I Folletti messaggeri di Diana e di Mercurio

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    I Folletti messaggeri di Diana e di Mercurio



    Fata_41



    Il seguente racconto non mi è stato dato come parte del Vangelo delle Streghe, ma siccome in esso appare Diana e tutto il suo contenuto si riferisce al mito di Diana e Apollo in un’altra forma, l’ho incluso in questa collezione. Molti secoli fa c’era un folletto, o spirito, o angelo-demonio — chissà che cosa — e Mercurio, il dio della velocità e della rapidità, essendo molto compiaciuto di questo diavoletto, gli concesse il dono di correre come il vento con la prerogativa di poter sempre raggiungere o prendere qualsiasi cosa inseguisse, che fosse uno spirito, un essere umano o un animale. Questo folletto aveva una sorella bellissima che, come lui, correva in giro a far commissioni non per gli dei, ma per le dee (c’era una divinità femminile per ogni divinità maschile, anche per gli spiriti minori); e quello stesso giomo Diana diede a questo essere fatato il potere di non essere mai raggiunta da chi la inseguiva. Un giorno il fratello vide la sorella volare nel cielo veloce come il fulmine e improvvisamente provò uno strano desiderio di competere con lei e di superarla. Così le si precipitò dietro mentre ella volava via; ma sebbene il suo destino fosse quello di prendere sempre ciò che inseguiva, la sorella era destinata a non essere mai presa e così la volontà di un dio supremo era bilanciata da quella di un altro. Così i due continuarono a inseguirsi attorno ai confini del cielo. All’inizio gli dei, vedendoli, scoppiarono a ridere, ma quando capirono la situazione si fecero seri e si chiesero l’un l’altro come sarebbe andata a finire. Poi il grande dio-padre disse: «Guardate la terra che è avvolta nell’oscurità e nel buio! Trasformerò la sorella nella luna e il fratello nel sole. Così essa gli sfuggirà sempre, ma egli la raggiungerà con la sua luce che la illuminerà da lontano; perché i raggi del sole sono le sue mani che si allungano in una stretta ardente e che tuttavia non possono afferrare nulla». Così si dice che questa gara ricomincia di nuovo il primo giorno di ogni mese quando la luna, avendo freddo, si copre di molti manti come una cipolla. Mentre si svolge questa gara, la luna si riscalda e si toglie un capo dopo l’altro fino a essere nuda; allora si ferma e si riveste, e la gara ricomancia. Come la immensa nube temporalesca cade in gocce scintillanti, così i grandi miti dell’epoca antica si suddividono in piccole fiabe e, come queste gocce a loro volta si riuniscono En rivière ou sur l’estang, (In un lago silenzioso o in un rivolo solitario) come direbbe Villon, così pure miti minori si formano dalle acque cadute al suolo. In questo racconto riconosciamo il cane creato da Vulcano e il lupo —Giove pose fine alla loro disputa pietrificandoli, come si può leggere nel quinto libro di Giulio Polluce o in qualsiasi altro testo di mitologia. Is canis fuit postea à Jove in lapidem conversus. Questo cane da caccia, come è ben noto, fu trasformato da Giove in pietra. E interessante che in questo racconto la luna sia paragonata a una cipolla. «Tra gli Egiziani», scrive Friedrich (Symbolik der Nature, p. 348), «la cipolla, per via delle sue molte bucce, era l’emblema o il geroglifico della luna multiforme, le cui differenti fasi si vedono chiaramente nel bulbo tagliato a metà, e anche perché la sua crescita o diminuzione corrisponde a quella del pianeta. Perciò era dedicata a Iside, la Dea della Luna». Per questo motivo la cipolla era così sacra che si credeva racchiudesse qualcosa di divino; per questo Giovenale dice che gli Egiziani erano felici di avere gli dei che crescevano nei loro giardini.

    Dal "Vangelo delle streghe" di Leland
    Spero vi piaccia...
    Poseidone

    Fonte: ilcamminodeinovizi.blogspot.it/

    Edited by Selene_Moon - 1/7/2014, 09:03
     
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