Il Libro dei Morti

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    Il Libro dei Morti



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    Il Libro dei Morti ha origini molto antiche, forse addirittura precedenti all'inizio dell'epoca faraonica e contiene le direttive per un corretto viaggio dell'anima nell'al di là.

    Il Libro dei Morti era, per gli Antichi Egizi, quello che è la Bibbia per i Cristiani. In epoca tarda veniva addiruttura preso alla lettera poichè, probabilmente, i suoi significati erano divenuti un po' annebbiati. Il nome in egiziano era REU NU PERT EM HRU, letteralmente "Capitoli per il giorno futuro". L'appellativo Libro dei Morti è stato assegnato dai primi studiosi che ne interpretavano i contenuti.

    All'interno del volume, sopravvissuto solo in alcune parti, sono infatti trattati riti magici, metafisica e i vari stati dell'anima prima e, soprattutto, dopo la morte. Secondo Wallis Budge, il Libro dei Morti non è stato scritto dagli Egiziani, ma avrebbe origini ben più antiche e, quindi, sarebbe stato ereditato da una civiltà precedente.

    Il Libro dei Morti si divide in tre parti chiamate recensioni: eliopolitana, tebana e saita. La prima versione, quella eliopolitana, datata intorno al 3500 a.C., mentre la copia più antica giunta sino a noi, risale alla XVIII dinastia e ascrive chiaramente il ritrovamento del capitolo alla I dinastia. Tutto ciò è avvallato dagli stessi geroglifici ritratti che riproducono fedelmente Osiride e Horo a dimostrazione dell'antichità di questo culto. I libri sacri (recensione eliopolitana) furono abbandonati o, forse, smarriti fra la VI e la XI dinastia per poi riaffiorare tra la XI e la XII dinastia (recensione tebana).

    Tra la XII e la XVII dinastia il Libro dei Morti scompare di nuovo nell'oblio, mentre la XVIII dinastia recupera ancora l'antico culto riportando le antiche iscrizioni, fatte su sarcofagi, piramidi e statue, su papiri (recensione saita). Normalmente scritto su un rotolo di papiro, il Libro dei Morti serviva per pronunciare le formule magiche durante il rito funerario che facilitavano il viaggio del morto nell'aldilà. All'inizio queste formule erano incise nella camera funeraria. Successivamente i testi vennero scritti sulla cassa funebre e solo più tardi su carta.

    Il numero dei capitoli del libro sepolti con il defunto variava a seconda del denaro che egli possedeva (i testi più semplici venivano fatti in serie lasciando uno spazio bianco per scrivere il nome del morto). Sulle strisce di papiro venivano trascritti i testi delle formule funerarie e disegnate alcune vignette ornamentali. Nei disegni gli uomini venivano raffigurati con la carnagione rosso mattone perché stavano al sole, le donne venivano dipinte gialle o bianco avorio perché restavano in casa. Il Libro dei Morti scritto su papiro era contenuto in astucci di forma diversa (per esempio una statuina di Osiride) con scomparti segreti e deposti nelle tombe. Le formule del libro dei morti servivano a far vivere la salma nella tomba, a non farla putrefare e a impedire che le tagliassero la testa. Altre formule servivano a non far lavorare l'anima nell'aldilà e a impedirle di incontrare serpenti e coccodrilli.

    Una particolare formula del libro serviva a indurre il cuore a testimoniare a favore del suo padrone durante la psicostasia; questa formula, spesso, era anche incisa sullo "scarabeo del cuore", un amuleto che veniva posto sul cuore del defunto.

    Altra formula importante era quella per la Ba che doveva tornare dal defunto: "Dio grande, fa che l'anima Ba possa venire a me da qualsiasi luogo si trovi. Che ella veda il suo corpo, che ella riposi sulla sua mummia. Che non perisca mai!". La massima aspirazione per l'antico Egizio era di tornare a vedere la luce dopo la morte.

    Link: http://spazioinwind.libero.it/popoli_antic.../religione.html

    Egitto: la Profezia del Libro dei Morti - Il sud e l'est



    Zodiaco



    "Calcolando e tenendo in debito conto i giorni e le ore propizie delle stelle di Orione e delle Dodici Divinità che le reggono, ecco che esse congiungono le mani palmo a palmo ma la sesta fra esse pende sull'orlo dell'abisso nell'ora della disfatta del demonio".

