La maledizione dei faraoni

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    La maledizione dei faraoni



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    Mistero o maledizione?

    Molti monumenti dell’antichità sono legati al mistero e alla magia, alcuni per la ricchezza di simboli e di particolari vicende di cui sono stati oggetto, altri, proprio come le piramidi e la Sfinge di Chefren, per la difficoltà, ancora oggi irrisolta, di capire come, quando e da chi siano state costruite.

    Come abbiamo sottolineato precedentemente, le misure e le proporzioni della piramide risultano essere estremamente precise e ciò risulta ancora più straordinario se si pensa alle sue imponenti dimensioni. Ma come è possibile che una civiltà del 2500 a.C. possa aver avuto simili conoscenze e simili capacità? La grande piramide è stata costruita con circa 2.300.000 pietre perfettamente squadrate, alcune del peso di oltre 15 tonnellate, e per la realizzazione, secondo Erodoto, sono stati necessari 20 anni, con un impiego di 100.000 uomini. Le 115.000 pietre con cui era rivestita la piramide erano di calcare dal potere riflettente, calcare di Tura, e venivano trasportate da delle cave di Assuan, distanti da Giza circa 800 chilometri; ciascuna pietra pesava circa 10 tonnellate. Nessun documento e nessun scrivano ufficiale ha lasciato indicazioni anche minime su come tale struttura sia stata realizzata.

    Si aprirono così varie ipotesi su come fossero state costruite; tra queste, la teoria di Manuel Minguez, che, osservando come gli imponenti complessi funerari egizi avessero il tempio a valle, ipotizza lo spostamento dei massi per mezzo di un canale che collegava il tempio alla piramide. I grandi massi di granito sarebbero stati collocati tramite rampe d’accesso che avvolgevano la piramide e spinte su queste appoggiando la base su grandi rulli in legno.

    Una delle ipotesi più suggestive sull’origine delle piramidi è quella secondo cui siano state costruite da alieni. Una notizia, sempre smentita dalla Nasa, è che sulla superficie di Marte (area di Cydonia) sarebbero stati identificati dei tratti di figure simili alle piramidi e al volto della Sfinge.

    Al mistero delle piramide si aggiunse, fino a pochi anni fa, la superstizione che esse potessero mandare maledizioni a chi vi entrava. Tale superstizione era legata alla morte di Lord Carnavon, finanziatore della spedizione che aveva scoperto la tomba di Tutankhamon. Egli morì nella notte tra il 4 e il 5 aprile del 1923 a Città del Cairo; il 4 novembre 1922, scoprì la tomba del faraone Tutankhamon; sull’entrata della tomba si poteva leggere “la morte sfiorerà con le sue ali chiunque disturberà il faraone…”. Frase che dà un’interpretazione sinistra riletta alla luce della scomparsa del finanziatore, soprattutto se vi aggiungiamo due eventi: il primo che nella stessa notte la città del Cairo fu colpita da un black-out mai chiarito dall’azienda elettrica della città; il secondo, la morte del cane di Lord Carnavon avvenuta a Londra nelle stesse ore in cui moriva il suo padrone.

    Il fascino della maledizione colpì molti studiosi e cittadini europei, tra cui l’inventore di Sherlock Holmes, Conan Doyle, che raccontò di un giovane che aveva ritrovato una mummia sul cui amuleto era incisa la frase “chiunque mi toccherà sarà condannato ad una morte prossima e il suo corpo non verrà mai seppellito”; dopo poco tempo, il giovane fu ucciso durante una battuta di caccia ed il suo corpo trascinato via dalla piena di un fiume, per non essere mai più ritrovato.

    Dopo Lord Carnavon, seguirono altre morti “sospette” di maledizione; tra queste, la morte dell’infermiera che lo aveva curato al Cairo. Evely White, collaboratore di Howard Carter, archeologo della spedizione, cadde in depressione, fino ad arrivare al suicidio; Archibald Douglas Reed morì dopo aver fatto delle radiografie sulla mummia di Tutankhamon. Secondo Ra-Mak-Hotep, un adepto di una setta segreta che istruisce gli iniziati ai segreti di Osiride, la mummia conserverebbe in sè un “segreto primordiale”. La maledizione della mummia è stata causata da tutti coloro che hanno portato alla luce le mummie di persone che si dedicavano alla magia nera, e le loro influenze negative si sono diffuse nel mondo, colpendo più violentemente i responsabili dell’apertura delle tombe.

    Queste morti, oltre a suscitare il fascino del mistero, portarono molti a cercare delle spiegazioni su basi scientifiche; tra questi i sostenitori della Teoria della Radioattività. Essi portarono come prove della teoria due naufragi avvenuti a distanza di circa un secolo l’uno dall’altro. Il primo (1821) fu il naufragio della nave del generale prussiano Von Minutoli, il quale, trovata una mummia durante gli scavi della piramide a gradoni di Saqqara, decise di trasportarla in Europa. La nave, salpata il 3 gennaio 1823, scomparirà al largo dell’isola di Malta il 10 gennaio 1823.
    L’altro naufragio è quello del Titanic (1912). Sappiamo che tale incidente fu causato dall’impatto con un iceberg; tuttavia, i sostenitori della teoria radioattiva sottolineano come a bordo del Titanic, oltre ai circa 2000 passeggeri, fosse presente anche una mummia di una veggente egizia, deposta in un baule dietro il ponte di comando. Proprio il corpo radioattivo avrebbe guastato i sistemi di comando della nave.

    Il giornalista John Newbargton spiegò che la radioattività proveniente dalle mummie era in realtà uranio, conosciuto dagli antichi egizi dato che tale metallo si trova spesso nelle miniere insieme all’oro di cui gli egizi erano grandi ricercatori, e che, addirittura, conoscendone il potere radioattivo, lo utilizzassero per ricoprire i templi o, insieme all’oro, per difendere l’entrata e causare lesioni a chi la oltrepassasse.

    Un’altra teoria sostiene l’ipotesi dell’infezione virale. Molti archeologi e partecipanti alle spedizioni nelle piramidi egiziane manifestavano sintomi tipici delle malattie virali (lo stesso Lord Carnavon accusava forti pruriti che riteneva fossero dovuti ad una puntura di insetto).

    Tratto da Palamito.it

    Link: http://iltempoperduto.wordpress.com/2012/0...ne-dei-faraoni/
     
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