Le origini di Halloween

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    Le origini di Halloween



    Importata con prepotenza dall'America come un fenomeno commerciale, questa celebrazione in realtà affonda le sue radici nella vecchia Europa in tempi antichissimi, amalgamandosi con le tradizioni autoctone dei vari Paesi, tra cui soprattutto l'Italia...

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    E' opinione comune che i festeggiamenti di Halloween siano l'ennesima moda importata dagli Stati Uniti volta a celebrare, con un giro d'affari annuo di svariati milioni di dollari soprattutto il dio denaro. Tuttavia le radici di Halloween affondano nel vecchio continente tra il IV e il III secolo a.C. fase storica in cui la lingua e la cultura celtica costituivano l'elemento più diffuso e caratteristico dell'intera Europa. Sorti nel cuore dell'Europa e propagatasi nel loro massimo splendore dalla penisola iberica ai Carpazi e dall'Irlanda al centro Italia, i Celti furono poi soppiantati dall'espansione dell'impero romano(che ne subi comunque alcune influenze culturali) e confinati linguisticamente alle isole britanniche, dove trovarono quali eredi più diretti irlandesi e inglesi. Tra i loro riti più significativi, sopravvissuti alle dominazioni culturali, vi era il festeggiamento del Capodanno che ricadeva secondo il calendario celtico in uso 2000 anni fa, tra il 31 ottobre e il 1° novembre, ossia nella transizione tra la stagione calda e quella fredda. Concluso il lavoro nei campi, i contadini si preparavano al ritiro invernale con una grande festa pagana denominata "Samhain" (dal gaelico antico, letteralmente, "fine dell'estate"), una celebrazione che univa la paura della morte e degli spiriti all'euforia di poter finalmente godere dell'agognata pausa stagionale. In questa ricorrenza si riteneva che il mondo degli dei fosse reso visibile ai comuni mortali e che i primi si divertissero a giocare brutti scherzi ai lodo adoratori. Dal canto loro, la notte di Samhain gli uomini si prodigavano per ingraziarsi le divinità attraverso sacrifici animali (ma alcune fonti ritengono anche umani) e riti propiziatori. Le cerimonie avvenivano principalmente nei boschi e sulle colline con l'accensione di un falò (con la valenza di un Fuoco Sacro), da cui, alla fine dei festeggiamenti veniva attinto un tizzone ardente da riportare al villaggio all'interno di una cipolla o di una rapa incavata, adibita a mò di lanterna. Tornando alle loro case i Celti usavano indossare maschere ricavate dalla pelle degli animali uccisi, allo scopo di spaventare e scacciare gli spiriti maligni senza essere da questi riconosciuti.

    L'EVOLUZIONE MEDIEVALE



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    Nonostante i tentativi - dell'impero romano prima e della Chiesa cattolica poi - di sradicare i culti pagani celtici in Europa, i rito di Samhain sopravvive nei secoli successivo cambiando pelle e adattandosi alle culture locali europee., pur mantenendo il suo legame con il mistero e il soprannaturale. Nel VII secolo papa Bonifacio IV sposta dal 13 maggio al 1° novembre la festa di Ognissanti, nel tentativo di soppiantare questa festa pagana con festa cattolica. Nel Medioevo si diffonde la pratica dell'elemosina effettuata porta a porta la sera di Ognissanti si richiede cibo in cambio di preghiere per i defunti del donatore. Questa usanza si riscontra si in Irlanda e Gran Bretagna che nel sud Italia. la ricorrenza viene inoltre citata da William Shakespeare in una sua commedia scritta nel 1593 "I due gentiluomini di Verona". Docv il personaggio di Schizzo, servo di Valentino "To speake puling like a beggar at Hallow-Masse" (letteralmente "Parlar con voce piagnucolosa come un accattone il di d'ognissanti"). Le isole britanniche come gia detto, rappresentano per la cultura celtica un importante asilo perpetrando il culto di Samhain e infondendo di nuova linfa. In Irlanda si diffondo la tradizione di lasciare cibo e latte fuori dalla porta; in questo modo gli spiriti di passaggio possono rifocillarsi, evitando di fare scherzi agli abitanti della casa. A partire dalla metà del XIX secolo, unendosi all'ondata migratoria europea veros gli Stati Uniti, gli Irlandesi si trasferiscono in gran numero nel Nuovo continente portando con sè, oltre ai propri costumi, la celebrazione di Samhain, che nel frattempo ha assunto il nome di Halloween. Il termine risale alla metà del 1700 e deriva dall'espressione scozzese "All Hallows Eve" (la notte prima di Ognissanti) contratto ed evoluto in "Halloween".


