La ragazza del lago di Varese (Leggenda)

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    La ragazza del lago di Varese (Leggenda)



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    Il tramonto sfumava il cielo in colori caldi a quell’ora. La domenica stava quasi finendo quando un bambino di sette anni si allontanò dai genitori e immerse le gambe magre nell’acqua del lago di Varese. Ad un tratto un’ombra si avvicinò veloce.

    Il piccolo, attratto da quello che gli parve un pesce, si immerse ancora di più. E quando l’acqua gli arrivò al petto scorse quello che aveva davanti: un volto lucente, bellissimo, di donna.

    Venne afferrato per le caviglie, trascinato giù. Il padre, disperato, si tuffò ma non riuscì ad individuare il corpo del bambino. Solo dopo molti minuti di terrore intervenne un barcaiolo che lo trovò sul fondo. Il bimbo era sereno, sembrava quasi dormire. Venne trascinato a riva ancora vivo: si gridò al miracolo soprattutto per il tempo trascorso sott’acqua.

    Il fatto, accaduto sulla sponda del lago tra Bardello e Cazzago Brabbia, è documentato nel testo “Fantasmi nostri” di Roberto Corbella (Macchione Editore). Questo è solo uno degli otto casi registrati dell’apparizione della ragazza del lago tra il 1946 e il 1961. Poi, fino ad oggi, più nulla.

    Realtà o allucinazione? Fatto accaduto o semplice folklore popolare? Sono tante le domande che questa storia straordinaria suscita. «Ricordo che rimasi lucido e vidi enormi pesci che mi sfioravano» dichiarò anni dopo il protagonista della vicenda ormai cresciuto, «la donna mi circondò con le sue braccia stringendomi e trascinandomi sul fondo, poi svenni». Il mistero rimane.

    Scavando nella tradizione possiamo fare risalire l’immagine della donna del lago a origini diverse. La mitologia celtica riporta la figura delle “vivane”, donne bellissime che erano viste in prossimità dei corsi d’acqua o delle cascate ed erano associate ai momenti cruciali della vita di una donna. Si diceva che l’apparizione di una vivana ad una ragazza vicina al matrimonio o al parto era di buon auspicio.

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    La vivana più famosa della letteratura fantastica è proprio Viviana, la dama del lago che sporgendo un braccio dalle acque consegnava la spada Excalibur a Re Artù.

    Il cattolicesimo convertì la sensualità delle vivane nella figura materna di Sant’Anna, la mamma di Maria Vergine. Sant’Anna è la protettrice delle donne in gravidanza e, come vuole il culto, ogni 26 di luglio avrebbe preso nelle acque del lago tre bambini come sacrificio per proteggere tutti gli altri. Da qui il detto “Sant’Ana, tri ne la tana”.

    Tutte le figure femminili citate agiscono per proteggere, per donarsi, per dare. Non per sottrarre o togliere. Alla luce di questa visione si potrebbe rileggere in senso positivo la storia citata da Corbella.

    La ragazza del lago di Varese vide il piccolo che si immergeva da solo nelle acque. Capì il pericolo che correva: le caviglie erano bloccate dalle alghe. Corse a soccorrerlo prelevando il corpo e vegliandolo sul fondo, fino all’arrivo del barcaiolo.

    A volte lasciarsi cullare da una spiegazione di fantasia è molto meglio. In attesa di scoprire chi o cosa sia la ragazza del lago di Varese.

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