Le geometrie della Grande Piramide

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    LE GEOMETRIE DELLA GRANDE PIRAMIDE




    Il Senso di perfetta armonia che la forma della Grande Piramide comunica a chi la osserva, determinato dal sapiente calcolo dei rapporti tra le sue proporzioni, sta alla base dell’immenso fascino che essa suscita. La perfezione formale, unita al perfetto orientamento rispetto ai punti cardinali, dimostra in modo inequivocabile che i suoi costruttori possedevano profonde conoscenze della matematica e dell’astronomia. Si può essere certi infatti che la perfezione formale della Grande Piramide non è dettata dal caso, ma è risultato di approfonditi calcoli.

    Gli Egizi erano affascinati dall’esistenza di particolari rapporti numerici non esattamente calcolabili (ad esempio pi greco e fi). Questi numeri non sono decimali finiti e neppure periodici: al loro valore ci si può avvicinare, ma non lo si può definire con esattezza. Il fatto che siano indefinibili deve aver determinato attorno ad essi un alone di mistero, che certamente ha affascinato gli antichi matematici.

    Appare strano che questi numeri “trascendenti” siano presenti nella Grande Piramide dal momento che si è sempre ritenuto che il valore fosse stato scoperto più tardi in Grecia. L’utilizzo di simili conoscenze dava la possibilità, per esempio, di prevedere l’area o la circonferenza di un cerchio partendo solo dalla misura del raggio: attribuiva quindi a che le deteneva dei poteri che risultavano incomprensibili al resto della popolazione. E’ difficile per noi oggi penetrare a fondo il valore che rappresentavano in tempi remoti le conoscenze gelosamente custodite da una potente casta di sacerdoti matematici, astronomi, maghi.



    Il pi greco (dal valore di circa 3,14) corrisponde al rapporto che esiste tra il diametro di un cerchio e la circonferenza di se stesso. Ciò significa che, conoscendo la misura del diametro di un cerchio, sarà sufficiente moltiplicarla per 3,14 per ottenere la misura della sua circonferenza. E anche che, avendo la misura del raggio, sarà sufficiente moltiplicare questa per due volte pi greco, cioè per circa 6,28, per calcolare la misura della circonferenza.

    Come sappiamo il merito della scoperta del valore di questo numero viene attribuito al grande filosofo greco Archimede (287-212 a.C.); perciò si resta stupiti quando si viene a conoscenza del fatto che i costruttori della Grande Piramide lo hanno utilizzato, in quanto l’altezza della piramide moltiplicata per 2 pi greco dà come risultato il perimetro della sua base.

    Tutto questo fa pensare che non solo i progettisti conoscessero l’importante numero trascendentale, ma che il suo inserimento in queste opere sia intenzionale. Se ad esempio si considera una faccia della Grande Piramide, indicata con VAB, si può constatare che metà della sua base AH rappresenta la “sezione aurea” dell’altezza della stessa faccia VH, ossia dell’apotema della piramide. Si ha infatti VH:AH=185:114=1,62, valore che si avvicina incredibilmente a quello del fi (1,618).

    In tutta la Grande Piramide sono continuamente presenti questi calcoli matematici che non possono di certo essere casuali: nella Camera del Re, un rettangolo perfetto che misura 10 cubiti reali per 20 (cioè metri 5,23*10,46), compare la sezione aurea, infatti l’altezza della camera misura esattamente la metà della diagonale del pavimento. E’ improbabile che i progettisti non si siano resi conto di aver espresso la sezione aurea, cioè la proporzione, estremamente gradevole, che si è sempre pensato i Greci avessero scoperto e quindi impiegato nel Partenone. Sempre nella Camera del Re, le dimensione del sarcofago di granito sono tali che il suo volume esterno è pari esattamente al doppio di quello interno. Difficile attribuire anche questo dato al caso…
     
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