LA MALEDIZIONE DEL TITANIC

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    LA MALEDIZIONE DEL TITANIC



    "Nemmeno Dio potrebbe affondare questa nave." - il marinaio A.Bardetta del Titanic alla signora Caldwell, il 10 aprile 1912
    "Pensavamo fosse inaffondabile." - J.B.Ismay, uno dei proprietari del Titanic, durante l'inchiesta seguita al disastro

    Introduzione

    titanic1



    Era la più grande nave mai costruita dall'uomo. E la più lussuosa. Oltre che una fra le più veloci. Si decise sin dall'inizio del progetto di puntare sulla costruzione di tre navi praticamente identiche, che sarebbero state le più sfarzose e grandi dell'epoca, l'Olympic, il Titanic e il Britannic. Chiunque le vedesse rimaneva impressionato dalla sua mole. Il primo ponte si innalzava di oltre 18 metri sulla linea di galleggiamento, quasi quanto un palazzo di 6 piani. Da prua a poppa la lunghezza era di circa 270 metri, praticamente 3 campi da calcio. Le loro macchine alternative rimangono le più grandi mai costruite.
    Non sorprende che di fronte a navi così maestose l'intera stampa le definì inaffondabili e la maggior parte dei passeggeri ci credette senza mai dubitare del contrario. Ovviamente nessuno fra i membri della White Star, la compagnia proprietaria del Titanic, fece mai alcuna dichiarazione per smentire queste voci. Di fatti il Titanic era una nave molto sicura per i parametri dell'epoca. I progettisti avevano pensato a vari tipi di collisioni e per ciascuna di esse avevano progettato innumerevoli sistemi di sicurezza.
    Ciò a cui la nave andò incontro fu una eccezionale sequenza di coincidenze negative che causarono danni praticamente irripetibili in condizioni praticamente irripetibili. La collisione con l'iceberg, infatti causò 6 piccole fratture distribuite però su 6 scomparti e non, come a lungo si pensò, un'unica falla lunga oltre 90 metri. Se gli scomparti stagni coinvolti fossero stati solamente 4 la nave si sarebbe probabilmente salvata. Non sapiamo cosa sarebbe accaduto se il ponte superiore agli scomparti fosse stato stagno. Probabilmente la nave sarebbe comunque affondata anche in presenza di questa ulteriore sicurezza e non è detto che avrebbe resistito più a lungo perché il fatto che gli scomparti di prua riversassero acqua in quelli posteriori favorì un migliore bilanciamento della nave che, infatti, rimase a lungo inclinata in modo non eccessivo, permettendo così il calo delle scialuppe. Si pensi ad esempio al destino del Britannic e del Lusitania. Entrambi possedevano il soffitto dei compartimenti a tenuta stagna eppure, nonostante la zona delle falle fosse più limitata affondarono rispettivamente in 55 e in 18 minuti proprio perché si sbilanciarono in modo eccessivo il che causò un rovesciamento degli scafi.

    Molto probabilmente le ultime disperate manovre per evitare l'iceberg furono fatali alla nave. Se nessuno avesse modificato la rotta e se il Titanic avesse speronato l'iceberg forse sarebbe rimasto a galla. Certamente sarebbero da valutare i danni che una nave così grande avrebbe subito in seguito ad un violento arresto immediato. Non è detto, difatti, che, ad esempio, le viti che reggevano le macchine avrebbero resistito allo sforzo. L'energia cinetica al momento dell'impatto, infatti era di circa 10000 Giga Joule (circa 10000 volte superiore rispetto a quella posseduta da una macchina lanciata a 200km/h) e l'impatto con l'iceberg avrebbe fermato la nave praticamente all'istante. Ciò significa che l'intera energia della nave sarebbe stata "utilizzata" per deformare la struttura. Nessuno può dire con certezza se la nave avrebbe retto a tali sforzi.
    La mancanza di scialuppe non deve destare sorpresa. Agli occhi di un uomo moderno ciò rappresenta una pecca assurda in qualsiasi progetto, ma per l'epoca il numero di scialuppe installate era ritenuto ben al di là del necessario. Fu solo in seguito a questo incidente che il numero di scialuppe richiesto per la messa in mare doveva essere sufficiente per imbarcare tutti i passeggeri. Inoltre il fatto che sul Titanic fosse presente il telegrafo e la credenza che la maggior parte dei membri dell'equipaggio e dei passeggeri possedeva sulla inaffondabilità della nave faceva pensare che il luogo più sicuro in caso di emergenza era proprio il Titanic.

    Brutti pensieri

    titanic2



    Ci furono molte persone, tuttavia, che si convinsero che qualcosa di molto grave sarebbe accaduto nel viaggio inaugurale della nave. Molti non avevano alcun collegamento con la nave mentre alcuni avevano già prenotato il viaggio o addirittura erano tra i membri dell'equipaggio. Tra questi vari annullarono il viaggio all'ultimo momento o addirittura decisero di non presentarsi all'imbarco, preferendo rimandare la partenza o cercare un posto di lavoro in qualunque altra nave. C'è da dire, però, che altrettanti furono pronti a imbarcarsi all'ultimo momento o ad accettare lavori sul Titanic senza preavviso e che tali episodi capitano alla partenza di qualunque nave, allora come oggi. Molti, però affermarono che la tragedia fu loro preannunciata per mezzo di visioni, sogni e premonizioni. Il fatto che tali episodi risalgano a prima dell'incidente rappresenta a tutt'oggi, per molti parapsicologi, una prova importante a favore della precognizione, ovvero della abilità che certi uomini hanno di poter prevedere il futuro.