    Questa enigmatica frase, che fa parte del Libro dei Morti, è incisa su un blocco di bronzo trovato ai piedi della statua del dio Osiride nella città di Khemenu, in Egitto; risale al 2700 a.C.
    Il Libro dei Morti è una raccolta di formule religiose che gli egiziani ritenevano sarebbero servite al defunto durante il viaggio nell'aldilà per fornire a Osiride una testimonianza della propria condotta in vita.
    L'iscrizione citata parla di Dodici Divinità e dice che "la sesta fra esse pende sull'orlo dell'abisso": un messaggio per le popolazioni future e quindi anche per noi.
    Proviamo a comprendere che cosa vogliano comunicarci queste parole, così apparentemente imperscrutabili. Per farlo, cominciamo dalla cosa più semplice, le Dodici Divinità.
    Chi sono?
    Facciamo un passo indietro: gli antichi sacerdoti egizi, osservando le stelle e rendendosi conto che esse non appaiono fisse ai terrestri, hanno adottato le 12 costellazioni dello zodiaco e il loro lento scorrere come strumento di misurazione del tempo, hanno cioè utilizzato i 12 segni che lo compongono come le ore di un gigantesco orologio. Un gigantesco orologio che permetteva di calcolare il grande ciclo del tempo universale.
    Le loro conoscenze astronomiche si sono spinte talmente avanti che sono arrivati a determinare che l'equinozio di primavera, per il fenomeno della precessione degli equinozi di cui abbiamo già parlato (vedi questo post), passa da un segno zodiacale a quello precedente in circa 2160 anni e che il giro completo dello zodiaco si compie quindi in 25.920 anni.
    Questo Grande Anno di 25.920 anni era come un orologio universale che permetteva la misurazione del tempo cosmico.

    Ma i grandi astronomi egizi non si sono fermati qui: continuando a studiare le stelle, i pianeti e l'universo hanno capito che i periodi corrispondenti ai 12 segni, quindi alle 12 frazioni del grande orologio, portavano sulla Terra qualità diverse; hanno costatato cioè che la qualità del tempo cambiava ogni 2160 anni.
    La loro analisi li ha spinti poi a un ulteriore livello conoscitivo: la scoperta che i quattro quadranti del grande orologio zodiacale, corrispondenti ai segni fissi dell'Acquario, del Toro, del Leone e dello Scorpione, hanno la forza di portare cambiamenti ancora più significativi sulla Terra.
    A conferma di ciò, possiamo osservare noi stessi le fasi storiche che hanno visto il transito della Terra nel cielo delle quattro costellazioni fisse: l'ingresso in ognuno di questi segni corrisponde, infatti, a eventi di grande portata, e questo è naturale in una porzione di tempo relativamente ampia, ma gli eventi riscontrati segnano cambiamenti di natura diversa.
    Circa 6500 anni fa il nostro pianeta è entrato nel segno del Toro: contemporaneamente l'umanità ha iniziato a costruire villaggi protetti da cinte murarie, ad allevare gli animali, a coltivare la terra, a sviluppare armi da guerra e a creare città-stato organizzate in diverse tipologie di governo.
    Circa 13.000 anni fa, con l'entrata della Terra nel segno del Leone, si sono verificati enormi cambiamenti climatici culminati nella fine di una glaciazione che aveva portato all'estinzione di molte specie animali tra cui i mammut e la tigre dai denti a sciabola, e di alcune specie arboree di grandi dimensioni.
    Se ci spostiamo indietro di altri 13.000 anni, ritroviamo la Terra sotto il segno dell'Acquario e scopriamo che nel periodo dominato da questa costellazione sul nostro pianeta è apparso e si è diffuso l'uomo di Cromagnon, un'antica varietà dell'essere umano moderno. Quindi l'età dell'Acquario ha conosciuto un salto evolutivo della razza umana.

