Voodoo: la magia di Haiti

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    Voodoo: la magia di Haiti



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    Di Fabio di Cristina
    Bamboline piene di spilloni, magia nera, zombie, cannibalismo: sono le prime cose che vengono in mente sentendo la parola Voodoo.
    Purtroppo non tutti sanno che il Voodoo è una vera e propria religione, in alcuni stati come il Benin è addirittura religione di stato, con i 4/5 della popolazione che vi aderisce, e non tutti sanno quanta sofferenza sia legata alle radici di questa religione, perpetrata da schiavi a rischio della loro stessa vita, e coraggiosamente difesa attraverso i secoli.

    In questo speciale, tenterò di far luce sull’argomento, cercando di esorcizzare la brutta immagine esercitata sull’immaginario collettivo, e rendere giustizia a quella che ritengo una religione vera e propria, e visto che non posso rendere giustizia alle persone morte ormai da secoli, tenterò di rendere onore alla loro memoria.

    Non abbiate preconcetti, siate aperti e ricettivi, come se vi approcciaste al Voodoo per la prima volta, e godetevi questo tuffo in un mondo affascinante,misterioso, pieno di storia e di rispetto per tutto ciò che esiste.
    Buona lettura.

    Storia del Voodoo
    Il Voodoo, conosciuto anche come Hoodoo, Vodou, Vodoun, Voudou, Voudoun, Vodu, Vaoudou e Vaudoun, nasce in Africa, ed è probabilmente antico come lo stesso continente. Il termine Voudoum è di origine africana appunto, nella lingua Ewegbe, letteralmente lingua degli Ewe, un insieme di più di 30 dialetti, e significa “Dio Creatore o Grande Spirito”.

    È anche riconducibile ad un appellativo della divinità serpente, ovvero Damballa-Ouedo, mentre appare assai improbabile l’interpretazione secondo cui, il termine Voodoo derivi dalla contrazione della parola francese Veau d’or, vitello d’oro, attorno al quale si celebravano danze e riti, e appare come un depistaggio di matrice cattolica, ricordando l’idolo del vitello d’oro osannato dai pagani, e presente nella Bibbia.

    L’etnia maggiormente responsabile della nascita del Voodoo, è quella degli Ewe, ma non è la sola, sono infatti da citare almeno le più importanti, che sarebbero: Adja, Aizo, Anlo-Ewe, Asante, Bariba, Dindi, Fon, Ga (o Gwa), Goun, Holli, Mahi, Mina, Nago, Peulh, Phila-Phila, Taneka, Tchamba e Yoruba, ben 18 etnie, che comunque salgono almeno a 35, tutti nell’Africa occidentale, che si estendevano dal sud-est del Senegal (l’antico Ghana), fino alla citta di Abeokuta, in Nigeria, tale territorio era conosciuto anche come Dahomey ,Dahomè e Daromain.
    Tutte queste etnie, anche se possedevano nomi e dialetti diversi, avevano tuttavia un antenato in comune, che tutte le tribù riconoscono come luogo natio degli avi, vale a dire l’antica nazione di Ketu, l’odierno Benin, conosciuta fra i vari popolo con diversi nomi quali Amedzofe, Mawufe, Ga-Dangme e Akhan.
    Secondo la tradizione orale, l’unica presente presso molti popoli africani, la presenza delle varie etnie presso la nazione di Ketu risale addirittura all’XI secolo, e durò per almeno 300 anni, fino all’avvento dell’impero Oyo, che costrinse i popoli nativi dapprima a sanguinosi conflitti, e in seguito a migrazioni di massa; in particolare, gli Ewe, i Fon e i Ga verso le aree meridionali del fiume Niger.
    Gli Ewe continuarono un graduale spostamento fra il XIII e il XIV secolo, stanziandosi presso l’odierno Togo in maggioranza, ma anche nel Golfo della Guinea, dalla Sierra Leone al Gabon, stabilendo tuttavia una sorta di capitale comune degli Ewe a Notsie, nel Togo.