    ZUCCHE SENZA PADRONE



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    Arrivati in America, gli Irlandesi scoprono che le zucche si prestano assai meglio alla funzione di lanterne e le sostituiscono alle cipolle e alle rape. E' credenza diffusa che le zucche intagliate fossero in uso per celebrare questa festività già nella vecchia Irlanda, tuttavia nessuna testimonianza letteraria dell'epoca ne cita la presenza. Tant'è che l'uso dell'espressione "Jack-O'-Lantern" viene attestata negli Stati Uniti soltanto nel 1834, associata peraltro alla stagione del raccolto senza riferimento alcuno alla festività pagana. Nella sua versione più classica, la leggenda di "Jack Lanterna" - che si riferirà alla zucca solo nella sua evoluzione americana - racconta di un astuto fabbro irlandese, avaro e ubriacone, che tentò di gabbare il diavolo, trovandosi infine a vagare nell'oblio con la sola luce di un tizzone ardente posto all'interno di una rapa incavata. Questa storia presenta forti similitudini con altre partorite dal folklore europeo, annoverando oltre alle varianti del Galles e dell'Inghilterra, quella di Spagna, Germania, Italia e Norvegia, probabile retaggio della precedente influenza celtica.


    LE ANALOGIE ITALIANE



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    Dal friuli alla Puglia, dalla Calabria alla Sardegna è impressionante il numero di varianti più o meno autoctone della tradizione di Ognissanti, ciascuna delle quali rivendica origini secolari o che risalgono almeno agli inizi del '900. La liturgia ricorrente è simile a quella medievale, con una processione di questuanti che reclama cibo in cambio di preghiere per i defunti del donatore o minacciando gravi ripercussioni in caso di rifiuto. In Calabria, a Serra bruno, si registra la tradizione secolare del "Coccalu di muortu": dopo aver intagliato una zucca attribuendogli le sembianze di un teschio, i ragazzini ciondolano per le vie del paese reclamando un'offerta in denaro ai viandanti. Altrettanto nel Friuli, era diffusa una tradizione identica al "dolcetto o scherzetto", anche se esercitata nelle festività natalizie o a carnevale, oltre alla tradizione di intagliare zucche vuote rendendole simili a teschi umani. Zucche e cerimonie analoghe ricorrono anche in Puglia nella notte del "Fucacoste e cocce priatorije" (falò e teste del Purgatorio); davanti alle case vengono accesi dei fuochi per illuminare simbolicamente il cammino dei morti che in quella notte tornano a trovarci. Le stesse braci servivano per cucinare carne da offrire ai passanti. Nella giornata successiva si svolge quindi una gara di zucche decorate, rappresentanti simbolicamente le anime del Purgatorio.

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    In terra sarda, nel Campidano, è ancora forte la leggenda di Tzia Maria Puntaonu, rappresentata nell'iconografia popolare come una vecchia molto brutta e perennemente affamata. Si racconta che la donna, morta letteralmente di fame, tornasse la notte di Ognissanti per reclamare un piatto di pasta. Se non veniva accontentata, la megera si vendicava pungendo il ventre del malcapitato con uno spiedo (da cui il nome "punta d'oro"). Impersonando la famigerata Tzia Maria con l'ausilio dei vestiti della nonna, torme di bambini, fino a non molti anni fa, si riversavano nelle strade di paese bussando casa per casa per reclamare frutta secca, castagne, mandarini e qualche dolce. Celebrazione similare in Sardegna è quella dell'antica festa di Sant'Andrea, conosciuta come la "Notte delle Zucche", celebrata a martis e in altri comuni dell'Anglona e del Goceano. La notte del 30 novembre i bambini sciamano per le vie del paese portando con loro le ricorrenti zucche intagliate, illuminate all'interno da una candela, e annunciando la loro presenza di porta in porta percuotendo coperchi e mestoli e recitando una filastrocca intimidatoria in lngua sarda: "Sant'Andria muzza li mani..." (Sant'Andrea mozza le mani). Anche per loro il premio è in mandarini, dolci, fichi secchi e monete.


    Fonte Editoriale: Mistero
    Testo a cura di: daniele Aramu
     
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