sociali e culturali. Ma quando? Secondo l'antropologo Cadell Last, ricercatore del Global Brain Institute di Bruxelles, il nostro orologio biologico galoppa e l'Homo Sapiens cambierà gia entro il 2050. Le innovazioni tecnologiche e l'allungamento della vita modificheranno la nostra natura: vivremo fino a 120 anni, avremo cervelli più grossi e organi sessuali più piccoli. Anche se niente fa supporre che potremo mai dotarci dei poteri di Lucy, il cervello è tuttora una macchina misteriosa. Forse è anche per questo che vi si è accumulata sopra tutta una serie di miti. Ecco alcuni dei più diffuse, duri a morire.

    Ne utilizziamo solo il 10 per cento



    _connessioni_cervello_by_lmmphotos-d8ayacl


    Sposato acriticamente dal film Lucy, è il primo fra i miti da sfatare. Pare che l'origine di questa credenza risalga agli inizi del XX secolo, quando lo psicologo americano William James, studiando il caso di un bambino prodigio con un elevatissimo quoziente di intelligenza, suggerì che stimato facendo uso solo di una piccola parte delle nostre possibili risorse mentali e psicologiche. In realtà, le avanzate tecniche di cui oggi disponiamo mostrato che a prescindere del compito che stiamo svolgendo non ci sono aree inattive, ma solo aree più attive di altre. Secondo gli scienziati, inoltre, non vi sono ragioni per le quali, evolutivamente parlando, la selezione naturale possa aver mantenuto il nostro cervello in gran parte dormiente.

    Il cervello è grigio



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    Nonostante sia chiamato popolarmente "materia grigia", il nostro cervello ha una colorazione variabile dal rosa-crema al bianco. La parte rosa-crema è il tessuto contenente le cellule nervose della corteccia celebrale, o strato esterno. La parte bianca è la mielina, cioè la guaina che si forma interno ai nervi. C'è anche una componente nera, chiamata substantia nigra, una striscia scura nel tronco cerebrale che determina l'apprendimento e il movimento degli occhi.

    Uno dei due emisferi è dominante



    Molto spesso si attribuiscono alle persone capacità più sviluppate grazie a un maggiore utilizzo di una particolare zona del complesso sistema nervoso centrale umano. Ma il fatto di essere prevalentemente creativi e intuitivi, piuttosto che razionali e analitici, non significa che queste attitudini corrispondano al maggiore sviluppo di uno dei due lobi cerebrali. Lo ha rivelato uno studio condotto da un gruppo di scienziati dell'università dello Utah (USA), secondo il quale noi usiamo tutte le due parti del cervello allo stesso modo e non c'è nessuna evidenza che alcune persone usino più una parte rispetto all'altra. anche se l'emisfero sinistro è deputato ad assolvere a funzioni specifiche come il linguaggio e l'analisi visiva spaziale, mentre il destro presiede alla creatività e alle abilità artistiche, nessuno degli oltre mille individui osservati per due anni durante la ricerca ha mostrato una lateralizzazione dominante. Ciò che è vero è, invece, il fatto che la parte destra del cervello controlla la parte sinistra del corpo e viceversa.

    Più è grande il cervello, più si è intelligenti



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    Non sono le dimensioni a stabilire quanto siamo intelligenti. Il cervello di Albert Einstein per esempio era piccolo: pesava appena 1.230 grammi, contro i 1.500 di uno nella media. Anche il cervello delle donne è più piccolo dell'8% rispetto a quello maschile, eppure funzionerebbe meglio nel ragionamento induttivo e nelle abilità numeriche. I maschi sarebbero invece più efficienti per quanto concerne l'abilità spaziale. E' quanto sostiene uno studio condotto dai ricercatori delle Università di Madrid e di Los Angeles, dove sono stati condotti dei test di intelligenza su un campione di partecipanti. secondo Richard Ernes, professore di bioinformatica alla scuola di medicina della britannica Keele University, l'intelligenza dipenderebbe invece in gran parte dall'attività elettrica dei neuroni in singole parti del cervello.