    In questa vasta area, oltre ad una moltitudine di dialetti, si concentravano anche diverse religioni, con alla base credenze e divinità molto simili, di cui le più importanti sono: l’Akan, l’Ifa, l’Orisha, la Reglas del Congo e la Mami Wata, ed è dall’unione dei fedeli di questi culti, uniti dalla tratta degli schiavi, che un giorno nascerà il Voodoo.

    La quiete in cui versava la vasta area abitata dalle varie etnie era destinata a finire, infatti, fra il XV e il XVI secolo, gli esploratori portoghesi approdarono in quell’area dell’Africa, giudicando gli abitanti di quelle regioni ideali a sopportare la fatica di lavorare come schiavi nelle piantagioni delle Americhe, visto che gli Indios autoctoni erano stati sterminati dai “civili europei”, e si era venuta a creare un’immensa richiesta di schiavi, contribuendo a inventare il famigerato appellativo per tale regione di Costa degli Schiavi.

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    I nuovi arrivati si avvalsero della collaborazione degli Agasouvi, i figli della Pantera, così chiamati per via del mito della prima coppia da cui discenderebbero: la principessa Aligbonon di Tado e una pantera.

    La dinastia degli Agasouvi regnò nel Dahomain per più di 3 secoli, e grazie all’ausilio di amazzoni guerriere(donne in grado di combattere come e meglio degli uomini, capaci di sgozzare con i soli denti e abituate a spolpare i nemici, i crani in particolare), facevano razzie nelle tribù vicine di donne e uomini in grado di lavorare.

    Per il loro compito, gli Agasouvi erano ricompensati con il guscio di una particolare lumaca che abitava le acque del Mississipi, detta Cipride, molto preziosa per loro; è agghiacciante sapere come i commercianti di schiavi si procuravano queste lumache: degli schiavi venivano buttati legati per un piede nel Mississipi, e le cipridi si attaccavano al corpo del povero malcapitato per nutrirsene, recuperando poi il cadavere con il prezioso carico: uno schiavo poteva essere sacrificato per procurarsene molti altri.

    Le persone catturate per divenire schiavi, venivano legate con ceppi fra le caviglie e i polsi, con morsi fra i denti stretti da una cinghia sul cranio, in modo che non potessero parlare né urlare, e ammassati in spazi angusti, neanche a dirlo, nella più assoluta mancanza di cura nei loro confronti, e lì potevano rimanere per settimane nell’attesa della loro nave, all’interno del tristemente famoso porto di Ouidah, nell’odierno Benin, consacrata come Città della memoria, dove oggi sorge un museo della memoria, e nella spiaggia si erge “La porta del non ritorno”, un grande arco di rame e cemento, “affinché l’oblio non li uccida una seconda volta.”

    I deportati, prima di essere imbarcati, venivano fatti girare tre volte su se stessi, in modo che l’anima fosse in grado di ritrovare la via per tornare a casa, visto che sicuramente il corpo non sarebbe più tornato.
    Si calcola che la cifra di persone deportate come schiavi sia di circa 10 milioni.

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    Il 12 Gennaio 1510 fu ufficialmente autorizzata la tratta degli schiavi verso l’America (Ilanèe-Colonisation et Conscience Chrètienne Plon, Paris 1957), e nello stesso anno le prime navi negriere arrivarono a Hispaniola, l’odierno Santo Domingo, ma ben presto il principale centro di smistamento divenne l’isola antilliana di Haiti, da dove gli schiavi venivano smistati verso le destinazioni più importanti dal punto di vista del mercato schiavista, cioè Salvador de Bahia e le isole delle Indie occidentali.


    Proprio ad Haiti si è conservata la forma più pura del Voodoo, la più vicina alle credenze africane, mentre presso altre zone caraibiche e del sud America troviamo forme di culto più sincretistiche, come la Santeria Cubana, l’Umbanda, il Candomblè (o Quimbanda) in Brasile, la Macuba e il Lucumi.

    Queste povere persone, private di quel poco che avevano, potevano portare con se solo la propria fede, l’unica cosa che li teneva in contatto con la propria terra, che li accomunava, e li faceva sentire meno soli.
    Come se non bastasse la deportazione dall’altra parte del mondo, i vuduisti dovettero subire una pesante repressione per mano dei cattolici, dei musulmani e dei protestanti, a seconda dei luoghi in cui si trovavano.

