Nelle valli cuneesi dove vivono le fate

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    Nelle valli cuneesi dove vivono le fate



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    Alti dieci metri al massimo. Secondo l’ultima stima sono 479. Appaiono come pinnacoli della natura, suggestivi e unici, con un grosso cappuccio scuro. Giganteschi funghi di roccia. Si chiamano Ciciu.

    Villa San Costanzo. Paesino piemontese della provincia di Cuneo, sito a 605 metri sul livello del mare. Nella Valle Maira. Noto per la sua originale riserva di Ciciu.

    Dal punto di vista puramente scientifico, si tratta di piramidi di erosione la cui formazione risale a circa 12 mila anni fa. Terminata l’ultima glaciazione.

    Il diametro dei Ciciu varia da 2 a 7 metri e altro non sono che il residuo di una conoide alluvionale, dovuta allo scioglimento dei ghiacci, formata da depositi sabbiosi con numerosi massi di gneiss, una roccia metamorfica.

    E proprio i blocchi di gneiss rappresentano i cappelli di questi “funghi”. Un fenomeno geomorfologico affascinante, ma che sembra riduttivo se non si compie lo sforzo di immaginarli o di vederli. I Ciciu.

    Il loro aspetto un po’ goffo e il bosco nel quale si “nascondono”, grazie alla fitta vegetazione, li fa apparire come gnomi dal cappello a falda larga a cui vengono attribuiti nomi insoliti.

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    Piramidi delle Fate, Madamigelle, Omeni, Funghi di Terra, Testimoni, Pilastri. Insomma, paese che vai, nome che trovi. Villar San Costanzo li accoglie sparpagliati tra castagni, pioppi e betulle.

    Arrivando dalla strada statale, si imbocca il sentiero che conduce al parco naturale. Ben visibile. Qui, all’ingresso non si notano, ma appena ci si addentra, eccoli mostrarsi. Un po’ alla volta. Timidamente.

    Prima alcuni esemplari fanno capolino in un gruppo definito “la famiglia”. Sono lì, disposti tutti insieme, appunto come una famiglia.

    Gli altri, tra le foglie degli alberi, attraverso i cui rami i raggi solari filtrano a mala pena, si stagliano, davanti agli occhi del visitatore incredulo, in tutto il loro mistero e la loro bellezza.

    Sono davvero tanti. Tutti presentano le stesse caratteristiche, sebbene l’altezza, la forma, la larghezza vari molto.

    A passeggiare lungo i corridoi di Ciciu, in mezzo alla natura, l’impressione è di vivere in una fiaba, di essere capitati, per chissà quale magia, a casa delle fate.

    Quasi si sentono le risate sardoniche degli gnomi, nascosti dietro gli steli dei Ciciu, o il vociare degli elfi sotto i cappelli di roccia.

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    Questo tipo di formazione rocciosa, secondo recenti studi, non è presente in altre zone del mondo. Ciò che si avvicina, per forma fisica ai Ciciu, sono i cosiddetti Camini delle fate in Cappadocia, Turchia.

    Ma la rocce che formano le colonne e il fenomeno che li ha generati sono differenti.

    Naturalmente, le condizioni climatiche non sempre favorevoli, i terremoti e la struttura stessa dei Ciciu sono pericoli per la loro stabilità. Alcuni, infatti, sono parzialmente crollati lasciando il gambo della roccia scoperto, esposto alle intemperie.

    Le innumerevoli “costruzioni” della natura, vanno apprezzate e gustate prima che qualcosa o qualcuno le intacchi. Motivo per cui vale la pena dedicare una gita esplorativa al luogo dove vivono le fate.

    Inoltre, poco distante dalla riserva, sulle pendici del monte San Bernardo, sorge la chiesa denominata San Costanzo al Monte, nel luogo in cui questo santo venne decapitato.

    Oggetto di attuali restauri, adagiata sul letto della natura, risale al secolo VIII. Presenta vari affreschi esterni ed è affiancata da altri edifici che, in passato, ospitavano i monaci.

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