    I mancini sono più intelligenti dei destrorsi



    _rafael_nadal_by_lmmphotos-d8ay9sv



    Secondo una credenza popolare, i mancini, che rappresentano il 10 % della popolazione, sono dotati in diversi ambiti scientifici e artistici. Le ricerche però forniscono pareri contrastanti: alcune individuano un vantaggio nella lateralizzazione sinistra, altre non rilevano alcuna differenza. Il fatto di usare mani e piedi sinistri ha dei risvolti positivi in campo sportivo: molti giocatori, infatti sanno sfruttare al meglio questa situazione nei confronti dei destrimani, i quali possono restare sorpresi dal gioco "a specchio" dei loro avversari. Una ricerca condotta da Senol Dane Mehmet Ali Sekertekin dell'Università turca di Ataturk sembra però indicare che i calciatori mancini abbiano spesso un caratteraccio: sarebbero più aggressivi e mostrerebbero comportamenti distruttivi, mentre i destrimani sarebbero più calmi e tolleranti. Un'altra ricerca, condotta da Chris McManus, docente di Psicologia presso lo University College di Londra, ha dimostrato che i mancini sono meglio dotati dal punto di vista neurologico per l'arte oratoria: il loro cervello a differenza di quello dei destrimani, utilizza entrambi gli emisferi per l'elaborazione del linguaggio. Per quanto riguarda il ragionamento fluido, cioè la capacità di pensare logicamente e risolvere i problemi in situazioni nuove, indipendentemente dalle conoscenze acquisite, Robert A. Hicks del Dipartimento di psicologia dell'Università di San Jose, in California, ha scoperto che i mancini sottoposti a un apposito test sono di poco inferiori rispetto ai destrosi, concludendo che non esistono grandi differenze.

    Le capacità cerebrali calano dopo i 40 anni



    _cervello_by_lmmphotos-d8ay9tq



    Anche se è vero che apprendere una nuova lingua o memorizzare testi e immagini risulta più difficile a chi è più avanti negli anni rispetto a un adolescente, alcune abilità con il passare del tempo migliorano. Secondo Paul Matthews, direttore del Dipartimento di scienze cerebrali all'Imperial College di Londra, con l'età aumentano le capacità linguistiche riferite soprattutto alla ricchezza del vocabolario, quelle di risolvere situazioni conflittuali e di gestire le emozioni. Oggi infatti sappiamo che il cervello è plastico in tutte le età della vita e crea nuovi neuroni fino a 70 anni. Ciò consente una ristrutturazione delle mappe cerebrali e un miglioramento delle funzionalità mentali attraverso esperienze di apprendimento.

    Due cervelli da Nobel



    _moser_nobel_by_lmmphotos-d8ay9t7



    I coniugi May-Britt Moser ed Edvard I. Moser della University of Scienze and Technology di Trondheim (Norvegia) hanno vinto il premio Nobel per la medicina 2014. Hanno scoperto come il cervello ci orienti nello spazio e come vengano immagazzinate in memoria le informazioni per ritrovare i percorsi gia fatti in tempi successivi. In pratica, hanno individuato delle cellule (place cells) nell'ippocampo, che funzionano da Gps e si attivano quando ci troviamo in determinato spazio, componendo una mappa a livello cerebrale. Quando cambiamo spazio, cambiano le cellule e quindi la mappa. Il risultato è un sistema di orientamento che può essere danneggiato da malattie come l'Alzheimer.

    Fonte Editoriale: Airone
    Testo a cura di: Rossana Rossi
     
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    Davvero interessante. ^^ In questi mesi ci sono stati altri studi rilevanti al riguardo? Si è scoperto qualcosa di nuovo sul cervello umano? ^^
     
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    CITAZIONE (HachiHachi @ 5/4/2015, 22:38) 
    Davvero interessante. ^^ In questi mesi ci sono stati altri studi rilevanti al riguardo? Si è scoperto qualcosa di nuovo sul cervello umano? ^^

    Beh ci sono stati molti studi su come lavora il cervello in determinati casi. Il fatto sta, che è ancora un argomento che non si può propriamente studiare fino in fondo da parte della scienza. Questa, non ha trovato ancora giustificazioni quando all'essere umano capitano determinate tipi di occasioni.
    Ti faccio un esempio: Ti è mai capitato di pensare di prevenire un evento che capita di li a poco e pensare, che quell'evento tu l'avevi previsto pochi istanti prima? Ora, noi tutti possiamo avere il sesto senso, come non possiamo. Chi può veramente determinare se siamo tutti preveggenti e chi no?
     
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    Quello si chiama déjà vu ed è un loop mentale. ^^
     
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    Il de javù è quando una persona pensa di aver vissuto già un determinato episodio. Io sto parlando di quando una persona pensa una determinata cosa è questa succede di li a poco... ti è mai capitato?
     
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    Nel déjà vu si può avere la sensazione d'essersi immaginati prima esattamente quell'episodio, poiché è un errore mentale che genera la convinzione di aver già sognato, vissuto o visto una determinata situazione. Spesso le sensazioni di déjà vu vengono ricollegate alle premonizioni e a disturbi schizofrenici e ansiosi. E sottolineo déjà vu, già visto.
     
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5 replies since 23/12/2014, 22:46   487 views
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