    Attualmente noi vediamo il Sole sorgere all'alba dell'equinozio di primavera proiettato verso la costellazione dei Pesci: la prossima costellazione su cui sorgerà, per il fenomeno della precessione degli equinozi, sarà proprio quella dell'Acquario, su cui l'ultima volta il Sole è sorto 26.000 anni fa.
    Su questo aspetto è necessario soffermarci un attimo per sottolineare che l'età dei Pesci, iniziata più di 2000 anni fa, sta per concludersi: e potrebbe concludersi proprio nel 2012. A quel punto vedremo il Sole sorgere all'alba dell'equinozio proiettato verso la costellazione dell'Acquario, il cui influsso ha prodotto in passato un salto evolutivo della razza umana: lo stesso influsso potrebbe aiutarci a realizzare la profezia maya che parla appunto dell'avvento di un nuovo uomo?

    Registrata questa informazione, dobbiamo ora tornare alla misteriosa iscrizione del Libro dei Morti: "Calcolando e tenendo in debito conto i giorni e le ore propizie delle stelle di Orione e delle Dodici Divinità che le reggono, ecco che esse congiungono le mani palmo a palmo ma la sesta fra esse pende sull'orlo dell'abisso nell'ora della disfatta del demonio". La frase comincia a essere un po' meno oscura...
    Le Dodici Divinità ci appaiono ora chiaramente come la raffigurazione metaforica dei dodici segni zodiacali. Dice l'iscrizione "che essere congiungono le mani palmo a palmo", allegorica immagine che descrive il passaggio da un segno zodiacale a quello precedente, passaggio che avviene nell'equinozio di primavera ogni 2160 anni.
    L'iscrizione concentra la nostra attenzione sulla sesta divinità; proviamo a questo punto a contare: abbiamo detto che 13.000 anni fa la Terra era nella costellazione del Leone... quindi, 2160 anni nel Leone, 2160 nel Cancro e poi ancora, procedendo a ritroso come abbiamo imparato, 2160 per i Gemelli, 2160 per il Toro, 2160 per l'Ariete e, infine, 2160 anni per la costellazione dei Pesci, la sesta, esattamente quella sotto la quale siamo attualmente.
    "La sesta che pende sull'orlo dell'abisso" sarebbe quindi la nostra epoca... Un'epoca che potrebbe chiudersi proprio nel 2012.

    Se questa interpretazione fosse corretta, allora la profezia annunciata dal Libro dei Morti si troverebbe a coincidere perfettamente con la profezia che è stata annunciata per la fine del Lungo Computo maya. E, coincidendo con essa, ne confermerebbe il valore.
    Abbiamo contato le sei Divinità a partire dalla costellazione del Leone e siamo giunti alla costellazione dei Pesci, l'attuale: ma se l'iscrizione è riportata su una tavoletta risalente al 2700 a.C., perché abbiamo preso come costellazione di riferimento proprio la costellazione del Leone?
    Per capirlo è necessario immergerci in un'altra, avvincente storia, che scopriremo nel post di domani.

    Link: http://2012ladistruzione.blogspot.com/2009...-dei-morti.html
     
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    All'inizio del Medio Regno, durante l'XI e la XII dinastia, gli Egizi benestanti venivano seppelliti entro cofani di legno vivacemente decolorati. Le pareti delle camere sepolcrali erano prive di iscrizioni, ma all'interno delle casse mortuare era arricchito con scritte, note come i "Testi dei sarcofagi", una viva testimonianza della profonda paura per le prove che le anime dovevano superare prima di accedere alla vita eterna.
    I Testi avevano la funzione di rassicurare l'anima, fornendole proiezione e ausilio nel corso appunto delle dure prove da affrontare.
    Tra gli ostacoli da superare nel corso del viaggio verso l'oltretomba si riteneva che ci fosse anche quello di trovare la via giusta: per questo spesso al sarcofago veniva acclusa una mappa, così da aiutare il defunto a trovarla.

    Il Libro dei Morti, il cui titolo a onor del vero dovrebbe essere tradotto con Capitoli del giorno futuro, è invece una raccolta di credenze risalenti a un'epoca remota, insegnamenti e formule destinati a facilitare il viaggio del defunto nell'aldilà. Descrive come prepararsi alla morte, come sarà la vita ultraterrena e quali difficili prove dovranno affrontare le anime nell'oltretomba.
    Al tempo del Nuovo Regno il Libro dei Morti veniva scritto su rotoli di papiro, da inserire nelle bende, tra le gambe delle mummie; i più belli tra questi papiri, destinati a personaggi nobili e agiati, erano splendidamente illustrati.
     
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