    Ad Haiti in particolare, un insieme di leggi per gli schiavi, il Codice per i Negri del 1685, impediva agli schiavi di praticare la propria religione, imponendo loro il battesimo e la “conversione” al cattolicesimo, pena la morte per i sacerdoti, l’imprigionamento e la deportazione ulteriore per i fedeli-
    I vuduisti presero allora a riunirsi sulle montagne, per celebrare i propri riti, formando di fatto le prime Sociétés, le moderne comunità vuduistiche, con a capo i sacerdoti,i cosiddetti houngan e mambo (le donne) e contemporaneamente aggiravano i controlli cattolici, sostituendo le raffigurazioni delle proprie divinità, con santi e madonne cattolici, facendosi battezzare e presenziando a tutte le funzioni religiose cattoliche in massa.
    Fu proprio dalle montagne che partì la loro rivolta, con l’houngan e schiavo Boukmann che il 14 agosto 1791 diede il via alla rivolta degli schiavi, che tenuti insieme dalla fede comune,e dopo molti scontri sanguinosi, ottennero nel 1803 la libertà e l’indipendenza dai francesi, e ancora oggi questa data è una festività nel Voodoo.

    Gran parte delle paure ancestrali legate al Voodoo, diffusesi nell’occidente “civile”, furono figlie di un famosissimo libro, ma altrettanto in accurato e fazioso: “Haiti or the Black Republic”, 1884 di S. St. John , in cui il Voodoo veniva descritto come un culto oscuro, dedito al male e caratterizzato da sacrifici umani, cannibalismo, torture e i famigerati zombies, un’opera confezionata ad hoc, e riuscita in gran parte nel proprio intento.

    Oggigiorno, il Voodoo è praticato da oltre 60 milioni di persone nel mondo, soprattutto in Togo, Benin, Ghana, Haiti, Repubblica Domenicana e grazie al fenomeno dell’emigrazione haitiana, anche in alcuni stati statunitensi, soprattutto a New Orleans, Miami e New York.
    In particolare, in Benin e ad Haiti esistono 2 Chiese ufficiali centrali, tipo il Vaticano cattolico, che organizzano le varie congreghe, gestendo le cerimonie religiose e occupandosi dei seminari di formazione vuduisti.
    Soprattutto nel Benin, ricordo che è un paese dove il Voodoo è religione di stato, la Chiesa Vuduista gestisce vari servizi pubblici, come ospedali, scuole e università, prendendosi anche cura dei meno fortunati con aiuti per le famiglie povere e servizi a favore dei più bisognosi.

    A capo della Chiesa Vuduista troviamo un vero e proprio Papa Vuduista, la cui autorità è riconosciuta anche al di fuori dei confini del Benin.
    Voglio ricordare anche il lodevole impegno profuso per l’ambiente da parte della chiesa vuduista, che si batte per la salvaguardia di aree naturali e zone boscose sacre al Voodoo, a fianco delle maggiori organizzazioni mondiali a difesa dell’ambiente, soprattutto nelle aree del Benin e del Togo.

    Infine, è doveroso aprire una parentesi sulla concezione collettiva dei vuduisti nei confronti di persone affette da handicap fisici e mentali, ritenuti grandi manifestazioni del divino, in quanto “speciali e diversi”.

    La struttura della società religiosa vuduista

    I vuduisti si riuniscono fra loro in strutture sociali ben definite, chiamate Sociétés, l’equivalente vuduista delle comunità parrocchiali.
    All’interno di tali Sociétés s’instaurano rapporti molto forti, al punto che in alcune zone decentrate di Haiti, le Sociétés locali sono in grado di fornire una struttura organizzativa sociale sostitutiva.
    Ogni Société si riunisce per celebrare i propri riti, detti propriamente Ceremoni ,in strutture chiamate Hounfort.
    A capo di ogni Société si trova un sacerdote, che può essere uomo o donna, prendendo rispettivamente il nome di Houngan o Mambo, sono detti anche Papaloa e Mamaloa.
    L’Houngan è una figura estremamente importante, soprattutto nei piccoli centri meno accessibili, dove per citare Métraux : "IL sacerdote è al contempo sacerdote, guaritore, indovino,esorcista, organizzatore di feste e direttore del coro."