    Fra questi vi è la signora Potter che si svegliò nella notte tra il 14 e il 15 di aprile e raccontò al marito un sogno che l'aveva molto turbata. L'episodio venne poi presentato anche da alcuni giornali: "Vidi qualcosa che appariva come un'alta struttura, simile ad una ferrovia elevata. C'era molta gente che si reggeva all'esterno di essa. Alcuni indossavano abiti da sera. Molti scivolavano da essa dopo aver perduto la presa. Sentii che andavano incontro a morte certa. Sentii il loro terrore così fortemente che mi svegliai." Quando i disegnatori ricostruirono la tragedia, la signora Potter dichiarò che era esattamente ciò che aveva visto.

    Un uomo d'affari inglese, il signor J. Middleton, rinunciò al viaggio in seguito a due sogni, nei quali aveva visto la nave galleggiare capovolta in mare mentre molti uomini nuotavano attorno ad essa, lottando per la vita. In seguito la moglie dichiarò che il marito non sognava quasi mai e che sicuramente questa era la prima volta che faceva sogni simili.

    Anche il marinaio Tom Sims, che aveva fieramente dichiarato che avrebbe lavorato nel Titanic rinunciò all'impiego a causa dell'insistenza della madre, che a lungo aveva sentito "strambe premonizioni" sul destino del transatlantico.

    Durante la notte tra il 14 e il 15 aprile una donna di New York ebbe a dichiarare che "in sogno avevo visto mia mamma in una barca di salvataggio, affollata, che si dondolava in mezzo all'oceano mosso." La donna spiegò al marito che non si trattava di un sogno ma di qualcosa di molto più vivido e reale. Il mattino successivo, quando la stampa pubblicò la notizia del disastro, la donna trovò il nome della madre fra i sopravvissuti. La madre ebbe in seguito a spiegare che aveva prenotato il viaggio senza avvertire la figlia perché intendeva farle una sorpresa.

    titanic3



    Ancora più evidenti furono gli episodi capitati a Sophia Laitinen, una donna finlandese che poi morì nel disastro. Alcune settimane prima di partire Sophia affidò del denaro ad una sua amica dicendole che "se fosse finita nell'oceano" avrebbe dovuto restituirli a chi le aveva fatto il prestito. Laitinen aveva inoltre fatto uno strano sogno prima di partire, dove si vedeva vicino ad un pozzo con un secchio in mano e in compagnia di altre persone. Il secchio le scivolava nel pozzo e lei, per cercare di prenderlo, finiva per seguire la sua stessa sorte. Chiedeva allora agli amici se l'acqua fosse sempre così fredda laggiù. E gli amici le rispondevano di si e che "scorreva". Ma un secondo sogno era ancora più esplicito. Sophia lavorava come domestica presso un mercante di Helsinki e quando una sua compagna morì, essa sognò che un'altra persona anziana sarebbe morta, seguita da una giovane. Poco dopo una persona anziana morì veramente e la ragazza giovane, destinata alla morte altri non era che Laitinen stessa.

    Un episodio ancora più impressionante però, riguarda un racconto di Morgan Andrew Robertson. Robertson era figlio di un comandante di navi e ambientò molti dei suoi racconti nell'oceano. Oltre ad anticipare il disastro del Titanic, egli descrisse anche un sottomarino che utilizzava uno strumento chiamato periscopio nel suo scritto "The Submarine Destroyer" del 1905. Il racconto che a noi interessa è stato pubblicato a New York nel 1898 e si intitola Futility. Venne poi ristampato nel 1912, dopo il disastro, con il titolo di The Wreck of the Titan. Alcuni fatti sono sorprendenti, a partire dal nome delle navi coinvolte (Titanic e Titan):


    il Titanic era lungo 269 metri, il Titan circa 244
    entrambe le navi avevano 2 alberi, 3 eliche ed erano costruite interamente in acciaio
    erano definite entrambi inaffondabili a causa dei numerosi compartimenti stagni e dei portelloni stagni.
    furono definite le navi più grandi mai costruite
    entrambe potevano portare circa 3000 passeggeri.
    le stazze lorde di entrambi erano attorno alle 45000 tonnellate.
    il Titanic aveva 46000 cavalli-vapore, il Titan circa 40000
    il numero di scialuppe era comunque insufficiente per tutti: 20 sul Titanic, 24 sul Titan
    il Titanic viaggiava a 22,5 nodi mentre il Titan a 25
    il periodo dell'anno in cui avvenne il disastro era aprile
    entrambi gli urti furono a prua e avvenne a 1/2 notte. Nel caso del Titanic non c'era luna, la sera era limpida e il mare era calmissimo, nel caso del Titan c'era la nebbia e la luna splendeva.
    entrambe le navi percorrevano la rotta Inghilterra-New York
    il punto dell'urto del Titanic dista poche centinaia di miglia rispetto a quello del Titan
    le navi erano di proprietà di ditte inglesi, localizzate a Liverpool e con uffici in America, a Broadway.

    La principale differenza fra i racconti sta nel numero di sopravvissuti. Nel racconto di Robertson solamente 13 persone sopravvivono, incluso il capitano, che sul Titanic muore.

    Link: http://kryptonomicon.altervista.org/Titanic1.htm
     
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