    La strada per divenire Houngan o Mambo è senza fine, in quanto la cosiddetta Connaissance o , ovvero la conoscenza dei riti, dei Loa, o come esperienza in genere, si acquista in anni e anni di esperienza a partire dai ranghi più bassi dell’apprendistato, e pone il sacerdote al vertice della scala sociale.
    Il primo gradino per diventare Houngan è partecipare ai riti presso gli Hounfort.
    Il secondo passo è diventare Hounsi, che significa “Sposo dei Loa”, rango nel quale la distinzione fra i vari hounsi è in base agli anni di militanza, e ai rituali superati, dove i gradi sono:

    • Hounsi bossale: il gradino più basso, dove l’hounsi è icaricato dei doveri più terreni e meno importanti;
    • Hounsi ventailleur: il grado dove l’incarico principale è condurre gli animali sacrificali all’altare;
    • Hounsi Cuisiniere: incaricato di cucinare gli animali sacrificali da dividere poi con gli altri fedeli;
    • Hounsi Canzo: il grado hounsi più elevato, dove l’iniziato ha superato la prova del fuoco, ed è addetto ai canti durante i riti.
    Il penultimo gradino del cammino verso il sacerdozio è costituito da due figure:
    • La Place: detto anche Commandant La Place o Laplas, è la figura riservata agli uomini, il cui compito è di dirigere le cerimonie, portando la spada cerimoniale detta Ku-bha-sha, il cui compito è squarciare il velo di Maia e tagliare fuori il mondo materiale per preparare i fedeli alla venuta dei Loa, sventola le pesanti bandiere cerimoniali dette Drapeaux e dirige le percussioni;
    • Houngénikon: figura femminile, addetta alla direzione del coro degli Hounsi canzo, incaricata della supervisione delle offerte alle divinità e richiama i Loa sulla terra.
    Infine si diviene Houngan o Mambo, con la consegna dell’Asson,il sonaglio rituale fatto con una zucchetta dal manico lungo e sottile, ricoperto da una rete in cui sono infilate palline di porcellana colorate con il colore sacro del Loa d’appartenenza, e vertebre di serpente.
    Un houngan è ritenuto buono quando lavora secondo le tradizioni popolari, privilegiando il benessere della comunità al suo personale, mentre sono visti sotto una luce negativa quegli houngan che, per conseguire ricchezza e potere, si rivolge ai Loa Achetès, comprati letteralmente, divinità oscure, e viene ritenuto capace di travailler de deux mans, ovvero lavorare con due mani, oltre la destra, la mano delle opere giuste e buone, amche la sinistra, la mano praticata per la stregoneria.

    L’houngan non ha solo una vita diversa dagli altri, secondo le credenze vuduistiche infatti, i sacerdoti hanno una morte differente, detta morte mistica, mediante la quale anche il corpo scompare al momento della morte, portando così anima e corpo dell’houngan nel Ginen, il paradiso voodoo, che si trova nelle profondità dei mari.

    Il voodoo è l’unica religione dove siste un’altra forma di sacerdozio, dedita al male per lo più, dove i sacerdoti, o stregoni in questo caso, prendono il nome di Bokors e Caplatas, la famigerata mano sinistra del voodoo.
    Soprattutto i Bokors sonò famosi per la capacità di trasformare in zombies, manipolando alcune delle 5 parti dell’anima voodoo.

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    Teologia e Genesi

    Il voodoo è una religione da intendersi come monoteistica ma anche al contempo come panteistica, cerchiamo di capire la differenza ma anche il disegno nel suo complesso.
    È innanzitutto monoteistica, perché crede nell’esistenza di un dio creatore del cosmo intero, da intendersi come sintesi di tutto ciò che esiste, del visibile e dell’invisibile, del materiale e dell’immateriale.
    Tale divinità è conosciuta con molti nomi, che derivano dalle varie etnie che compongono il ceppo originario del vuduismo moderno. I nomi principali, e di origine africana sono Olorun, Mawu, Gran Met (contrazione di Gran Maitre, gran maestro in francese), Obatala e Yevhè (dall’affascinante e misteriosa traduzione di “potenza astuta della buca”), mentre presso gli haitiani è conosciuto come Bondyè (contrazione del francese Bon Dieu, Buon Dio tradotto), sviluppatosi come sincretismo durante la persecuzione ad opera dei cattolici.
    Bondyè è un’entità ancestrale, ineffabile, eterna, inarrivabile e in conoscibile, che si rende comunque manifesto all’uomo, e alla sua capacità di comprensione. Attraverso l’universo infinitò, gli elementi della natura, che sono un’emanazione dell’entità divina, e consentono all’uomo d’intravedere il “divino nel normale”.
    Secondo la teologia, Bondyè creò l’universo mediante il proprio spirito divino, dando “ordine, vita e moto” alla materia. Egli è la fonte mistica dell’esistenza, nutrimento per la materia e potenza che da forma alla sostanza, che senza la forma conferitale sarebbe soltanto caos.
    Oltre a questa teoria sulla genesi dell’universo, che è comunque abbastanza vaga e confusa, se n’è sviluppata un’altra, nella quale Bondyè affida la creazione a Damballah Wedò, la divinità serpente:

    “Egli creò tutte le acque della terra. Nelle sembianze di un serpente, il movimento delle sue 7000 spire formò le colline e le valli sulla terrà, ed innalzò i pianeti e le stelle nel paradiso.
    Forgiò i metalli dal calore e scagliò fulmini e saette per formare le pietre e le rocce consacrate.
    Quando lasciò cadere la sua pelle sul sole, mentre riversò tutte le acque sopra le terre, il sole splendette sulle acque e creò l’arcobaleno. Damballah s’innamorò dell’arcobaleno, e la fece diventare sua moglie, Ayda Wedo.”

    Come già detto, nella teologia vuduistica tutte le cose che costituiscono la realtà e il mondo in cui viviamo sono distinte solo per una questione di praticità,infatti materia e spirito sono in sarebbero in realtà la medesima cosa, perché la materia sarebbe solo la forma condensata dello spirito, tutte parti della manifestazione divina, e sono tenute insieme dal cosiddetto Velo di Maia,che in teoria divide l’uomo da Bondyè.
    È solo grazie ai rituali che l’uomo può attraversare il Velo di Maia, permettendogli di entrare in contatto diretto con le divinità, i cosiddetti Loa, emanazioni di Bondyè, e quindi con il dio stesso, con lo scopo di “contemplare ed intravedere il mistero del divino”.

    Il voodoo è quindi al contempo anche una religione panteistica, in quanto tutto quello che esiste, dai Loa al sasso più piccolo, sono le parti di un’unica entità divina, Bondyè appunto, principio di tutto e al contempo inconoscibile alla natura umana, se non per mezzo delle sue emanazioni, i Loa, tradotti come Misteri, ma anche come Geni secondo altre interpretazioni, ognuno dei quali presiede ad un elemento come l’acqua, il tuono, o ad una virtù come la bellezza e l’amore, o a eventi della natura e del divino, come la morte o la nascita.
    Ognuno dei Loa ha un elemento, un colore, un numero, un animale sacrificale che gli è più gradito e che lo rappresenta, e in seguito alla persecuzione cattolica, un equivalente cristiano, un santo, una Madonna, e Cristo stesso.

    La schiera dei Loa, paragonata al cattolicesimo, è da interpretare come l’insieme dei santi e degli angeli, ed è in continua evoluzione, perché come nel cattolicesimo una persona che in vita si è distinta per le proprie virtù viene elevato a rango di santo o beato, nel vuduismo vengono elevati a Loa, che in questo caso prende il nome di Loa Petro, mentre la schiera originaria dei Loa è formata dai Loa Rada.
    Molti Loa Petro sono stati eroi della guerra d’indipendenza haitiana, o re dell’antico Dahomey.

    Fonte: croponline.org
     
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